Stampa Romana con la Global Sumud Flottilla per Gaza, sabato alle 18 in piazza del Campidoglio

Sabato prossimo alle ore 18, in piazza del Campidoglio, Stampa Romana parteciperà all’iniziativa di sostegno alla Global Sumud Flottilla con Fnsi, Cgil, Rete No Bavaglio, numerose altre associazioni.
È necessario, ancora di più dopo le gravi e inaccettabili minacce del governo israeliano, manifestare vicinanza a chi si spende per dare sollievo concreto alla popolazione palestinese, assediata, bombardata, ridotta alla fame. Sarà un modo per ricordare anche che a Gaza sono stati uccisi più giornalisti che in qualunque altro conflitto, che ancora Israele non consente l’accesso alla Striscia della stampa indipendente, che a essere colpito duramente è stato anche il diritto di cronaca, ovvero quello dei cittadini di tutto il mondo a essere informati correttamente.

La Segreteria dell’Asr

Gaza, la Fnsi in piazza il 6 settembre con la Cgil

La Federazione nazionale della Stampa italiana aderisce alla manifestazione indetta dalla Cgil per Gaza in programma sabato 6 settembre 2025.

«Quanto sta accadendo nella Striscia – afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi – non è solo la mattanza di giornalisti, ma è l’uccisione di un popolo: fra le vittime del massacro ci sono anche migliaia di bambini e per questo è giusta, corretta e necessaria una mobilitazione di tutta la società e non soltanto di una parte».

Il sindacato dei giornalisti si unisce alla Cgil nel chiedere che «si fermi la barbarie in corso» e che il governo italiano «si schieri dalla parte della pace, della giustizia e del diritto internazionale» e invita i colleghi a dare voce alla protesta che si alzerà in tutta Italia.

La Fnsi sostiene, inoltre, l’iniziativa umanitaria non violenta della Global Sumud Flotilla per la popolazione martoriata di Gaza.

Gaza. Ossigeno protesta contro l’uccisione dei giornalisti insieme a 150 giornali di 50 paesi

Il 1 settembre pubblicherà un banner  che contiene un appello a Israele per proteggere i cronisti e per lasciare entrare nella Striscia gli inviati stranieri

Ossigeno per l’Informazione aderisce all’iniziativa di 150 testate giornalistiche internazionali, di oltre cinquanta paesi, di lanciare il 1° settembre prossimo una campagna mediatica per condannare le uccisioni dei giornalisti palestinesi da parte dell’esercito israeliano; chiedere la protezione dei giornalisti di Gaza o l’evacuazione di emergenza di quanti la chiedano; chiedere che alla stampa estera venga garantito un accesso indipendente alla Striscia. 

La campagna – coordinata da Reporter Senza Frontiere (RSF) e dal movimento globale Avaaz – prevede che le edizioni del primo settembre dei media aderenti escano con pagine o banner neri e il seguente messaggio:

Al ritmo con cui l’esercito israeliano uccide i giornalisti a Gaza, presto non ci sarà più nessuno a tenervi informati. #Protezione per i giornalisti a Gaza #Si lasci entrare i reporter a Gaza.

Questo il testo originale in inglese: “At the rate journalists are being killed in Gaza by the Israeli army, there will soon be no one left to keep you informed.” #ProtectJournalistsInGaza  #LetReportersIntoGaza

Ossigeno si è fatto interprete delle stesse richieste già nei mesi scorsi (leggi). Ora evidenzierà la sua adesione sia sul proprio sito web www.ossigeno.info sia su quello dedicato ai giornalisti italiani uccisi dalle mafie, dal terrorismo e nelle zone di guerra, intitolato Cercavano la verità www.giornalistiuccisi.it. Ossigeno rivolge un appello a tutti i media e alle organizzazioni dei giornalisti affinché aderiscano anch’essi alla iniziativa di lunedì prossimo 1 settembre.

L’operazione mediatica coordinata giunge pochi giorni dopo gli ultimi attacchi mortali dell’esercito israeliano contro i giornalisti nella Striscia. Il 25 agosto, uno di questi attacchi ha colpito un edificio nel complesso medico di al-Nasser, nel centro di Gaza, un noto luogo di lavoro per i giornalisti, uccidendo cinque reporter e membri dello staff di testate giornalistiche locali e internazionali come Reuters e Associated Press. Due settimane prima, la notte del 10 agosto, un attacco israeliano aveva ucciso sei giornalisti, tra i quali il corrispondente di Al Jazeera Anas al-Sharif, che era l’obiettivo designato.

Nel frattempo, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) ha chiesto un’indagine indipendente sull’uccisione dei cinque colleghi di lunedì 25 agosto all’ospedale Nasser di Khan Yunis. Un rapporto militare preliminare israeliano affermava che “sembra” che una telecamera di Hamas fosse l’obiettivo dell’attacco e nominava sei “terroristi eliminati durante l’attacco” – nessuno dei quali era tra i cinque giornalisti uccisi. 

“Il rapporto iniziale di Israele lascia molte più domande che risposte e non spiega perché un carro armato israeliano abbia aperto il fuoco contro l’operatore della Reuters Hussam Al-Masri e la telecamera visibile in diretta dell’agenzia di stampa che aveva ripreso da quella posizione quotidianamente per diverse settimane”, ha dichiarato l’amministratore delegato del CPJ Jodie Ginsberg. “Né spiega perché i primi soccorritori, inclusi altri giornalisti, siano stati presi di mira in un apparente attacco cosiddetto “doppio colpo” nello stesso luogo. La natura indiscriminata e sproporzionata dell’attacco richiede che questo incidente venga indagato come un apparente crimine di guerra”.

Secondo i dati di RSF, più di 210 giornalisti sono stati uccisi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza in quasi ventitré mesi di operazioni militari israeliane nei territori palestinesi. Almeno cinquantasei di loro sono stati intenzionalmente presi di mira dall’esercito israeliano o uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. 

