La Repubblica: Tutti gli uomini (e le donne) di Tim Berners Lee

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Tutti gli uomini (e le donne) di Tim Berners Lee

La leggenda della nascita del web parla solo di lui, ma quel genio conosceva bene il valore della collaborazione e del lavoro di gruppo. Alla scoperta del team che ci ha dato Internet

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 11 Marzo 2019

“LA FORTUNA di Tim Berners Lee è stata quella di avere avuto un capo che capiva l’importanza di quello che stava facendo mentre scriveva il progetto per il World Wide Web”. Il capo era Mike Sendall, il commento è invece dell’uomo che insieme a lui costruì il web, l’ingegnere belga Robert Cailliau. Misconosciuto, Cailliau racconta la storia degli inizi del WWW nel libro Com’è nato il web insieme al redattore scientifico del Cern, James Gillies. La storia di uno sparuto gruppetto di visionari, stagisti e programmatori che al centro di ricerche nucleari di Ginevra, il Cern, si erano intestarditi a realizzare il sogno della biblioteca universale per facilitare l’accesso dei ricercatori ai risultati scientifici dei colleghi e mettere il loro sapere a disposizione del mondo. E così è stato.

Il 12 marzo 1989, trent’anni fa, Tim Berners Lee, inglese, impiegato al Cern, presenta al suo capo un progetto intitolato “Gestione delle informazioni: una proposta”.

Mike Sendall gli dice che l’idea è vaga ma entusiasmante e lo scrive sulla stessa copertina della proposta dove c’era già tutta la filosofia del web: un ipertesto, rappresentato graficamente con frecce e nuvolette. L’idea di collegare le informazioni in un ipertesto era stata esposta da Vannevar Bush in As we may think nel 1945, e perfezionata da Ted Nelson nel 1965 come la possibilità di collegare fra di loro dei documenti attraverso parole chiave. Era la stessa idea di James Robbnett Licklider, capo dell’ufficio dell’agenzia Arpa che avrebbe partorito Arpanet, la nonna di Internet, nel 1969. Ma solo Tim Berners Lee e la sua squadra realizzarono l’utopia di richiamare con il semplice gesto di un click le conoscenze disperse nei computer ai quattro angoli del globo collegandole come in una ragnatela.

L’idea della ragnatela gli era venuta guardando il modo di lavorare dei ricercatori a Ginevra “migliaia di creativi, tutti lavorano verso un obbiettivo comune”. I suoi colleghi, infatti, nonostante fossero all’interno di una rete gerarchica spesso agivano usando connessioni multiple, come in una ragnatela, appunto. Lui voleva farglielo fare coi computer e si mise a scrivere il codice necessario. Il lavoro da hacker seminascosto di Tim però arrivò a una svolta solo quando conobbe Robert Cailliau che pure stava lavorando a una soluzione simile ma che ammise subito: “Lasciai cadere la mia proposta, quella di Tim era più avanzata e dettagliata e aveva già un codice funzionante”. Il nuovo capo voleva qualcosa che avrebbe fatto capire i benefici del progetto e la cultura da ingegnere di Robert servì proprio a quello. Tim si sarebbe occupato di scrivere il software per mettere in relazione i documenti elettronici e Robert di renderlo un servizio semplice ed affidabile.

Era nato il gruppo del Web: due sole persone con idee complementari. Qualche baruffa per trovargli il nome ci fu, vista la passione degli informatici a usare acronimi. Il nome “Mine of Information”, MOI, ‘mio’ in francese, appariva egoistico, “The Mine of Information” sembrava l’acronimo di Tim e quindi narcisistico. Tim non voleva un nome da faraone egizio o dio greco, suggerì “World Wide Web”, WWW, e Robert Cailliau accettò. La proposta unificata divenne “World Wide Web: proposta per un progetto di Ipertesto”.

Quella proposta congiunta Berners-Lee e Robert Cailliau, quella definitiva, arrivò sulla scrivania del capo il 12 novembre 1990. Chiedevano cinque collaboratori e 8000 franchi. Non glieli diedero tutti. Ma ormai era fatta. Al cuore del web c’erano le url, che definiscono il luogo delle risorse sul web, l’http, che permette agli ipertesti di essere collegati fra di loro, e l’html il linguaggio per marcare i documenti sul web. Un browser web doveva solo riordinare ciò che era scritto in html in maniera che altri browser potessero reinterpretarlo.

Siccome occorreva un modo semplice per consultare il web in via di realizzazione Robert finì per reclutare Nicola Pellow, studentessa con un contratto da stagista, per scrivere un browser senza fronzoli e chiese a Bernd Pollerman di creare un’interfaccia per mettere le informazioni dei computer IBM del Cern sul web. Tim sognava: “Immaginate che io possa pubblicare ogni cosa che scrivo sul computer dandogli un nome, voi ci cliccate sopra e la leggete. Non serve solo per gli articoli ma anche per un viaggio in Cornovaglia con la famiglia”.

Un documento editabile da chiunque volesse aggiungerci una foto o un commento. Oggi il web funziona così, ma trent’anni fa era solo un’idea nella mente di Tim. Il browser a modalità di linea per esplorare i documenti elettronici in formato web fu presentato a un gruppo di cavie nel 1991 da Nicola Pellow l’8 aprile e non somigliava per niente ai moderni browser. Il 26 giugno arrivò al Cern un profeta: Richard Stallman. Convinto com’era della libertà del software rafforzò l’idea di Tim di mettere gratuitamente a disposizione una libreria software gratuita su Internet, la ‘libwww’ creata con un altro studente del Cern, Jean Francois Groff: gli appassionati di Internet si lanciarono sul prodotto e, dopo aver realizzato un browser per l’ambiente X, venne l’era di Cello, Mosaic e Netscape per navigare nel web. Il 6 agosto 1991 Tim Berners Lee pubblicò il primo sito web del Cern. Nel 1993 il Cern mise il codice sorgente del web nel pubblico dominio. Ma questa è un’altra storia.