Vittime della mafia e giornalisti uccisi. I cronisti: sì al coordinamento Roma-Palermo

In occasione della Giornata mondiale dell’Onu per la libertà di stampa, in programma il 3 maggio 2024, i cronisti romani aderiscono all’invito di “Ossigeno per l’informazione” e dei cronisti siciliani ad aderire al Coordinamento permanente ­Roma-Palermo in memoria delle vittime della mafia e dei giornalisti uccisi.

Nella capitale esiste da anni un luogo dedicato all’impegno civile su questi temi, la Casa del jazz, al cui ingresso si trovano il Memoriale con i nomi di 1000 vittime delle mafie e il Pannello in Memoria dei giornalisti uccisi (“Cercavano la verità”) di “Ossigeno”. Analoga la funzione del Giardino della memoria di Ciaculli, a Palermo.

L’impegno quotidiano di noi cronisti è quello di onorare il patto con i lettori grazie al lavoro sul campo e alla ricerca di notizie, ma non meno importante è il dovere della memoria e della vicinanza alle famiglie di tanti colleghi caduti in nome della libertà e indipendenza dell’informazione, valori da trasmettere alle future generazioni. Così in una nota il Sindacato cronisti romani (Scr).

Associazione Stampa Romana: solidarietà a colleghi aggrediti e minacciati

Una cronista della Rai aggredita verbalmente da esponenti della comunità ebraica mentre racconta i momenti di tensione alla manifestazione di Porta San Paolo a Roma, gruppi pro Palestina che protestano davanti alla sede de La7 contro il conduttore dell’Aria che tira David Parenzo. Due episodi molto gravi, che l’Associazione Stampa Romana, condanna con fermezza esprimendo solidarietà ai colleghi. In questi mesi il dibattito sulle vicende mediorientali, anche sui mezzi di informazione , è stato accompagnato da un crescendo di intolleranza, gravissime accuse reciproche tra chi condanna l’intervento di Israele a Gaza e chi lo giustifica dopo le azioni di Hamas del 7 ottobre. È dovere di chi fa informazione rappresentare con equilibrio e rispetto la complessità della situazione e le diverse posizioni, su vicende che sono al centro del dibattito pubblico in tutto l’Occidente, in Israele stesso, senza alimentare scontri e tensioni, ed è inaccettabile che, come è avvenuto più volte, i giornalisti siano attaccati, aggrediti, minacciati, ostracizzati o additati perché fanno il loro lavoro di cronisti o esprimono opinioni.

La segreteria dell’Associazione Stampa Romana

L’Associazione Stampa Romana aderisce alle manifestazioni per il 25 Aprile

Antifascista, libera, democratica l’Italia repubblicana ha le sue radici nei valori della Resistenza da ricordare e ribadire, contro ogni tentativo di revisionismo. L’Associazione Stampa Romana aderisce, accanto alla Fnsi e agli altri sindacati dei lavoratori, alle manifestazioni per il 25 Aprile. È grazie alla lotta di Liberazione che, dopo la dittatura e i crimini del nazifascismo, è stato riconquistato il diritto a informare ed essere informati, essenza della dialettica democratica, presidio per tutti gli altri diritti civili e sociali sanciti dalla Costituzione, che il sindacato dei giornalisti sarà sempre impegnato a difendere.

Segreteria Associazione Stampa Romana

Metro, stipendi ancora in ritardo. Il comunicato del Cdr

Gentili lettrici e lettori di Metro,
vogliamo aggiornarvi sulla situazione del giornale. Lo scorso gennaio, al termine di una serrata trattativa, abbiamo siglato un accordo con ulteriori sacrifici a carico della redazione per mantenere in vita – a fronte di una congiuntura economico-editoriale molto difficile – questa storica testata freepress: dunque una drastica riduzione dell’organico (con prepensionamenti e dimissioni), oltre al prolungamento dei pesanti ammortizzatori sociali.
Tre mesi dopo ci troviamo con l’azienda che paga gli stipendi in grave ritardo e solo parzialmente. Una situazione insostenibile, mentre si continua a navigare a vista, senza strategie a lungo termine, con stampa e distribuzione ridotte ai minimi termini, senza alcun investimento tecnologico e con una inconsistente presenza online.
Una deriva pericolosa e inaccettabile che non può lasciarci in silenzio. Per questo le giornaliste e i giornalisti di Metro – testata pioniera del rivoluzionario fenomeno della freepress in Italia – si batteranno con ogni mezzo per impedire l’agonia e lo snaturamento di quella preziosa autorevolezza informativa che hanno costruito in oltre vent’anni di serio e costante impegno quotidiano.

Il Cdr di Metro

Assemblea dei CdR della RAI proclama lo stato di agitazione e affida a Usigrai un pacchetto di 5 giorni di sciopero

L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai proclama a larghissima maggioranza (8 voti contrari e un astenuto) lo stato di agitazione e affida a Usigrai un pacchetto di 5 giorni di sciopero.

L’Assemblea contesta la volontà di trasformare il Servizio Pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato.

Il documento approvato:

L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai, convocata online da Usigrai, esprime fortissima preoccupazione per la situazione di stallo in cui versa l’azienda.

Mentre da un lato si registra la fuga di alcuni dei volti noti della Rai verso altri competitor – con inevitabili ripercussioni anche sugli ascolti e sui bilanci aziendali – dall’altro non si difende l’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica. L’Assemblea dei Cdr concorda con l’Usigrai: il Servizio Pubblico non può essere il megafono dei partiti. Una presa di posizione del sindacato che ha avuto eco anche al di fuori dei confini nazionali: è infatti indispensabile una missione internazionale sulla libertà di stampa nel nostro paese.