La mobilitazione del primo settembre non ha precedenti per modalità e dimensione, anche se nei mesi scorsi si sono moltiplicate le iniziative delle organizzazioni giornalistiche internazionali per denunciare il massacro di reporter condotto impunemente dall’Idf a Gaza e chiedere l’accesso dei media stranieri nella Striscia. RSF, in particolare, rinnova l’appello per la protezione urgente dei professionisti dei media palestinesi, appello sostenuto a giugno da oltre 200 organi di stampa e organizzazioni della società civile.

Stampa Romana: a Gaza la strage di giornalisti continua, mentre la propaganda è affidata agli influencer

Altri cinque operatori dell’informazione uccisi a Gaza nell’ennesimo raid su un ospedale, un attacco mirato con un drone, in due tempi. I giornalisti sono obiettivi da colpire per le forze armate di Israele, testimoni da eliminare dell’incessante massacro di civili, sotto le bombe o per fame, della sistematica violazione dei diritti umani. Si uccidono i giornalisti sul campo, si impedisce l’accesso alla stampa indipendente, mentre si organizza una propaganda maldestra e offensiva con gli influencer, cui è affidato l’improba impresa di negare l’evidenza mostrata ogni giorno dalle immagini che arrivano da Gaza, proprio grazie ai giornalisti che sono diventati bersaglio: i morti sono oltre 240. Vittime insieme al diritto di cronaca, a quello dell’opinione pubblica mondiale di essere informata. È necessaria una mobilitazione su scala globale, a difesa del diritto di cronaca e della piena libertà di espressione.

La Segreteria dell’Asr

Democracy dies in darkness

Stop all’assassinio dei giornalisti in terra di Palestina

L’esercito israeliano ha ucciso altri 4 giornalisti. Si aggiungono agli oltre 200 giornalisti assassinati dopo il brutale assalto dei terroristi di Hamas contro Israele del 7 ottobre conteggiati da Reporters senza frontiere.

https://rsf.org/en/country/israel


Secondo Shireen.ps invece sono 270 gli operatori dell’informazione assassinati dalle Israel Defence Forces (IDF).

E questo nonostante il blocco all’ingresso in Palestina per i media internazionali.

In assenza di un’informazione plurale, collettiva, che mette in primo piano la testimonianza diretta, e sul campo, la verifica delle fonti e la deontologia giornalistica, l’alternativa è la disinformazione.

Per questo trovo molto interessante la lettura del magazine +972 di Tel Aviv, fatto da professionisti arabi e israeliani e vi consiglio di fare altrettanto.

L’ultima ottima inchiesta che ci ho trovato riguarda la Legitimation Cell, la squadra speciale israeliana che deve costruire le prove per accusare di terrorismo i pochi giornalisti rimasti nella striscia di Gaza.

Come potrebbe essere accaduto ad Anas al Sharif prima di ferragosto.

Anche questo lo racconterò nel mio prossimo libro in uscita a gennaio.

https://www.972mag.com/israel-gaza-journalists-hamas-hasbara/

hashtag#bringthemhomenow hashtag#ceasefire

https://rsf.org/en/gaza-least-four-more-journalists-killed-israeli-army-rsf-repeats-call-emergency-un-security-council

Media Freedom Act: Stampa Romana sostiene esposto alla Commissione europea per riforma Rai

Entra in vigore oggi l’European Media Freedom Act (EMFA), regolamento dell’Ue che impone agli stati membri norme per garantire l’ indipendenza e l’autonomia dei mezzi di informazione e la libertà dei giornalisti intervenendo, tra l’altro,  sulle concentrazioni editoriali, il mercato pubblicitario, la trasparenza dei finanziamenti  le autorità di controllo, la tutela delle fonti, la nomina dei vertici del Servizio Pubblico. Questioni su cui l’Italia è in evidente ritardo. Nonostante un dibattito pubblico che si trascina da mesi e lo stallo nell’elezione del presidente della Rai, il Parlamento non è riuscito a varare una legge perchè viale Mazzini possa avere risorse certe, una prospettiva industriale svincolata dalla durata dei governi, vertici nominati in base alle competenze.  Articolo Quinto, l’associazione (cui Stampa Romana ha aderito) nata per sollecitare l’adeguamento delle norme ai canoni stabiliti dall’EMFA ha presentato tramite il suo presidente Stefano Balassone un esposto alla Commissione europea  per queste inadempienze, un’iniziativa che ha il pieno e convinto sostegno di Stampa Romana.

  La Segreteria dell’ASR

Stampa Romana: continua mattanza giornalisti palestinesi, mobilitazione necessaria

È solo grazie al lavoro di questi cronisti che la tragedia di Gaza è sotto gli occhi del mondo, visto che l’esercito israeliano ha sempre negato l’accesso ai giornalisti indipendenti, lasciando spazio agli embedded sotto controllo. Proprio nelle ore in cui venivano uccisi Anas Al- Sharif e i suoi colleghi, sulla tv pubblica (RaiNews 24) veniva trasmessa senza filtri la conferenza stampa di Netanyahu. Episodi che devono far riflettere la categoria sul ruolo dell’informazione nei conflitti, sulla necessità di raccontare e testimoniare i fatti, di circostanziare le dichiarazioni, di sottrarsi alle pressioni delle propagande. È più che mai necessaria una vasta mobilitazione per difendere le ragioni di un’informazione libera e indipendente, il diritto e dovere di essere testimoni sul campo dei fatti.

  La Segreteria dell’ASR

Angelucci chiede risarcimento a Di Benedetto e Mantovani (Fatto Quotidiano): la solidarietà di Stampa Romana

Un’azione civile con la richiesta di risarcimento contro i giornalisti che scrivono articoli poco graditi, un classico del repertorio di chi vuole scoraggiare le inchieste. Questa volta Antonio Angelucci, parlamentare della Lega, imprenditore con attività che spaziano dalla sanità all’editoria, per le quali usufruisce di cospicue risorse pubbliche, se la prende con i giornalisti del Fatto Quotidiano Linda Di Benedetto e Alessandro Mantovani, che  hanno fatto il loro lavoro di cronisti raccontando la cessione del Tempo al gruppo Toto.  Una vicenda che ricorda ancora una volta quanto sia urgente un intervento legislativo per rispondere alla pratica delle richieste di risarcimento e delle querele temerarie. Ai colleghi del Fatto Quotidiano  va la piena solidarietà dell’Associazione Stampa Romana.

