Wikileaks compie dieci anni, ecco perché dal 2006 è l’incubo di ogni esperto di sicurezza
Ha pubblicato le prove della corruzione in governi africani e banche d’affari, ma gli USA non gli perdonano i leaks delle atrocità commesse in Iraq e Afghanistan e la diffusione dei cablogrammi diplomatici
Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 5 ottobre 2016
Wikileaks è un sito anti-corruzione e pro-trasparenza che pubblica informazioni che governi e aziende tendono a nascondere a consumatori ed elettori. Il 4 Ottobre 2016 ha compiuto 10 anni di attività.
Fondato da un gruppo di giornalisti americani ed europei, attivisti iraniani per i diritti umani, teologi della liberazione brasiliani e dissidenti cinesi, Wikileaks è stato spesso alla ribalta anche per la rivelazione di informazioni privilegiate e top secret che possono essere inviate al suo sito in assoluta segretezza grazie all’uso della crittografia.
Una squadra di volontari, nel 2010 erano 1200, organizza e pubblica queste notizie garantendo la segretezza, l’affidabilità e la sicurezza delle fonti, mentre un nutrito gruppo di hacker in tutto il mondo si occupa della sicurezza del sito e della segretezza della loro provenienza.
Il 5 aprile 2010, durante una conferenza stampa a Washington, WikiLeaks diffonde un video che mostra l’assassinio di dodici civili iracheni, tra cui due giornalisti della Reuters, un fixer e un fotografo, durante un attacco dell’aviazione statunitense che scambia la videocamera dei giornalisti per un lanciamissili.
Nell’ottobre 2010 WikiLeaks diffonde più di 300.000 documenti riservati dell’esercito statunitense che rivelano gravi inadempienze delle autorità statunitensi nel perseguire abusi, torture e violenze perpetrate durante la guerra in Iraq. Aveva fatto lo stesso con gli “Afghan war logs”
A fine novembre 2010 il sito pubblica 251.287 cablogrammi della diplomazia americana tra 274 ambasciate e il Dipartimento di Stato a Washington.
Wiki-Leaks: l’incubo delle agenzie di sicurezza di tutto il mondo
Come ha fatto Wikileaks a ottenere quei documenti? Se si esclude un errore umano alla base dei leaks, l’unica spiegazione per la diffusione non autorizzata di milioni di documenti “classified” e top secret è che qualcuno sia riuscito a ottenerli violando le difese dei database che li custodivano, perché la numerosità dei file rende difficile pensare che ci fosse qualcuno pronto a “sniffare” ogni comunicazione fra le ambasciate dei singoli paesi coinvolti e la madrepatria USA.
Ma c’è un’altra spiegazione: il tradimento di qualcuno abbastanza in alto che, per calcolo o corruzione, ha voluto rendere noti i documenti riservati.
È con Wikileaks che i whistleblower sono diventati l’incubo della cybersecurity di ogni organizzazione
Da allora i whistleblower, le fonti interne pronte a spifferare il malaffare di governi e corporation sono diventati l’incubo della sicurezza e della cybersecurity di ogni organizzazione.
Nel maggio dello stesso anno il soldato dell’esercito americano Bradley Manning viene arrestato con l’accusa di aver divulgato il video e le altre centinaia di migliaia di documenti riservati finiti nella mani della squadra di Assange. Condannato a 35 di carcere, il soldato semplice che vuole diventare donna col nome di Chelsea Manning, ha tentato il suicidio nell’estate del 2016. Assange ha dichiarato nel settembre dello stesso anno di essere pronto di andare in carcere al posto suo.
Le accuse di perversione sessuale e stupro
C’è stato chi ha accusato Wikileaks di “rapporti col nemico”, altri di ingenuità e manipolazione, scorrettezza giornalistica e attentato alla sicurezza dello stato, senza che nessuno mettesse mai dubbio esplicitamente la veridicità dei contenuti pubblicati.
Mentre i suoi sostenitori e lettori aumentavano di numero, e si produceva un terremoto tra le cancellerie europee, è stata avviata una vera e propria campagna di delegittimazione nei confronti dell’organizzazione no profit e del portavoce Julian Assange, che ha avuto il suo culmine nell’accusa di stupro rivoltagli da due donne che hanno poi ritrattato e poi di nuovo smentito le accuse.
