La sentenza della Corte di Giustizia europea
Secondo la Corte di giustizia europea, la raccolta di dati sensibili in Germania non è compatibile con il diritto dell’UE.
Nella sentenza di martedì 20 settembre, la Corte spiega che, per quanto riguarda l’obiettivo di combattere le forme gravi di criminalità, la legislazione tedesca, che prevede la conservazione indiscriminata di dati relativi alle connessioni telefoniche e a Internet dell’intera popolazione per dieci settimane senza necessità di un motivo concreto, supera i limiti di ciò che è assolutamente necessario e non può essere considerata giustificata in una società democratica. I giudici, tuttavia, prevedono delle eccezioni. Esistono, infatti, anche scenari al di sotto della minaccia acuta alla sicurezza nazionale in cui la raccolta di dati sensibili non si scontra immediatamente con il diritto dell’UE. Ad esempio, se non è utilizzata in maniera generalizzata, ma piuttosto in modo mirato, cioè in relazione a gruppi specifici di persone o luoghi, ed è anche limitata nel tempo. Nel caso degli indirizzi IP non c’è nemmeno la stretta limitazione a un gruppo di persone o a un luogo, ma solo all’arco temporale. Ricordiamo che un indirizzo IP, cioè l’Internet Protocol Address, è un codice numerico usato da tutti i dispositivi, come computer, server web, modem, per navigare in Internet e comunicare in una rete locale ed è la base per la trasmissione corretta di informazioni dal mittente al ricevente.
Le reazioni all’interno della coalizione di governo: Nancy Faeser (SPD), ministra dell’Interno
Nancy Faeser vuole ovviamente utilizzare le possibilità lasciate aperte dalla Corte di Giustizia europea e reintrodurre la raccolta di dati sensibili in una cornice ridotta, soprattutto per combattere gli abusi sessuali sui minori. Ciò che la ministra vuole fare è archiviare masse di indirizzi IP, che potrebbero e dovrebbero essere utilizzati per combattere i reati più gravi. Per farlo ha tuttavia bisogno del sostegno del governo e non è chiaro da chi esattamente questo sostegno possa arrivare. Non appena la Corte di giustizia europea ha dichiarato illegale la conservazione dei dati in Germania, si è, infatti, accesa la disputa politica su questo strumento.
Marco Buschmann (FDP), ministro della Giustizia
Il ministro della Giustizia, il liberale Marco Buschmann, ha definito la sentenza della Corte del Lussemburgo come “storica” e ha immediatamente annunciato che la conservazione dei dati sarà “rapidamente e definitivamente rimossa dalla legge”. Anche i Verdihanno chiesto che questo metodo venga finalmente consegnato “alla pattumiera della storia”. Si tratta di una controversia che va avanti da 15 anni. Il governo tedesco è quindi diviso.
Per il ministro della Giustizia, la la raccolta di dati sensibili viola i diritti fondamentali e sospetta in modo generalizzato della popolazione. Per questo motivo, egli vorrebbe abolirla e introdurre la procedura del cosiddetto “quick freeze”, tradotto letteralmente sarebbe “congelamento rapido”. Con questa procedura, i dati non verrebbero raccolti senza motivo, ma solo dopo un primo sospetto di reato grave. Secondo Buschmann, ciò permetterebbe di “perseguire efficacemente, proteggendo i diritti fondamentali”.
I Verdi
I Verdi, dal canto loro, sono d’accordo e appoggiano la proposta del liberale Buschmann di introdurre il “quick freeze”. Konstantin von Notz, vicepresidente del gruppo parlamentare, e Helge Limburg, esperto legale, ritengono, infatti, che non ci sia alcuno spazio giuridico o politico per una nuova edizione della raccolta generalizzata di dati sensibili.
L’SPD
La ministra dell’Interno, la socialdemocratica Nancy Faeser
Faeser non può contare nemmeno sull’appoggio di Saskia Esken, leader dell’SPD e oppositrice di lunga data della raccolta di dati sensibili. Esken ha reagito con entusiasmo alla sentenza della Corte europea che conferma che la conservazione preventiva, generale e senza motivo, dei dati relativi al traffico e all’ubicazione è incompatibile con il diritto europeo. Esken invoca anche la cosiddetta “trappola del login”, in tedesco “Login-Falle”, prevista peraltro dall’accordo di coalizione, secondo cui l’indirizzo IP degli utenti viene memorizzato solo se questi hanno commesso un reato e si collegano nuovamente. Tuttavia, il ministero degli Interni e le autorità di sicurezza vedono questo metodo e quello del “quick freeze” come un semplice placebo.
Cosa prevede l’accordo di coalizione
SPD, FDP e Verdi si erano scontrati duramente sulla raccolta di dati sensibili durante i negoziati di coalizione. Alla fine, è stato concordato che la raccolta di dati sensibili dovrebbe essere “legalmente sicura e basata su fondamenta solide”. Dal punto di vista dei Verdi e dell’FDP ciò escluderebb la conservazione di massa dei dati, mentre dal punto di vista di Faeser lascerebbe un certo spazio di manovra.
Il parere del sindacato della Polizia
Rainer Wendt, presidente nazionale della Deutsche Polizeigewerkschaft (DPolG), il sindacato di polizia, dà a COSMO Italiano una valutazione della sentenza e delle richieste della ministra dell’Interno, Nancy Faeser, rispetto alla riscrittura della legge sulla raccolta dei dati sensibili.
La raccolta di dati sensibili in Italia
Il trattamento dei dati sensibili è una questione che riguarda l’intera UE e la recente sentenza della Corte di giustizia ne è prova concreta. Col giornalista ed esperto di cybersecurity e diritti e le libertà digitali, Arturo di Corinto, siamo quindi andati a dare uno sguardo alla gestione di questi dati sensibili in Italia.