Arturo Di Corinto spiega le culture digitali: “non sono una moda”
RaiNews24 – 2008
Arturo Di Corinto spiega le culture digitali: “non sono una moda”
RaiNews24 – 2008
Arturo Di Corinto polemizza con il rappresentante di Italia Futura e spiega perchè Internet è un bene comune
Intervento al BarCamp di GalassiaReti 2009
Arturo Di Corinto spiega la figura del prosumer: l’autore degli User Generated Contents
Pillole di conoscenze per RaiNews24 – 2009
Arturo Di Corinto spiega il software open source
Pillole di conoscenze per RaiNews24 – 2009
Arturo Di Corinto spiega la figura dell’hacker: eroe della rivoluzione informatica
Pillole di conoscenze per RaiNews24 – 2009
Intervista di UniromaTV ad Arturo Di Corinto: Leggi che limitano la libertà di Inernet – Cattid – Sapienza Università di Roma – 2010
Cosenza 2008
Arturo Di Corinto – Una metafora per spiegare come il software chiuso sia un prodotto “sterile”, che non genera innovazione.
Cosenza, 2008
Il software libero come “vivisistema”. Una storiella sulle origini del fuoco e della parola per spiegare le ragioni della libertà del software e la necessità del copyleft
Firenze settembre 2011
Arturo Di Corinto – Festa Nazionale di Emergency
Perugia, aprile 201
Intervista dell’Unità ad Arturo Di Corinto – Autore Beppe Rizzo – Perugia, Festival del Giornalismo
Intervista di Key4Biz ad Arturo Di Corinto – Stati Generali dell’Innovazione – 25 novembre 2011 – Università Roma 3
Voglio il software libero in Regione Lazio per garantire risparmio, efficacia e trasparenza dell’azione amministrativa
Voglio il reddito di cittadinanza nel Lazio per progettare il mio futuro
Voglio cinema, teatri, centri sociali e biblioteche in tutto il Lazio perché la cultura mi fa crescere e diventare indipendente
Voglio le piste ciclabili in tutto il Lazio perché non voglio inquinare
Voglio la raccolta differenziata per tenere le mafie lontane dalla Regione e tutelare la salute di tutti
Voglio musei e aree archeologiche aperti e sicuri in tutto il Lazio per salvaguardare la mia identità e la nostra storia
Voglio che talento, merito e competenze siano al primo posto nel Lazio
L’INNOVAZIONE NECESSARIA
“In questi anni abbiamo assistito a innumerevoli attacchi contro la libertà in rete, dalla repressione dell’informazione online alle norme che violano la privacy degli utenti, dalla criminalizzazione del p2p alla demonizzazione della stessa Internet, mentre la società civile dimostrava, attraverso la rete, un’inedita capacità di proporre e promuovere azioni comuni, connettersi consapevolmente e sviluppare una progettualità sociale di una ricchezza tale da non poter più essere ignorata.
Contemporaneamente, alle dinamiche di rete e all’uso delle nuove tecnologie, nel recente passato, è stata spesso associata la parola innovazione, come a intendere che ogni scelta, ogni opzione, ogni politica fosse giustificata dagli elementi di novità che la rete e la tecnologia portavano nell’organizzazione dei modelli produttivi, negli assetti sociali, nella gestione della cosa pubblica.
Ma la parola innovazione non è una parola neutra. Innovazione per noi vuol dire partecipazione consapevole, libertà di cultura, condivisione di conoscenza, creatività responsabile, valorizzazione delle differenze, trasparenza ed efficienza nella gestione della cosa pubblica e dei processi produttivi. Elementi senza i quali non può darsi alcuna innovazione.
Fare innovazione è fantasia e fatica che durano nel tempo, intelligenza di tanti, capacità di immaginare e realizzare nuovi modi di produrre, cooperare, conoscere e conoscersi, mobilitazione larga e duratura di teste e di corpi.
L’innovazione necessaria non la fanno i monopolisti dell’informatica, ma i tanti che aggiungono valore al software libero.
L’innovazione necessaria non la fanno le multinazionali dell’editoria, che proteggono con il copyright la rendita del loro patrimonio informativo, ma gli autori e le amministrazioni che quel patrimonio rendono liberamente disponibile e accessibile.
L’innovazione necessaria non si fa vendendo cellulari e suonerie, ma portando connettività a basso costo nelle aree marginali del paese.
L’innovazione necessaria non sono i luoghi della flessibilità senza prospettive come i call center, ma nuovi diritti e nuova partecipazione sul lavoro.
L’innovazione necessaria non la fanno quelli che usano le università unicamente come aziende di consulenza, né un governo che taglia indiscriminatamente le risorse sulla ricerca pubblica, ma quelli che diffondono conoscenza e fanno ricerca nelle reti sociali e professionali di cooperazione.
L’innovazione necessaria non è mera conservazione del patrimonio culturale in un museo virtuale, né ricerca di un’estetica
autoreferenziale, ma impegno sui processi di creatività responsabile.
L’innovazione necessaria non la fa chi usa il digital divide per fare dei paesi in via di sviluppo discariche informatiche di prodotti scaduti, ma chi in quei paesi lavora per trasferire competenza e saperi liberi.
L’innovazione necessaria non la fa chi pensa che la funzione pubblica sia un ministero, ma i tanti che negli uffici del nostro paese quella funzione quotidianamente assolvono, cercando gli strumenti per migliorare processi e servizi.
L’innovazione necessaria non la fa chi usa la rete come una televisione, ma chi usando la rete ha costruito una cultura politica basata sul rispetto dell’autonomia, sul libero accesso ai contenuti, sul potere della cooperazione.
L’innovazione necessaria non la fanno solo le imprese che discutono su come usare la rete per aumentare i propri profitti, ma anche chi si impegna per declinare i diritti umani nell’era di Internet.
Per fare dell’innovazione un processo di cambiamento e non uno slogan, per organizzare i processi di cambiamento e non la spartizione dei ministeri, per dare forza e rappresentanza a chi ha imparato a fare innovazione nei mille contesti della rete, per discutere insieme le nostre proposte, siamo tutti necessari.”