Emergency, il mensile che nasce dall’esperienza di Peace Reporter, verrà presentato in conferenza stampa al teatro smeraldo a Milano lunedì 4 aprile (allego locandina). La nuova rivista ha come compagni di viaggio e collaboratori illustri come Tabucchi, Camilleri, Michele Serra e altri meno illustri come Arturo Di Corinto http://www.e-ilmensile.it/compagni-di-viaggio
Il nostro tempo è adesso. La comunicazione e la fabbrica del precariato
Il nostro tempo è adesso. La comunicazione e la fabbrica del precariato
Arturo Di Corinto
per Articolo 21 del 31 marzo 2011
Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno modificato profondamente il modo di produrre ricchezza da parte dell’industria, hanno consentito una maggiore automazione dei comparti produttivi tradizionali e la dematerializzazione di prodotti di consumo, prevalentemente ludici, scientifici e culturali, ma soprattutto hanno modificato il mondo dei media e della comunicazione e il ruolo loro attribuito nella società.
Nella società digitale si è ampliato a dismisura il ruolo dei media e della comunicazione e lì dove c’è comunicazione, produzione di sapere e di discorso, lì c’è il potere. Un potere nomadico, che non risiede in strutture stabili e definite e che non è un semplice fatto, una struttura che si conserva e che viene annientata, ma un sistema di relazioni che decide di volta in volta chi ha potere di parola e chi no, determinando l’agenda setting – ciò di cui si parla e che richiede il formarsi di un’opinione – dando un ruolo cruciale agli stregoni della notizia – gli spin doctors – e che determina nuove forme di esclusione rendendo il sapere inaccessibile. Proprio oggi che la mancanza di accesso al sapere e alla comunicazione equivale sempre di più all’esclusione dal lavoro e dai diritti.
E’ in questo rapporto fra il potere e la comunicazione che va sviluppata la nostra critica. La produzione controllata di sapere oggi è tutt’uno con la condizione di assoggettamento dei nuovi schiavi della comunicazione che svolgono vecchie e nuove professioni: nella formazione, nel giornalismo, nelle pubbliche relazioni, nel marketing e nella pubblicità, siano essi designer, copywriter, fotografi, registi, o che lavorino negli uffici stampa, nell’editoria cartacea e nelle professioni Internet. Continua a leggere Il nostro tempo è adesso. La comunicazione e la fabbrica del precariato
Emergency: Il declino del copyright
Un diritto d’autore per tutti?
Arturo Di Corinto
per Emergency – il mensile, aprile 2011
L’impalcatura a difesa del diritto d’autore non regge più. Il motivo è questo: le stesse tecnologie che consentono alle industrie di trovare nuovi talenti (i social network), l’ubiquità di una rete che consente di vendere file commerciali anche dove i negozi non ci sono, la digitalizzazione delle opere che permette di ridurne i costi di duplicazione e distribuzione, sono tutti fattori che consentono di scambiarsi in rete ciò che è digitale anche aggirando le leggi. C’è un’intera industria del falso che prospera su questo business e sono tanti, giovani e meno giovani, attratti da ciò che si può ottenere senza pagare, un po’ per necessità un po’ per ideologia. Per questo motivo con la delibera AgCom 668 del 2010 in Italia si è pensato di trovare una soluzione al dilemma chiudendo d’autorità i siti web segnalati per presunta violazione del copyright, disattendendo però sia la Costituzione che il diritto comunitario che lo permettono solo dietro disposizione della magistratura e con l’intervento del Ministero dell’Interno. L’iniziativa ha trovato la fiera opposizione dei consumatori e dei provider che hanno lanciato l’iniziativa sitononraggiungibile.it per denunciare la logica e l’impianto di una proposta troppo simile a una legge presentata nel settembre 2010 al Congresso americano. Forse non ci voleva Wikileaks per dimostrarci che major e governo americano brigano da tempo per influenzare il quadro regolatorio italiano ed europeo, bastava fare due più due. In attesa che l’industria individui nuovi modelli di business capaci di garantire i ritorni necessari a pagare il lavoro degli addetti del settore, le major potrebbero però valutare l’adozione di licenze flessibili come le creative commons e una ripartizione dei proventi della connettività con gli operatori di telecomunicazione. Oppure abbassare i prezzi.