  La Segreteria dell’ASR

Stampa Romana su precari Rai: aprire riflessione su sindacato e rappresentanza 

Il ricorso sistematico al precariato, a rapporti di lavoro regolati senza la giusta applicazione del contratto di collettivo dei giornalisti sono ferite gravi inferte dagli editori alla nostra professione, strumenti con i quali si è indebolita l’intera categoria. Per il riscatto occorre coesione e un sindacato inclusivo che garantisca piena e adeguata rappresentanza. Per questo, nel rispetto dell’autonomia di tutte le articolazioni della Fnsi, la richiesta dei colleghi Rai precari e in attesa del “giusto contratto” di potersi iscrivere all’Usigrai, cosa che lo statuto attuale non consente, deve essere l’occasione di una seria riflessione. Regole che diano a tutti i colleghi una equa e proporzionata forza di rappresentanza indipendentemente da dove svolgano la professione, (testate, programmi, ambito nazionale o regionale) sono la migliore risposta a chi ha sciaguratamente scelto la via della scissione, danneggiando, per il vantaggio di pochissimi, il sindacato e l’intera categoria.

La Segreteria dell’Associazione Stampa Romana

Giornalisti, contratto fermo dal 2016ma agli editori 240 milioni di finanziamenti

Negli ultimi 9 anni gli stipendi degli italiani sono stati erosi dal 19,3% di inflazione certificata dall’Istat. In questi stessi anni diversi contratti di lavoro nazionali sono stati rinnovati: non quello dei giornalisti, fermo al 2016. Gli editori, però, nel frattempo hanno incassato almeno 240 milioni di euro in aiuti dallo Stato e hanno alleggerito le redazioni (meno 15% di giornalisti regolarmente assunti), aumentando il lavoro precario e sottopagato: un articolo viene retribuito in media 10 euro lordi. Un meccanismo che ha garantito alla stragrande maggioranza degli editori di macinare utili. Da 15 mesi la Federazione nazionale della Stampa italiana si sta confrontando con la Federazione Italiana Editori Giornali per rinnovare il contratto nazionale di lavoro giornalistico, chiedendo aumenti dignitosi per il recupero del potere d’acquisto, investimenti sui giovani, linee guida per governare la trasformazione digitale, a partire dall’intelligenza artificiale, idee e progetti per modernizzare l’editoria italiana con l’obiettivo di alzare la qualità del giornalismo e contrastare la disinformazione e le fake news.

La Costituzione sancisce il diritto di ogni lavoratore a una giusta retribuzione che, per i giornalisti, è anche una garanzia di libertà e per i lettori una certezza di qualità: solo retribuzioni adeguate possono assicurare un lavoro professionale attento e profondo e, quindi, un’informazione certa e a difesa dei cittadini. Tutto questo non sembra interessare agli editori, più concentrati sul taglio dei costi e sul prossimo giro di valzer per chiedere altri soldi al Governo piuttosto che sulle numerose sfide imposte dalla rivoluzione digitale per cercare, insieme ai giornalisti, la strada per superare una crisi devastante. Non hanno voluto confrontarsi sull’uso dell’Ai, sul rapporto coi giganti del web che condizionano sempre di più l’informazione (omologandola), sulle prospettive occupazionali, rimandando a chissà quando ogni discussione. Con un evidente problema: rinviare ancora nel caso dell’editoria significa soccombere, portare il settore a morte certa.

Ma anche quando si è provato a trattare un accordo ponte solo per il rinnovo economico, lo schema si è ripetuto. Il recupero dell’inflazione è la linea di demarcazione di tutto il mondo del lavoro del nostro paese. L’offerta della Fieg, invece, è di gran lunga inferiore rispetto ai rinnovi contrattuali degli altri lavoratori del nostro paese i cui redditi reali sotto l’impulso delle organizzazioni sindacali si sono rafforzati. Non solo: mentre da tempo è in atto una progressiva destrutturazione del Contratto Nazionale di Lavoro, gli editori al tavolo hanno chiesto per i nuovi assunti un nuovo salario d’ingresso al ribasso. Un ulteriore sconto sulle assunzioni obbligatorie per legge in seguito a prepensionamenti (che per gli editori, dal 2022, sono completamente gratuiti) e per questo inaccettabile. 

Come giornalisti continueremo a fare il nostro dovere di informare i cittadini con coscienza e impegno, ma siamo anche pronti a mobilitarci per difendere i nostri diritti di lavoratori.

Stampa Romana: solidarietà al Cdr di Repubblica

  L’Associazione Stampa Romana esprime piena solidarietà al Comitato di redazione di Repubblica che si è dimesso dopo il tentativo di alcuni “graduati” del quotidiano di modificare il testo di un documento su Gaza già discusso dall’assemblea e su cui i colleghi si erano già espressi. Un grave tentativo di ingerenza che conferma come sia sempre più difficile nelle redazioni garantire uno spazio di libero confronto sui temi editoriali, confronto che è una risorsa per la ricchezza e la credibilità dell’informazione.   La Segreteria dell’ Associazione Stampa Romana

Direttivo Stampa Romana: un dovere raccontare orrore di Gaza, tacere una macchia

Raccontare l’orrore di Gaza, lo sterminio palestinese, i crimini contro l’umanità di esercito e governo israeliano e quelli di Hamas, garantire un dibattito equilibrato sulla tragedia in atto è un dovere per chi fa informazione; tacere, minimizzare, giustificare quello che accade o sposare le ragioni delle propagande è una macchia per un giornalista.  Tra le vittime collaterali del conflitto in atto c’è l’opinione pubblica, privata di un racconto dei fatti che parta dalla testimonianza diretta, dai luoghi: l’uccisione di centinaia di giornalisti palestinesi, il divieto di ingresso a Gaza per i cronisti indipendenti sono un crimine e un attacco intollerabile all’informazione, contro i quali  Stampa Romana continuerà a far sentire la propria voce. Il nostro sindacato ha incoraggiato  il confronto nella categoria su questi temi e promuoverà altre iniziative per un’informazione corretta su quello che accade in Palestina, apprezza le posizioni espresse da alcuni Cdr e convocherà un incontro con tutti i Comitati di redazione per avviare, coinvolgendo anche la Fnsi, altre mobilitazioni.


