DIFFAMAZIONE
Il web, magnifica ossessione del legislatore
Arturo Di Corinto
per Il Manifesto del 27 luglio 2013
L’ossessione di alcuni parlamentari a voler regolamentare la libertà d’espressione su web sarebbe degna di ben altre cause, ma così non è. Per fortuna ancora una volta, e non senza impegno (soprattutto di Sel e 5 Stelle), il «bavaglio» ai blog e alla Rete attraverso la doverosa riforma della legge sul reato di diffamazione non è passato.
L’emendamento presentato dal deputato del Pdl Gianfranco Chiarelli alla legge sulla diffamazione alla fine è stato bocciato. La norma imponeva 48 ore per pubblicare la rettifica di informazioni presunte lesive sui siti Internet, una multa fino a 5.000 euro, l’oscuramento del sito fino a tre anni e l’arresto fino a cinque in caso di mancato adempimento alla legge. Evidentemente il Pdl la riteneva una necessità nonostante l’Articolo 595, 3° comma del codice penale già preveda la diffamazione su ogni mezzo e quindi anche Internet. Continua a leggere Il Manifesto: Diffamazione online
Categoria: Testate giornalistiche
Articolo 21: fermare l’ammazza-blog
Ammazza-blog. A volte ritornano
di Arturo Di Corinto per Articolo 21 del 26 luglio 2013
La pervicace insistenza di alcuni parlamentari a voler regolamentare la libertà d’espressione su web sarebbe degna di ben altre cause, ma così non è. Invece di intervenire sulle querele temerarie, di prevedere incentivi all’editoria amatoriale e non periodica o di tutelare i giornalisti che scrivono di mafia e perseguire efficacemente le aggressioni nei loro confronti, il parlamentare italiano si esercita ancora sul tema della diffamazione online e sull’obbligo di rettifica per i blog e i siti amatoriali. Un emendamento appena presentato dal deputato del Pdl Gianfranco Chiarelli alla legge sulla diffamazione all’esame della commissione Giustizia della Camera, prevede infatti solo quarantotto ore per pubblicare la rettifica sui siti Internet, una multa fino a 5.000 euro, l’oscuramento del sito fino a tre anni e l’arresto fino a cinque. Perché tanto odio?
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Il Manifesto: Il copyright secondo l’Agcom
«Dei singoli downloader non ce ne frega niente». L’aveva detto il commissario Maurizio Dècina al Forum Ict del Pd, l’ha ripetuto il 17 luglio alla Camera dei Deputati, con parole più eleganti, il suo presidente, Angelo Marcello Cardani, il bocconiano voluto all’Agcom da Mario Monti, illustrando le linee guida di un nuovo regolamento a protezione del diritto d’autore.
Secondo il capo dell’Autorithy, obiettivo dell’intervento dell’ente amministrativo, che vuole avocare a sé indagini e sanzioni per contrastare la pirateria digitale, saranno i siti criminali che lucrano sull’attività di autori e imprese e non i singoli fruitori. «Non manderemo la polizia a casa di nessuno», ha detto riferendosi al caso di una signora multata per avere messo come sottofondo a un video di compleanno su web le musiche di Elton John. Continua a leggere Il Manifesto: Il copyright secondo l’Agcom
La Repubblica: Agcom pronta a norme anti-pirateria: nel mirino ci sono gli Over-the-top
Agcom pronta a norme anti-pirateria:
nel mirino ci sono gli Over-the-top
La dottrina dei “Tre colpi” va in soffitta: la Francia abolisce l’Hadopi. In Italia, invece, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si prepara a varare le norme ad hoc e i senatori di Scelta Civica chiedono di equilibrare il diritto d’autore con i diritti di utenti e consumatori. Intanto salta l’audizione di Cardani alla Camera di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 11 luglio 2013
IN ITALIA l’Agcom si avvia a passo di marcia a varare il nuovo Regolamento Antipirateria, in Francia si fa marcia indietro. Pubblicato nella Gazzetta ufficiale francese il decreto che abolisce l’Hadopi, la dottrina dei “tre colpi” viene mandata in soffitta. Nessuno potrà più essere disconesso dalla rete come pena aggiuntiva per downloading o streaming illegale dopo il terzo avviso di violazione, una pena che a parere di tutti contrastava fortemente con le libertà individuali. Il decreto, che apre la strada alla riformulazione della legge che dovrà proteggere i diritti degli autori e contrastare più efficacemente l’industria del falso e difendere l’eccezione culturale, è previsto per fine anno. Continua a leggere La Repubblica: Agcom pronta a norme anti-pirateria: nel mirino ci sono gli Over-the-top
Articolo 21: Ma quale Agenda digitale!
Ma quale agenda digitale?
Arturo Di Corinto per Articolo 21 del 10 luglio 2013
La Repubblica: TuParlamento
“Tu Parlamento” per tornare alla politica:
prove di democrazia liquida a sinistra
L’iniziativa di Laura Puppato e parlamentari Pd e Sel: un software per la partecipazione elettronica che consente ai cittadini di intervenire nel processo decisionale. Raccolta di informazioni, consultazione, confronto e deliberazione sono una palestra di democrazia di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica 25 giugno 2013
ROMA – Il nome è tutto un programma. “Tu Parlamento” è una piattaforma web di partecipazione politica dedicata a chiunque voglia avanzare proposte al Parlamento. L’iniziativa, appena lanciata da Laura Puppato e altri deputati e senatori piddini, di Sel e Scelta Civica, si offre come un concreto tentativo di frenare l’emorragia partecipativa degli elettori italiani. Anche in considerazione del fatto che vi è una forte aspettativa da parte dei cittadini in merito al loro coinvolgimento grazie alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie come previsto dall’Action Plan 2011-2015 dell’Agenda Digitale Europea. Continua a leggere La Repubblica: TuParlamento
L’Espresso: Cyberbullying e intolleranza sul web, come fermarli
Arturo Di Corinto per L’Espresso del venerdì 21 giugno 2013
«Pietre e bastoni possono rompermi le ossa, le parole da uno schermo mi possono colpire solo se, e fino a che, io glielo permetto». Nell’anniversario dei dieci anni dalla sua scomparsa potrebbe partire dalle dichiarazioni di Jude Milhon ogni discorso sulla violenza in rete. Jude era un hacker e come tale ha dedicato la sua vita a sostenere l’importanza di Internet e computer come strumenti di emancipazione per le donne. Jude diceva: «Dovremmo pensare ad Internet come a una scuola che molte di noi ragazze non hanno mai avuto l’opportunità di frequentare e usarla proprio per superare la paura di non essere carine abbastanza, educate abbastanza, forti abbastanza, belle abbastanza, sveglie abbastanza o abbastanza qualcos’altro». Il tema è diventato attuale dopo l’allarme lanciato dal presidente della Camera dei Deputati e dal neoministro Josefa Idem sulla violenza sessuata che abita Internet. Ma non è l’unica forma dell’intolleranza. Il web ospita molti siti che incitano all’odio razziale, alla xenofobia, all’antisemitismo e all’islamofobia. Ridurre il tema della violenza del web alle aggressioni verbali verso le donne non basta. Ne è consapevole il Consiglio d’Europa che l’anno scorso ha lanciato la campagna “I giovani contro le parole di odio online”. Il punto è proprio questo: per contrastare la violenza su web non serve mettere il bavaglio alla rete, ma intervenire sul bigottismo dei carnefici e sulla fragilità e le paure dei loro bersagli, con un’opera di educazione dentro e fuori dal web.
