Il Darfur sta morendo

logo peace reporterArturo Di Corinto
per Peace Reporter di Ottobre

Chi l’ha detto che i videogiochi fanno sempre male? Psicologi e massmediologici non si sono ancora messi d’accordo circa gli effetti negativi dell’esposizione a contenuti violenti generati da uno schermo, sia esso quello del televisore o quello del computer, ma il senso comune li ritiene comunque pericolosi. Adesso che si è verificato il sorpasso della tv da parte della rete internet il dibattito è ancora più acceso. Peccato che prescinda dai contenuti. Infatti, se è facile essere d’accordo che i tipici giochi “shot’em’up”, i cosiddetti “sparatutto” non siano il massimo per l’educazione, è tempo di aprire un discorso sui radical games e gli educational in rete, dove il mezzo, il design, l’interattività, possono essere usati per favorire una presa di coscienza di fronte a contenuti etici e sociali.
In Italia hanno fatto da apripista i videogames “politici” del sito Molleindustria.org (http://molleindustria.org) che da anni ormai si misura con fatti di forte rilevanza sociale come la precarietà, le guerre di religione, la deforestazione, l’avarizia delle corporations. Ma in giro per la rete se ne trovano di tutti i tipi. Un videogame di particolare significato è quello che si può giocare sul sito “Il Darfur sta morendo” (http://www.darfurisdying.com/). Si tratta di un videogioco virale che consente di condividere virtualmente la terribile esprienza dei 2 milioni e mezzo di rifugiati nella regione sudanese del Darfur. Ogni giocatore, impersonando un profugo, deve contribuire alla sopravvivenza del proprio campo base raccogliendo acqua e irrigando i campi, nella costante paura del prossimo attacco della milizia Janjaweed. In questo modo i giocatori non solo potranno sperimentare un transfer di esperienza identificandosi con Jaia, Rahman o Sittina, i protagonisti del gioco, ma anche imparare quello che c’è da sapere sul genocidio in Darfur che è finora costato 400 mila vite umane, e magari trovare il modo di attivarsi per mettere fine a questo disastro umanitario Come? Facendo informazione, scrivendo ai potenti della terra e disinvestendo da banche e finanziarie compromesse col regime (http://blogfordarfur.org).

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