Censura e Autocensura

Arturo Di Corinto per Peace Reporter di Ottobre

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Peace Reporter, il mensile

A settembre il Commissario Europeo Franco Frattini ha proposto di chiedere alle corporation informatiche di operare una censura selettiva di parole indesiderate, come avviene in Cina, dove si selezionano le parole incriminate e poi si individua il nominativo corrispondente all’indirizzo IP utilizzato per risalire all’autore della loro diffusione. Una strategia che non ha ancora dato alcun frutto contro il terrorismo se non quello di mettere a tacere testimoni scomodi come i blogger e comprimere ulteriormente le libertà individuali inducendo negli utenti della rete autocensura e conformismo. Se ne sono accorti anche gli americani che hanno addirittura rinunciato al progetto Carnivore – un software capace di individuare in real time comunicazioni sospette via web o email attraverso la selezione di parole chiave – perché rivelatosi lesivo della privacy e inefficiente alla prova dei fatti. Ma ad ogni censura corrisponde una denuncia. Come quelle di “Project Censored”, che nell’ultima edizione annovera nella top 25 delle notizie più censurate al mondo lo scandalo della ricostruzione in Afghanistan e il comportamento delle truppe mercenarie della Blackwater in Iraq.

Legge Privacy: primo passo?

“L’adesione di migliaia di cittadini all’appello che abbiamo lanciato pochi giorni fa costituisce un segno importante per la cultura dei diritti nell’era digitale, così come la presa di posizione dei segretari di CGIL, CISL e UIL con la richiesta di un confronto al Parlamento.

È significativa la decisione di uno dei senatori firmatari di ritirare l’emendamento presentato che laddove approvato avrebbe fatto sì che tutte le imprese venissero esonerate dal predisporre le misure minime di sicurezza a tutela dei dati personali, è auspicabile che gli altri senatori firmatari facciano altrettanto.
Ora è necessaria l’ABOLIZIONE dell’art. 29 del testo approvato alla Camera dei Deputati che prevede l’esonero per le imprese con meno di 15 dipendenti violando così la normativa comunitaria, che non consente di sottrarre intere categorie di titolari del trattamento dall’ambito applicativo della disciplina della sicurezza dei dati personali.

La mancata tutela dei dati personali attraverso la garanzia di sicurezza per le infrastrutture informatiche che li trattano mette a repentaglio insieme ai diritti individuali l’affidabilità del sistema delle imprese e la loro competitività.

È necessario che ogni richiesta di semplificazione burocratica sia accompagnata da un confronto con le competenze e gli interessi in gioco al fine di evitare soluzioni controproducenti che non devono pregiudicare la tutela di diritti fondamentali”.

Stefano Rodotà, Fiorello Cortiana, Carlo Formenti, Arturo Di Corinto

AAA dati privati lavoratori vendesi

Arturo Di Corinto
Liberazione, pag. 3 del 25 settembre 2007

Alla Camera, modificando l’originario testo del decreto sulle liberalizzazioni, è stata inserita una norma che esonera le imprese con meno di 15 dipendenti (la stragrande maggioranza delle aziende italiane) dal rispetto delle misure minime di sicurezza per il trattamento “ordinario” dei dati personali. Ora, però, un pacchetto di emendamenti alla “lenzuolata” Bersani, propone di estendere tale esonero a tutte le imprese e comprendere nell’esenzione anche i dati sensibili, relativi cioè a opinioni politiche e religiose, alla salute e alla vita sessuale. Continua a leggere AAA dati privati lavoratori vendesi

Il buon senso della libertà

Sensibilità ed equilibrio necessari per conciliare i diritti contrapposti di riservatezza, sicurezza e cronaca
Arturo di Corinto
Il sole 24 ore, Nova, pag. 6 del 19 luglio 2007

«Chi è pronto a rinunciare alle proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza». Lo diceva Benjamin Franklin e lo ha ripetuto il presidente dell’Autorità Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, che nella sua relazione annuale ha denunciato come alla crescente collaborazione fra sistemi di sicurezza dopo l’11 settembre 2001 non è corrisposta un’accresciuta attenzione verso i diritti dei cittadini.