La Repubblica: Agenzia Digitale, ora Ragosa in bilico. Primi dettagli: domicilio digitale, sanità “elettronica”
Agenzia Digitale, ora Ragosa in bilico.
Primi dettagli: domicilio digitale, sanità “elettronica”
Un esposto contro il commissario AGID fa scattare l’allarme: il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri invia ai ministri competenti una missiva in cui chiede di intervenire subito. Anticipazioni del decreto: Francesco Caio commissario per l’attuazione, spinta alla razionalizzazione della burocrazia di ARTURO DI CORINTO per la Repubblica del 15 giugno
CHI PENSAVA che la coabitazione tra Caio e Ragosa fosse cosa fatta, dovrà rivedere tutto. Per due motivi: il primo è che nel Consiglio dei Ministri di oggi pomeriggio saranno attribuiti alla Presidenza Letta e quindi a Caio nuovi poteri di intervento e di controllo su tutta la partita dell’agenda digitale, il secondo è che da ieri Ragosa è in seria difficoltà e potrebbe essere sostituito. Nella tarda giornata di venerdì infatti il segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dott. Garofoli, ha scritto a tutti i ministeri di intervenire subito in merito a un esposto-denuncia contro Agostino Ragosa. La denuncia, contenuta in una missiva inviata alla procura della Repubblica, ai revisori dei conti dell’AGID, alla Consip e alla Presidenza del Consiglio con raccomandata a ricevuta di ritorno, riguarda direttamente l’operato del commissario dell’Agenzia per l’Italia digitale, Agostino Ragosa e dei suoi fiduciari Gianluca Polifrone, “assunto come impiegato dalla società Consip”, e Attilio Nertempi, che “intrattengono rapporti professionali presso la Presidenza del consiglio dei ministri, i ministeri e le regioni in nome e per conto sia del direttore generale sia della stessa Agenzia per l’Italia Digitale”. Nell’esposto-denuncia si chiede quindi l’interessamento della magistratura contabile per accertare eventuali violazioni di norme penali e amministrative nei fatti descritti, conconseguente ipotesi di danno erariale, come aveva fatto solo la settimana scorsa Gennaro Migliore di SEL, in un’interrogazione parlamentare che ancora attende risposta. Continua a leggere La Repubblica: Agenzia Digitale, ora Ragosa in bilico. Primi dettagli: domicilio digitale, sanità “elettronica”
La Repubblica: Francesco Caio è Mr. Agenda Digitale
Francesco Caio è “Mr. Agenda Digitale”,
l’investitura dal premier con un tweet
Un tecnico roccioso, che ha ricoperto incarichi prestigiosi anche all’estero, è stato voluto da Letta. Sarà affiancato da un comitato di esperti e diventerà l’anello di congiunzione tra l’Agenzia per l’Italia Digitale e il presidente del Consiglio di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 13 giugno 2013
Un tecnico roccioso, che ha ricoperto incarichi prestigiosi anche all’estero, è il nuovo “Mr. Agenda digitale del Governo”. Sarà affiancato da un comitato di esperti e diventerà l’anello di congiunzione tra l’Agenzia per l’Italia Digitale e il presidente del Consiglio.
Il premier Enrico Letta ha scelto Francesco Caio come “Mister Agenda digitale”. Lo ha reso noto lo stesso capo del governo in un tweet, precisando che quella dell’agenda digitale è una “missione alla quale voglio dare massimo impulso”.
Caio diventa quindi il famoso coordinatore dell’agenda digitale invocato da vari settori delle maggioranza parlamentare: piace all’area meno governativa del PDL, non dispiace ai moderati del PD, piace a Monti, di cui è considerato un emulo. Qualcuno lo considera un “Bondi giovane” per il carattere roccioso e fumantino. E con una qualità: finora è stato lontano dalla “marmellata italiana”: quell’intrico di sgambetti, tangenti e strategie sgangherate che hanno contrassegnato troppe delle politiche dell’innovazione tecnologica del Bel Paese.
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La Repubblica: Agenzia digitale, la partita si complica: Ragosa sfiduciato dall’opposizione
Agenzia digitale, la partita si complica:
Ragosa sfiduciato dall’opposizione
SEL presenta un’interrogazione al governo per rilanciare l’AGID rimuovendo l’attuale direttore. Un assist a Letta che si era già espresso sulla necessità di portare alla Presidenza del Consiglio il digital champion italiano che ha il compito di concretizzare la strategia euuropea dell’Agenda Digitale di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 6 giugno 2013
NON c’è pace per l’Agenzia dell’Italia Digitale. Stamattina è partito un nuovo siluro (o una punzecchiatura, dipende dalla risposta del governo) contro il suo direttore/commissario Agostino Ragosa. Gennaro Migliore, capogruppo di Sel alla Camera dei Deputati ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Governo in cui, dopo aver ricostruito la genesi dell’Agenzia digitale e averne riassunto i compiti, allude al danno erariale causato dalla colposa inattività e inefficienza del nuovo ente che ha accorpato DigitPA, Agenzia per l’Innovazione e istituto superiore delle comunicazioni. E lo ha fatto in due righe chiedendo “quali siano stati i pregiudizi di natura economico-patrimoniale cagionati al “sistema Paese” da quella che agli interroganti appare l’inefficienza del management dell’Agenzia digitale per l’Italia”. Continua a leggere La Repubblica: Agenzia digitale, la partita si complica: Ragosa sfiduciato dall’opposizione
Articolo 21: Attacco al web
Arturo Di Corinto
per Articolo 21 del 19 maggio 2013
Quattro Anonymous arrestati, il pressing dell’Agcom per regolamentare in senso poliziesco il diritto d’autore, l’insistenza del presidente Boldrini sul tema della violenza nel web, la necessità di leggi speciali per Internet secondo Pietro Grasso, la riproposizione dell’obbligo di rettifica per i blog dentro la legge bavaglio, le 22 denunce per i commenti anti-napolitano del blog di Grillo…. e si potrebbe continuare. Sta succedendo qualcosa.
