Convegno: Dialogo sulla libertà d’informazione

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Dialogo sulla libertà di informazione
14 novembre 2013, ore 15.00, Sala Zuccari, Palazzo
Giustiniani, Senato della Repubblica

Riforma della disciplina sulla diffamazione, nuove regole per la tutela del diritto d’autore online e nuovi orientamenti in materia di diritto all’oblio sono gli ingredienti che stanno rivoluzionando il mondo dell’informazione. Tante novità e tanto fermento. Ma è la direzione giusta? I cambiamenti in atto sono sufficienti a garantire maggiore libertà di informazione in un Paese nel quale ce n’è ancora poca? Cosa si sta facendo, cosa non si sta facendo e cosa si dovrebbe fare per garantire di più la libertà di chi vuole fare informazione e quella di chi all’informazione vuole accedere?
Società civile e imprese ne discutono con Frank La Rue, Special Rapporteur ONU per la promozione e tutela della libertà di
informazione in visita ufficiale in Italia e con i rappresentanti delle Istituzioni italiane.

Apertura dei lavori
Piero Grasso – Presidente del Senato della Repubblica
Laura Boldrini – Presidente della Camera dei Deputati

Prima sessione
La censura violenta e le querele pretestuose. I rischi più gravi che corrono i giornalisti.
Testimonianze e statistiche italiane sulle minacce che oscurano notizie di
rilevante interesse sulla mafia e sul mala ffare. Le norme e le misure di
protezione che si potrebbero adottare .
Introduce:
Alberto Spampinato
Direttore di Ossigeno per l’Informazione

Ne parlano:
Lirio Abbate – Giornalista del settimanale ‘l’Espresso’, sotto scorta dal 2007
Marilù Mastrogiovanni – Giornalista pugliese, minacciata per un’ inchieste che svela come le imprese aggirano le norme antimafia
Luigi Centore – Giornalista di Ardea, minacciato per inchieste sulla criminalità nel litorale romano

Seconda sessione
Diritto all’oblio o oblio dei diritti?
Siamo tutti padroni della storia o dobbiamo accettare che sia raccontata online libera dai nostri condizionamenti ed indipendentemente dai nostri desideri? Quale deve essere il punto di equilibrio tra il diritto del singolo ad essere dimenticato se lo desidera e quello della collettività a ricordare?
Introduce:
Guido Scorza – Coordinatore Open media coalition
Ne parlano:
Antonello Soro – Garante per il trattamento dei dati personali e la riservatezza
Isabella Splendore – Ufficio Legale FIEG
Betto Liberati – Presidente ANSO, Associazione nazionale stampa online

Terza sessione
Diritto d’autore: tutelare un diritto violandone un altro?
Per tutelare i diritti di proprietà intellettuale si rischia di comprimere oltre il lecito la libertà di informazione? E’ un rischio democraticamente sostenibile? Lo stiamo correndo?

Introduce:
Arturo Di Corinto – Giornalista
Ne parlano:
Antonio Martusciello* – Membro dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
Stefano Quintarelli – Deputato Scelta civica, esperto di Internet e telecomunicazioni
Paolo Nuti – Associazione italiana internet providers
Marco Pierani – Responsabile attività istituzionali di Altroconsumo
Conclusioni

Frank La Rue – Special Rapporteur ONU per la promozione e tutela della libertà di informazione
L’evento sarà l’occasione per la presentazione dell’ebook di Ossigeno per l’Informazione “Taci o sparo” sulle audizioni dei giornalisti minacciati presso la Commissione Parlamentare Antimafia dei report annuali di Open Media Coalition
*****
L’accesso nei locali del Senato sarà consentito solo a quanti si
iscriveranno all’evento scrivendo a Segreteria@ossigenoinformazione.it.
Per gli uomini si ricorda di indossare la giacca.

