La Repubblica: Gli hacker e il colpo da un miliardo in stile Hollywood

la-repubblica-it-logoGli hacker e il colpo da un miliardo in stile Hollywood

Un gruppo di criminali del web ha rubato per un anno ai depositi delle banche di tutto il mondo senza intaccare i conti dei clineti. Eccome come hanno fatto e perchè l’Italia è il paese più a rischio.

Arturo Di Corinto per La Repubblica del 17 Febbraio 2015

QUESTA volta non hanno le sembianze di Robert Redford e Ben Kingsley, che nel film I signori della truffa rubano dai conti bancari del Partito Repubblicano per riempire le casse di associazioni ambientaliste, ma la tecnica è quasi la stessa. Ignoti criminali informatici avrebbero derubato banche russe, cinesi ed europee di almeno 300 milioni di dollari nel corso dell’ultimo anno spostando ingenti quantità di denaro via ebanking da un lato all’altro del globo. E l’ammontare dei furti potrebbe essere tre volte superiore alle prime stime. A denunciarlo è un rapporto della società Kaspersky Lab e, anche se rimane ignoto il nome delle banche truffate e l’esatta consistenza del maltolto, se lo dicono loro c’è da crederci.

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La Repubblica: Paoni: “Ora la vera caccia al tesoro per gli hacker sarà quella ai dati riservati”

la-repubblica-it-logoPaoni: “Ora la vera caccia al tesoro per gli hacker sarà quella ai dati riservati”

di Arturo Di Corinto per La Repubblica del 17 Febbario 2015

GIÀ lo scorso Natale un gruppo di criminali proveniente dall’Est era salito alla ribalta delle cronache per le intrusioni nelle banche russe, ma adesso la vicenda sta assumendo dimensioni globali. Giacomo Paoni è responsabile security per Techub, azienda italiana di consulenza nel campo della sicurezza informatica: “Vorrei ricordare che non sono solo le banche ad essere attaccate, ma anche grandi retailers e aziende di public relations, forse per recuperare informazioni utili ad avere vantaggi sul mercato azionario.

Ma allora qual è il fatto nuovo?
“Stavolta ad essere attaccati sono stati i sistemi interni delle banche e non i loro clienti, come invece di solito accade”.

Qual è la metodologia usata?
“Da quello che ne sappiano finora si tratta di attacchi del tipo Advanced Persistent Threat . Dopo una prima fase di raccolta di informazioni sul target le vittime vengono raggirate usando principalmente tecniche di ingegneria sociale (spear phishing o client side hacking), che consentono di infettare le vittime con malware”.

E poi come procedono?
“Una volta ottenuto l’accesso al computer del dipendente di una banca, mirano a compromettere il resto della rete interna. Vengono installati software innocui che però consentono di mantenere l’accesso alla rete compromettendo tutti i sistemi critici, compresa la posta elettronica per spiare le comunicazioni. Solo a questo punto vengono installati software di monitoraggio sui computer degli operatori ritenuti più interessanti che, “filmati”, mostrano essi stessi come mettere in atto la frode”.

La Repubblica: Galassia Hacker

la-repubblica-it-logoGalassia Hacker

Sembravano cattivi ma dopo gli attacchi di Anonymous all’Is il mondo ha scoperto anche l volto buono dei pirati informatici. Ecco la flotta più eterogenea del grande mare del web

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 15 Febbraio 2015

PRIMA ERANO SOLTANTO CATTIVI : gli attacchi alle playstation Sony e le minacce ai distributori del film The Interview come rappresaglia alla fiction sull’attentato al presidente nordcoreano Kim Jong-un, i colpi assestati dalla cyberjihad ai governi filoccidentali, le dichiarazioni di Obama sul terrorismo digitale. Poi però, da quando la scorsa settimana Anonymous ha attaccato l’Isis (“Tempo scaduto, stiamo arrivando, sarete trattati come un virus”) l’opinione pubblica mondiale ha improvvisamente “scoperto” una cosa solo apparentemente ovvia: e cioè che gli hacker non sono tutti uguali. E che a dividere gli hacker da una parte e i cracker, lamer, black hat dall’altra è una a volte sottile linea etica: tecniche e competenze sono simili, diversi gli obiettivi e la portata delle azioni. E in futuro questa demarcazione sarà sempre più evidente.