In una fase della vita del paese dove le larghe intese rendono difficile l’esercizio della critica ma anche trovare appoggio e consenso nei partiti tradizionalmente schierati per la libertà d’informazione, tutti questi indizi messi insieme possono prefigurare l’inizio di una guerra a Internet? Una normalizzazione del web in senso restrittivo? O solo un modo per sviare l’attenzione da altri problemi? Siamo noi ammalati di cospirazionismo? Forse. Continua a leggere Articolo 21: Attacco al web
e-Democracy in Parlamento
La democrazia web che piace al Parlamento
Arturo Di Corinto per La Repubblica del 16 maggio 2013
Il servizio informatico del Senato chiude il dossier “I media civici in Ambito Parlamentare. Strumenti disponibili e possibili scenari d’uso”. Una guida completa alla democrazia liquida per i lavori parlamentari con una efficace analisi dei rischi e delle opportunità offerte dal web alla nuova richiesta di partecipazione dal basso
La democrazia è una cosa seria. E oggi che social media, blog e apps hanno catturato l’interesse di oltre 2 miliardi di netizen (internet citizen), il “governo del popolo” si può esercitare in forme innovative, anche via web. Con cautela, però.
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La Repubblica: Agenda digitale, la storia infinita
Agenzia Digitale, una storia infinita. Lotta tra innovatori e conservatori
Arturo Di Corinto per La Repubblica del 14 Maggio 2013
Dopo l’ennesimo stop allo statuto dell’Agenzia per l’Italia Digitale ricominciano le manovre intorno alla governance dell’ente che deve gestire la partita dell’innovazione tecnologica italiana. Letta sarebbe intenzionato a riportarne le competenze sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri e ripartire in velocità come chiedono confindustria, aziende e innovatori digitali.
Dopo tanti stop and go, l’Agenda digitale dovrà aspettare ancora. L’Agenzia per l’Italia Digitale che ha il compito di implementarla non viene infatti considerata operativa, perchè il Governo ne ha bloccato lo statuto, e questo nonostante il fatto che potrebbe funzionare applicando le leggi esistenti: il decreto istitutivo e quello di bilancio. Perchè non si va avanti? Ufficialmente per dei rilievi che già in zona Pd erano stati enunciati sul suo statuto pasticciato – commistione organi di indirizzo e controllo, mancato ripetto dell’invarianza di spesa, assunzione di dirigenti esterni – e che sono stati fatti propri dalla Corte dei conti; nella sostanza perchè non c’è accordo sulla governance dell’Agenzia già frammentata fra quattro ministeri. Un fatto che nasconde il braccio di ferro sulle deleghe, ad esempio all’innovazione (che non c’é), ma che potrebbero andare al Ministro per lo sviluppo economico oppure al sottosegretario Patroni Griffi, già ministro della funzione pubblica con Mario Monti presidente del consiglio. Continua a leggere La Repubblica: Agenda digitale, la storia infinita
Articolo 21 – L’avevamo detto, non servono leggi speciali per il web
Non servono leggi speciali per il web
Arturo Di Corinto Per Articolo 21 del 7 maggio 2013
Come volevasi dimostrare. Gli strumenti per impedire e punire i reati in Internet esistono. Lo avevamo detto. Ma adesso dovrebbe essere chiaro a tutti in seguito alla rimozione di alcuni contenuti offensivi e l’iscrizione nel registro degli indagati di Antonio Di Mattia, che avrebbe postato su Facebook una foto (o fotomontaggio) diffamante la presidente della Camera dei deputati, on. Laura Boldrini.
Intanto era già stata dimenticata dalla cronaca la notizia che nei giorni precedenti a questo intervento della polizia postale erano stati arrestati quattro neofascisti colpevoli della gestione della versione italiana del sito Stormfrornt. Il sito nell’estate scorsa aveva ospitato nei suoi forum discorsi vaneggianti sulla purezza della razza e diffuso minacce dirette all’ex ministro Andrea Riccardi, esponenti del Pd e altri personaggi della comunità ebraica romana. I suoi quattro giovani gestori sono stati messi ai domiciliari dopo la sentenza formulata con rito abbreviato perchè riconosciuti colpevoli di aver costituito un’associazione a delinquere via web con l’obiettivo “dell’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi etnici e religiosi.” È stato predisposto anche un risarcimento ai danni delle vittime.
Bene, bravi bis. Questo dimostra che Internet non è popolata solo da sciami intelligenti, ma anche che se si vuole individuare il responsabile di un reato online è più facile che risalire a una lettera minatoria, e che se si vuole perseguire gli hate crimes in rete è possibile farlo e velocemente. Con gli strumenti della legge esistenti.
Non servono leggi speciali per il web. Nei giorni scorsi invece il dibattito pubblico in rete era stato monopolizzato dall’allarme lanciato dalla Boldrini su una presunta “anarchia del web” (formula però nato dallo zelo di un titolista) creando subito opposte fazioni, più legate alla simpatia/antipatia per il personaggio che al merito della questione. E infatti la presidente aveva prima chiarito con un post su Facebook (dove senno’?) di non volere nessuna legge speciale ma avviare un confornto a tutto campo sulla violenza contro le donne e poi corretto il tiro, aderendo prima all’iniziativa del ministro Josefa Idem per “una task force contro il femminicidio”, infine sostendendo l’iniziativa di Serena Dandini che attraverso il sito di Ferite a Morte sta raccogliendo migliaia di firme contro la violenza di genere. La Dandini e la presidente della Camera insistendo rispettivamente sulla necessità dell’intervento culturale, nelle scuole, la seconda sui modelli femminili in televisione.