La Repubblica: Sì, troppo ego uccide il social

Sì, troppo ego uccide il social
di ARTURO DI CORINTO*
per La Repubblica del 28 Marzo 2012

E’ vero, troppo ego uccide il social. Beppe Smorto ha ragione e il suo intervento è stato quanto mai opportuno considerato il livello di feticismo associato alla presenza di molti di noi nei siti sociali. E’ anche vero che il medium è il messaggio, il twit è il messaggio, il profilo Facebook è il messaggio, ma per una malintesa idea di modernità secondo cui essere presenti sui siti sociali è diventato un must. Soprattutto per i politici, come ha ben analizzato Sara Bentivegna nel suo ultimo libro Parlamento 2.0. Strategie di comunicazione politica in Internet (FrancoAngeli, 2012).
Però. Andiamo con ordine, evitiamo le polemiche da bar sport e analizziamo il fenomeno.

Per spazzare il campo dalle prime obiezioni ricordiamo che adesso ci sono le prove scientifiche: Facebook favorisce l’esibizionismo. Se in molti avevano sospettato che gran parte del successo del social network riposava sulla coppia voyerismo-esibizionismo, la psicologia non ha più dubbi: i 15 secondi di celebrità che molti cercano su Internet spesso assumono un tratto patologico. Lo dice uno studio condotto dagli psicologi della Western Illinois University secondo cui il social network indurrebbe i giovani a comportamenti egoisti e a un pericoloso esibizionismo. Condotto con la tecnica del questionario e presentato nella rivista Personality and Individual Differences, lo studio mette in relazione il comportamento su Facebook e l’accumulazione di amici con i disturbi narcisistici di personalità. Continua a leggere La Repubblica: Sì, troppo ego uccide il social

La Repubblica: Dietro il risiko dell’ACTA, minaccia globale alla libertà


Dietro il risiko dell’ACTA, minaccia globale alla libertà
Che cosa muove il trattato anticontraffazione firmato da 22 dei 27 paesi UE a Tokyo, quali sono i suoi punti deboli e come impatterà nell’ecosistema web. L’Italia sarà legalmente vincolata a questo accordo anche se il Parlamento italiano non è mai stato informato nel merito dei contenuti di ARTURO DI CORINTO per Repubblica del 31 gennaio 2012

VENTIDUE dei ventisette paesi membri dell’Unione europea hanno firmato il Trattato anticontraffazione “ACTA” 1 a Tokyo, ma già a dicembre il Consiglio Europeo lo aveva adottato durante un incontro su agricoltura e foreste. Un fatto che ha suscitato una vasta opposizione fra i cittadini e la chiamata in causa dell’Europarlamento che dovrà ratificare l’accordo o rigettarlo, entro giugno. Nel frattempo il relatore Ue del trattato per il commercio internazionale, Kader Arif, si è dimesso denunciando l’accordo come una pagliacciata, in Polonia sono scesi in piazza per contestarlo, Anonymous ha attaccato siti e agenzie in risposta, e un vasto movimento d’opinione oggi scuote la rete per chiederne l’abrogazione. In un’analisi appena diffusa dalla coalizione anti-Acta si spiega perché 2.
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Hackmeeting 2011: “Seize the time!”

L’ultimo hackmeeting prima del 2012.

Hackmeetingmanifesto_bozza_50x70 24-25-26 Giugno – Firenze

/Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro
Friday 24, h17 : 3 ore
Oratore: Carlo Formenti, Arturo Di Corinto, altri
Nella net economy si lavora tutti, si lavora sempre, e l’intelligenza collettiva viene rubata come e più di prima. A partire dall’omonimo pamphlet di Carlo Formenti, un seminario di critica radicale alla wikinomics e al personal capitalism.