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La Repubblica: Il giallo dell’hacker italiano nel mirino di Anonymous

la-repubblica-it-logoIl giallo dell’hacker italiano nel mirino di Anonymous

Ha un profilo twitter in cui posta proclami sulla conquista di Roma. Online dà consigli a chi ha problemi tecnici e spiega come usare strumenti informatici Ora è un “sorvegliato”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 12 Febbraio 2015

L’ACCOUNT Twitter è @technicalisis: è l'”hacker italiano” dell’Is, misterioso protagonista della propaganda informatica dello Stato Islamico. Addirittura secondo qualcuno, ma non ci sono conferme, ne sarebbe il capo. La notizia rimbalzata dalle agenzie, aveva indicato in un italiano residente all’estero uno dei capi della comunicazione dello Stato Islamico perché negli ultimi giorni era stato messo sotto stretta sorveglianza dagli Anonymous impegnati a disarticolare il network informatico dell’Is. Ma anche perché aveva scritto numerosi tweet in italiano col suo precedente account: @isistechnical, e nel profilo aveva questa frase minacciosa: “Non ci fermeremo fino alla conquista di Roma”. Continua a leggere La Repubblica: Il giallo dell’hacker italiano nel mirino di Anonymous

Wired: Strasburgo: è battaglia per cambiare il copyright

wiredlogoStrasburgo: è battaglia per cambiare il copyright

Due europarlamentari, Julia Reda e Isabella Adinolfi, sono le relatrici di due distinte e complementari proposte di riforma del diritto d’autore

di Arturo Di Corinto per Wired del 12 Febbraio 2015

Due giovani europarlamentari, Julia Reda e Isabella Adinolfi, sono le relatrici di due distinte e complementari proposte di riforma del diritto d’autore per armonizzarlo col digital single market europeo. Le loro relazioni, da poco depositate e leggibili, saranno alla base delle decisioni della commissione Ue per armonizzare il copyright nei 28 stati dell’Unione.

Partiamo dal principio. Le nostre Università sono costrette a ricomprare dai grandi editori il materiale che producono i propri docenti. Una decina di grosse multinazionali detiene il 90% di quello che viene prodotto a livello scientifico in Europa. E questo per le clausole di esclusiva che limitano la diffusione della ricerca, senza contare che il regime attuale delle eccezioni e limitazioni al diritto d’autore è pensato ed attuato in un mondo analogico. Volete un esempio? Queste clausole non si applicano al prestito digitale delle biblioteche. In aggiunta, le clausole di esclusiva territoriale nel settore del diritto d’autore, attuate attraverso politiche di geoblocking dei contenuti, impediscono la libera circolazione dei servizi in ambito Comunitario, discriminando i cittadini dell’Unione rispetto nella fruizione di dati, informazioni, cultura e conoscenza. Continua a leggere Wired: Strasburgo: è battaglia per cambiare il copyright

Firenze: Arte, media e liberazione

LIBERA-LOGO

Arte, media e liberazione

Strategie di liberazione nei media e nell’arte

contro i fascismi, la mafia ed i poteri forti

a cura del corso di

Teoria e Metodo dei Mass Media

Accademia di Belle Arti di Firenze

in collaborazione con

Centro studi politici e sociali Archivio storico “Il sessantotto”, Firenze

Libera – Associazioni, nomi e numeri, contro le mafie, Toscana

Gennaio/Aprile 2015

Accademia di Belle Arti

Aula del Cenacolo, Via Ricasoli 66, Firenze

Un ciclo di incontri pubblici all’interno del corso di Teoria e Metodo dei Mass Media dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, con personaggi che raccontano alcuni tra i tanti possibili esempi di un uso dei media e dell’arte finalizzato alla realizzazione di strategie di liberazione contro il fascismo, la mafia ed i poteri forti.

Un percorso che partendo dall’inizio del Novecento giunge ad oggi descrivendo differenti pratiche e linguaggi artistici, le lotte partigiane, il pacifismo, il cattolicesimo progressista, i movimenti di protesta, i collettivi e l’associazionismo di base, gli intellettuali, le riviste ed il giornalismo militante, fino alle attuali controculture digitali.

Il tutto attraverso l’ottica di un uso dei linguaggi artistici, dei mezzi di comunicazione di massa e dei nuovi media finalizzato a creare legami, prossimità e consapevolezze che abbiano come obiettivo il raggiungimento del bene comune e della liberazione individuale e collettiva.

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La Repubblica: In chat con un hacktivista: “Fermiamo i deliri dell’Is”

la-repubblica-it-logoIn chat con un hacktivista: “Fermiamo i deliri dell’Is”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 10 Febbario 2015

“SIAMO creativi, produciamo informazioni, ci muoviamo veloci. E abbiamo scoperto chi amministra i sistemi dell’Is. Tic Tac, Tic Tac, veniamo a prendervi”. Così scrive su Twitter IceFallDevil, uno degli attivisti di Anonymous impegnati nella guerra alle infrastrutture della jihad digitale del sedicente Stato Islamico.