Posizioni che sembrano riportare un po’ di buon senso in rete e fuori. Basta? Finita qui? Speriamo. Non vorremmo che alla prossima intercettazione mafiosa qualcuno chieda di chiudere la Telecom, per una lettera anonima di interrompere il servizio postale, oppure di multare Sipra e Mediaset per uno spot sessista. Forse potrebbe chiedere di ritirare i fondi per l’editoria a tutti i giornali al prossimo articolo dell’agente Betulla o per un delirio di Feltri. Invocare il pugno duro per il web non riguarda solo la rete. Come dice Paolo Brogi: “su questa china si finisce in Cina”.
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La Repubblica: Boldrini, il web è lo specchio dei nostri tempi
Boldrini, il web è lo specchio dei nostri tempi
Arturo Di Corinto
per La Repubblica del 3 maggio 2013
Ci risiamo. È sempre così. Nei momenti di tensione rispunta sempre lo spettro del web. Da stella della “democrazia delle opinioni” Internet diventa all’improvviso il ricettacolo di tutti i mali. Perché? Perché qualcuno la usa per dire quello che altri non vogliono sentire, tipo che Preiti non era un mostro e che l’odio verso la casta è una bomba ad orologeria, ma si dimentica che le offese del leghista Borghezio al ministro Kyenge hanno scatenato un’ondata di proteste proprio in rete, #iostoconCecileKyenge, e una petizione di solidarietà – proposta dal direttore di Articolo21 – che ha raccolto 50.000 adesioni.
Eppure. Eppure stavolta l’allarme viene da un un pulpito credibile, quello di Laura Boldrini che si è scagliata contro gli insulti razzisti e sessisti sul web. Problema reale e preoccupazione comprensibile la sua: donna, madre, attivista per i diritti civili e oggi Presidente della Camera dei deputati, fatta oggetto di odiose minacce e rozze invettive. Però. Però la soluzione non è quella che erano abituati a invocare i peggiori conservatori che nel passato hanno chiesto la censura della rete: ricordate D’Alia, Alfano e Pecorella? D’Alia voleva chiudere Facebook per l’insulto di un singolo, Alfano mettere il bavaglio ai blog amatoriali che non rettificano le notizie, Pecorella aumentare le pene per la diffamazione nei commenti online sulle piattaforme aperte. Sbagliavano obiettivo.
E ci auguriamo non lo sbaglino quelli su cui riponiamo tante speranze per un corretto esercizio delle proprie funzioni e il ripristino della dignità del Parlamento se anche un detective esperto come Piero Grasso, oggi presidente del Senato, invoca nello stesso giorno della Boldrini leggi speciali per il web.
Da censurare sono i comportamenti dei singoli, non gli strumenti, non la rete. E l’anarchia per favore lasciatela agli anarchici, visto che il web anarchico non lo è, ma ha le sue regole e quelle del codice civile e penale: sono spesso gli utenti a farle rispettare e la polizia postale è sempre pronta a intervenire e, quando vuole, lo fa con diligenza e celerità. Come nel caso dei razzisti di Stormfront. E con facilità, visto che oggi l’anonimato in rete non è più tale e gli esagitati in genere non sono capaci di nascondersi tra le maglie di una rete che usano come un elettrodomestico di cui capiscono appena il funzionamento, a digiuno come sono di netiquette e strumenti di anonimizzazione e protezione della privacy.
E poi. Per contrastare il razzismo online e dei media esiste addirittura un ufficio che se ne occupa e si chiama Unar: fa analisi, raccoglie denunce e le inoltra alla polizia, ma soprattutto interviene a livello culturale. Quanti lo conoscono? Eppure è creatura di due ministri: Pari opportunità e Integrazione.
È dalla cultura e dall’educazione che si deve partire per costruire una società più aperta e tollerante, ed è un lavoro che va fatto in famiglia, nelle scuole e negli stadi. Ma pure in televisione e dentro il Parlamento. Anche su web, certo, ma senza censure e con la consapevolezza che è ormai lo specchio delle nostre società. Ed è inutile deformarlo.
L’Espresso: Ma cosa manca a Rodotà?
Ma cosa manca a Rodotà?
È un padre nobile della sinistra. Giurista insigne, conosce la Costituzione a menadito. Ha insegnato alla Sorbona e al Collegio di Francia. E fa il pieno di applausi dei giovani nei festival letterari, del diritto, della legalità. Ecco chi è il prof che il pd Fassina definisce “uno sconosciuto”
Arturo Di Corinto
per L’Espresso del 19 Aprile 2013
Capelli bianchi da vecchio saggio, occhi chiari e curiosi. Mimica teatrale e gesticolazione garbata. Un fascinoso ottantenne dal piglio giovanile, ben vestito pure in maniche di camicia. Un volto che ricorda le origini magnogreche e manifesta la “nobile semplicità e la quieta grandezza” della statuaria neoclassica. Tanto discreto sulla sua vita privata quanto estroverso in pubblico. Elegante nei modi, riservato anche con gli amici. Tollerante verso tutte le opinioni ma determinato nelle convinzioni. Flessibile nell’ascolto ma rigoroso sulle idee. Attento coi giovani, sfuggente coi seccatori. Amante delle buone conversazioni, ma sempre pronto ad andare dal dentista quando parlare diventa inutile. Continua a leggere L’Espresso: Ma cosa manca a Rodotà?
Articolo 21 – Rodotà al Quirinale: la svolta che ci serve
Rodotà al Quirinale: la svolta che ci serve
di Arturo Di Corinto per Articolo 21 del 16 aprile 2013
L’appello dei 101 per l’elezione di Stefano Rodotà al Quirinale non è il solito appello. Ricorda nel nome il famoso manifesto dei 101”che criticarono l’intervento sovietico in Ungheria, ma quello era fatto da intellettuali di fede comunista, questo, che non pretende di averne lo spessore, è fatto da cittadini di ogni fede politica, progressisti e conservatori, cattolici e liberali.