/Creative commons, Il lato riformista del copyright
Friday 24, h21 : 2 ore
Oratore: Arturo, Simone, Guido
Il lato riformista del copyright, ovvero come diffondere la conoscenza, non farsi fregare dal mercato e vivere felici.
Sono in molti a credere che le licenze Creative Commons e la GNU/Gpl siano contro il copyright. Invece non è vero. Si tratta di licenze che usano il copyright a favore delle persone per incentivare la produzione di informazioni, saperi e conoscenze.

/La nostra storia
Saturday 25, h14 : 2 ore
Oratore: Arturo, vari
Dalle BBS agli Hacklab passando per l’Hackmeeting: la nostra storia. “Mantenere viva la memoria per ragionare sul presente. Nel futuro ci siamo già stati. “Ogni cultura è tale se consapevole di se stessa. Questo vale anche per le culture hacker disperse nella penisola. Un incontro per riannodare i fili della nostra storia.”

I nemici della rete: il libro

nemici“I nemici della rete” – di Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli. Prefazione Stefano Rodotà

Formato: Tascabile
Pagine: 285
Lingua: Italiano
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Anno di pubblicazione 2010
Codice EAN: 9788817042758
Generi: Informatica, Internet e Web, Musica e spettacolo, radio & TV, Politica e società, Giornalismo e Editoria

La rete è la moderna frontiera della libertà e della democrazia. Luogo che apre canali di condivisione e scambio, internet è un diritto irrinunciabile, e la sua tutela l’unità di misura di un Paese civile. Nella corsa al digitale, però, l’Italia è il fanalino di coda dell’Occidente e il ritardo accumulato rischia di condannare i nostri figli a crescere in un Paese del terzo mondo.
Ma qual è il freno che ci tiene inchiodati al passato? A chi giova l’ostinazione all’arretratezza che risulta evidente nei rapporti tra potere e web?
In un’inchiesta accurata e coraggiosa Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli svelano il lato oscuro di una catena di ottusità e interessi: leggi che sono al limite della censura, una burocrazia che è un pachiderma mangiasoldi, un’opposizione politica maldestra che nasconde la difesa di lobby intoccabili, fondi destinati all’innovazione che restano congelati nelle casse dello Stato, l’astio di una certa casta di giornalisti che vede tremare una tradizione di privilegi.
Ma in un’Italia in affanno, gli autori raccontano anche le storie dei pochi illuminati che hanno visto nel web una risorsa, non soltanto per le proprie tasche, indicando così la strada perché il futuro non resti per noi soltanto un’ipotesi.

ALESSANDRO GILIOLI è giornalista de “L’espresso”e tiene il blog “Piovono rane”. Ha scritto, tra gli altri, Forza Italia: la storia, gli uomini, i misteri e, con Renato Gilioli, Cattivi capi, cattivi colleghi e Stress Economy. Per BUR Futuropassato ha pubblicato Premiata macelleria delle Indie (2007).

ARTURO DI CORINTO ha fatto ricerca e insegnato presso la Stanford University e la Sapienza di Roma. Consulente per la Presidenza del Consiglio dei ministri e l’Onu, scrive per “Il Sole 24 Ore”. È autore di numerosi saggi, come Hacktivism (2002). Il suo sito è www.dicorinto.it.

La recensione di Vittorio Zambardino

La recensione di ZeusNews

Segnalazione de L’Espresso

L’articolo su Il Fatto Quotidiano

L’articolo di Ilpost

Intervista a Zapping, Radio 1 Rai

Intervista Sky TG 24

Intervista a Wired

Intervista a RaiNews24

Segnalazione da il Fatto

Recensione: Il Giardino del Mago

http://www.omat360.it/

La recensione di Il Giornale

La Gazzetta del Mezzogiorno: Intervista a Arturo DI Corinto su I Nemici della Rete

Segnalazione dello European journalism observatory

L’Indro

END SUMMER CAMP 2K10

myspaced
———- Forwarded message ———-
From: *ascii* <ascii@ush.it >
Date: 2010/8/10
Subject: END SUMMER CAMP 2K10 – September 3rd-5th 2010 – FORTE BAZZERA
(VENICE)
To: admin@endsummercamp.org