    Documento approvato all’unanimità dal Direttivo dell’ASR

Corriere della Sera: cronaca di Roma senza firme. Il comunicato dell’assemblea

Cari lettori, oggi la Cronaca di Roma esce senza le firme dei suoi cronisti, in seguito all’agitazione sindacale proclamata in assemblea straordinaria. Oltre tre mesi fa avevamo chiesto alla direzione interventi, attesi da anni, per colmare i vuoti in organico e regolarizzare i collaboratori, riconoscendo lo sforzo effettuato in questi anni. Ai carichi di lavoro aumentati e certificati dai risultati ottenuti, non è mai corrisposta la valorizzazione dei percorsi professionali. Anche la semplice richiesta di confronto è stata ripetutamente ignorata. L’assemblea della Cronaca di Roma del Corriere della Sera

Assemblea del Tg3 – Chiediamo libertà d’informazione a Gaza: lasciateci entrare nella Striscia

I giornalisti non devono essere un bersaglio, lasciateci entrare a Gaza.
Di fronte alla drammatica situazione nella Striscia, l’opinione pubblica mondiale continua a non poter avere notizie raccolte in modo autonomo e indipendente.
Oltre 200 colleghi sono stati uccisi in Palestina dall’inizio del conflitto, molti di più che in ogni altra guerra dell’ultimo secolo.
Agli inviati internazionali viene impedito di accedere per fare il loro lavoro in modo autonomo e sicuro.
L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3, all’unanimità, lancia un appello alle autorità israeliane affinché torni possibile adempiere al diritto dovere di raccontare con obiettività quanto accade, in particolare alla popolazione civile.
L’opinione pubblica deve poter vigilare sul rispetto del diritto internazionale e dei principi di umanità.
Vogliamo proseguire nel racconto delle sofferenze di chi è innocente, a partire dai bambini, come abbiamo sempre fatto con il massimo dell’impegno e della professionalità fin dal terribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.
La redazione del Tg3 osserva peraltro con preoccupazione la difficoltà crescente di testimonianza un po’ ovunque nel mondo, con i giornalisti divenuti target anche in Ucraina e altri contesti e con il rilascio dei visti giornalistici sempre più complicato in molti paesi, ostacolo spesso insormontabile e che limita il nostro lavoro.

L’Assemblea del Tg3

Assemblea La7: al Cdr pacchetto di tre giorni di sciopero

Stipendi ridotti ai neoassunti e ai precari, organici della redazione del Tg insufficienti dopo i numerosi pensionamenti, carriere e retribuzioni bloccate da troppi anni e lontane da quelle delle altre tv nazionali, nessun piano di sviluppo e investimenti: accade a La7 nonostante gli ottimi dati di bilancio e gli straordinari risultati di ascolto, spinti proprio dai Tg e dai programmi di informazione e dalla crescita su tutte le piattaforme, che trainano l’intero gruppo editoriale.

L’assemblea dei giornalisti de La 7 chiede all’azienda e al Direttore il riconoscimento concreto dell’impegno della redazione attraverso i corretti strumenti del CNLG e degli accordi integrativi aziendali, l’adeguamento degli organici e degli stipendi dei neoassunti, un piano per la stabilizzazione dei colleghi precari, progetti editoriali chiari e regole per favorirne lo sviluppo.

L’assemblea conferma al Comitato di redazione il pacchetto di tre giornate di sciopero già assegnatogli.

Documento approvato dall’assemblea dei giornalisti de La7 con un solo astenuto, nessun voto contrario.

Giornalisti Corriere della Sera: stop all’utilizzo improprio pensionati, si investa sui giovani e sulla crescita della redazione

 Le giornaliste e i giornalisti del Corriere della Sera rilevano una tendenza preoccupante all’interno della redazione in merito all’utilizzo improprio di colleghi pensionati, continuamente coinvolti in coperture di servizi in Italia e all’estero e persino in ruoli organizzativi e di desk al di fuori delle norme contrattuali.   Nell’ultimo anno sono stati più volte evidenziati episodi che confermano l’impiego di giornalisti non più in servizio in posizioni che vanno ben oltre la scrittura come prevedono i contratti di collaborazione.

Contratti che in alcun modo sono messi in discussione dalla redazione e che peraltro rappresentano, se correttamente interpretati, un valore aggiunto per la testata.  Le giornaliste e i giornalisti del Corriere riconoscono le competenze dei colleghi pensionati maturate in tanti anni di esperienza, ma ritengono che il loro impiego debba essere circoscritto e che non possano in alcun modo sostituire il ruolo dei redattori e degli inviati. Purtroppo, l’esperienza quotidiana racconta un’altra storia: alcuni colleghi ormai in pensione mantengono gli account e hanno accesso al sistema editoriale (e non solo per inviare gli articoli come prevede l’accordo Fieg-Fnsi), hanno partecipato alle attività di redazione e alle riunioni operative, in alcuni casi sono stati addirittura ripetutamente indicati come “inviati” sulle pagine del giornale, in altri partecipano d’abitudine alle conferenze stampa di enti e istituzioni.

Questa situazione non solo contravviene alle regole, ma evidenzia un problema più ampio: il ricorso eccessivo ai giornalisti in quiescenza sta sottraendo spazio e risorse a investimenti necessari per il futuro della testata e rischia di precludere la crescita di nuove indispensabili competenze, la realizzazione dei percorsi di carriera interni e delle legittime aspirazioni dei giornalisti dipendenti nonché il naturale e necessario percorso verso il ricambio generazionale di un giornale che non intende retrocedere nella sua posizione di leadership nel Paese. Il mondo del giornalismo è in continua evoluzione e le strategie aziendali puntano ad accrescere la flessibilità nei contratti in vista dei cambiamenti futuri.

