Metro, stipendi ancora in ritardo. Il comunicato del Cdr

Gentili lettrici e lettori di Metro,
vogliamo aggiornarvi sulla situazione del giornale. Lo scorso gennaio, al termine di una serrata trattativa, abbiamo siglato un accordo con ulteriori sacrifici a carico della redazione per mantenere in vita – a fronte di una congiuntura economico-editoriale molto difficile – questa storica testata freepress: dunque una drastica riduzione dell’organico (con prepensionamenti e dimissioni), oltre al prolungamento dei pesanti ammortizzatori sociali.
Tre mesi dopo ci troviamo con l’azienda che paga gli stipendi in grave ritardo e solo parzialmente. Una situazione insostenibile, mentre si continua a navigare a vista, senza strategie a lungo termine, con stampa e distribuzione ridotte ai minimi termini, senza alcun investimento tecnologico e con una inconsistente presenza online.
Una deriva pericolosa e inaccettabile che non può lasciarci in silenzio. Per questo le giornaliste e i giornalisti di Metro – testata pioniera del rivoluzionario fenomeno della freepress in Italia – si batteranno con ogni mezzo per impedire l’agonia e lo snaturamento di quella preziosa autorevolezza informativa che hanno costruito in oltre vent’anni di serio e costante impegno quotidiano.

Il Cdr di Metro

Assemblea dei CdR della RAI proclama lo stato di agitazione e affida a Usigrai un pacchetto di 5 giorni di sciopero

L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai proclama a larghissima maggioranza (8 voti contrari e un astenuto) lo stato di agitazione e affida a Usigrai un pacchetto di 5 giorni di sciopero.

L’Assemblea contesta la volontà di trasformare il Servizio Pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato.

Il documento approvato:

L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai, convocata online da Usigrai, esprime fortissima preoccupazione per la situazione di stallo in cui versa l’azienda.

Mentre da un lato si registra la fuga di alcuni dei volti noti della Rai verso altri competitor – con inevitabili ripercussioni anche sugli ascolti e sui bilanci aziendali – dall’altro non si difende l’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica. L’Assemblea dei Cdr concorda con l’Usigrai: il Servizio Pubblico non può essere il megafono dei partiti. Una presa di posizione del sindacato che ha avuto eco anche al di fuori dei confini nazionali: è infatti indispensabile una missione internazionale sulla libertà di stampa nel nostro paese.

Non solo, l’informazione risulta la grande assente nel Piano Industriale. Non esistono linee guida sull’impatto che la trasformazione in digital media company avrà sul settore giornalistico. Nei gruppi di lavoro “Ottimizzazione offerta editoriale” e “Evoluzione competenze ed interventi organizzativi” non ci sono giornalisti, e per ora gli unici interventi, calati dall’alto senza alcun confronto con il sindacato, sono quelli che prevedono lo smembramento della Radio, con Gr Parlamento e la redazione sportiva che verrebbero assegnati rispettivamente a Rai Parlamento e Rai Sport, svuotando di fatto Radio1 dalla sua vocazione all news basata su informazione e sport, senza alcuna ragionevole motivazione organizzativa o industriale, senza alcun vantaggio per la testata o per l’azienda.

Tutto questo in un quadro di mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici della testata giornalistica regionale e di mancato turn over nelle testate nazionali, che di fatto producono una riduzione del perimetro occupazionale. Sono oltre 100 le uscite non sostituite negli ultimi anni, con conseguenti maggiori carichi di lavoro a fronte di un aumento dei prodotti informativi. Tutto questo con continui tagli al budget per le troupe e la mancanza di risorse per procedere alla stabilizzazione dei colleghi precari che lavorano nei programmi, come la Rai si è impegnata a fare con la cosiddetta fase 2.

