Una cosa sola

«Una cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere», è il nuovo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso edito per le Strade blu di Mondadori (2024).
Una cosa sola, nel libro è la convergenza dell’economia mafiosa col sistema bancario, e dei mafiosi coi colletti bianchi. Già questa convergenza rende bene il tema di cui il procuratore di Napoli, Gratteri, e lo studioso dei fenomeni criminali, Antonio Nicaso, hanno voluto scrivere per fare un appello sia alla gente che alla politica, italiana ed europea. Un appello alla gente, affinché prenda le distanze dalle logiche di Camorra, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e altre mafie; alla politica per dire che l’inazione porta alla sconfitta.

I due autori argomentano con dovizia di particolari piccole e grandi storie di mafia e della loro sconfitta da parte dello Stato quando decide di colpire, grazie alla competenza e all’abnegazione delle sue forze di polizia e della magistratura.
Ma alle storie che in fondo tutti conosciamo, almeno da quando il Paese da deciso di rompere l’omertà generata dal terrore mafioso, Gratteri e Nicaso aggiungono tutte quelle meno note che ruotano intorno alla tecnologia, dedicando un capitolo apposito proprio al rapporto tra l’uso delle infrastrutture informatiche e la criminalità quando è basata sul riciclaggio, quando usa le cryptovalute; quando è basata sulla paura e sull’emulazione, e per questo usa i social hashtag#network per fare proseliti; quando è basata sulla sfida all’ordine statuale impiegando i droni per attaccare e intimidire i suoi servitori; quando sfrutta la crittografia per nascondere alle autorità i traffici loschi e i reati commessi nascondendosi nel DarkWeb.

Ed è proprio in questo contesto che il libro cita anche il lavoro di analisi e raccolta di dati e informazioni prodotto da Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale quando ricorda la piaga del ransomware.

Per ogni tipo di crimine però gli autori ricordano che c’è un antidoto, costituito dalla vigilanza proattiva e dalla repressione giudiziaria, come pure dal rigore e dall’onesta delle singole persone. Ricordando che la mafia è tutt’uno con ogni potere deviato e che i colletti bianchi sono troppo spesso al loro servizio in un’area grigia che va illuminata, Gratteri e Nicaso infine sottolineano come la stessa memoria di hashtag#Falcone e hashtag#Borsellino vada onorata mettendo le forze dell’ordine nella condizione di colpire questa vasta area di malaffare che ingloba anche l’economia pulita. Soprattutto ricordando a noi stessi che è il coraggio delle nostre scelte, politiche e personali, che può fare la differenza nella lotta alla Mafia.

Una cosa sola, copertina del libro di Gratteri e Nicaso

Algoritmo Criminale. Come Mafia, cyber e AI riscrivono le regole del gioco

Dagli eventi che hanno portato all’arresto di Ross Ulbricht, manager di Silk Road, comincia il saggio Algoritmo Criminale. Come Mafia, cyber e AI riscrivono le regole del gioco, pubblicato a ottobre 2024 per i tipi del Sole24ore da Pierguido Iezzi e Ranieri Razzante. La tesi centrale è che l’attività illecita delle grandi organizzazioni criminali non sia più distinguibile dal cybercrime.

Dall’operazione della Polizia Italiana contro il clan Bonavota al Pig butcherin’ delle mafie asiatiche, dalle truffe romantiche del clan nigeriano Black Axe, fino alle ransomware gangs russe, il racconto si snoda lungo varie direttrici per provare a dimostrare questa tesi.

Non tutti i riferimenti sono recenti e alcune esempi meriterebbero una esplicita bibliografia, visto che anche i due autori parlano della complessità dell’attribuzione dei crimini agli attori del cyberspace, e tuttavia il discorso complessivo risulta convincente come nella parte in cui si descrivono i tipi di IA oggi disponibili sul mercato e che consentono una serie nuova di truffe, frodi e crimini informatici.
Scritto in maniera semplice e chiara è il contributo nella descrizione dei singoli crimini informatici e di quello che si può trovare nel DarkWeb: eroina, cocaina, barbiturici, carte di credito rubate. A spacciare droghe e informazioni ci pensano i blackmarket del web oscuro, secondo gli autori il vero luogo d’incontro tra criminalità organizzata e cybercrime (anche se non viene fatto cenno ai suoi usi positivi da parte di giornalisti d’inchiesta, dissidenti politici e credenti di religioni fuorilegge).

Interessanti sono gli esempi sull’uso che le mafie, nigeriana e albanese, e il cybercrime russo, fanno della tecnologia per sfruttare vulnerabilità umane e tecnologiche e condurre i loro affari: estorsioni e riciclaggio, soprattutto, come avevano ben spiegato Nicola Gratteri e Antonio Nicaso nel libro Il Grifone. Molto azzeccata pare la riflessione sul panorama criminale russo verso il quale il regime di Putin chiude un occhio nel caso in cui i suoi attori siano utili agli scopi statuali, sempre governati dalle agenzie di intelligence della Federazione russa.

Un capitolo utile è quello sull’hacking cerebrale, altro campo d’interesse non solo per le mafie ma soprattutto per i militari. I due autori, infatti, argomentano di come con l’avvento di chip e innesti cerebrali (tipo il Neuralink di Musk) e delle interfacce cervello-computer, già in uso nelle scuole cinesi per il controllo dell’attenzione degli studenti, si apra una nuova era per la manipolazione diretta delle percezioni, del pensiero e del comportamento umani.

Interessante, è infine, ancorché di tipo giuridico, la parte che riguarda l’uso illecito delle IA. Sì, proprio quelle a cui affidiamo le nostre informazioni più segrete e più intime. Anche lo sviluppo di questo settore è strettamente monitorato dalla criminalità che cerca sempre nuovi modi per aggirare le leggi e sfuggire gli interventi repressivi dei governi.

Copertina libro: Algoritmo Criminale. Come Mafia, cyber e AI riscrivono le regole del gioco