Le accuse, non provate, e per le quali non è mai stato ascoltato come testimone, hanno portato a una richiesta di arresto da parte della Svezia, il paese dove sarebbe stato consumato il crimine e che però molti credono strumentale alla sua estradizione verso gli Stati Uniti dove rischierebbe addirittura la pena di morte.
QUATTRO ANNI DI CONFINO FORZATO Per questo motivo Julian Assange, fondatore di Wikileaks, vive recluso da quattro anni nell’ambasciata Ecuadoriana a Londra, esattamente dal 19 giugno del 2012, in 20 metri quadrati, per non essere estradato in Svezia e poi negli Stati Uniti dove il nuovo probabile presidente, Hillary Clinton, gliel’ha giurata.
Il 20 giugno 2016, all’inizio del suo quinto anno di prigionia, una nota delle autorità svedesi ha chiesto di interrogarlo nella sede diplomatica dove secondo quanto trapela dai suo avvocati (tra cui la moglie di George Clooney), potrebbe dimostrare che l’accusa va contestualizzata in un rompicapo di vendette e di gelosie come ripete dal primo giorno quando non aveva esitato a alludere a una cospirazione dei servizi segreti: “Eravamo stati avvisati di aspettarci qualche sporco trucco. Questo è il primo”.
Perché Assange è il «Robin Hood degli hacker»
Le rivelazioni di Wikileaks hanno prodotto il più grande scandalo della sicurezza e della diplomazia americane, pari nei numeri alle rivelazioni di Edward Snowden sul Datagate della National Security Agency e negli effetti superiori allo scandalo dei Pentagon Papers. Il New York Times l’ha definito il «Robin Hood degli hacker»
Nei faldoni del Cablegate ci sono tutti i rapporti confidenziali sulle relazioni diplomatiche degli Stati Uniti, perfino le opinioni personali degli ambasciatori a Roma durante l’ultimo governo Berlusconi.
Leak dopo leak, i file sono stati diffusi in tutto il mondo attraverso la grande stampa: l’americano New York Times, il britannico Guardian, il tedesco Der Spiegel, l’italianissimo L’Espresso.
Ma Assange non è stato trattato come un eroe per aver denunciato i crimini di guerra americani o le procedure di detenzione a Guantanamo. È considerato una spia che ha messo in pericolo la sicurezza nazionale Usa.
La sua abilità coi computer e nei travestimenti, la rete di amicizie e di solidarietà dal basso che ha avuto gli hanno consentito di mettersi in salvo fino al 2012 quando si è rinchiuso nell’ambasciata ecuadoriana.
Eppure nel 2010 andava al Ted a spiegare perché il mondo ha bisogno di Wikileaks e a far vedere Collateral Murder, l’agghiacciante video sull’uccisione dei civili scambiati per terroristi mentre cercavano di mettere in salvo loro stessi e due bambini su un furgoncino presi di mira da un elicottero Apache americano.
Però senza una specifica incriminazione, cittadino australiano sul suolo europeo, Assange non poteva essere estradato e punito per quello che aveva fatto, dire la verità. Non poteva essere punito a meno che non diventasse un ricercato, cosa che è diventato il 21 agosto del 2010, poco dopo la diffusione degli ultimi materiali. Dopo la denuncia delle due donne. Per una “perversione” e un reato sessuale, come è successo ad altri prima e dopo di lui, secondo uno schema che si è ripetuto anche con Jacob Appelbaum nel luglio scorso.
Nell’estate del 2016 una commissione speciale delle Nazioni Unite ha redatto un dossier che denuncia la detenzione arbitraria di Assange, che è guardato a vista dalla polizia inglese che da quattro anni staziona in forze intorno all’ambasciata, ma il ministro degli esteri inglese lo ha ritenuto destituito di ogni fondamento
L’ultimo colpo di scena della decennale vicenda di Assange, legata a doppio filo con la storia di Wikileaks, riguarda i leaks di Hillary Clinton e della Convention democratica che l’ha incoronata alle primarie. Dalle email diffuse da Assange si capisce che lo stato maggiore democratico ha giocato sporco per farle vincere la nomination contro Bernie Sanders.
Il 10 ottobre wikileaks comincerà a pubblicarle tutte.