Inoltre, il fatto che la Rai abbia più volte ribadito di non voler procedere ad una selezione pubblica – l’unica che permette un accesso trasparente in azienda – impedisce alle colleghe e ai colleghi della Tgr di potersi trasferire per ricongiungersi con i familiari o per legittime ambizioni professionali. Al contempo i trasferimenti delle colleghe e dei colleghi dai generi ai nazionali, in assenza di graduatorie concorsuali, agevolano le cosiddette “prime utilizzazioni” a chiamata diretta nei programmi, mentre il codice etico Rai impone “il ricorso a procedure concorsuali o comunque a criteri oggettivi di selezione” e di fatto creano nuovo precariato.

Non solo. Da anni l’azienda non sostituisce le colleghe in maternità, ottenendo indirettamente un vantaggio economico e aumentando, anche in questo caso, il carico di lavoro delle redazioni.

Da ultimo, in questo quadro preoccupante, si inserisce la disdetta dell’accordo sul premio di risultato, con la motivazione di volerlo allineare a quello delle altre categorie professionali. L’assemblea trova inaccettabile quanto prospettato dall’azienda al sindacato, di non voler prevedere, cioè, una parte fissa come per gli altri dipendenti e di voler legare l’erogazione ai risultati di ascolto generali della Rai e non più a quelli delle maggiori edizioni dei telegiornali, come da precedente accordo. Di fatto facendo pagare con un taglio alle retribuzioni dei giornalisti gli sprechi e le eventuali scelte editoriali sbagliate dei vertici, che non sono chiamati invece a risponderne.

Per tutte queste motivazioni l’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai proclama lo stato di agitazione che segna l’avvio di una mobilitazione e affida all’Usigrai un pacchetto fino a 5 giorni di sciopero.

Editoria: solidarietà Coordinamento Cdr Agenzie di stampa a Agi e Dire

“Il coordinamento dei Cdr delle Agenzie di stampa esprime solidarietà ai colleghi dell’Agi, di nuovo in sciopero nell’ambito della vertenza sulla vendita dell’agenzia e in difesa dei livelli occupazionali interni e del ruolo delle agenzie di stampa come fonte primaria di informazione, fondamentale per l’intero sistema dei media italiani; conferma la propria presenza al presidio indetto dai colleghi dell’Agi per oggi in piazza della Rotonda, a Roma. Il Coordinamento manifesta inoltre la sua solidarietà ai colleghi della Dire, in sciopero per chiedere di sanare definitivamente la posizione dei colleghi della redazione romana sospesi dall’azienda, ancora in attesa di vedere rispettati i propri diritti”.

Processo per gli scontri al Circo Massimo nel 2020, la Fnsi parte civile

Il gup presso il tribunale di Roma ha ammesso la costituzione di parte civile della Federazione nazionale della Stampa italiana nel processo, avviato con rito abbreviato, a carico di undici persone accusate di aver violentemente aggredito i giornalisti e le forze dell’ordine in occasione dell’imponente manifestazione no vax organizzata al Circo Massimo da gruppi neofascisti il 6 giugno 2020. In quell’occasione, il giornalista freelance Thomas Cardinali rischiò di perdere un occhio dopo essere stato colpito dai facinorosi con un corpo contundente.
La Fnsi è assistita nel processo dall’avvocato Giulio Vasaturo.

Sindacato dei giornalisti: le sfide per il 2024

Sindacato dei giornalisti: le sfide per il 2024
  Care colleghe e Cari colleghi,   il 2023 si è chiuso, letteralmente, con la “sospensione” di 17 giornalisti della Dire decisa dall’editore e comunicata agli interessati la notte di San Silvestro. Un atto grave, odioso, inedito, privo di ogni fondamento di diritto, a soli tre giorni dai licenziamenti illegittimi e immotivati di altri 14 colleghi. A rischio c’è il futuro della stessa agenzia di stampa, attualmente estromessa dai contributi pubblici previsti per l’informazione primaria. E’ la conseguenza di una vicenda giudiziaria che vede imputata la precedente proprietà.  Chiediamo all’editore di ritirare tutti i provvedimenti contro i giornalisti e al governo, che si è impegnato per il settore delle agenzie, di assicurare le risorse necessarie alla Dire.