Tuttavia, nel presente, le redazioni soffrono di una carenza di organico che compromette la qualità del giornale. Troppe volte coperture, inchieste importanti e reportage di grande rilievo vengono affidati ai colleghi pensionati, mentre gli ultimi assunti, invece di essere formati o mandati sul campo (magari affiancati dai colleghi più esperti) sono spesso relegati a ruoli marginali.  Le giornaliste e i giornalisti stigmatizzano anche l’uso che si sta facendo dei contratti a partita iva rivolti ai giovani. Contratti che di fatto stanno sostituendo il percorso tradizionale dei contratti a tempo determinato, che finora hanno garantito un percorso verso l’assunzione. Con le partite iva invece si creano delle figure che, sulla carta, sono collaboratori esterni, ma che il più delle volte nei fatti sono integrati nella macchina né più né meno degli assunti. E però tutto questo fa sì che non si riconosca loro alcuna prospettiva di carriera interna. Anche questo rappresenta un pericolo per il futuro di questo giornale.    

La redazione ribadisce quindi la richiesta di:  
1.Limitare l’uso dei pensionati alle collaborazioni con compiti di scrittura al di fuori delle coperture istituzionali e dei servizi quotidiani che possono essere garantiti da giornalisti dipendenti, escludendo gli incarichi di inviato e i ruoli di coordinamento e di coinvolgimento nella ideazione e fattura del giornale e dei suoi contenuti speciali.
2. Investire sui giovani con contratti equi e rispettosi dei compiti, assicurando loro possibilità di crescita e formazione sul campo. 
3. Garantire più attenzione ai percorsi di carriera interna e alle legittime aspettative dei giornalisti dipendenti che hanno dimostrato impegno, passione e competenza.  Pur consapevoli delle difficoltà complessive del mercato ed esprimendo soddisfazione per i positivi risultati editoriali rilanciati di recente dal presidente Urbano Cairo, le giornaliste e i giornalisti ritengono che il Corriere della Sera debba fare una scelta di visione: favorire la crescita delle nuove generazioni significa garantire innovazione, qualità e autorevolezza per gli anni a venire. Questa è la strada per assicurare il futuro della testata.    

Le giornaliste e i giornalisti del Corriere della Sera. Documento approvato all’unanimità.

Striscione contro Marco Carta: la solidarietà di Stampa Romana.

L’Associazione Stampa Romana esprime solidarietà a Marco Carta, giornalista di Repubblica che si è occupato degli intrecci tra tifo ed estrema destra, ieri attaccato con uno striscione esposto nei pressi dello Stadio Olimpico. Ancora una volta un cronista  che approfondisce il tema dei rapporti pericolosi del mondo ultras, con organizzazioni estremistiche o con la criminalità è oggetto di una grave e inaccettabile intimidazione.

  La Segreteria ASR

GIORNALISTI RAI “FASE DUE”ASSEMBLEA PUBBLICA A STAMPAROMANA IL 20 MARZOPER IL GIUSTO CONTRATTO E CONTRO IL                              PRECARIATO

La realizzazione e la messa in onda dei programmi di informazione e approfondimento dei più noti e apprezzati della Rai – format ormai iconici come Report, Chi l’ha visto, Agorà, Presa Diretta, Mi manda Raitre… solo per citarne alcuni – è garantita ogni giorno da centinaia di giornalisti professionisti che lavorano senza il contratto giornalistico. Inquadrati nelle redazioni in condizioni di precarietà formale o di fatto: per la gran parte con contratti da partita iva, oppure assunti come programmisti. Lavorando gomito a gomito con colleghi che svolgono le stesse identiche mansioni ma sono invece assunti con il regolare contratto giornalistico FNSI-Usigrai.
Centinaia di lavoratori della prima azienda culturale – pubblica – di questo Paese che da anni attendono il completamento di un percorso di regolarizzazione cominciato nel 2019 con la cosiddetta ‘Fase 1’: un accordo tra Rai e sindacati che portò all’assunzione di oltre 200 colleghi e che prevedeva per iscritto una – appunto – ‘Fase 2’ rimasta totalmente inapplicata.
Sono passati sei anni da quell’accordo, due anni dall’unico incontro per il ‘tavolo Fase 2’, un anno da una affollata e lunga assemblea che ha chiesto all’azienda la riapertura del tavolo e 4 mesi da un partecipatissimo presidio pubblico in viale Mazzini cui hanno preso parte anche i maggiori leader delle organizzazioni sindacali aziendali e delle confederazioni nazionali.
Per questo, assieme a Stamparomana, l’assemblea dei giornalisti della ‘Fase 2’ torna a riunirsi e invita per un confronto l’azienda, il cda, la commissione di vigilanza e i sindacati.
È ora di cambiare. È ora di riconoscere dignità e sicurezza a chi fa informazione nel servizio pubblico: per la dignità del lavoro, per una informazione libera, per combattere il precariato.

Assemblea giovedì 20 marzo – ore 16 – sede di STAMPAROMANA piazza                                          della Torretta 36 – Roma

                         L’Assemblea dei giornalisti RAI “Fase 2”

Stipendi non pagati: giornalisti Dire in sciopero. Il comunicato

  L’Assemblea dei lavoratori e il Comitato di redazione dell’Agenzia Dire esprimono grande preoccupazione per il forte ritardo che si sta registrando in questi giorni nel pagamento degli stipendi e pertanto proclamano lo sciopero per la giornata di domani, mercoledì 5 marzo, usufruendo di una delle 3 giornate di mobilitazione affidate dall’assemblea dei redattori al Cdr.

Giornalisti e grafici, già alle prese da tempo con un sistema che ogni mese prevede la corresponsione delle buste paga in due tranche (acconto e saldo), sono ancora oggi, a 40 giorni dall’ultimo saldo, in attesa del pagamento delle competenze relative a gennaio 2025.