Il twitterstorm dell’#OpAntiIsis è un diluvio di informazioni sui siti della galassia jihadista resi inutilizzabili negli attacchi. È lui, IceFallDevil, con un altro nickname, che in una chat privata, spiega quello che i comunicati degli Anonymous non raccontano. “Dopo la strage al Charlie Hebdo ho pianto. Non avremo pace finché non li vedremo tutti in galera “. “Adesso ci concentriamo sui due Sysadmin dell’Is ancora in giro “. Il terzo, come anticipato da Repubblica , sarebbe morto sotto le bombe dei raid giordani. Continua a leggere La Repubblica: In chat con un hacktivista: “Fermiamo i deliri dell’Is”

RaiNews24: Anonymous contro isis. arturo di corinto a rainews: perché gli hacker colpiscono i jihadisti

dicorinto_rainews_2015_Gli hacker di Anonymous hanno ‘spento’ centinaia di account twitter e facebook di presunti appartenenti allo stato islamico. sarebbe la vendetta annunciata dopo la strage di charlie hebdo. la coalizione anti-isis conta, dunque, un nuovo combattente. ma chi sono gli hacker che rientrano in questa galassia? elena scotoni ha intervistato in studio Arturo Di Corinto, giornalista e blogger.

La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo attaccato l’Is”

la-repubblica-it-logoAnonymous: “Abbiamo attaccato l’Is”


Nell’operazione #OpIceISIS gli hacktivisti di Anonymous hanno penetrato le agguerrite difese del cybercaliffato e bloccato gli account Facebook e i profili dei loro fiancheggiatori come ritorsione per le stragi di Parigi e l’attacco ai siti di scuole e ospedali francesi da parte della jihad informatica.

di Arturo Di Corinto per la Repubblica del 9 Febbraio 2015 – pag.15

Un’operazione senza precedenti contro lo Stato Islamico è stata condotta ieri da Anonymous, la galassia di attivisti informatici che veste la maschera di Guy Fawkes. Nell’operazione migliaia di account sui social network sono stati violati e i loro owner denunciati come appartenenti al vasto mondo dei fiancheggiatori dell’Isis.

Dopo le anticipazioni di Repubblica.it, gli attivisti hanno inviato una lettera in inglese a molti giornali: “Salve. Noi siamo Anonymous. Vi scriviamo alla luce dell’Operazione Ice ISIS in cui abbiamo smantellato e distrutto l’infrastruttura di comunicazione e di reclutamento dell’organizzazione terroristica che si fa chiamare ISIS.” Continua a leggere La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo attaccato l’Is”

Radio Rai Uno: Eta Beta del 09/02/2015 – Giornata mondiale del web sicuro

log_eta_betaEta Beta del 09/02/2015 – Giornata mondiale del web sicuro

Da un lato gli iperconnessi, quelli che stanno tutto il tempo attaccati a internet sul cellulare, che frequentano persone conosciute soltanto online. Dall’altra i disconnessi, quelli che non hanno mai messo il naso dentro il web. Sono le due facce degli adolescenti italiani che emergono dalla ricerca presentata da Save the children. Alla vigilia del Safer Internet day che si celebra in tutto il mondo per incentivare un rapporto corretto con le tecnologie, Eta Beta prova a fare luce sul rapporto che lega minori e internet.

Ospiti: Valerio Neri, Direttore di Save the children, che presenta i dati della ricerca (adolescenti quasi sempre connessi, uno su 3 frequenta persone conosciute solo su internet o WhatsApp, quasi mezzo milione che invece non hanno mai usato internet);
Arturo Di Corinto, esperto di attivismo hacker;
Alfonso Molina, docente di Strategie delle tecnologia all’università di Edimburgo e direttore scientifico della fondazione Mondo Digitale;
Christian Puglisi, studente dell’istituto Marconi di Catania, premiato dal progetto Meet no neet, ideatore di un progetto per creare un’aula intelligente e ecosostenibile, con un pavimento che produce energia al passaggio degli alunni, tablet incorporati nel banco, filodiffusione durante i compiti in classe, il colore delle pareti che cambia secondo l’umore della giornata e le condizioni atmosferiche).