Questa vertenza, particolarmente grave, fa parte di una lunga serie che ha scandito quasi quotidianamente questi mesi di attività dell’Associazione: RCS-Gazzetta dello Sport, GEDI- Stampa, Mondadori, Messaggero, Editoriale Nazionale (Giorno, Resto del Carlino, Nazione), Tempo, Avvenire, San Paolo (Famiglia Cristiana), Giornalisti Indipendenti (Latina Oggi, Ciociaria Oggi), Pamom, Secolo d’Italia, Pd, Redattore Sociale, Agenzia AREA, Edimotive, National Geographic, Blitz quotidiano, Metro.

E’ la fotografia della crisi del settore editoriale, ma anche dell’inadeguatezza degli strumenti in campo per affrontarla. Nelle vertenze, nelle procedure, siamo stati e siamo accanto ai colleghi delle redazioni e ai Cdr, insieme alla Fnsi, assicurando assistenza sindacale e legale, aiutandoli il più possibile a migliorare gli accordi, anche quando non esistevano le condizioni per la sottoscrizione da parte dell’Associazione. Gli editori puntano da anni solo ai prepensionamenti, accompagnati dagli ammortizzatori sociali per le redazioni, per abbattere il costo del lavoro. Da tempo si può ricorrere allo stato di crisi persino con i bilanci in attivo, prevedendo contrazioni future dei ricavi.

Così le redazioni si svuotano (ogni due uscite c’è un’assunzione e non deve essere necessariamente di un giornalista), i prodotti editoriali si impoveriscono e, in un circolo vizioso, la crisi si aggrava ulteriormente.

E’ necessario mettere in discussione la legge 416 sui prepensionamenti, che devono tornare a essere strumenti straordinari, e prevedere nuove forme di sostegno per l’editoria che puntino sugli investimenti, per valorizzare i contenuti originali e non il commercio dei dati degli utenti.

Dobbiamo mobilitarci per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico, scaduto da troppi anni e nei fatti disapplicato da molti editori.

L’inflazione sta erodendo fortemente il potere d’acquisto delle retribuzioni, troppo basse soprattutto per i giovani, per i precari, i collaboratori esterni. Bisogna aprire una grande vertenza per l’occupazione, per superare il precariato “strutturale” e la pratica indecente del “depotenziamento” del Contratto Nazionale e degli accordi aziendali imposto in molte realtà illegittimamente e unilateralmente dagli editori.

Qualche segnale positivo arriva per i free lance: il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha licenziato la proposta sull’Equo Compenso, che ha recepito le istanze del sindacato, e di Stampa Romana in particolare, sulla liquidazione giudiziale delle spettanze dei freelance e dei lavoratori non subordinati.  Se il ministero della Giustizia darà il suo via libera l’iter si avvierà a conclusione e i compensi dei giornalisti che sono fuori dalle redazioni saranno parametrati alle retribuzioni di chi è negli organici redazionali.

Ci siamo occupati anche dei giornalisti impiegati nella pubblica amministrazione. Con una oggettiva difficoltà, dovuta alle norme in vigore, agli accordi sulla rappresentanza che ci penalizzano. Su questo è necessario riaprire il confronto con le istituzioni, la politica e i sindacati degli altri lavoratori.

Siamo stati impegnati anche in molte vertenze individuali: casi di violazioni di diritti contrattuali, di pretestuosi provvedimenti disciplinari, di mobbing o addirittura di stalking. Rivelano non solo l’aggressività degli editori, ma anche l’imbarbarimento dei rapporti nelle redazioni, riguardano a volte anche la questione della parità di genere. Siamo stati accanto ai giornalisti intimiditi e minacciati, spesso troppo soli, soprattutto in quelle aree della nostra regione in cui è tangibile la presenza della criminalità organizzata.