END SUMMER CAMP 2K10 – September 3rd-5th 2010 – FORTE BAZZERA (VENICE)
,
ESC 2K10 __)_ I, I wish you could swim
WE (_.-‘ a`-. Like the dolphins
ARE, HERE. (/~~““(/~^^` Like dolphins can swim

Tutti indaffarati, tutti presi.. Presi da cosa? Forse non ci rendiamo
nemmeno conto, di quello che che siamo, di cosa ci circonda, del tempo
che passa, del mondo che cambia. Siamo una volta sola. Continua a leggere END SUMMER CAMP 2K10

Technology Tuesday – martedì 7 aprile 2009 ore 21

logo FHFMartedì 3 marzo 2009, dopo la runione consigliare della Free Hardware Foundation, dalle 21 in poi, presso la Galleria Love&Dissent di via Leonina 85, Roma (Metro Cavour), siete invitati a partecipare al *Technology Tuesday*.

Appuntamento FHF martedì 7 aprile 2009

Free Hardware Foundation
Sede legale in via G. Libetta 15 – 00154 Roma
Codice Fiscale e Partita Iva 09277211000
cv fhf
atto costitutivo

Come ogni primo martedì del mese il 7 aprile 2009 è indetta una nuova riunione del consiglio della Fondazione dalle 18 alle 21 presso la Galleria Love and Dissent di via Leonina 85, Roma (Metro Cavour). In questa riunione si svolgeranno i temi non affrontati in precedenza e avremo comunicazioni dei soci rispetto alle attività avviate negli ultimi mesi.
A seguire, dalle 21.00 in poi *Technology Tuesday* Continua a leggere Technology Tuesday – martedì 7 aprile 2009 ore 21

hACKERZ DICTIONARY FOR THE MASSES

lE VIDEOTAG DI SALVA CON NOME di Carlo Infante e Roberto Mastroianni
Rainews 24

OPEN SOURCE
http://salvaconnome.blog.rainews24.it/2008/12/31/open-source/
HACKER
http://salvaconnome.blog.rainews24.it/2008/12/31/hacker/
PROSUMER
http://salvaconnome.blog.rainews24.it/2008/12/31/prosumer/

Free Hardware Foundation – Il nostro manifesto

logo FHFFree Hardware Foundation – Manifesto
INTERNET

* 1. La rete delle reti deve diventare una infrastruttura informazionale comune mondiale.
* 1.1. La rete delle reti è un bene comune non esclusivo e inalienabile. L’accesso alla rete è un diritto umano.
* 1.2. Le modalità di un futuro governo della rete, e in particolare la gestione dei nomi di dominio, deve essere oggetto di una decisione in seno all’ONU che veda la partecipazione di tutti gli stakeholder.
* 1.3. Nessuno stato nazionale o organismo sovranazionale può attuare misure di controllo, tracciatura, filtro o censura sull’accesso e la pubblicazione in rete. Apposite sanzioni e azioni devono essere previste contro gli stati e gli organismi contravventori. Tali azioni e sanzioni non devono penalizzare ulteriormente l’accesso e la pubblicazione in rete. Continua a leggere Free Hardware Foundation – Il nostro manifesto

Partecipare produce servizi

copertina Nova del 5 febbraio 2009Così il web 2.0 aiuta il cittadino ad innovare
di Arturo Di Corinto
per Il Sole 24 Ore – del 5 febbraio 2009