La Repubblica: Anonymous ora va a caccia dell’hacker n.1 dell’Is

la-repubblica-it-logoAnonymous ora va a caccia dell’hacker n.1 dell’Is

Dopo aver oscurato la gran parte dei siti e degli account Facebook e Twitter degli jihadisti, gli hacktivisti puntano all’informatico tunisino di nome Majdi. “Non avremo pace finché non sarà in galera”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 Febbraio 2015

L’OPERAZIONE di Anonymous contro l’infrastruttura di reclutamento e comunicazione dello Stato Islamico non è ancora terminata ma gli hacker mascherati già aprono la caccia al capo degli hacker dell’Is. L’azione è stata finora così efficace che qualcuno ipotizza anche un ruolo dei servizi segreti in tutta la vicenda. Come che sia, l’attacco di Anonymous all’infrastruttura di comunicazione dello Stato Islamico continua. Dal 7 febbraio le crew di Anons continuano a falcidiare i siti jihadisti per indebolire il network terrorista e denunciare i reclutatori dell’Is che sui social network che fanno proseliti per la guerra in Medio oriente. Continua a leggere La Repubblica: Anonymous ora va a caccia dell’hacker n.1 dell’Is

La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo violato la rete jihadista”

la-repubblica-it-logo Anonymous: “Abbiamo violato la rete jihadista”

Seconda fase dell’Operazione Isis. La rete mondiale di hacker traccia, occupa, blocca e sospende gli account dei reclutatori dello Stato Islamico. Migliaia gli account Twitter sospesi, centinaia i profili Facebook scoperti, decine le reti private (Vpn) e i siti violati. Pubblicate anche le email personali dei presunti appartenenti al circuito jihadista

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 8 Febbraio 2015

MIGLIAIA di account Twitter sospesi e cancellati. Centinaia di profili Facebook svelati. Decine e decine di indirizzi della propaganda jihadista elencati e pronti per essere attaccati. È la seconda fase dell’#OpIsis, l’operazione di Anonymous per denunciare gli appartenenti alla galassia dell’integralismo islamico che si ritrova sotto le bandiere del Cybercaliffato.

Con una novità: per la prima volta gli “Anon” rivendicano l’azione come insieme di persone di ogni razza, credo e religione, poveri e ricchi, studenti e lavoratori, hacker, cracker, spie e agenti governativi. Tutti uniti nella sforzo di togliere il terreno sotto ai piedi degli agenti della propaganda jihadista. Nel video di tre minuti postato anche su Youtube gli Anon confermano che non daranno tregua ai seguaci del califfato. Continua a leggere La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo violato la rete jihadista”

Repubblica [EN]: Anonymous mocks networked recruiters Islamic Jihad ISIS

la-repubblica-it-logoAnonymous mocks networked recruiters Islamic Jihad ISIS

Second phase of Isis. Anonymous track, occupy, block and interrupt the account of ISIS recruiters. Thousands twitter profiles stopped and reported to belong to the jihadist network

di ARTURO DI CORINTO e Flavia Marzano per La Repubblica del 8 Febbraio 2015

Thousands of Twitter accounts stopped and canceled. Hundreds of facebook profiles unveiled. Dozens and dozens of addresses of the jihadist propaganda listed and ready to be attacked. This is the second phase of #OpISIs, the Anonymous intervention to expose members of the galaxy of Islamic fundamentalism which is acting under the Cybercaliphate flags. Continua a leggere Repubblica [EN]: Anonymous mocks networked recruiters Islamic Jihad ISIS

Wired: Biohacker, ecco chi sono gli hacker della vita

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  Biohacker, ecco chi sono gli hacker della vita

Cresce il numero di persone e comunità che fanno ricerca biologica nello stile hacker: al di fuori delle istituzioni, in forma aperta e orizzontale

Di Aruro Di Corinto per Wired del 7 Febbraio 2014

Tutto comincia con un’automobile issata sopra una torre. Sono stati loro, i burloni del campus, a mettercela, e da quel giorno ogni gesto insensato e gratuito sarebbe stato chiamato “un hack” e “hacker” i responsabili.

Il termine però, che già significava parecchie cose, da tagliaboschi a giornalista fallito, diventerà l’epiteto di chi faceva correre i trenini del Tech model railroad club al MIT per essere successivamente affibbiato a quelli che invece dei trenini su di un plastico facevano andare più veloci i computer a valvole dei dipartimenti universitari. Tenuti sottochiave, gli faranno visita di notte, meritandosi il nome di reality hackers. Il biasimo per le serrature violate onde mettere le mani sopra ai computer (“hands on”), è la maledizione che si porteranno dietro tutti i futuri esperti di software e reti di comunicazione, gli “eroi” della rivoluzione informatica, nonostante Steve Jobs, Bill Gates, Bruce Perens e Richard stallman siano stati gli imprenditori e i ricercatori più noti a fregiarsi di questo titolo. Negli anni 80 la parola hacker sarà confusa con “cracker”, il termine giusto per indicare chi viola sistemi informatici per trarne un vantaggio personale, e diventerà sinonimo di criminale informatico per essere usato con tutta una serie di aggettivi tipici del profiling criminale: white, gray, black hat hacker, per definirne, dal bianco al nero, il grado di rispetto verso la legge.
Poi arriveranno espressioni come ninja hacker, data hacker, growth hacker. Ma è l’ultimo aggettivo che oggi apre le strade di una riformulazione complessiva del termine: BioHacker Continua a leggere Wired: Biohacker, ecco chi sono gli hacker della vita