Intellettuali, certo, come Luciano Canfora e Raniero La Valle, gente delle professioni, come Domenico D’Amati, Fulvio Sarzana e Guido Scorza, dei movimenti e dell’associazionismo, hanno firmato Messora – portavoce dei Cinque Stelle-, Marco Berlinguer, Tommaso Fattori, Maso Notarianni. Gente dell’Accademia, come Fiorella De Cindio, Marco Ricolfi, Enrico Menduni, dello spettacolo, come Fiorella Mannoia e Ottavia Piccolo, scrittori e giornalisti come Pino Cacucci, Carlo Formenti, Francesca Fornario, Flavia Perina, Beppe Giulietti. Tutti, pur visibili nel dibattito pubblico, a titolo personale hanno così voluto chiedere una discontinuità nei metodi finora usati per determinare il voto dei grandi elettori del presidente della Repubblica.
Quale discontinuità? Innanzitutto si rivolgono ad altri cittadini come loro, a quelli che ogni giorno vivono, lavorano, pagano le tasse, mandano avanti l’Italia. Voglino una persona limpida con una biografia cristallina, non attaccata alla poltrona, amante della costituzione, capace di una visione che ponga al centro i diritti della persona e la giustizia sociale. E per questo chiedono alle italiane e agli italiani di farsi portavoce presso i propri parlamentari di una proposta coraggiosa e fuori dagli schemi: Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica.
Perchè Rodotà? Perchè ha le competenze necessarie a esercitare il compito che la Costituzione affida al Presidente della Repubblica. Perchè seppure la sua competenza giuridica con gli fa mai dimenticare il faro della legge, non la vede come un corpus immutabile e ne studia l’adeguamento per affrontare le sfide del “nuovo mondo” globalizzato e digitale, con una attenzione costante alla tutela dei diritti – al lavoro, alla salute, all’educazione, alla manifestazione del pensiero – e alla dignità dei singoli richiamando ciascuno ad un impegno attivo e responsabile nell’esercizio di tali diritti.
Obiezioni? “È troppo avanti con gli anni”. Ma Rodotà accoppia saggezza ed esperienza con un pensiero sempre curioso e aperto, straordinariamente giovane. Conta veramente l’età anagrafica? È troppo laico”. Lo è, ma è rispettoso di tutte le religioni, e sempre attento ai contributi etici che il pensiero religioso può apportare. “Vorrei una donna al Quirinale”. Giusto, ma sono molte le donne che hanno firmato l’appello che ci dicono che ciò che importa è la forza con cui la differenza del pensiero femminile viene tenuta in conto. E, come dice la professoressa Fiorella De Cindio, “chi lo conosce sa che non c’è volta in cui Stefano Rodotà non ricorda e sottolinea un tributo al pensiero delle donne, delle studiose e di quelle che incontra quotidianamente nella sua vita.”
La candidatura tuttavia non motiva solo dalle qualità – che sono molte -, della persona. Il tentativo è manifesto e per questo troverà delle opposizioni: intercettare la possibilità di una convergenza PD-SEL-M5S (o qualcosa di meno schematico), anche in vista di futuri accordi sul governo, invece di sostenere un scelta PD-PDL sul presidente della repubblica in funzione delle larghe intese, che potrebbe avere il sapore dell’inciucio e la scelta di un candidato a cui chiedere di garantire a Berlusconi l’incarico di senatore a vita e la promessa di ritardarne i processi senza toccare Mediaset.
Come al solito, sarà difficile far ascoltare il pensiero della società civile. Insieme ce la possiamo fare. http://nobavaglio.it/rodotapresidente/
16 aprile 2013
Huffington Post: Wikileaks, un Navy Seal del blitz contro Osama Bin Laden pronto a testimoniare contro la “talpa” Bradley Manning
Wikileaks, un Navy Seal del blitz contro Osama Bin Laden pronto a testimoniare contro la “talpa” Bradley Manning
Arturo Di Corinto, L’Huffington Post | Pubblicato: 27/02/2013 20:47 CET |
Il destino del soldato Manning sarà deciso dalla risposta dei giudici a una semplice e terribile domanda, se abbia aiutato o meno il “nemico”. Manning è la talpa di Wikileaks e del cablegate, il nemico è Al Qaida, chi decide è il giudice militare, colonnello Denise Lind.
Dopo 1000 giorni di detenzione senza giusto processo e con episodi riscontrati di torture fisiche e psicologiche, come l’obbligo per Manning – che vuole cambiare sesso – di denudarsi di fronte ai sorveglianti, la decisione potrebbe dipendere da una serie di testimonianze. La prova schiacciante contro il soldato Manning dovrebbe fornirla uno dei navy seals che condussero l’operazione contro Bin Laden e che sarebbe in grado di testimoniare la presenza nelle memorie digitali trovate nel covo del principe del terrore ad Abbottabad i documenti girati dalla talpa a Wikileaks.
Però. Se il governo USA considera prova maestra la presenza di tali documenti tra gli effetti personali di Osama, la difesa del soldato chiarisce che chiunque, dopo il leak, era in grado di ottenerli via Internet e che quindi, come sostiene da sempre l’avvocato difensore Coombs, Manning non avrebbe aiutato direttamente il nemico. Non solo, visto che non è possibile “al di soprta di ogni ragionevole dubbio” collegare il leaking a fatti di sangue attribuibili al network di Al Qaeda secondo la difesa Manning non avrebbe aiutato neppure indirettamente Al Qaeda. Da qui l’offerta di Coombs di giudicare Manning solo per dieci accuse minori che gli permetterebbero di scampare la pena capitale ma che, se oggetto di condanna, lo costringerebbero comunque a passare il resto della vita in prigione. Continua a leggere Huffington Post: Wikileaks, un Navy Seal del blitz contro Osama Bin Laden pronto a testimoniare contro la “talpa” Bradley Manning
Huffington Post: Wikileaks: Liberate il soldato Bradley Manning, giornata internazionale di mobilitazione a favore della talpa del Cablegate
Huffington Post: Wikileaks: Liberate il soldato Bradley Manning, giornata internazionale di mobilitazione a favore della talpa del Cablegate
Arturo Di Corinto, L’Huffington Post | Pubblicato: 23/02/2013 16:09 CET |
Il 23 febbraio 2013 è il giorno della mobilitazione internazionale a favore del soldato Usa Bradley Manning, incarcerato da circa 1000 giorni senza un giusto processo per aver “passato” a Wikileaks materiali compromettenti l’esercito americano.
