La notifica, inviata agli utenti Android e iOS dell’app di messaggistica, avverte che: “Toccando ACCETTO (maiuscoletto originale, ndr), accetti i nuovi termini e l’informativa sulla privacy, che entreranno in vigore l’8 febbraio 2021. Dopo questa data, dovrai accettare questi aggiornamenti per continuare a utilizzare WhatsApp. Puoi anche visitare il Centro assistenza se preferisci eliminare il tuo account e desideri ulteriori informazioni”.
Un modo signorile per dire che chi non è d’accordo non potrà più usare l’app.
A prima vista appare come la consueta modifica unilaterale dei servizi all’apparenza gratuiti che usiamo per chattare, video-chiamare e scriverci via email, ma non è così. Forse per la prima volta è scritto a chiare lettere da un servizio globale come WhatsApp non si ottiene nulla per nulla e che in questo caso è solo la cessione e condivisione dei propri dati ad altre aziende e inserzionisti che permette loro di offrire servizi gratuiti.
La notizia di questo cambiamento massiccio, anticipata dal quotidiano britannico The Independent poco prima di Natale dovrebbe riguardare tutti i mercati ma non è un caso che le modifiche siano state proposte inizialmente per il mercato indiano dove WhatsApp è oggetto di una peculiare venerazione. In India l’app sostituisce il telefono per chiamarsi e la carta di debito per pagare beni, merci e servizi. È purtroppo anche un grosso vettore di notizie false, come quando nel 2018 è stata usata per diffondere false informazioni su alcuni pedofili successivamente rintracciati e uccisi dalla folla.
Per quanto riguarda i cambiamenti dei Tos e della privacy, questi ultimi sono simili agli aggiornamenti, modificati il 4 Gennaio, validi per tutti, anche per gli utenti italiani, e includono il modo in cui WhatsApp elabora i dati dell’utente, definito in maniera mai così dettagliata. Ad esempio chiariscono “In che modo le aziende possono utilizzare i servizi in hosting di Facebook per archiviare e gestire le proprie chat WhatsApp e come noi (WhatsApp) collaboriamo con Facebook per offrire integrazioni tra i prodotti aziendali di Facebook”.
E cioè, oltre al gigante dei social media, Facebook, anche Messenger, Instagram, Boomerang, Thread, e i negozi Facebook.
Nelle Faq del sito di WhatsApp inoltre si legge che: “Oltre ai servizi offerti da Facebook Inc. e Facebook Ireland Ltd, Facebook possiede e gestisce le aziende elencate di seguito, in conformità alle condizioni d’uso e normative sulla privacy di ciascuna di esse. Potremmo condividere le tue informazioni all’interno del nostro gruppo di aziende per agevolare, sostenere e integrare le loro attività e migliorare i nostri servizi.” Tra queste ce ne sono due che si occupano di pagamenti, piuttosto diffusi in India: Facebook Payments Inc. e Facebook Payments International Limited, ed è il motivo per cui una sezione è stata appositamente modificata.
Poi ci sono Facebook Technologies, LLC e Facebook Technologies Ireland Limited che gestiscono i diritti di Oculus, il visore di ultima generazione per la realtà virtuale e le attrezzatture correlate. oltre che WhatsApp Inc. e WhatsApp Ireland Limited e CrowdTangle il quale ultimo è un servizio di analisi dei comportamenti degli utenti e di “scouting” degli influencer sui social network.
Difficile rifiutare i cambiamenti imposti. Sul sito di WhatsApp si legge: “Se scegli di non fornire le informazioni necessarie per utilizzare una funzione, non sarai in grado di utilizzare la funzione. Ad esempio, non puoi condividere la tua posizione con i tuoi contatti se non ci autorizzi a raccogliere i dati sulla tua posizione dal tuo dispositivo. Le autorizzazioni possono essere gestite tramite il menu Impostazioni su dispositivi Android e iOS”, ha scritto WhatsApp.
Le modifiche che spesso colpevolmente non leggiamo sono però anche un elemento di trasparenza utile per decidere se continuare ad usare l’app o passare a un concorrente come Telegram o Signal. WhatsApp infatti correttamente comunica che “Raccogliamo informazioni sulla tua attività sui nostri Servizi […] Ciò include le informazioni sulla tua attività, il tempo, la frequenza e la durata delle tue attività e interazioni.”
“Ciò include anche informazioni su quando ti sei registrato per utilizzare i nostri Servizi; le funzionalità che utilizzi come la nostra messaggistica, chiamata, stato, gruppi (incluso nome del gruppo, immagine del gruppo, descrizione del gruppo), pagamenti o funzioni aziendali; foto del profilo, “informazioni”; quando sei stato online l’ultima volta che hai utilizzato i nostri Servizi (il tuo “ultimo accesso”); e l’ultima volta che hai aggiornato le informazioni su di te”.
In realtà WA raccoglie anche molti dati riguardo al dispositivo e ai dati di connessione: modello hardware, informazioni sul sistema operativo, livello della batteria, potenza del segnale, versione dell’app, informazioni sul browser, rete mobile, numero di telefono, operatore di telefonia mobile, Internet Service Provider, lingua e fuso orario, indirizzo IP, informazioni sul funzionamento del dispositivo e altri identificatori univoci dei suoi prodotti.
Dati e metadati si dice che siano il “petrolio” del futuro per la ricchezza che possono generare. Nel caso di Facebook e WhatsApp va fatta anche una riflessione sul valore che attribuiamo alla nostra privacy.