La Repubblica: Eco, Saunders, Salmon, Cheever: la biblioteca di Renzi

la-repubblica-it-logoEco, Saunders, Salmon, Cheever: la biblioteca di RenziPasseggiata in libreria intorno all’ora di pranzo per il premier Matteo Renzi, che si è concesso qualche minuto di relax alla Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi, a due passi da palazzo Chigi. E i titoli che hanno attirato l’attenzione del premier finiscono su Twitter. Nella foto pubblicata dal portavoce del presidente del Consiglio: “Chi manda le onde” di Fabio Genovesi, “Numero zero” di Umberto Eco, “L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza” di George Saunders, “La politica nell’era dello storytelling” di Christian Salmon, “Le lettere” di J.Cheever, “L’allegria degli angoli” di Marco Presta e “Scrivere è un tic” di Francesco Piccolo.

L’anno scorso nell’aula del Senato, nel giorno del voto di fiducia, sul banco di Renzi facevano capolino tra gli appunti ”L’arte di correre” di Haruki Murakami e il libro sul lavoro di Pietro Ichino. Qualche mese dopo, sempre grazie a Filippo Sensi, gli utenti di Twitter erano venuti a conoscenza in modo più approfondito dei gusti letterari del presidente del Consiglio con l’hashtag #cosedilavoro. Allora Matteo Renzi aveva appena acquistato gli scritti di John Williams, Giuseppe Guarino, Zygmunt Bauman, Agnese Borsellino, Luciano Canfora, Arturo Di Corinto, Mario Giordano. (lapresse)

02 febbraio 2015

La Repubblica: La difficile scelta tra privacy e sicurezza. “Ma serve l’equilibrio”

la-repubblica-it-logoLa difficile scelta tra privacy e sicurezza. “Ma serve l’equilibrio”

Oggi è la giornata europea della Privacy. Dopo gli attentati parigini e la scoperta di cellule terroristiche dormienti, i governi invocano maggiori poteri per i servizi di intelligence e chiedono di ridurre le garanzie per la privacy. Ma l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dice: “La sorveglianza di massa è inefficace ai fini della sicurezza”

di ARTURO DI CORINTO  per La Repubblica del 28 Gennaio 2015

DA UNA PARTE il diritto fondamentale alla privacy, in assenza del quale è difficile esercitare anche la libertà d’espressione e di movimento, il diritto di associazione e d’opinione; dall’altra la spinta a barattare le proprie libertà di fronte alle minacce del terrorismo, soprattutto dopo gli attentati di Parigi. Sempre che funzioni. Questa contrapposizione – soprattutto nella GIornata europea della Privacy, che cade oggi – è inevitabilmente fonte di frizioni ai vari livelli. Dalle stanze dei bottoni a quelle degli individui comuni. Per il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni trovare un “equilibrio tra privacy e sicurezza” è la strada da seguire dopo la richiesta di alcuni paesi di rivedere le norme sulla libera circolazione nei paesi dell’area Schengen. Ma se il ripristino dei controlli alle frontiere ha trovato la netta contrarietà del Ministro degli interni italiano, Angelino Alfano, alcuni politici d’oltralpe sono arrivati a invocare un Patriot Act alla francese, col primo ministro di Hollande, Emanuel Valls, che pure ha dichiarato di volere rivedere la legge sulle intercettazioni telefoniche mentre il premier britannico David Cameron ha chiesto maggiori poteri per le agenzie di intelligence. Continua a leggere La Repubblica: La difficile scelta tra privacy e sicurezza. “Ma serve l’equilibrio”

La Repubblica: Democrazia elettronica in panne? Perché le consultazioni online non vanno più

la-repubblica-it-logoDemocrazia elettronica in panne? Perché le consultazioni online non vanno più

I media civici e la pertecipazione online che dovevano ravvivare la democrazia segnano il passo. Molte le iniziative, poca la partecipazione, opachi i risultati e con il rischio di un “effetto boomerang”. Intanto il 28 febbraio si chiude la consultazione sulla “Costituzione di Internet”. Andata quasi deserta

di ARTURO DI CORINTO  per La Repubblica del 27 Gennaio 2015

Il  28 FEBBRAIO, fra un mese esatto, scade il termine per dare il proprio contributo alla Consultazione pubblica sui diritti in Internet. Iniziata il 27 ottobre, la consultazione non sembra però avere riscosso grande successo in termini di partecipazione. Pochi sono i cittadini che hanno espresso il proprio punto di vista su un tema di rilevanza assoluta per impedire che siano i più forti – le grandi corporation – a fare (e ad aggirare) le leggi di Internet. Le due ultime consultazioni dell’Agenzia per l’Italia Digitale, invece (una sulla Crescita digitale, l’altra sulla banda larga e la sua importanza per un paese arretrato tecnologicamente e digitaldiviso come il nostro), sono andate quasi deserte.
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Il Manifesto: Diffamazione, in commissione giustizia cento pagine di emendamenti

il-manifesto-logo-300x63Diffamazione, in commissione giustizia cento pagine di emendamenti