Molti ricorderanno la vicenda. Manning era uno dei circa 13.000 individui che a vario titolo potevano attingere e monitorare informazioni militari su una rete informativa non protetta e, sulla base di una serie di sospetti e indizi, fu accusato del crimine peggiore: di aver aiutato Al Qaeda diffondendo segreti militari circolanti in questa rete.
Manning è specificamente accusato di avere procurato a Wikileaks Collateral Murder il video che mostra l’uccisione di civili e giornalisti disarmati da parte di un elicottero americano. Non solo. Poco più che ventenne è stato anche accusato di aver “spifferato” gli Afghan War Diary e gli Iraq War Logs e, ancora peggio, i cablogrammi del Dipartimento di Stato che hanno rivelato al mondo il modo discutibile con cui lavora la diplomazia americana all’estero. Continua a leggere Huffington Post: Wikileaks: Liberate il soldato Bradley Manning, giornata internazionale di mobilitazione a favore della talpa del Cablegate
Il Manifesto: Le tecnologie, la rete, la libertà e lo sviluppo
SINISTRA
Le tecnologie, la rete, la libertà e lo sviluppo
ARTICOLO – Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 20 Febbraio
In queste strane, brutte elezioni, si parla poco di tecnologia, reti e digitale. Eppure sono il mondo che viviamo. Nei programmi dei partiti maggiori e dei candidati governatori ogni tanto si annota qualche proposta, anche sensata, su come guidare l’innovazione. Ma non basta. Nel migliore dei casi si tratta di un approccio dall’alto e di carattere tecnocratico. Tutti i candidati usano gli strumenti della rete per fare propaganda e farsi conoscere. Eppure spesso sono gli stessi che non hanno saputo, voluto, difendere la rete dagli attacchi della censura. Incapaci di immaginare il potenziale liberatorio delle tecnologie per produrre innovazione sociale e politica. E non si vede nessun candidato capace di rappresentare concretamente le istanze che vengono dalla rete – trasparenza e partecipazione – o che garantisca con la propria condotta le proposte che fa sull’innovazione tecnologica, lo sviluppo economico, la qualità della vita. Coerenza zero. Non basta il wi-fi gratuito. Non basta l’open source in tre regioni, non bastano le (finte) primarie online. Non basta impaginare un programma elettorale su Internet se scritto in stanze chiuse.
Per noi, per quelli che pensano che il digitale sia il linguaggio dell’innovazione e che Internet sia la cifra della modernità e strumento di emancipazione, non può bastare. Continua a leggere Il Manifesto: Le tecnologie, la rete, la libertà e lo sviluppo
Zeus News: intervista Arturo Di Corinto
Di Corinto: diritto alla Rete per tutti
[ZEUS News – www.zeusnews.it – 14-02-2013]
Arturo Di Corinto è uno dei maggiori esperti e divulgatori del software libero in Italia e, da sempre, è in prima fila nella difesa della libertà della Rete.
Di Corinto si è candidato per le prossime elezioni del 24 e 25 febbraio a consigliere della Regione Lazio, nelle liste di Sinistra e Libertà, a sostegno del candidato presidente Nicola Zingaretti.
Zeus News gli ha posto qualche dmanda sul rapporto tra politica e Rete.
Zeus News: Di Corinto, si è candidato per il Consiglio regionale del Lazio con la lista di Sel. Lei che è un esperto della Rete, dei suoi problemi e dei suoi diritti, che cosa pensa di fare una volta eletto?
Arturo Di Corinto: “Uno dei primi obiettivi sarà far inserire nello Statuto regionale il “diritto alla connettività”. Poi, avviare un programma di alfabetizzazione di massa all’uso della rete e delle tecnologie informatiche, usando le scuole chiuse di pomeriggio. Offrire il Wi-Fi gratuitamente a tutti, in tutti i luoghi pubblici: bar, aeroporti, piazze attraverso accordi coi gestori e coi comuni. Regolare la complessa materia delle comunicazioni elettroniche di cui la regione è competente “in concorrenza” con lo Stato e intervenire su radiofrequenze, Roc e Corecom per rendere effettivo l’articolo 21 della Costituzione. Usare la leva della tecnologia per far ripartire lo sviluppo, riconvertire le aree manifatturiere in parchi mediali concentrati su open web e open innovation. Il mio programma, l’unico su un wiki aperto e modificabile dagli elettori è sul sito OpenLazio. Continua a leggere Zeus News: intervista Arturo Di Corinto
La Repubblica: Bentivegna: “La politica è ormai in rete Ma i leader politici sono ancora all’abc”
Bentivegna: “La politica è ormai in rete. Ma i leader politici sono ancora all’abc”
Molta presenza, ma poca chiarezza. Ne abbiamo parlato con la docente della Sapienza autrice di “Parlamento 2.0”. “Nessuno ha ancora stabilito se c’è un rapporto tra presenza sul web e voti. Un uso finora prevedibile”. I giudizi sui singoli: “Bersani il più sobrio, Berlusconi fa polverone”
di ARTURO DI CORINTO
per la Repubblica del 9 Febbraio 2013
Sara Bentivegna ha appena dato alle stampe il suo nuovo libro, Parlamento 2.0. Il libro, con i contributi di altri colleghi della Sapienza di Roma tratta delle strategie di comunicazione politica su Internet. Studiosa di rete, digital divide e comunicazione elettorale da tempi non sospetti, è piuttosto critica sulla strategia di autopromozione che i candidati adottano in rete, perciò l’abbiamo intervistata. Continua a leggere La Repubblica: Bentivegna: “La politica è ormai in rete Ma i leader politici sono ancora all’abc”
La Repubblica – Integrazione, comunità e leader: I partiti e le prime elezioni virtuali
Integrazione, comunità e leader:
I partiti e le prime elezioni virtuali
Il PD usa la rete per organizzare i suoi militanti, il Pdl per creare consenso, Monti per arrivare laddove non arrivano i media tradizionali. In questa campagna elettorale non si potrà fare a meno di usare Internet. Con risultati tutti da verificare
di ARTURO DI CORINTO
per La Repubblica del 9 Febbraio 2013
Obama ha fatto da apripista, gli altri hanno copiato. Ma oggi non è più immaginabile una campagna elettorale senza Internet. Un italiano su due usa internet settimanalmente e uno su cinque lo fa per informarsi di politica. Twitter conta 3 milioni di account, Facebook ha 23 milioni di profili registrati. In Italia, Grillo e Casaleggio ci hanno costruito un partito a due cifre e un assaggio di come Internet possa essere usato per penetrare un mondo giovanile indifferente ai media tradizionali ce l’ha dato Renzi durante le primarie. Per questo nelle elezioni 2013, tutti, da Ingroia a Storace, affilano le loro strategie web. Con effetti ancora da verificare. Continua a leggere La Repubblica – Integrazione, comunità e leader: I partiti e le prime elezioni virtuali
Il Manifesto: Facebook regala le telefonate agli amici. Ma chi paga?