Finora le politiche di e-Government in Italia hanno puntato molto alla modernizzazione della macchina pubblica e solo parzialmente alla creazione di servizi innovativi per i cittadini e le imprese. Inoltre le politiche pubbliche hanno spesso trascurato il ruolo attivo che i cittadini possono svolgere nella definizione, progettazione e realizzazione dei servizi che poi useranno. Eppure perchè l’e-government possa traghettarci verso una società dell’informazione inclusiva, bisognerebbe favorire proprio l’effettiva partecipazione dei cittadini allo sviluppo di srumenti, policy e decisioni pubbliche, in un contesto di sicurezza, privacy, autonomia, rispetto e fiducia reciproca. Secondo precise direttrici di sviluppo: innovazione, efficienza, trasparenza, partecipazione, ecologia. Continua a leggere Partecipare produce servizi

IRAQ WIDE WEB

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Internet modello Iraq
Arturo Di Corinto
per Peace Reporter di Gennaio

“Mandami un’email”, “ci vediamo su Facebook”, “cercalo su Google”…Siamo così abituati a parlare di Internet che ci sembra una cosa scontata. In realtà Internet è una risorsa scarsa, nel senso che non tutti ce l’hanno e nel senso che non è accessibile ovunque nel mondo. Come in Iraq.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Iraq ). Secondo l’International Communication Union (ITU) a marzo 2008 in Iraq c’erano solo 54,000 utenti di Internet: lo 0.2% della popolazione complessiva, calcolata nel 2006 in circa a 27 milioni di persone.
Questo vuol dire due cose: la prima che il Digital Divide non è un’invenzione accademica. Il divario digitale dipende dalla povertà: non tutti hanno abbastanza soldi per pagarsi Pc e connessione a Internet, e spesso, a causa dell’analfabetismo nemmeno sono in grado di usarli. Il divario dipende dalla carenza di infrastrutture di rete e dall’assenza di Internet service providers sul territorio, ma anche dal fatto che alcuni stati limitano la sua diffusione e accesso per motivi politici o religiosi. E poi dipende da differenze di genere, linguistiche e culturali.
La conseguenza di tutto ciò è la difficoltà, in molti paesi, di informarsi attraverso fonti alternative ai media mainstream ma anche di realizzare un’informazione indipendente e alternativa a quella controllata da chi ha i mezzi per produrre, pubblicare e diffondere le news attraverso i mass media tradizionali.
Per colmare il gap informativo sull’Iraq gli italiani possono ricorrere al sito di Un Ponte per Baghdad, anche se forse le notizie proposte dall’associazione che pubblica la newsletter dell’Osservatorio Iraq non sempre “fanno notizia”.
Eppure al disinteresse che circonda l’Iraq almeno un’eccezione c’è stata. E’ accaduto quando il blog di un tale Salam al-Janabi, alias Salam Pax – la parola araba Salam e quella latina Pax significano “pace” – ha ottenuto un’imprevista attenzione dai mass media durante e dopo l’aggressione all’Iraq nel 2003. Salam, che aveva creato il blog per ritrovare un amico, lo usava per parlare della sua omosessualità, dei suoi amici, del governo di Saddam Hussein. Ha continuato ad aggiornarlo durante il conflitto raccontando i bombardamenti e le azioni di guerra nel suo quartiere, fino a quando la rete internet e la rete elettrica non furono interrotte. Questo è un altro rischio che Internet corre: per i militari la comunicazione è un bersaglio di guerra.

L’utopia sociale di Facebook

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L’utopia sociale di Facebook
Arturo Di Corinto
per Peace Reporter di Dicembre