Il fatto è che nell’era digitale le persone possono esercitare con pienezza diritti fondamentali come quelli di comunicazione, di associazione, di cooperazione, di manifestazione del pensiero e di libera circolazione solo attraverso la protezione delle informazioni che li riguardano. Eppure ancora oggi in Italia, a dieci anni dall’istituzione del Garante per la protezione dei dati personali, il diritto alla privacy è sempre più spesso messo in pericolo dall’abuso di strumenti di sorveglianza, intercettazioni, invasive tecnologie biometriche e di protezione dei diritti intellettuali e dall’ideologica contrapposizione fra privacy e sicurezza.
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Come cambierà la privacy nella società della sorveglianza

Gli strumenti elettronici diventano sempre più sofisticati e la frontiera del controllo si sposta in avanti. Ovunque lasciamo tracce, in Internet o al cellulare. Per non parlare di robot e nanotecnologie che individuano le persone dal calore emesso
Liberazione, pag. 3 del 18 luglio 2007
Arturo Di Corinto

L’avvocato Steve Warren era preoccupato del fatto che la moglie salottiera comparisse quasi ogni giorno sulle pagine della gazzetta locale. Come lui, un altro avvocato, Louis Brandeis, era preoccupato della circolazione incontrollata e senza restrizioni di quella nuova impronta del vivere quotidiano rappresentata dalla fotografia, e per questo decisero di intervenire come gli avvocati sanno fare, con un articolo destinato a fare la storia: “Privacy. Il diritto ad essere lasciati in pace”. Era il 1890.
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Privacy il garante: «La protezione dei dati in Italia è diventata un’emergenza»

Liberazione, pag. 5, del 13 luglio 2007
Arturo Di Corinto

«In Italia la protezione dei dati personali è diventata un’emergenza, al pari di quella ambientale, energetica, infrastrutturale». E’ questo uno dei passaggi centrali della relazione annuale che il garante per la protezione dei dati personali, presidente Francesco Pizzetti, ha consegnato ieri mattina al folto uditorio della sala Zuccari al Senato. In particolare la relazione ha sottolineato come la smaterializzazione dell’esperienza portata dalle tecnologie digitali e di rete debba produrre una nuova cultura dell’innovazione, affinché «nessuno diventi strumento cieco di chi organizza e gestisce le nuove tecnologie».
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PDL Franceschini: audizione alla camera

Audizione di Arturo Di Corinto alla Camera dei deputati del 20 novembre 2006 sulla Pdl Franceschini

L’intenzione di questo intervento è di problematizzare alcuni aspetti del conflitto d’interessi legati ai mezzi di comunicazione riconoscendo che la platea dei soggetti in conflitto d’interessi reale o potenziale è tendenzialmente assai ampia. E che la proposta di legge in discussione, quale che ne sia l’esito, può funzionare solo insieme all’applicazione di altre normative, la par condicio, la riforma della legge Gasparri, la cosiddetta “Gentiloni”, e con l’intervento delle istituzioni esistenti, come gli organismi antitrust, e se si pon in un’ottica europea e transnazionale vista la natura della configurazione del sistema mediatico attuale.

La necessità di discutere questo aspetto del conflitto d’interessi, quello legato al sistema dei media è ovvio: l’informazione e la comunicazione costituiscono un comparto economico rilevantissimo; l’informazione influenza i mercati finanziari e quindi le attività industriali e le scelte della politica, ma, assai importante, l’informazione “produce” l’opinione pubblica anziché rifletterla, dando luogo a peculiari forme di manipolazione della realtà su cui le persone basano le loro scelte, quelle di consumo come quelle elettorali.
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Dopo Bilbao, dopo Tunisi: quali regole per la società della conoscenza?

La Provincia di Roma e l’Associazione “Il Secolo della Rete – For a free knoweledge society ”

Organizzano per il 14 febbraio 2006 a Roma, Presso la Sala Convegni del Garante della protezione dei dati personali, in P.za di Monte Citorio 121 il convegno:

Dopo Bilbao, dopo Tunisi: quali regole per la società della conoscenza?

Il WSIS (World Summit on Information Society) 2005 è stato un importante momento di confronto sui temi caldi della cosiddetta Società dell’Informazione per il mondo della politica, delle istituzioni e della società civile.

A Tunisi sono convenuti migliaia di partecipanti da tutto il mondo e seppure i temi affrontati sono stati molteplici, rimangono riconducibili a tre filoni principali:

§ L’internet governance

§ Il digital divide

§ I diritti umani e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT)

fronte brochure
interno brochure

Le riprese girate in occasione dell’incontro “Dopo Bilbao Dopo Tunisi ” del 14 febbraio sono di RESPONSIBILITY.TV

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Il terrore non corre più sul filo

AL VIA NUOVI ELENCHI CON CELLULARI ED E-MAIL
AprileOnLine.Info n.86 del 23/07/2004
[Arturo Di Corinto]

Chi è che non si è mai sentito invaso da una telefonata inopportuna? Quante volte avreste voluto mandare al diavolo quel noioso intervistatore telefonico che vuole sapere con che shampoo vi lavate? E che dire di quei messaggini sul display del cellulare che offrono vacanze da sogno in Croazia? Bene, dal gennaio 2005 queste cose non accadranno più.
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