La redazione e tutte le lavoratrici e i lavoratori della Dire, pur consapevoli dello sforzo dell’azienda nel superare una pesante crisi ereditata dalla precedente gestione, chiedono all’editore e all’amministrazione di risolvere quanto prima il vulnus che si è venuto a creare, ribadendo che non possono essere sempre giornalisti e grafici a pagare il prezzo della situazione di crisi aziendale.
Si ricorda, inoltre, che a tutt’oggi manca una soluzione che sani le condizioni degli “ex sospesi”, ai quali ancora non è stato corrisposto gran parte dello stipendio di gennaio 2024. Un disagio che si somma ai pesanti licenziamenti subiti tra i giornalisti a partire da dicembre 2023.

Vittime della mafia e giornalisti uccisi. I cronisti: sì al coordinamento Roma-Palermo

In occasione della Giornata mondiale dell’Onu per la libertà di stampa, in programma il 3 maggio 2024, i cronisti romani aderiscono all’invito di “Ossigeno per l’informazione” e dei cronisti siciliani ad aderire al Coordinamento permanente ­Roma-Palermo in memoria delle vittime della mafia e dei giornalisti uccisi.

Nella capitale esiste da anni un luogo dedicato all’impegno civile su questi temi, la Casa del jazz, al cui ingresso si trovano il Memoriale con i nomi di 1000 vittime delle mafie e il Pannello in Memoria dei giornalisti uccisi (“Cercavano la verità”) di “Ossigeno”. Analoga la funzione del Giardino della memoria di Ciaculli, a Palermo.

L’impegno quotidiano di noi cronisti è quello di onorare il patto con i lettori grazie al lavoro sul campo e alla ricerca di notizie, ma non meno importante è il dovere della memoria e della vicinanza alle famiglie di tanti colleghi caduti in nome della libertà e indipendenza dell’informazione, valori da trasmettere alle future generazioni. Così in una nota il Sindacato cronisti romani (Scr).

Associazione Stampa Romana: solidarietà a colleghi aggrediti e minacciati

Una cronista della Rai aggredita verbalmente da esponenti della comunità ebraica mentre racconta i momenti di tensione alla manifestazione di Porta San Paolo a Roma, gruppi pro Palestina che protestano davanti alla sede de La7 contro il conduttore dell’Aria che tira David Parenzo. Due episodi molto gravi, che l’Associazione Stampa Romana, condanna con fermezza esprimendo solidarietà ai colleghi. In questi mesi il dibattito sulle vicende mediorientali, anche sui mezzi di informazione , è stato accompagnato da un crescendo di intolleranza, gravissime accuse reciproche tra chi condanna l’intervento di Israele a Gaza e chi lo giustifica dopo le azioni di Hamas del 7 ottobre. È dovere di chi fa informazione rappresentare con equilibrio e rispetto la complessità della situazione e le diverse posizioni, su vicende che sono al centro del dibattito pubblico in tutto l’Occidente, in Israele stesso, senza alimentare scontri e tensioni, ed è inaccettabile che, come è avvenuto più volte, i giornalisti siano attaccati, aggrediti, minacciati, ostracizzati o additati perché fanno il loro lavoro di cronisti o esprimono opinioni.

La segreteria dell’Associazione Stampa Romana

L’Associazione Stampa Romana aderisce alle manifestazioni per il 25 Aprile

Antifascista, libera, democratica l’Italia repubblicana ha le sue radici nei valori della Resistenza da ricordare e ribadire, contro ogni tentativo di revisionismo. L’Associazione Stampa Romana aderisce, accanto alla Fnsi e agli altri sindacati dei lavoratori, alle manifestazioni per il 25 Aprile. È grazie alla lotta di Liberazione che, dopo la dittatura e i crimini del nazifascismo, è stato riconquistato il diritto a informare ed essere informati, essenza della dialettica democratica, presidio per tutti gli altri diritti civili e sociali sanciti dalla Costituzione, che il sindacato dei giornalisti sarà sempre impegnato a difendere.

Segreteria Associazione Stampa Romana

Metro, stipendi ancora in ritardo. Il comunicato del Cdr

Gentili lettrici e lettori di Metro,
vogliamo aggiornarvi sulla situazione del giornale. Lo scorso gennaio, al termine di una serrata trattativa, abbiamo siglato un accordo con ulteriori sacrifici a carico della redazione per mantenere in vita – a fronte di una congiuntura economico-editoriale molto difficile – questa storica testata freepress: dunque una drastica riduzione dell’organico (con prepensionamenti e dimissioni), oltre al prolungamento dei pesanti ammortizzatori sociali.
Tre mesi dopo ci troviamo con l’azienda che paga gli stipendi in grave ritardo e solo parzialmente. Una situazione insostenibile, mentre si continua a navigare a vista, senza strategie a lungo termine, con stampa e distribuzione ridotte ai minimi termini, senza alcun investimento tecnologico e con una inconsistente presenza online.
Una deriva pericolosa e inaccettabile che non può lasciarci in silenzio. Per questo le giornaliste e i giornalisti di Metro – testata pioniera del rivoluzionario fenomeno della freepress in Italia – si batteranno con ogni mezzo per impedire l’agonia e lo snaturamento di quella preziosa autorevolezza informativa che hanno costruito in oltre vent’anni di serio e costante impegno quotidiano.

Il Cdr di Metro

Assemblea dei CdR della RAI proclama lo stato di agitazione e affida a Usigrai un pacchetto di 5 giorni di sciopero

L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai proclama a larghissima maggioranza (8 voti contrari e un astenuto) lo stato di agitazione e affida a Usigrai un pacchetto di 5 giorni di sciopero.

L’Assemblea contesta la volontà di trasformare il Servizio Pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato.

Il documento approvato:

L’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai, convocata online da Usigrai, esprime fortissima preoccupazione per la situazione di stallo in cui versa l’azienda.

