Cybertech Europe, ecco come gestire le relazioni pericolose del mondo digitale
La fiera internazionale della cybersecurity per la terza volta a Roma. Presente il gotha mondiale della sicurezza informatica, dagli strateghi di Accenture e Check Point Software alle piccole startup di settore, e un presidente applauditissimo, l’armeno Sarkissian
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 24 Settembre 2019
ROMA – “Viviamo immersi a metà tra il mondo fisico e quello digitale. Però quello digitale funge da moltiplicatore di ogni relazione, anche di quelle pericolose”. Per questo “la sicurezza cibernetica appare sempre di più come un orizzonte da tenere in mente a tutti i livelli: organizzativo, operativo e legale”. Lo ha detto detto al Cybertech Europe 2019 Roberto Baldoni, il cyberzar italiano, a pochi giorni dal decreto sul Perimetro di difesa cibernetica dell’Italia, un insieme di azioni e iniziative che – come ha ribadito il sottosegretario Angelo Tofalo – il governo italiano ha deciso di avviare per rendere il nostro paese più sicuro ed efficiente, al passo con la trasformazione digitale che sta cambiando il volto di tutte le attività professionali, sociali e industriali.
Presente il gotha mondiale della sicurezza informatica, la fiera itinerante della cybersecurity dedicata alle imprese si è distinta nelle presentazioni di questa terza edizione italiana per un’impostazione quasi filosofica, più orientata alla comsapevolezza del rischio cibernetico che all’esigenza di parlare di soluzioni e tecnologie anti-crime. Così, se per il Ceo di Leonardo il focus rispetto all’anno scorso è la cooperazione europea, il tema trasversale, citato esplicitamente da Gene Reznik di Accenture è “ripensare il futuro della sicurezza” e minimizzare il rischio che da un “incendio informatico si sviluppi un mega-incendio informatico” nella metafora di Rohit Ghai di RSA software.
Perché una cosa è chiara a tutti: la connettività crescente aumenta i rischi in un mondo che è diventato un ecosistema cyber-fisico, un mondo dove dobbiamo fare di tutto per fronteggiare i 20 miliardi di danni che secondo le stime di Cisco produrranno i soli ransomware entro il 2021. Motivo per cui secondo l’azienda americana la strada alla digital economy è la co-innovazione basata sulla fiducia, una strategia volta a garantire la tutela dello stretto rapporto che esiste tra privacy e cybersecurity, obiettivo a cui è dedicata la prossima apertura di un centro ad hoc a Milano.
L’intervento più applaudito della giornata è andato al presidente armeno, Armen Sarkissian: “Alla vigilia di un cambiamento epocale – ha esordito – dobbiamo prepararci a un salto quantistico nella vita di tutti i giorni”. Ha aggiunto che la chiave per farlo è l’educazione, a partire dalle prime classi della scuola pubblica. D’altra parte lui è uno scienziato, un astrofisico, diventato businessman e poi, parole sue, prestato alla politica. Tema ampliato da Gil Shwed, inventore del firewall e fondatore dell’israeliana Check Point Software che nel suo intervento ha inteso a stimolare il coinvolgimento di donne e giovani studenti alla carriera di cyberwarriors, i difensori informatici del prossimo futuro.
Quindi, ottimismo, fiducia, educazione e investimenti sono la chiave di volta in un mondo sempre più piccolo ma più fragile a causa della digitalizzazione, come hanno dimostrato le ultime ricerche di Sophos, che, analizzando l’evoluzione di WannaCry, ha fatto sapere che l’Italia è ancora il paese europeo con più attacchi rilevati del pericoloso malware, 4,3 milioni nel solo agosto 2019; mentre secondo una ricerca di Kaspersky nella prima metà del 2019, quattro computer su dieci negli “edifici intelligenti”, sono stati oggetto di attacchi malevoli posizionando l’Italia al primo posto al mondo con la più alta percentuale di attacchi rivolti agli smart building (48,5%). “Per questo la sicurezza informatica non si riduce soltanto alla protezione dei dispositivi – ci ha detto Morten Lehn di Kaspersky Italia -, ma richiede di unire le forze per proteggere tutto ciò che è connesso”.
Come sempre in questi eventi quello che si dice nei corridoi è quasi più importante di quanto si recita nei talk ufficiali. A denti stretti c’è chi, ad esempio, ha sottolineato il cambiamento di atteggiamento di Alessandro Profumo verso la Cina per avere legittimato la golden power sulle tecnologie 5G. Chi ha criticato il decreto sul perimetro perché non prevede abbastanza risorse economiche per la sua attuazione. Chi si è stancato di aspettare la riorganizzazione cyber dei corpi d’armata, “indietro anni luce” secondo un capo di stato maggiore. Eppure quest’anno, Cybertech non è solo il luogo per sapere tutto sui movimenti tellurici sottostanti l’industria cyber, la burocrazia e i governi, ma l’occasione per contribuire a un cambiamento globale. Come? Dedicando un’intera sessione alla presenza delle donne nella cybersecurity. Replicando in parte l’evento di ieri alla Camera dei Deputati con la regia dell’onorevole Mara Carfagna, il panel women4Cyber ha portato sul palco sia l’istanza di favorire l’avviamento delle giovani donne alle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e alla sicurezza informatica che quella di avvantaggiarsi della preparazione di molte laureate nelle scienze dure, capaci come sono di unire all’elevata preparazione e flessibilità, il pensiero laterale e creativo che da sempre contraddistingue l’altra metà del cielo. Doti fondamentali nel dominio cyber.