Le mani di Musk sull’uccellino

Le mani di Musk sull’uccellino

Hacker’s Dictionary. Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo ha comprato il social dell’uccellino. Geniale innovatore e abile manipolatore dei mercati vuole trasformare la piattaforma di microblogging in una super app per servizi finanziari

di Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 3 Novembre 2022

In attesa che Elon Musk decida quale sarà il nuovo modello di business di Twitter, i cyber-malfattori stanno già sfruttando il caos conseguente alla mancanza di chiarezza sul futuro della piattaforma acquistata dal magnate americano per 44 miliardi di dollari.

I truffatori, non ancora identificati, hanno architettato una campagna di email phishing per rubare le password degli utenti. Spedite a ridosso del passaggio di proprietà, le email hanno lo scopo di indurre gli utenti di Twitter a pubblicare il proprio nome utente e password su di un sito web illegittimo camuffato da modulo di assistenza. Inviate da un account Gmail, si presentano con un link a un documento Google che rimanda ad altro sito Google, per rendere più complesso il rilevamento della truffa.

Ma la sorpresa è un’altra, la pagina del sito contiene un «frame» incorporato da un altro sito, ospitato su un web host russo, Beget, che richiede l’indirizzo Twitter, la password e il numero di telefono dell’utente, sufficienti per compromettere gli account che non utilizzano l’autenticazione a due fattori. Google nel frattempo ha già rimosso il sito di phishing.

Twitter non è nuova a questi attacchi ma la mancanza di informazioni chiare e definitive da parte del nuovo proprietario è probabile che li faciliteranno.

Abile innovatore – Elon Musk è a capo della multinazionale automobilistica Tesla e della compagnia aerospaziale SpaceX, cofondatore di Neuralink e OpenAI -, il miliardario è abituato a manipolare i mercati e l’opinione pubblica. Come aveva rinunciato a far pagare in Bitcoin le sue auto Tesla causandone il crollo, anche stavolta Musk aveva accampato varie scuse per non chiudere l’accordo di acquisto di Twitter dicendo che non valeva la cifra concordata, riducendone il valore azionario e sperando forse di pagarla meno. Una strategia che aveva obbligato il management a intentargli causa.

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Nel dettaglio, Musk aveva minacciato di sottrarsi dall’accordo spiegando che la piattaforma, il cui valore è stimato sulla base del numero di utenti esposti alla pubblicità, aveva dichiarato più utenti di quelli effettivi lamentando un numero elevato di bot e profili inattivi pari al 20% dell’utenza a fronte del 5% dichiarato dal management.

Alla fine Musk i 44 miliardi di dollari li ha scuciti facendosi aiutare da fondi sovrani sauditi e qatarini, vendendo quasi 10 miliardi di azioni di Tesla e chiedendo un prestito alle banche per sottrarsi al tribunale che doveva mettere la parola fine ai suoi tentennamenti obbligandolo ad onorare l’accordo.

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Così, senza rinunciare a presentarsi come paladino della libertà d’espressione – vuole far rientrare Trump sul social da cui è stato bannato – Musk ha deciso di acquistare Twitter, ma senza rimetterci.

Da qui l’idea di far pagare un abbonamento di almeno 8 dollari agli utenti in cambio della verifica dell’account e dell’accesso ai servizi premium, la famosa «spunta blu», invocando più «Potere al popolo».

Potrebbe essere solo il primo passo della trasformazione del social.

Tra i piani di Musk c’è l’idea che chi paga potrà accedere a contenuti giornalistici di qualità da versare agli editori che li producono, nella misura di 10 centesimi a pezzo.

Però in pochi credono che sarà questo il modello di business del miliardario.

Il suo scopo è probabilmente quello di trasformare Twitter in un’app per servizi finanziari, un «marketplace» dove vendere e comprare beni e servizi digitali come gli Nft, i «Non Fungible Tokens», trasferire denaro, fruire di servizi aziendali a pagamento oltre che condividere musica e articoli come già accade con la app cinese WeChat.

Internauti di tutto il mondo, unitevi!

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Hacker’s Dictionary. L’Internet Governance Forum sbarca in Polonia. Cinque giorni di discussione per riaffermare la libertà e la neutralità di una rete al servizio di tutti

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 2 Dicembre 2021

Dal 6 al 10 dicembre si terrà in Polonia il 16esimo Internet Governance Forum globale (Igf). Gli oltre 1.000 speaker previsti, provenienti da 175 paesi, si ritroveranno a Katowice e online, per parlare di inclusione digitale, rispetto dei diritti umani, regolazione dei mercati, diritti dei consumatori, cambiamento climatico, e poi di cooperazione, fiducia e sicurezza online.

L’iniziativa è delle Nazioni Unite che decisero di avviarla dopo il World Summit di Tunisi nel 2005. All’epoca era già chiaro che Internet avrebbe trasformato ogni aspetto del vivere civile e la speranza di una sua eguale e inclusiva diffusione era molto alta.

L’Italia giocò dagli inizi un ruolo fondamentale nel favorire il percorso di discussione in cui l’Igf voleva coinvolgere tutti gli attori interessati, e cioè la società civile, le associazioni tecniche, gli esperti e gli organismi di certificazione insieme alle aziende di Tlc.

L’elenco di questi portatori d’interesse oggi si è allungato e i risultati degli incontri tenuti anche a livello nazionale in moltissimi paesi, sono sotto gli occhi di tutti.