Mentre da un lato si registra la fuga di alcuni dei volti noti della Rai verso altri competitor – con inevitabili ripercussioni anche sugli ascolti e sui bilanci aziendali – dall’altro non si difende l’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica. L’Assemblea dei Cdr concorda con l’Usigrai: il Servizio Pubblico non può essere il megafono dei partiti. Una presa di posizione del sindacato che ha avuto eco anche al di fuori dei confini nazionali: è infatti indispensabile una missione internazionale sulla libertà di stampa nel nostro paese.

Non solo, l’informazione risulta la grande assente nel Piano Industriale. Non esistono linee guida sull’impatto che la trasformazione in digital media company avrà sul settore giornalistico. Nei gruppi di lavoro “Ottimizzazione offerta editoriale” e “Evoluzione competenze ed interventi organizzativi” non ci sono giornalisti, e per ora gli unici interventi, calati dall’alto senza alcun confronto con il sindacato, sono quelli che prevedono lo smembramento della Radio, con Gr Parlamento e la redazione sportiva che verrebbero assegnati rispettivamente a Rai Parlamento e Rai Sport, svuotando di fatto Radio1 dalla sua vocazione all news basata su informazione e sport, senza alcuna ragionevole motivazione organizzativa o industriale, senza alcun vantaggio per la testata o per l’azienda.

Tutto questo in un quadro di mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici della testata giornalistica regionale e di mancato turn over nelle testate nazionali, che di fatto producono una riduzione del perimetro occupazionale. Sono oltre 100 le uscite non sostituite negli ultimi anni, con conseguenti maggiori carichi di lavoro a fronte di un aumento dei prodotti informativi. Tutto questo con continui tagli al budget per le troupe e la mancanza di risorse per procedere alla stabilizzazione dei colleghi precari che lavorano nei programmi, come la Rai si è impegnata a fare con la cosiddetta fase 2.

Inoltre, il fatto che la Rai abbia più volte ribadito di non voler procedere ad una selezione pubblica – l’unica che permette un accesso trasparente in azienda – impedisce alle colleghe e ai colleghi della Tgr di potersi trasferire per ricongiungersi con i familiari o per legittime ambizioni professionali. Al contempo i trasferimenti delle colleghe e dei colleghi dai generi ai nazionali, in assenza di graduatorie concorsuali, agevolano le cosiddette “prime utilizzazioni” a chiamata diretta nei programmi, mentre il codice etico Rai impone “il ricorso a procedure concorsuali o comunque a criteri oggettivi di selezione” e di fatto creano nuovo precariato.

Non solo. Da anni l’azienda non sostituisce le colleghe in maternità, ottenendo indirettamente un vantaggio economico e aumentando, anche in questo caso, il carico di lavoro delle redazioni.

Da ultimo, in questo quadro preoccupante, si inserisce la disdetta dell’accordo sul premio di risultato, con la motivazione di volerlo allineare a quello delle altre categorie professionali. L’assemblea trova inaccettabile quanto prospettato dall’azienda al sindacato, di non voler prevedere, cioè, una parte fissa come per gli altri dipendenti e di voler legare l’erogazione ai risultati di ascolto generali della Rai e non più a quelli delle maggiori edizioni dei telegiornali, come da precedente accordo. Di fatto facendo pagare con un taglio alle retribuzioni dei giornalisti gli sprechi e le eventuali scelte editoriali sbagliate dei vertici, che non sono chiamati invece a risponderne.

Per tutte queste motivazioni l’Assemblea dei Cdr e dei fiduciari della Rai proclama lo stato di agitazione che segna l’avvio di una mobilitazione e affida all’Usigrai un pacchetto fino a 5 giorni di sciopero.

Comunicato dell’assemblea di Redazione dell’Agi

L’Assemblea dei redattori dell’AGI si è riunita nuovamente a un mese dall’inizio della mobilitazione contro l’ipotesi di vendita dell’agenzia, un mese in cui i giornalisti hanno scioperato per sei giorni e messo in campo iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, che hanno avuto una vastissima eco mediatica, politica e istituzionale.   

Nella riunione odierna è intervenuta la Direttrice responsabile Rita Lofano, che ha spiegato di comprendere le preoccupazioni della redazione invitando però ad avere fiducia nell’editore. L’Assemblea manifesta forte insoddisfazione per un intervento che si ritiene tardivo e non chiarificatore rispetto agli ultimi sviluppi dell’ipotesi di cessione dell’agenzia. La Direttrice ha anche suggerito di “riallacciare un dialogo con l’editore”, dialogo che il Cdr ha con insistenza tentato di tenere vivo in queste settimane, senza tuttavia ottenere risposte.   

L’Assemblea ricorda, inoltre, lo sforzo e la responsabilità con cui la redazione ha sempre risposto nel corso degli ultimi anni ad iniziative editoriali messe in campo e poi progressivamente abbandonate, senza ragioni esplicite né spiegazioni, da parte delle direzioni che si sono succedute. 

Nei prossimi giorni verranno promosse altre iniziative per tenere viva l’attenzione sulle criticità di una possibile operazione che metterebbe a rischio il ruolo di fonte primaria dell’agenzia, per sua natura autonoma e indipendente.  L’Assemblea ribadisce la piena fiducia al Cdr in questo delicato frangente e gli affida un ulteriore pacchetto di tre giorni di sciopero che si aggiungono ai tre già deliberati. 

Editoria: solidarietà Coordinamento Cdr Agenzie di stampa a Agi e Dire

“Il coordinamento dei Cdr delle Agenzie di stampa esprime solidarietà ai colleghi dell’Agi, di nuovo in sciopero nell’ambito della vertenza sulla vendita dell’agenzia e in difesa dei livelli occupazionali interni e del ruolo delle agenzie di stampa come fonte primaria di informazione, fondamentale per l’intero sistema dei media italiani; conferma la propria presenza al presidio indetto dai colleghi dell’Agi per oggi in piazza della Rotonda, a Roma. Il Coordinamento manifesta inoltre la sua solidarietà ai colleghi della Dire, in sciopero per chiedere di sanare definitivamente la posizione dei colleghi della redazione romana sospesi dall’azienda, ancora in attesa di vedere rispettati i propri diritti”.