Fondamentale è l’attività sul nostro territorio di Ossigeno per l’Informazione, l’osservatorio sui cronisti minacciati e le notizie oscurate. Abbiamo cercato di garantire ai colleghi servizi, ci proponiamo di assicurarne di nuovi.  A cominciare da quelli destinati ai pensionati, che hanno a che fare non più con il “familiare” Inpgi (che comunque resta per collaboratori e liberi professionisti), ma con il mastodontico Inps.

Grazie anche alla preziosa collaborazione del mio predecessore Lazzaro Pappagallo, e all’apporto di tanti generosi colleghi, abbiamo continuato il lavoro sulla formazione professionale. Vogliamo implementarla, anche per garantire nuove forme di sostegno per il nostro sindacato, che vive dell’abnegazione di pochi dipendenti e dell’assoluto volontariato di chi è negli organismi, senza eccezioni, ma ha visto contrarsi drasticamente i consistenti fondi versati dall’Inpgi e in prospettiva dovrà farne a meno.

Promuoveremo anche una nuova testata on line dell’Associazione, sul lavoro in genere, sul giornalismo che cambia, sulle professioni “culturali” nella nostra regione.

Saremo presto impegnati nella revisione dello Statuto, per rendere il sindacato più inclusivo ed efficiente. Ma non esiste un sindacato forte, e capace di aprirsi a tutto il mondo dell’informazione, anche a quello attualmente fuori dal nostro perimetro di rappresentanza, senza una professione solida.

La riforma dell’Ordine, in Parlamento, non basta. Occorre ricostituire una comunità, capace di ascoltare e di ascoltarsi, di studiare, di essere solidale soprattutto con i più deboli, di rivendicare con orgoglio la sua funzione sociale e democratica, che sappia discutere delle regole del   servizio pubblico radiotelevisivo, del mercato pubblicitario, dei rischi delle concentrazioni editoriali, dei rapporti con i colossi del web, che si schieri senza esitazione contro le norme che attaccano il diritto di cronaca. L’emendamento Costa è solo l’ultimo dei provvedimenti contro il diritto di informare ed essere informati, già penalizzato dalla legge Cartabia.

Occorre approfondire due temi che sono già centrali e lo saranno sempre di più, temi legati a doppio filo: l’Intelligenza Artificiale, i suoi rischi concretissimi e immediati per l’occupazione e la professione, e la tutela del diritto d’autore dei giornalisti. Questioni su cui abbiamo promosso, con il sindacato nazionale, una riflessione, essenziale anche per riaprire il confronto sul prossimo contratto.

Ci aspetta un cammino difficile, che deve sovvertire il clima di sfiducia, a volte di rassegnazione, che   da qualche anno grava sulla nostra categoria. Obiettivo impossibile senza il coinvolgimento di nuove energie, di giovani, senza la partecipazione di tutti e senza unità. Ci batteremo sempre perché il sindacato unitario dei giornalisti resti tale, contro ogni tentativo di divisione, che darebbe vantaggi personali a pochissimi, indebolirebbe tutti gli altri.

Proprio all’Associazione Stampa Romana abbiamo dimostrato e stiamo dimostrando che il sindacato di tutti i giornalisti non è solo necessario, ma possibile.  

Grazie a tutti, buon anno.   Stefano Ferrante

Sindacato cronisti romani, un 2024 di rivincite.

Presto Agenda e Premio cronista, via al tesseramento
  La pretesa di controllo delle notizie da parte delle Procure, gli ostacoli posti dalle amministrazioni all’esercizio del diritto d’informazione, la legge in itinere sulla diffamazione che prefigura nuovi bavagli, il divieto alla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, non giustificabile con eccessi o forzature del passato.

Dura la vita dei cronisti. Un mestiere sempre più osteggiato, a dispetto dell’articolo 21 della Costituzione.