Facebook regala le telefonate agli amici. Ma chi paga?
Facebook prepara un nuovo servizio di telefonate gratuite via Internet sfidando il business di Skype e WhatsApp e mettendo a rischio i guadagni degli operatori telefonici. Si spenderà meno per telefonare ma a che prezzo? Quando non si paga qualcosa il prodotto sei tu.
Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 6 Gennaio 2013
Facebook diventerà una compagnia telefonica. O qualcosa del genere. E, col suo miliardo di utenti, sarà la più grande del mondo. Poco importa se il 10% dei suoi profili sono fasulli. Anche in Italia potrebbe contendere importanti spazi di mercato a Tim, Vodafone e Wind.
La notizia è arrivata nel tardo pomeriggio di venerdì 4 gennaio. La compagnia californiana ha lanciato una nuova versione per tablet e smartphone dell’applicazione Messenger di Facebook che consentirà di telefonarsi gratis fra tutti gli utenti del social network. O almeno queste sono le intenzioni. L’app per ora funziona sui dispositivi Apple in Canada, negli altri paesi e sui dispositivi Linux/Android il servizio permette solo di inviare messaggi vocali di un minuto, una specie di walkie talkie. Ma, considerato il largo uso che soprattutto i più giovani ne fanno – per essere costantemente connessi ai loro amici più stretti – è certo che potrebbe diventare la killer application del 2013, cioè l’applicazione in grado di sbaragliare tutta la concorrenza, Skype (700 milioni di utenti) compresa. Continua a leggere Il Manifesto: Facebook regala le telefonate agli amici. Ma chi paga?
Articolo21 – 2012: Annus Horribilis per la libertà d’informazione
2012: Annus Horribilis per la libertà d’informazione
L’informazione è un diritto umano. E’ tempo di reagire
Arturo Di Corinto per Articolo 21 del 31 dicembre 2012
Finisce un anno terribile per la libertà d’informazione. Centinaia i giornalisti uccisi e gli attivisti imprigionati. Mentre la società civile prova a reagire si moltiplicano censure e intimidazioni. Anche in Italia, al 61° posto nella classifica di Reporters sans frontieres.
Ottantanove giornalisti uccisi, quarantasette attivisti dell’informazione trucidati, centonovantuno reporters imprigionati, centotrentuno attivisti in carcere. Questi i numeri duri e crudi del bilancio annuale di Reporters senza frontiere (http://en.rsf.org) sul fronte della battaglia per la libertà d’informazione in tutto il mondo.
Il 2012, cominciato con l’apertura del mondo arabo all’informazione autogestita e dal basso attraverso i social network, proseguito con la decisione dell’Europa di limitare la vendita di tecnologia di sorveglianza agli stati autoritari e l’impegno di Amnesty a dare voce agli esclusi, si chiude con un bilancio terribile.
In un solo anno sono state decine le testate giornalistiche chiuse dai regimi autoritari, sono centuplicati i controllori umani della dissidenza via Internet in Cina, Iran, Siria, Nord-Africa, sono aumentati a dismisura gli interventi censori contro singole voci di libertà. Continua a leggere Articolo21 – 2012: Annus Horribilis per la libertà d’informazione
La Repubblica: Violazione copyright, chi ci rimette? “In fondo è tutto marketing gratuito
Violazione copyright, chi ci rimette?
“In fondo è tutto marketing gratuito”
Studio indipendente commissionato dall’Agcom inglese va controcorrente. E prova ad anticipare le soluzioni utili a un giusto equilibrio tra offerta legale dei contenuti e l’ampliamento della libertà di scelta dei consumatori. Per evitare la criminalizzazione dei comportamenti quotidiani di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 27 dicembre 2012
OGNI VOLTA che rigiriamo una email, pubblichiamo un poster pubblicitario su Facebook o una clip musicale su Youtube violiamo il copyright di qualcuno. Ogni volta che facciamo lo schizzo di un quadro durante la riunione aziendale violiamo un copyright, ogni volta che incolliamo la copertina di un libro su Twitter o pubblichiamo un articolo di giornale sul nostro blog violiamo un copyright. Ogni volta che fotografiamo i nostri bambini dentro un museo violiamo un copyright. Siamo tutti trasgressori. Ma chi ci rimette? Secondo i pubblicitari nessuno, è tutto marketing gratuito; secondo le associazioni di categoria a rimetterci sono gli autori delle opere. Un professore americano, John Tehranian, nel suo libro “Infringment Nation” ha calcolato l’ammontare delle potenziali richieste di risarcimento per ognuno di questi innocui atti quotidiani stimandolo su circa un milione di dollari al giorno.
Tutti criminali allora? Per l’industria del copyright sì. Le associazioni di categoria in tutto il mondo – gli editori belgi, l’associazione cinematografica americana, la Siae italiana, la Business Software Alliance e molte altre – lamentano quotidianamente perdite di miliardi di dollari o di euro di mancati introiti, tasse inevase e perdita di posti di lavoro, dovuti alla diffusione illegale di opere creative. I numeri che danno sono stratosferici e qualche dubbio su come vengono calcolati rimane.
