Il Foia cambierà, ecco come. Parola di Marianna Madia
Le commissioni di Camera e Senato sono orientate a sostenere le modifiche alla legge sulla trasparenza proposte dalle associazioni e fatte proprie dal ministro per la Pubblica Amministrazione
di ARTURO DI CORINTO per Repubblica del 19 Aprile 2016
IL GOVERNO corre ai ripari e annuncia importanti modifiche nel decreto sulla trasparenza noto come FOIA (Freedom of Informazione Act). Lo fa nella persona di Marianna Madia, ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione che, con un tweet prima, e con un post su Facebook dopo, prende l’impegno di modificare pesantemente la legge. Da quanto si apprende, le novità riguardano innanzitutto il meccanismo del silenzio-diniego e della soluzione stragiudiziale dei contenziosi: il primo tema riguarda il meccanismo per cui nella prima stesura della legge le pubbliche amministrazioni non sono tenute a motivare l’assenza di risposta verso i cittadini che chiedono di accedere agli atti, ai dati e ai documenti della PA; la seconda invece, dovrebbe rimuovere l’onere per i cittadini di pagare di tasca propria un avvocato e di appellarsi ai Tribunali Amministrativi Regionali nel caso in cui le loro richieste non vengano soddisfatte secondo la legge.
La scelta di questa apertura non è casuale visti i numerosi fatti di corruzione venuti a galla negli ultimi giorni e da cui l’esecutivo di Matteo Renzi vuole prendere le distanze, dimostrando di tenere fede all’impegno per una vera riforma della Pubblica Amministrazione e con il pesante intervento del ministro Graziano Del Rio sul nuovo Codice degli appalti.
Ma la decisione va inquadrata soprattutto come una risposta alle pesanti critiche ricevute dalle associazioni riunite nella piattaforma Foia4Italy che prima ancora della stesura della legge avevano indicato 10 principi irrinunciabili per un Freedom of Information Act degno di questo nome, sulla falsariga di quelli delle grandi democrazie nordeuropee ed americana. Dieci punti che, proprio perché disattesi dal Governo, avevano fatto parlare di un “Foia all’amatriciana”. L’associazione Riparte il futuro, giovani apartitici per la tutela dei diritti, aveva promosso una campagna di grande effetto con video e comunicati irridenti la decisione di limitare le opportunità di disclosure (trasparenza) del Foia.
Il tweet con cui la Madia ha fatto l’annuncio è comparso a pranzo: “#FOIA verso traguardo finale. Tra poco sono in Commissione Camera e poi Senato per discussione pareri. Poi Cdm per migliore legge possibile”.
Tuttavia prima che la rete se ne potesse accorgere, la ministra, molto presente sui social, ha affidato un comunicato più corposo a Facebook: “Siamo oggi ad un passo dall’approvazione definitiva del Foia, che per me rappresenta un obiettivo fondamentale della riforma della pubblica amministrazione. Ringrazio le commissioni parlamentari per il lavoro che stanno svolgendo”. Proprio oggi alla Camera è stato discusso il parere che domani verrà votato in riunione plenaria sempre a Montecitorio mentre al Senato sarà discusso e votato domani seguendo “l’impianto del decreto indicando alcune condizioni, come la modifica del silenzio diniego e soluzioni alternative al solo ricorso al Tar”. È questo il passaggio più importante.
La Madia, insomma, ribadisce che si tratta di due questioni a cui teneva personalmente: “[…] punti che consideravo pienamente condivisibili e che mi impegno a sostenere in Consiglio dei ministri, affinché l’Italia possa avere la migliore legislazione possibile”. In ultimo la ministra ha voluto ringraziare proprio l’Associazione Foia4Italy per i contributi dati sottolineando l’importanza del “diritto di sapere”, cioè la possibilità per le persone di avere con semplicità informazioni dalla pubblica amministrazione diventando in questo modo “protagonisti della cosa pubblica”.
Il senso profondo del Freedom of Information Act italiano riguarda quindi l’introduzione di un sistema generale di pubblicità degli atti pubblici per cui ciascuno potrà richiedere alla pubblica amministrazione dati e documenti, a prescindere da un interesse diretto. Pensato per combattere la zona grigia che va dall’illecito allo spreco, dovrebbe avere come effetto il riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni consentendogli di conoscere la modalità di gestione delle risorse pubbliche, per capire, giudicare e partecipare alla vita pubblica.
Su questo impianto si inserisce il parere della Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati che Repubblica.it ha potuto leggere in anteprima e che specifica alcune condizioni per la sua approvazione domani. E cioè un coordinamento normativo fra le istituzioni interessate e il coinvolgimento delll’Autorità Nazionale Anticorruzione col potere di definire i casi in cui la pubblicazione in forma integrale dei dati previsti è sostituita con quella di informazioni riassuntive; la soppressione della previsione del rimborso a carico del cittadino; la sospensione del termine imposto all’amministrazione competente per provvedere sull’istanza di accesso civico nell’intervallo di tempo dei dieci giorni per l’eventuale opposizione e poi il piatto forte: l’eliminazione del silenzio-diniego che dovrà prevedere la spiegazione del rifiuto e l’individuazione di un possibile rimedio in via amministrativa (ulteriore rispetto al ricorso al TAR). Ma sopratutto che il diniego all’accesso sia necessario per evitare un pregiudizio “concreto” alla tutela di degli interessi pubblici e privati ivi elencati ma in base a linee guida a carattere vincolante che proprio ANAC, sentito il Garante della Privacy dovranno redigere.