Camera. Proposte modifiche importanti alla norma bavaglio “reloaded”

 

«Siete una minac­cia di livello accet­ta­bile, altri­menti lo sapre­ste». Que­ste parole di Banksy, street artist lon­di­nese, sono per­fette per capirci sul tema della diffamazione.

Come fa un gior­na­li­sta ad accor­gersi che ha colto nel giu­sto? Dal numero di que­rele che riceve. Come si fa a far smet­tere un gior­na­li­sta che ha tro­vato una pista effi­cace per le sue denunce? Gli si chiede un risar­ci­mento danni dal primo arti­colo. Secondo l’osservatorio di Ossi­geno per l’informazione il 40% delle richie­ste di risar­ci­mento verso gior­nali e gior­na­li­sti è legata a que­rele per diffamazione. Continua a leggere Il Manifesto: Diffamazione, in commissione giustizia cento pagine di emendamenti

La Repubblica: Il pugno duro dei regimi contro gli amici di Charlie Hebdo

la-repubblica-it-logoIl pugno duro dei regimi contro gli amici di Charlie Hebdo

Continuano le violenze contro media e giornalisti che hanno espresso solidarietà alla redazione trucidata dai terroristi islamici. Le intimidazione più gravi in Russia e Turchia. Reporter Senza Frontiere: “Facciamo scorrere l’inchiostro e non il sangue”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 19 Gennaio 2015

VIOLENZE, minacce e aggressioni continuano a bersagliare chi ha espresso solidarietà verso Charlie Hebdo. Mentre fanno il giro del mondo le notizie delle manifestazioni di protesta in Nigeria, Yemen, Pakistan e Inguscezia, continua la repressione verso gli amici di Charlie praticata dagli stessi governi che hanno partecipato alla marcia dei capi di stato dopo i massacri parigini. In alcuni paesi ci sono state intimidazioni dalle stesse istituzioni politiche. Reporter senza Frontiere (RSF) ne ha stilato un elenco che si aggiorna di ora in ora. L’associazione internazionale di giornalisti ricorda che solo nei primi giorni del 2015 sono stati uccisi 8 reporter e anche per questo chiede con una petizione di impedire che i governi, con la scusa della blasfemia, ricorrano a politiche draconiane di censura della stampa, ma sopratutto che la religione non venga usata per legittimare crimini e condanne contro giornalisti, vignettisti, autori satirici e blogger, come nel caso di chi ha manifestato solidarietà a Charlie Hebdo. Senza dimenticare che ci sono casi in cui per il solo fatto di aver espresso la propria opinione blogger e netizen sono stati condannati a pene durissime. Come nel caso di Raif Badawi che, accusato di insultare l’islam attraverso il suo sito web in Arabia Saudita, è stato condannato a migliaia di frustate suscitando una protesta internazionale. Continua a leggere La Repubblica: Il pugno duro dei regimi contro gli amici di Charlie Hebdo

Ex-Post: Je Suis Charlie

Je-suis-Charlie-–-Expost-Magazine-print-edition1-232x300Ex-Post: numero speciale sulla libertà d’informazione in omaggio a Charlie Hebdo. Vignette ed editoriali inediti.

A REDAZIONE DI CHARLIE HEBDO, magazine satirico di Parigi, è stata attaccata alle 11.20 del 7 gennaio 2015. Due uomini con il passamontagna nero, in tenuta da guerra, e armati di Kalashnikov AK-47 e fucile a pompa, sono entrati nel palazzo del giornale. Una postina ha assistito alla scena: “Ero nel palazzo, in un fondo al corridoio. Ho visto due uomini mascherati e armati che cercavano la redazione, e si sono messi a sparare in aria per spaventarci. Volevano sapere dove fosse l’ingresso, ma sono riuscita a scappare”. I terroristi hanno costretto un addetto alla manutenzione, Fréderic Boisseau,a dirgli che la redazione si trovava al secondo piano e a quel punto l’uomo non serviva più, e lo uccidono. E’ la prima vittima del massacro alla redazione di Charlie.

