Sono 74 i gruppi hacker in guerra
Hacker’s Dictionary. La guerra cibernetica recluta esperti e attivisti nel conflitto russo-ucraino, la disinformazione monta e gli Usa attaccano con le loro cyberarmi
di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 16 Giugno 2022
Nel 2007 i cyber soldati russi attaccarono l’Estonia mettendo offline 58 siti web pubblici e privati. Nel 2014 un’ondata di devastanti attacchi riuscì a colpire aziende americane di servizi, strutture Nato e reti elettriche dell’Europa dell’Est.
Fino al 2017, quando un malware noto come NotPetya fu scatenato annichilendo la capacità operativa dei maggiori operatori mondiali di logistica, sistemi sanitari e multinazionali farmaceutiche.
Nell’epicentro degli attacchi, l’Ucraina, i bancomat divennero scatolette inservibili, ferrovie, ospedali e sistema postale andarono giù per ore, poi per giorni, ripetutamente: dieci miliardi di dollari di danni causati da Sandworm, un gruppo di hacker governativi al servizio dell’intelligence russa.
Lo racconta, con piglio da giallista, Andy Greenberg nel libro omonimo Sandworm (Doubleday, 2019). È però dal 24 febbraio del 2022 che abbiamo assistito a un’escalation nell’uso di mezzi non militari per sostenere e accompagnare un conflitto armato, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Almeno 8 tipi di malware diversi sono stati lanciati fino ad oggi contro il paese guidato da Zelensky, di cui 4 di tipo wiper, che cancellano i dati dei computer, e poi attacchi DDoS a banche, ministeri e compagnie ucraine. Ma abbiamo assistito anche al blocco di 600 turbine eoliche in Germania, all’oscuramento dei satelliti Viasat in Francia, al blocco dei siti della Difesa, dei Carabinieri, e della Polizia in Italia.