Non solo, l’informazione risulta la grande assente nel Piano Industriale. Non esistono linee guida sull’impatto che la trasformazione in digital media company avrà sul settore giornalistico. Nei gruppi di lavoro “Ottimizzazione offerta editoriale” e “Evoluzione competenze ed interventi organizzativi” non ci sono giornalisti, e per ora gli unici interventi, calati dall’alto senza alcun confronto con il sindacato, sono quelli che prevedono lo smembramento della Radio, con Gr Parlamento e la redazione sportiva che verrebbero assegnati rispettivamente a Rai Parlamento e Rai Sport, svuotando di fatto Radio1 dalla sua vocazione all news basata su informazione e sport, senza alcuna ragionevole motivazione organizzativa o industriale, senza alcun vantaggio per la testata o per l’azienda.

Tutto questo in un quadro di mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici della testata giornalistica regionale e di mancato turn over nelle testate nazionali, che di fatto producono una riduzione del perimetro occupazionale. Sono oltre 100 le uscite non sostituite negli ultimi anni, con conseguenti maggiori carichi di lavoro a fronte di un aumento dei prodotti informativi. Tutto questo con continui tagli al budget per le troupe e la mancanza di risorse per procedere alla stabilizzazione dei colleghi precari che lavorano nei programmi, come la Rai si è impegnata a fare con la cosiddetta fase 2.

Inoltre, il fatto che la Rai abbia più volte ribadito di non voler procedere ad una selezione pubblica – l’unica che permette un accesso trasparente in azienda – impedisce alle colleghe e ai colleghi della Tgr di potersi trasferire per ricongiungersi con i familiari o per legittime ambizioni professionali. Al contempo i trasferimenti delle colleghe e dei colleghi dai generi ai nazionali, in assenza di graduatorie concorsuali, agevolano le cosiddette “prime utilizzazioni” a chiamata diretta nei programmi, mentre il codice etico Rai impone “il ricorso a procedure concorsuali o comunque a criteri oggettivi di selezione” e di fatto creano nuovo precariato.

Non solo. Da anni l’azienda non sostituisce le colleghe in maternità, ottenendo indirettamente un vantaggio economico e aumentando, anche in questo caso, il carico di lavoro delle redazioni.

Da ultimo, in questo quadro preoccupante, si inserisce la disdetta dell’accordo sul premio di risultato, con la motivazione di volerlo allineare a quello delle altre categorie professionali. L’assemblea trova inaccettabile quanto prospettato dall’azienda al sindacato, di non voler prevedere, cioè, una parte fissa come per gli altri dipendenti e di voler legare l’erogazione ai risultati di ascolto generali della Rai e non più a quelli delle maggiori edizioni dei telegiornali, come da precedente accordo. Di fatto facendo pagare con un taglio alle retribuzioni dei giornalisti gli sprechi e le eventuali scelte editoriali sbagliate dei vertici, che non sono chiamati invece a risponderne.

Per tutte queste motivazioni l’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai proclama lo stato di agitazione che segna l’avvio di una mobilitazione e affida all’Usigrai un pacchetto fino a 5 giorni di sciopero.

La Repubblica: Roma: giornalisti e attivisti protestano davanti alle ambasciate di Iran, Egitto e Turchia

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Roma: giornalisti e attivisti protestano davanti alle ambasciate di Iran, Egitto e Turchia

Le associazioni dei giornalisti, per i diritti umani e per la libertà dell’informazione hanno manifestato oggi a Roma – alla vigilia della Giornata mondiale per la libertà di stampa – davanti alle ambasciate di Iran, Egitto e Turchia. Chiedono il rispetto per la libertà d’informazione e i diritti fondamentali nei rispettivi paesi, invocano verità per Giulio Regeni, solidarizzano con tutti gli operatori dell’informazione, blogger, netizen e attivisti. I presidi sono stati indetti dalla Federazione Nazionale della Stampa, Ordine dei Giornalisti, Pressing-Nobavaglio, Articolo 21, Reporters senza frontiere, Usigrai, Amnesty International.
a cura di ARTURO DI CORINTO

02 maggio 2016

La Repubblica: Onu, un giorno per la stampa libera in tutto il mondo

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Onu, un giorno per la stampa libera in tutto il mondo

Domani 3 maggio si celebra in molte capitali il World Press Freedom Day. Mentre gli arresti degli operatori dell’informazione si susseguono nei paesi a rischio. E ovunque le pressioni aumentano. Anche sul web

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 2 Maggio 2013

DUE GIORNALISTI arrestati al Cairo con l’accusa di “aver partecipato a una manifestazione”. Le manette ai loro polsi sono scattate la sera del 1 maggio nella sede del sindacato dei giornalisti della capitale egiziana. E’ un paese, l’Egitto, dove appare impossibile tenere il conto di giornalisti, blogger e operatori dell’informazione nelle mani della polizia e delle forze di sicurezza. La notizia dei nuovi arresti giunge proprio alla vigilia della Giornata Mondiale per la libertà di Stampa. Una ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite nel 1993 per affermare il diritto all’informazione e ribadire l’importanza dell’articolo 19 della dichiarazione universale dei diritti umani e quest’anno verrà celebrata ad Helsinki con una conferenza dall’Unesco. Incentrata sulle libertà fondamentali, l’accesso all’informazione, la protezione dei dati, la censura online, si concluderà con l’adozione di una Dichiarazione per la difesa dei diritti fondamentali. Ma l’iniziativa ha un respiro mondiale e il 3 maggio il World Press Freedom Day verrà celebrato in decine di capitali con cortei e sit-in.

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