DUE MILIONI PER CHARLIE
Sono almeno 2 milioni le persone che hanno manifestato per Charlie Hebdo, da Place de laRépublique a place de la Nation, secondo Le Monde. Gli organizzatori avevano indicato una cifra tra 1,3 milioni e 1,5 milioni di persone. L’a Associated Press cita funzionari del governo francese secondo cui è stata “la più grande manifestazione della storia della Francia”.

Radio Rai 1: Eta Beta del 15/01/2015 – CyberCaliffato: la guerra del terrore si sposta sul web

log_eta_betaEta Beta del 15/01/2015 – CyberCaliffato: la guerra del terrore si sposta sul web
Non ci sono soltanto le raffiche di mitra. Subito dopo gli omicidi di Parigi, i terroristi della Jihad hanno violato per 20 minuti il profilo Twitter del Comando militare americano, inneggiando alla lotta contro l’Occidente. Per tutta risposta, il movimento libertario di Anonymous ha colpito alcuni dei maggiori siti degli estremisti islamici.  Ma cosa sta succedendo lungo le trincee di internet? Che tipo di guerra si sta combattendo? Quali sono gli schieramenti che si oppongono? E quali le strategie per prevenire un disastro informatico? Sono queste le domande della nuova puntata di Eta Beta.
Ospiti: Umberto Rapetto, esperto di sicurezza informatica, Arturo Di Corinto, autore di “Un dizionario hacker”; Marco Mezzalama, docente di Sistemi di elaborazione al Politecnico di Torino.

La Repubblica: Diffamazione, partita la campagna di mobilitazione contro la legge

la-repubblica-it-logoDiffamazione, partita la campagna di mobilitazione contro la legge

Nodiffamazione.it ha lanciato una campagna di sensibilizzazione e di mobilitazione per fermare il disegno di legge 925­b, che secondo i firmatari dell’appello #Meglioilcarcere rischia di zittire le denunce di giornali, siti e blog contro il malaffare e la corruzione

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 7 Gennaio 2010

DIFFAMAZIONE e intimidazione, concetti spesso troppo vicini. Una querela per diffamazione, anche se infondata, è spesso lo strumento per intimidire giornali e giornalisti. Perciò ora che alla Camera si discute la modifica della legge sulla stampa e le norme collegate del codice civile e penale relativamente alla diffamazione nei mass media, si alza forte la voce di quanti la ritengono inadatta al mondo dell’informazione entrato nell’era digitale.

Nodiffamazione.it
è l’indirizzo del sito web attraverso il quale un pugno di associazioni, giuristi e giornalisti ha lanciato una campagna di sensibilizzazione e di mobilitazione per fermare il disegno di legge 925­b che secondo i firmatari dell’appello #Meglioilcarcere rischia di zittire le denunce di giornali, siti e blog contro il malaffare e la corruzione.
Continua a leggere La Repubblica: Diffamazione, partita la campagna di mobilitazione contro la legge

Huffington Post: Giornalismo, Stefano Rodotà: “La nuova legge sulla diffamazione è un pericolo per la democrazia”

italy.gifGiornalismo, Stefano Rodotà: “La nuova legge sulla diffamazione è un pericolo per la democrazia”

Attualmente il disegno di legge di riforma delle norme relative alla diffamazione a mezzo stampa è all’esame della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati che si pronuncerà in “sede referente”.

Se il ddl sarà approvato dalla Camera senza emendamenti, rispetto al testo pervenuto dal Senato, diventerà legge. Fra i punti cardine del disegno di legge ci sono le norme che riguardano l’eliminazione del carcere per il giornalista autore della diffamazione, e la sua sostituzione con una pena pecuniaria fino a 50 mila euro, come pure l’obbligo di rettifica in 48 ore per le testate online e la possibilità di chiedere la cancellazione dell’articolo considerato diffamatorio.

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Huffington Post: #NoDiffamazione. Da Gabanelli e Travaglio a Rodotà, giornalisti e società civile contro la riforma della legge

“Doveva essere una riforma della legge sulla stampa che eliminando la pena del carcere per i giornalisti, liberava l’informazione dal rischio di sanzioni sproporzionate, a tutela dei diritti fondamentali di cronaca e di critica: il testo licenziato al Senato rischia di ottenere l’effetto opposto, rivelandosi come un maldestro tentativo di limitare la libertà di espressione anche sul web.”

