Lower The Top. La sfida alle piattaforme tra sovranità statuale e saperi sociali

La sovranità digitale è un concetto spigoloso. E però, una volta inventato, è diventato una realtà politica con cui fare i conti. Questa è una delle tesi cardine della rivista-libro “Lower The Top. La sfida alle piattaforme tra sovranità statuale e saperi sociali”, numero 25 delle pubblicazioni di Comunicazione punto doc, rivista semestrale di Fausto Lupetti Editore (2021).

Intanto è un ossimoro: il digitale, fluido per natura, si scontra con qualsiasi idea di sovranità. La sovranità appartiene per definizione a un territorio su cui l’autorità politica esercita il proprio potere, si tratti di un ammasso regionale come degli spazi prospicenti ad esso, ma anche delle infrastrutture umane che lo attraversano.

Lo sanno bene i regolatori che di fronte al processo di globalizzazione dei mercati favorito dagli scambi e dalle telecomunicazioni globali ne hanno scoperto in Internet l’elemento più destabilizzante. Ed è proprio all’infrastruttura Internet che negli ultimi 30 anni si è provato a cucire addosso un’idea di sovranità, solo per rendersi conto che si trattava di una sovranità interconnessa e pertanto da negoziare tra le autorità statuali.

Sovranità brandita da chi è stato in grado di proiettare la propria sfera di influenza su un territorio per definizione senza confini, il hashtag#cyberspace.

Usa, Cina e Russia, anche grazie ai loro proxy tecnologici, sono state infatti finora in grado di mantenere il controllo e i vantaggi del proprio esercizio del potere su questa fluidità immateriale mente l’Europa arrancava. Proprio in virtù di una sovranità politica e statuale ancora in costruzione.

Eppure l’Europa, come evidente nel richiamo fatto dalla presidente Von der Leyen in distinti discorsi sullo stato dell’unione (2020, 2021), ha provato a tracciare un «nomos del Erde» anche per il mondo digitale. A partire dal Regolamento europeo per la protezione dei dati, GDPR, e poi con una serie di iniziative volte a regolare lo strapotere di Big Tech, prima chiamati OTT, Over the top, l’Europa ha fatto sentire il peso della sua sovranità. Per stoppare il furto di dati, la sorveglianza dell’informazione e il controllo dei mercati praticata dagli stati di di origine degli OTT. Al GDPR sappiamo che sono succedute la Nis, la Dora e il CRA, l’AI Act e il DATA Act appena entrato in vigore il 12 settembre. Tutti tentativi di applicazione di quel Digital Constitutionalism che è il corollario della Lex Digitalis.

L’Europa, accusata di rappresentare il paradosso della «regolazione senza tecnologie» sta ora ripensando la sovranità digitale come sovranità tecnologica e, attraverso i suoi progetti di finanziamento industriale, dimostra, a dispetto dei suoi detrattori, di avere ancora voce in capitolo.

COMUNICAZIONEPUNTODOC – N. 25 – (AGOSTO-DICEMBRE 2021)

Charting digital sovereignity. A survival playbook.

T alvolta chi parla di rischio cibernetico lo fa guardando dal buco della serratura. Il rischio cyber, infatti, viene spesso concettualizzato come un rischio tecnico affrontabile con strumenti repressivi e di polizia, quando invece, essendo un rischio industriale, tecnologico e geopolitico, richiede altri strumenti di contrasto e lo sviluppo di politiche adeguate che mettano in relazione il rischio a molteplici dimensioni.

Una è quella dell’evoluzione tecnologica. Si pensi al Quantum computing, che sarà in grado di rompere le chiavi crittografiche basate sulla Rsa, e che sono a presidio delle transazioni commerciali in rete. Un rischio cibernetico che va affrontato attraverso un programma di sviluppo tecnologico e industriale di quella che chiamiamo Crittografia post quantum.
Ancora, il rischio cibernetico va individuato come rischio legato allo sviluppo e all’accesso pubblico di modelli generativi di intelligenza artificiale in grado di produrre deepfake così convincenti da farci credere di tutto. Un pericolo serio soprattutto in un anno, il 2024, che vede alle elezioni la metà della popolazione mondiale.
E che dire dei supercomputer e della filiera tecnologica globale? È noto che la strategia americana per rallentare lo sviluppo tecnologico ed economico della Cina, punta a escludere il paese del Dragone dalla filiera dei microprocessori. Altrimenti che armi potrebbe sviluppar la Cina se ne avesse l’accesso?
Ai problemi geopolitici vanno affiancati quelli regolamentari. Ad esempio: che effetto avranno tutte le leggi, i regolamenti europei, per garantire la protezione delle infrastrutture critiche e la catena di approvvigionamento delle nostre industrie prese costantemente di mira dalle canaglie statuali che hanno già hackerato SolarWinds e Kaseya?
Riusciranno le imprese Europee di Intelligenza Artificiale a rimanere agganciate alle aziende di punta americane e cinesi?

Per Roberto Baldoni, autore del libro Charting digital sovereignity: a survival playbook. How to assess and to improve the level of digital sovereignty of a country (Self published, 2024), trovare risposte a queste domande è essenziale per sfruttare in modo sicuro le opportunità economiche e i progressi offerti dalla tecnologia dell’informazione. Ma l’autore va anche oltre e affronta il tema della compliance aziendale rispetto alle normative sempre più complesse a cui devono sottostare e quello, centrale, della formazione di nuove competenze cyber, il vero tallone d’Achille di ogni organizzazione che voglia per proteggere una superficie digitale sempre più espansa e interconnessa.

Il libro di Roberto Baldoni approfondisce questi temi alla confluenza tra geopolitica, sicurezza nazionale e globalizzazione, con l’auspicio di offrire, come dice l’autore, una guida per affrontare queste sfide in modo efficace, attraverso l’adozione di un nuovo concetto di sovranità digitale offrendo una metodologia strategica per attuarlo.

Attraverso casi di studio che analizzano i livelli di sovranità digitale negli Stati Uniti, in Cina, nell’UE e in Italia, il libro offre approfondimenti importanti per politici, leader del settore, esperti di sicurezza, studenti e appassionati di tecnologia.

Roberto Baldoni è stato il primo direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale italiana dal 2021 al 2023. In precedenza, è stato vicedirettore generale dell’intelligence italiana per quattro anni. Con oltre vent’anni di esperienza come professore di informatica presso l’Università La Sapienza di Roma, e i suoi contributi chiave includono la progettazione della nuova architettura italiana di sicurezza informatica, la legge sul “perimetro di sicurezza nazionale per il cyber” e la strategia italiana di sicurezza informatica per il periodo 2022-2026.

Sanzioni alla Russia e settore tecnologico: quanto ne sappiamo davvero?

Sanzioni alla Russia e settore tecnologico: quanto ne sappiamo davvero?

L’Istituto per le politiche dell’innovazione inaugura un ciclo di pillole di approfondimento sull’innovazione. 30 minuti con esperti, per provare a capire qualcosa in più sul mondo che cambia.

Partiamo giovedì 10 marzo alle 19.30 con Arturo Di CorintoLidia Iannibelli e Luca Sambucci parleremo di sanzioni alla #Russia e impatto della guerra in #Ucraina nel settore tecnologico.

Qui il link per il collegamento: https://lnkd.in/dvZz8v3d