Il Sindacato cronisti romani (Scr) rilancia il suo impegno, proponendo per l’anno appena cominciato due iniziative a breve termine: la pubblicazione e diffusione (gratuita, abbinata alla sola iscrizione) dell’Agenda del cronista, indispensabile strumento di lavoro quotidiano, e il premio “Cronista dell’anno 2024” (bando consultabile nel sito). Dopo il lancio del video-decalogo contro la violenza di genere e l’apertura della casella postale “Sos cronisti”, rivolta a tutti i colleghi che intendano denunciare minacce e intimidazioni, pressioni, querele temerarie, stalking o mobbing in redazione, difficoltà di accesso alle fonti, ma anche lavoro nero e sottopagato, si tratta di due nuovi segnali di presenza della storica “voce” dei cronisti della capitale. Per qualsiasi comunicazione la mail disponibile, alla quale forniranno il supporto necessario tutti i membri del consiglio direttivo, è segretariogenerale at sindacatocronisti.it

Le quote d’iscrizione 2024 al Scr sono: 20 euro giornalisti attivi, 15 pensionati e 10 disoccupati (versamenti all’Iban IT62A0760103200000054167002).

Così in una nota Fabrizio Peronaci e Roberto Mostarda, presidente e segretario del Sindacato cronisti romani.

#CYBERSECURITY E PROTEZIONE DELLE ATTIVITÀ DIGITALI, una questione che ci riguarda

#CYBERSECURITY E PROTEZIONE DELLE ATTIVITÀ DIGITALI
una questione che ci riguarda

GIOVEDÌ 3 MARZO 2022 dalle ore 14.00
in diretta su #collettiva.it e i suoi canali social

con

Giuseppe Massafra | Segretario nazionale della CGIL

Alessio de Luca | Coordinatore Idea Diffusa CGIL nazionale
MassiMo Brancato | Coordinatore Area Coesione CGIL nazionale

Giulio de petra | Direttore del CRS

Arturo Di Corinto | La cybersicurezza. A che punto siamo
Giornalista – Docente Università La Sapienza, Roma

Giovanni Battista Gallus | La responsabilità è delle aziende o dei lavoratori?
Avvocato – Fellow Nexa – Politecnico Torino

Sandro del fattore | Digitalizzazione come cambiamento possibile
Coordinatore deleghe Segretario generale CGIL

Cinzia Maiolini | La Cybersicurezza riguarda le nostra vite
Coordinatrice Ufficio Lavoro 4.0 – CGIL

GiacoMo tesio | La sicurezza informatica sul lavoro
Programmatore

Confronto con il Coordinamento nazionale Legalità e Sicurezza
della CGIL, moderato da LUCIANO SILVESTRI
Responsabile nazionale Legalità e Sicurezza della CGIL

La Repubblica: Morti sul lavoro, la protesta di Anonymous: hackerati i siti delle agenzie per il lavoro

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Morti sul lavoro, la protesta di Anonymous: hackerati i siti delle agenzie per il lavoro

Un attacco informatico dimostrativo da parte degli attivisti che si riconoscono nel collettivo di hacker più famoso: “Siamo lavoratori come voi”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 13 Gennaio 2018

CONTRO LA PIAGA delle morti sul lavoro e lo sfruttamento dei lavoratori Anonymous stavolta se la prende con i centri per l’impiego, le agenzie interinali e quelle regionali del lavoro, avvocati, periti, e associazioni industriali.

Gli hacktivisti di Anonymous che per tutto il 2018 hanno messo a nudo nomi e organizzazioni scolastiche, sanitarie e militari, per denunciare la mancanza di privacy e sicurezza dei dati, hanno pubblicato in rete gli archivi del Collegio periti industriali di Rieti, della Federazione nazionale commercianti cementi, laterizi e materiali da costruzione, delle Camere di commercio di Vicenza e Bari, e dell’Unione avvocati d’Italia, in segno di protesta contro le morti sul lavoro. Con l’ormai solito corredo di nomi, cognomi, email, password e numeri di telefono. Continua a leggere La Repubblica: Morti sul lavoro, la protesta di Anonymous: hackerati i siti delle agenzie per il lavoro