La Fnsi sostiene le denunce presentate da Rsf alla Cpi per crimini di guerra contro i giornalisti a Gaza

La Federazione nazionale della stampa italiana appoggia formalmente le due denunce presentate da Reporters sans frontières alla Corte penale internazionale per crimini di guerra commessi dall’esercito israeliano ai danni dei giornalisti palestinesi a Gaza. A partire dal 7 ottobre 2023 sono – secondo i dati di Rsf – 103 i giornalisti e gli operatori dell’informazione uccisi nella terribile rappresaglia su Gaza da parte di Israele. Nella prima denuncia, presentata alla fine di ottobre, si menzionano in particolare i casi di 9 giornalisti uccisi dal 7 ottobre e due feriti nell’esercizio delle loro funzioni e la distruzione intenzionale, totale o parziale, delle sedi di più di 50 organi di stampa a Gaza.

Per Rsf, «gli attacchi subiti dai giornalisti palestinesi a Gaza corrispondono alla definizione data dal diritto internazionale umanitario di un attacco indiscriminato e costituiscono pertanto crimini di guerra ai sensi dell’articolo 8.2.b. dello Statuto di Roma». «Anche considerando –aggiunge l’organizzazione – che questi giornalisti siano stati vittime di attacchi contro obiettivi militari legittimi, come sostengono le autorità israeliane, questi attacchi hanno comunque causato danni manifestamente eccessivi e sproporzionati ai civili e costituiscono comunque un crimine di guerra ai sensi dello stesso articolo».

Nella prima denuncia si fa menzione anche della morte di un giornalista israeliano ucciso in un kibbutz mentre documentava l’assalto di Hamas.

Nella seconda denuncia per crimini di guerra Rsf cita la morte di sette giornalisti palestinesi, uccisi a Gaza tra il 22 ottobre e il 15 dicembre e chiede alla procura internazionale di indagare più ampiamente su tutti i giornalisti palestinesi uccisi dall’esercito israeliano dal 7 ottobre. Per l’organizzazione indipendente ci sono «fondati motivi» per ritenere che i giornalisti interessati da questa denuncia siano stati vittime di attacchi assimilabili a crimini di guerra. Secondo le informazioni raccolte da Rsf, «questi giornalisti potrebbero essere stati deliberatamente presi di mira in quanto giornalisti».

La Federazione della stampa si associa e sostiene le denunce presentate da Rsf, chiedendo alla Corte penale internazionale di indagare su questi crimini e assicurare gli eventuali responsabili alla giustizia. Chiede inoltre che questi crimini siano giudicati in via prioritaria dalla Cpi. «Non giustifichiamo – sottolinea la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante – la violenza e la brutalità con le quali il 7 ottobre i terroristi di Hamas hanno attaccato lo Stato israeliano, e siamo vicini alla popolazione per il dramma degli ostaggi. Ma non possiamo tacere che da quel 7 ottobre sono morti nel conflitto decine di giornalisti e operatori dei media palestinesi: sono diventati obiettivi di guerra e questo è inaccettabile».

Costante ribadisce quindi l’appello promosso dalla Ifj a far cessare gli attacchi nei confronti dei civili e degli operatori dei media e la «forte preoccupazione» espressa dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani per il «numero elevato» di giornalisti palestinesi uccisi a Gaza.

Solidarietà a Giuseppe Bascietto

 L’Associazione Stampa Romana esprime solidarietà a Giuseppe Bascietto, giornalista freelance addetto stampa della Cisl di Roma, definito su Facebook da Francesco Aiello, sindaco di Vittoria, in provincia di Ragusa, “Un delinquente che usa la penna come i killer usano la pistola”.   
Bascietto ha messo in relazione in un suo articolo l’omicidio di Giovanni Russo, avvenuto lo scorso 27 febbraio e confessato da Alex Ventura, esponente dell’omonimo clan, con l’attività di spaccio di droga gestita nella cittadina da una rete di organizzazioni criminali siciliane e calabresi.  
Il violento attacco da parte del primo cittadino è un fatto gravissimo, che suona come un’intimidazione a Bascietto e tutti quelli che fanno informazione in un territorio difficile, rischiando anche la propria incolumità personale, che autorità e istituzioni dovrebbero tutelare e non esporre e mettere in pericolo.  

La Segreteria dell’Associazione Stampa Romana

Processo per gli scontri al Circo Massimo nel 2020, la Fnsi parte civile

Il gup presso il tribunale di Roma ha ammesso la costituzione di parte civile della Federazione nazionale della Stampa italiana nel processo, avviato con rito abbreviato, a carico di undici persone accusate di aver violentemente aggredito i giornalisti e le forze dell’ordine in occasione dell’imponente manifestazione no vax organizzata al Circo Massimo da gruppi neofascisti il 6 giugno 2020. In quell’occasione, il giornalista freelance Thomas Cardinali rischiò di perdere un occhio dopo essere stato colpito dai facinorosi con un corpo contundente.
La Fnsi è assistita nel processo dall’avvocato Giulio Vasaturo.

Settemila giornalisti minacciati dal 2006 in Italia: 500 nel 2023

Ossigeno pubblica i dati aggiornati del suo monitoraggio per l’anno in corso, dati importanti e significativi raccolti anche grazie al sostegno dell’ASR.

Questi ultimi dati dicono con i numeri com’è andata quest’anno. Dicono che il numero totale dei minacciati rilevati e verificati da Ossigeno per l’Informazione ha raggiunto quota settemila, che il raffronto dei nostri dati con quelli del Viminale conferma che diminuisce la percentuale dei giornalisti che denunciano le minacce e che l’Italia risulta il paese con più giornalisti minacciati.

Aiuta Ossigeno a fare circolare questi dati

GIORNALISTI MINACCIATI IN ITALIA: SETTEMILA DAL 2006, 500 NEL 2023