Conta più di 120 milioni di utenti. E’ il quarto sito più cliccato al mondo, il primo fra i network sociali. E’ Facebook, un sito progettato per “aiutarti a mantenere e condividere i contatti con le persone della tua vita”. La facebook-mania nasce nel 2004, in un dormitorio di Harvard dall’idea di Mark Zuckerberg. Da allora è diventato un must della networked generation.
Ma a che serve? In fondo non fa niente, media solo fra rapporti esistenti ma dovrebbe aiutarti a crearne altri. Uno strumento che facilita le relazioni fra le persone è sicuramente utile, ma con Facebook questo avviene a patto di un un compromesso rilevante: la superficialità delle relazioni e la perdita della privacy. La facilità d’uso del sistema, che ti permette di segnalare e di accettare con un colpo di clik centinaia di nuove “amicizie”, ha scatenato fra i suoi utenti una gara ad aggiungere amici al proprio carnet. Il risultato è un numero di contatti ingestibile psicologicamente, ma accettabile nella logica di Facebook. La banalizzazione dei rapporti umani che scambia la qualità con la quantità potrebbe essere la spia di due fenomeni di lunga durata della “modernità liquida”: il precariato e la solitudine. Stare su Facebook è diventato un modo per dire “Ehi, mondo, io sono qui”, ma anche un modo per aumentare i propri contatti personali e sperare che a quel moltiplicarsi corrisponda l’aumento esponenziale di occasioni di viaggio, studio e lavoro. Forse è anche il tentativo di fare comunità, per colmare il vuoto creato da una modernità che obbliga al nomadismo e alla superficialià dei rapporti umani. In questa ratrace virtuale accade poi che si faccia di tutto per apparire più desiderabili, caricando foto, video, elenchi di prodotti che, trattati secondo le regole del direct marketing, serviranno a offrire agli utenti ciò che sono più propensi a desiderare per modellarne stili e modelli di consumo. Mercificazione dei rapporti umani, esibizionismo, voyeurismo, si mescolano così in una logica televisiva che non lascia scampo: se non stai nel network sei un antisociale. E se lo usassimo per degli scopi sociali? Potrebbe diventare una bacheca dove pubblicare le foto di dissidenti e condannati a morte da regimi autoritari, uno strumento per la raccolta di fondi in favore di popolazioni alluvionate o una mappa ragionata dei conflitti globali. Qualcuno forse ci sta già pensando, ma la legge dei grandi numeri qui non sembra funzionare. www.facebook.com

Quit facebook

Quit Facebook. Contro Facebook
Arturo Di Corinto
per Technology Review (alfa in attesa di revisione)

Conta più di 120 milioni di utenti attivi. E’ il quarto sito più cliccato al mondo, il primo fra i network sociali. E’ anche al primo posto fra i siti di foto sharing: contiene dieci miliardi di fotografie, e ne accoglie 30 milioni al giorno. Ha sei milioni di gruppi. Più di 400.000 sviluppatori e imprenditori gli si raccolgono intorno. Offre 24.000 web applications di cui 140 nuove ogni giorno, e il 95% dei suoi utenti ne ha usata finora almeno una. E’ Facebook, un sito progettato per “aiutarti a mantenere e condividere i contatti con le persone della tua vita.” http://www.facebook.com/press/info.php?factsheet
La facebook-mania nasce nel 2004, come la maggior parte di questi Moloch della comunicazione online, dall’idea di un giovane universitario, Mark Zuckerberg, e dei suoi amici Dustin Moskovitz, Chris Hughes and Eduardo Saverin che lo lanciano dal loro dormitorio di Harvard. Da allora è diventato molto di più di un sistema per stare in contatto con i colleghi dell’Università e si è trasformato in un oggetto irrinunciabile per la “manutenzione” dei rapporti sociali personali.
Facebook conta oggi circa 600 dipendenti fra il quartier generale di Palo Alto e le sedi di Londra e New York. Secondo molti commentatori ha avuto un ruolo anche nell’elezione di Barack Obama, il presidente incaricato degli Stati Uniti che ha collezionato 4 milioni di simpatizzanti attraverso questo social web site a dispetto dello “sparuto” milione ottenuto da McCain, il suo antagonista.
Ma è davvero così utile? E promette quello che dice? E cioè di facilitare le relazioni fra le persone, ritrovando con un colpo di clic (più di uno per la verità) ex compagni di classe, vecchi amori e colleghi? Forse sì, ma a patto di un compromesso rilevante: la superficialità delle relazioni e la perdita della privacy. Continua a leggere Quit facebook