Anche per chi non vede le differenze di un’Internet più moderna in quanto a protocolli, più resiliente rispetto agli attacchi cibernetici, e più inclusiva e rispettosa dei diritti delle donne, delle comunità discriminate e delle popolazioni marginali.

Nonostante il lavoro fatto all’Igf in questi anni, un vero e proprio «Parlamento di Internet», basato sulla discussione e sul consenso, molti problemi restano da affrontare.

Perciò quest’anno l’iniziativa delle Nazioni Unite dal titolo «Internet United» assume un valore fortemente simbolico di fronte all’autarchia di stati e Big Tech che la vogliono «cosa loro», per il potere regolatorio, di persuasione e di controllo che riescono ad esercitarvi.

E l’unica medicina a questa deriva ancora una volta sarà il dialogo e l’autorappresentazione della diversità, politica, religiosa e di genere, soprattutto di fronte alle sfide del nuovo autoritarismo digitale.

Lo spettro con cui confrontarsi è la così detta sovranità digitale, lo storytelling governativo che con la scusa di assicurare la stabilità sociale, la privacy o il libero mercato restringe il raggio dei comportamenti ammissibili in rete decidendo d’autorità di chiudere le porte a dissidenti, liberi pensatori e avvocati dei diritti umani.

Nel calderone degli shutdown, le interruzioni forzate delle rete in prossimità delle elezioni, della censura dei giornali online, e delle aggressioni manifeste dentro i social, si assottiglia infatti la libertà che Internet promuove e rappresenta.

L’Igf è l’occasione per discutere i limiti di governi e piattaforme e rendere protagonista chi la usa ogni giorno.

Nessuno dimentica infatti cosa è successo con la Brexit, l’elezione di Trump e lo scandalo di Cambridge Analytica, la sorveglianza di massa che gli Usa esercitano attraverso la rete, la manipolazione russa delle opinioni sui social, le incursioni cinesi e coreane nel cyberspace o la guerriglia cibernetica tra filo-israeliani e filo-palestinesi.

Ma Internet è una forza dirompente.

Se nei mercati nigeriani basta un’applicazione sul telefono che gira su Internet per fare la spesa al mercato, i movimenti di protesta in Russia si danno appuntamento via chat, i cittadini europei organizzano sui social le marce per il clima e i blogger filippini denunciano la violenza del governo Duterte.

Ci appare scontato, ma la continua richiesta di apertura e condivisione di chi partecipa all’Igf rappresentano il migliore risultato per un’Internet al servizio delle persone e non del profitto.

disclaimer: Arturo Di Corinto è moderatore all’IGF dello High Level Expert Panel sui temi dell’inclusione digitale e del ruolo delle piattaforme social

Privacy, l’ignoranza non è una virtù

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Hacker’s Dictionary. Faciloneria, lassismo, noncuranza: tanti giovani, e non solo loro, per qualche comodità in più non aggiornano le password e non cancellano i vecchi account. Ma adesso che anche la salute pubblica passa per il digitale, non ce lo possiamo più permettere

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 15 Luglio 2021

«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza». Questa frase di Benjamin Franklin oggi potrebbe essere riscritta così: «Chi rinuncia alla propria privacy per avere più comodità, non si merita né la privacy né le comodità».

Gli Obsoleti

Giovedì 18 febbraio 2021 ore 19:00
@ Off Topic • diretta online

Presentazione in streaming del nuovo libro di Jacopo Franchi Gli obsoleti. Il lavoro impossibile dei moderatori di contenuti
Intervengono:
• Jacopo Franchi
Arturo Di Corinto (studioso e attivista dei diritti digitali, free software, copyright e Internet governance)
• Lorenzo (Off Topic)

Diretta via pagina Facebook di Agenzia X e di Off Topic
* Per diretta anti-tracking via Off Topic TV –> https://www.offtopiclab.org/live/

Contro il web tossico scende in campo l’Agcom

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Hacker’s Dictionary. Con la scusa della comunicazione senza limiti Big Tech sorveglia i comportamenti individuali e orienta quelli collettivi. Ma se il dibattito pubblico sul valore di app, social e web è ancora nella sua infanzia, le cose potrebbero cambiare

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 11 Febbraio 2021

Cybersecurity: Whisper, la startup dei commenti anonimi, è pronta a un nuovo round di investimenti

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Whisper, la startup dei commenti anonimi, è pronta a un nuovo round di investimenti

L’azienda di Los Angeles che offre l’anonimato via app a chi vuole parlare liberamente di soldi, sesso e religione, riceverà nuova liquidità per migliorare i suoi servizi

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 21 settembre 2016

Whisper, la startup nota per l’omonima applicazione di messaggistica anonima, sta raccogliendo in gran segreto nuovi fondi da investitori strategici. Si tratterebbe della pubblicitaria WPP, di Time Inc. e Tronc.

La necessità di nuovi investimenti deriva dal fatto che l’azienda perde un milione di dollari al mese e ha bisogno di sostegno finanziario nonostante le sue partnership con aziende come la Coca Cola e la 20th Century Fox si siano rivelate particolarmente convenienti. Infatti la popolare app consente di digitare delle frasi sotto forma di brevi slogan e inviarli ai destinatari della propria community mentre il software genera un’immagine di sfondo che può incorporare un branded content di cui gli utilizzatori diventano i vettori virali. Continua a leggere Cybersecurity: Whisper, la startup dei commenti anonimi, è pronta a un nuovo round di investimenti