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Articolo21: Pirateria digitale: falso allarme
Pirateria digitale: falso allarme
Creativi in cerca di nuovi modelli di tutela del diritto d’autore
Arturo Di Corinto
per Articolo 21 del 22 dicembre 2012
Il Ministero dello sviluppo economico ha lanciato l’ennesimo l’allarme sul copyright. Gli attuali strumenti non sarebbero sufficienti a contrastare la pirateria digitale. E questo è un problema nel momento in cui tutta l’industria si fa sempre più immateriale e una porzione importante del prodotto interno lordo del nostro paese dipende dalle royalties pagate sulla vendita di prodotti ad alto tasso di creatività. Fermare la pirateria e far rispettare le leggi a tutela del diritto d’autore è importante, ma bisogna mettersi d’accordo su come farlo. Non si può fare ad esempio mettendo sotto controllo tutti gli utenti di internet e violando la loro privacy. E poi, affinchè gli strumenti di contrasto siano efficaci bisogna capire caratteristiche e dimensioni del fenomeno. Quello della pirateria è infatti, per definizione, un fenomeno clandestino di cui è difficile stabilire le dimensioni. Continua a leggere Articolo21: Pirateria digitale: falso allarme
La Repubblica: il fiasco delle nuove regole di internet, comincia la “guerra fredda” digitale
Il fiasco delle nuove regole di internet,
comincia la “guerra fredda” digitale
La conferenza mondiale delle telecomunicazioni si è conclusa con un insuccesso diplomatico in cui perdono tutti tranne gli Usa. I problemi dell’efficienza delle reti tlc rimandati e sullo sfondo lo spettro di una Internet frammentata e controllata dai governi autoritari. Mentre i big player di Internet fanno affari, i paesi in via di sviluppo non riescono a dotarsi delle infrastrutturare necessarie ad abbattere il digital divide. E Cina e Iran minacciano un’internet parallela di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 19 dicembre 2012
IL NULLA di fatto è solo apparente, visto che quanto emerso alla Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni (WCIT che) si è appena conclusa a Dubai potrebbe avere pesanti strascichi per il futuro della internet diplomacy. Il Wcit 2012 voleva riscrivere le regole globali delle telecomunicazioni – chi paga le reti, chi le gestisce, come si connettono – ma è finito con una profonda spaccatura tra i paesi convenuti e l’indebolimento dell’Itu che l’aveva organizzata.
“I Big player paghino la rete”. A sparigliare le carte di un summit con 155 paesi e 600 negoziatori accreditati sono state due proposte su cui era noto il disaccordo: far pagare l’ammodernamento delle reti agli Over The Top (Google, FB, Netflix e gli altri), e trasferire all’Onu la governance di Internet. Risultato? Solo 89 paesi hanno firmato gli accordi e gli altri potranno decidere se farlo in seguito. Nel frattempo diversi Stati minacciano in maniera più o meno esplicita di farsi le loro regole e di non sentirsi obbligati a rispettare quelle vecchie, decisi a negoziarle nuovamente a livello bilaterale con i paesi che non hanno sottoscritto il trattato.
La minaccia dei regimi. Una guerra fredda digitale che potremmo pagare tutti, visto che il compromesso fortemente voluto dagli Usa di non nominare Internet nel trattato – che comunque entrerà in vigore tra un anno – permetterà a diversi paesi, che considerano artificiosa la distinzione tra Internet e telecomunicazioni, di scrivere le proprie regole per la rete e giustificare la creazione di una Internet parallela e autarchica come da tempo minacciano Iran e Cina. Continua a leggere La Repubblica: il fiasco delle nuove regole di internet, comincia la “guerra fredda” digitale
La Repubblica: Razzismo online in crescita, un atlante ci aiuta scovarlo
Razzismo online in crescita,
un atlante ci aiuta scovarlo
Aumentano i siti dell’odio e le aggressioni a sfondo razziale. Gli strumenti per contrastare il fenomeno in rete e nella vita reale ci sono. Red propone una piattaforma online per mappare le intolleranze in Europa, individuarne flussi e tendenze e le associazioni per i diritti civili in Italia studiano nuove strategie antidiscriminazione. Intanto Anonynous non resta a guardare di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 3 dicembre 2012
“IL NAZISMO ci ha messo due anni a fare il cluster delle persone a cui ha dedicato le sue attenzioni, oggi basta un click per farlo”. L’allarme non viene dalla Polizia postale ma da Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, durante la presentazione alla Bocconi di Milano del suo libro “Libertà vigilata. Privacy, sicurezza e mercato nella rete”. Una stoccata ai comportamenti poco virtuosi degli OTT (i cosidetti Over The Top, i grandi attori della rete mondiale) in tema di privacy che fa riflettere. L’intensa attività di profilazione resa possibile oggi dalle tecnologie elettroniche che categorizzano gli individui in base a etnia, orientamenti e abitudini – il vero tesoro dei social network – possono favorire razzismo e discriminazioni facilitando l’individuazione del “diverso”. In aggiunta, con l’aumentare delle persone connesse, la scarsa consapevolezza del valore della propria privacy, unita a fenomeni di esibizionismo e di presunta immunità per quello che in rete si fa e si dice, sono aumentati del 50% negli ultimi tre anni, secondo la Polizia postale, anche i siti razzisti, i cosiddetti “hate sites”, i siti dell’odio. Cioè i siti che diffondo, professano, incitano all’odio e all’intolleranza razzista. Continua a leggere La Repubblica: Razzismo online in crescita, un atlante ci aiuta scovarlo
La Repubblica: Agenzia digitale italiana Ragosa è il supercandidato
Agenzia digitale italiana
Ragosa è il supercandidato
Pronta la nomina del nuovo direttore, in pole position l’ex Chief information officer di Poste Italiane. Dovrebbe essere formalizzata al consiglio dei ministri di domani. Una “candidatura di sistema” di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 29 ottobre 2012
QUASI accordo sulla nomina del direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Dopo molti ritardi e polemiche. Deciderà domani il Consiglio de Ministri. Il supercandidato è Agostino Ragosa, ingegnere, ex Chief information officer di Poste Italiane. Al tecnico quindi il compito di trasformare gli enti che vi sono confluiti in una macchina efficiente in grado di rispondere a un Paese che vuole fare dell’innovazione digitale il motore della propria economia. E così, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Crescita 2.0, contenente i provvedimenti per l’Agenda Digitale, pare in dirittura d’arrivo anche la nomina del direttore che avrà il compito di attuarla. Continua a leggere La Repubblica: Agenzia digitale italiana Ragosa è il supercandidato