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Wired: 7 regali hacker da mettere sotto l’albero

wiredlogo7 regali hacker da mettere sotto l’albero

Ancora a caccia di qualcosa da mettere sotto l’albero? Ecco qualche suggerimento. Per smanettoni incalliti o per chi deve essere iniziato alle arti oscure della cibernetica

di Arturo Di Corinto per Wired del 23 dicembre 2014

Cosa regalo quest’anno per natale? Beh, se si vuole fare un regalo divertente e intelligente spendendo il giusto, quest’anno si può regalare uno dei numerossimi film che parlano di hacker, Anonymous, attivismo digitale e guerra cibernetica. Paura? Neanche per sogno! Diventando consapevoli che viviamo in una società sempre più caratterizzata dalla sorveglianza di massa, obbligati come siamo a subire abusi di potere e assistere impotenti a scelte politiche che non condividiamo, siamo in tanti ad immedesimarci nelle gesta dei vendicatori digitali che attaccano e denudano il potere. E gli sciamani dell’immaginario che vivono tra Hollywood e Melbourne se ne sono accorti. Per questo sono molti i registi che hanno deciso di indagare le forme di resistenza agite al computer attraverso la rete Internet portando sullo schermo l’hacktivism e l’etica hacker, di chi vuole “condividere l’informazione per rendere il mondo migliore”, a costo di superare il confine tra il legale e l’illegale. Continua a leggere Wired: 7 regali hacker da mettere sotto l’albero

La Repubblica: Madia: “Una PA trasparente per combattere l’illegalità”

la-repubblica-it-logoMadia: “Una PA trasparente per combattere l’illegalità”

Il nuovo portale soldipubblici.gov.it permette ai cittadini di conoscere l’esatto ammontare della spesa regionale della sanità, ma anche di capire quando costa la cancelleria di un ente locale. Il ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione spiega in questa intervista il senso di questa e di altre iniziative alle quali lavora il governo

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 22 dicembre 2014

MA DOVE finiscono i soldi delle mie tasse? Non è facile darsi una risposta, ma da oggi gli italiani hanno uno strumento in più per capirlo. E’ infatti online il portale soldipubblici.gov.it che vuole promuovere la conoscenza dei cittadini sui dati della spesa della Pubblica Amministrazione in un’ottica di maggiore trasparenza e partecipazione. Si tratta di una versione beta realizzata dall’Agenzia per l’Italia Digitale in collaborazione con la Banca d’Italia e la Ragioneria dello stato su dati SIOPE, la banca dati del Tesoro. Digitando in una maschera di ricerca gestita da un software semantico, il sistema consente di conoscere i pagamenti di Regioni ed enti locali attraverso una serie di circa 250 codifiche gestionali e restituisce all’interrogazione del motore di ricerca l’importo speso per il mese corrente, l’andamento della spesa annuale e una serie di altri indicatori relativi ai costi della PA. L’evoluzione del progetto, a regime nel 2015, prevede di poter scaricare dal sito i dati ricercati usando criteri di ricerca molteplici. Soldipubblici.gov.it è una sorta di clone dell’iniziativa inglese “Wheredoesmymoneygo” realizzata già nel 2007 dalla Open Knowledge Foundation, organizzazione noprofit inglese finanziata successivamente dal governo britannico.

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Il Manifesto: Quali garanzie per le «talpe»

il-manifesto-logo-300x63Quali garanzie per le «talpe»

Mafia Capitale. Il presidente dell’Autority anticorruzione Cantone: «Tuteliamo chi denuncia». L’invito alla denuncia del Commissario non basta se non vengono garantite le necessarie tutele. Manca un’adeguata trasparenza e controllo pubblico sull’operato di chi prende decisioni

Dopo la ribalta offerta a Roma dalla cupola mafiosa di Car­mi­nati & co. e le bac­chet­tate di Trans­pa­rency Inter­na­tio­nal, Raf­faele Can­tone prende di nuovo posi­zione: «Per pre­ve­nire la cor­ru­zione biso­gna attuare le norme per i wistle­blo­wer (le talpe, ndr), pre­vi­ste dal testo unico dei dipen­denti pub­blici e con­sen­tire a chi vuole denun­ciare ille­citi di farlo in modo tutelato».

Quindi per com­bat­tere la cor­ru­zione nella pub­blica ammi­ni­stra­zione secondo il magi­strato, pre­si­dente dell’Autorità Anti Cor­ru­zione (Anac), biso­gna incen­ti­vare, tute­lare e pre­miare chi la denun­cia, e cioè la talpa all’interno degli uffici. Can­tone lo ha detto in un con­ve­gno a L’Aquila. Posi­zione più che con­di­vi­si­bile ma — si chie­dono in molti — come si fa se al cen­tro di que­sta stra­te­gia non c’è l’anonimato? Chi si può sen­tire «tute­lato» se non cono­sce gli inter­lo­cu­tori, non sa come ope­rano, e non riceve ade­guate garan­zie? E che suc­cede se qual­cuno attacca i ser­ver o si intru­fola nei data­base dove sono imma­gaz­zi­nate le denunce? Se qual­cuno inter­cetta le comu­ni­ca­zione dal com­pu­ter dell’ufficio a quello dell’Anac?

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