La Repubblica: L’Internet governance forum delle polemiche. Giovani e politici assenti

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L’Internet governance forum delle polemiche. Giovani e politici assenti

Si è concluso l’incontro degli utenti della rete Internet al Politecnico di Torino. Molti i relatori, poco il pubblico, scarsa l’interazione. Ma i contenuti c’erano, dicono i partecipanti. Allora, perché?

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 1 Novembre 2019

LA POLITICA se ne disinteressa, i partecipanti sono pochi e, nonostante lo sforzo organizzativo, l’Internet Governance Forum Italia fa davvero fatica a decollare. Così a dispetto dell’importanza di governare la rete in senso orizzontale e partecipativo, gli ultimi due incontri per discuterne, alla Luiss di Roma e al Politecnico di Torino (finito ieri), hanno visto più relatori sul palco che pubblico in platea. Perché? Forse perché ci accorgiamo della sua importanza solo quando il wi-fi non funziona, ma anche per la difficoltà molto italiana di fare fronte comune nell’elaborare una strategia di lungo periodo nella governance della rete a causa di maggioranze ballerine e degli interessi di una politica impreparata ad affrontare fenomeni come fake news, hate speech e antisemitismo. È un po’ come il cambiamento climatico: si pensa all’immediato, quando va bene, piuttosto che al futuro delle giovani generazioni.
Eppure mai come oggi c’é bisogno di decidere da che parte stare. Internet, che ha appena compiuto cinquant’anni, è considerata la più grande rivoluzione dei tempi moderni. Ha trasformato il modo di vivere, di lavorare, di divertirsi, perfino di corteggiarsi. La digitalizzazione di reti e contenuti ha prodotto le smart cities e la riduzione delle code agli sportelli, ma anche la scomparsa di interi settori occupazionali comportando la chiusura di quelle attività che prima punteggiavano ogni quartiere: le edicole, le librerie, le agenzie di viaggio, i negozi di giocattoli e abbigliamento.

All’Igf tenutosi a Torino hanno parlato di Industria 4.0, di agricoltura di precisione, Internet delle cose, lavoro, ma anche di hate speech, revenge porn, voto elettronico, blockchain, neutralità della rete e, naturalmente, di privacy e cybersecurity. Sul palco si sono alternati oltre 200 relatori in rappresentanza di diversi gruppi di interesse, dalle Università alle associazioni come Aidr, Confindustria digitale e gli Stati Generali dell’Innovazione. Eppure, nonostante la varietà e l’attualità dei temi, la partecipazione – per usare un eufemismo – non ha convinto.

“Quello che dispiace – ci dice Giacomo Mazzone dell’European Broadcasting Union – è che ogni community viene col suo relatore e poi se ne va. Il livello dei contenuti è stato alto ma scarsa l’interazione. Nonostante fossimo al Politecnico di Torino gli studenti non sono venuti ad ascoltare, forse perché impegnati con gli esami?” Proprio l’assenza dei giovani pare originata dalla polemica con la gestione verticistica dell’organizzazione, hanno denunciato Angelo Alù di Generazione Ypsilon e Stefano Trumpy, presidente onorario di Internet Society Italia, l’associazione che dal 2008 ha tirato la volata all’Igf. Una perdita per tutti, che ha determinato anche il forfait di Vinton Cerf, il “papà della rete”, quello che ha inventato il Tcp/Ip. “Ma noi andremo all’Igf di Berlino il 25 novembre prossimo, e porteremo in quella sede i nostri contenuti”, ha detto Trumpy.

“Si nota la differenza di quando promotore e ispiratore era Stefano Rodotà con un’impostazione incentrata sul tema dei diritti intesi come una frontiera mobile che deve precedere e non subire l’innovazione tecnologica”, osserva Giulio De Petra, direttore del Centro Riforma dello Stato. Qualcuno sostiene che la politica è assente perché Igf non è il luogo dove si prendono decisioni e si fanno discussioni astratte. Non la pensano così gli studenti di Monica Palmirani, accademica bolognese che ha organizzato l’Igf felsineo nel 2017 e che da Bologna ha portato una trentina di giovani che si sono aggiunti ai rappresentanti dell’IGF globale e alla Web Foundation di Tim Berners Lee. Ma l’unico parlamentare intervenuto è stato il torinese Mattia Fantinati, ex sottosegretario alla PA. L’Agid, Agenzia per l’Italia Digitale, era presente in forze ma senza il direttore Teresa Alvaro che cederà il suo posto a breve.

“Manca il collante della politica” ribadisce Mazzone. Che però ci offre una notizia che fa ben sperare: la nascita dello statuto dell’associazione Igf Italia, che nelle intenzioni dovrebbe essere il luogo dove discutere d’ora in avanti la posizione italiana nel dibattito europeo e mondiale su Igf. “L’idea – dice – è di rappresentare un movimento che potrà finalmente andare a bussare alle porte della politica. Costruito sulla falsariga del modello brasiliano insieme a università, imprenditori e cittadini. E dove il governo non rappresenti la maggioranza dell’associazione”. Gli fa eco Trumpy: “Noi non saremo tra i fondatori e parteciperemo solo se il governo deciderà di metterci la faccia. Cosa che non ha fatto finora”.