Serata McLuhan all’Auditorium Parco della Musica
Libri come. Festa del Libro e della Lettura
Sabato 2 aprile 2011
Ore 21 Officina 1
Michele Mezza, Sono le news, bellezza, Donzelli; Arturo di Corinto e Alessandro Gilioli, I nemici della rete, Rizzoli. Con Derrick De Kerckhove e Alberto Abruzzese Continua a leggere Serata McLuhan all’Auditorium Parco della Musica
Il reddito garantito come diritto sociale fondamentale?
Il reddito garantito come diritto sociale fondamentale?
24 marzo 2011 ore 17
Fondazione Basso via della Dogana Vecchia 5, Roma
Continua a leggere Il reddito garantito come diritto sociale fondamentale?
I Nemici della Rete al Festival del Giornalismo di Perugia – 14 aprile 2011
I Nemici della Rete
di Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli
prefazione di Stefano Rodotà
Perugia 14 aprile alle ore 19 presso il Centro Servizi G. Alessi.
Internet e il web rappresentano sempre di più una risorsa per il giornalismo e per favorire il pluralismo dell’informazione. Nonostante la sua importanza nella ricerca e produzione di news e a dispetto del ruolo positivo nell’ampliare gli spazi della comunicazione lo sviluppo della rete Internet nel nostro paese è ritardato da un mix esplosivo di sottocultura e interessi. Questa miscela è composta da un lato da un establishment politico, economico e mediatico che non conosce internet e le sue dinamiche, quindi non ne capisce l’importanza e ne diffida; d’altro lato da interessi molto concreti di chi invece ne comprende la potenzialità esplosiva in termini di mobilità sociale e di disintermediazione, quindi ne ostacola la crescita per preservare rendite di posizioni (politiche, economiche, di categoria etc). Eppure l’attività di singoli e gruppi che ogni giorno producono cultura e innovazione attraverso la rete ci autorizza a parlare di una via italiana al digitale. Il mondo dei media e della politica è pronto a riconoscerne il valore? Questo è il tema dell’incontro al Festival del Giornalismo di Perugia il giorno 14 aprile alle ore 19 presso il Centro Servizi G. Alessi.
Alla presentazione partecipano, oltre agli autori, il professore Enrico Menduni (Università Roma 3) e Nicola D’Angelo (consigliere AGCOM)
Autore: Arturo Di Corinto, Alessandro Gilioli Titolo: I Nemici della Rete Editore: RIZZOLI Collana: BUR FUTUROPASSATO Pagine: 300 Prezzo: 11,50 euro Anno prima edizione: 2010 ISBN: 17042758
Open licensing & Creative Commons: soluzione o dannazione per l’industria editoriale in crisi?
Open licensing & Creative Commons: soluzione o dannazione per l’industria editoriale in crisi?
mercoledi 13 aprile al Festival del Giornalismo di Perugia, Sala Lippi – Unicredit
Mentre l’Italia è fra i primi cinque Paesi al mondo per numero di opere creative rilasciate sotto CC online, l’industria tradizionale pare non volersene accorgere. Oltre a creare più traffico online, consentire al pubblico di ripubblicare un articolo (obbligando comunque a citare fonte e sito di provenienza) significa dare nuova vita al contenuto originario
e innescare discussioni con ovvio ritorno di immagine. Eppure, soprattutto nell’ambito giornalistico ed editoriale, tali licenze non vengono considerate come risorse a lunga scadenza, utili per contribuire a superare l’attuale crisi economica. Trattasi di semplice pigrizia mentale, mancanza di strategie o o anacronistico attaccamento al diritto d’autore in senso iper-restrittivo? E quali gli strumenti migliori, nell’odierna era digitale, per garantire la diffusione della cultura e la tutela degli autori stessi?
– Simone Aliprandi (Copyleft-Italia)
– Giovanni Boccia Artieri Università di Urbino Carlo Bo
– Manlio Mallia (Siae)
– Vanni Santoni (Scrittura Industriale Collettiva)
Modera: Arturo di Corinto, giornalista e scrittore, autore del libro I Nemici della Rete
Dove c’è Barilla c’è…. amianto!
Dove c’è Barilla c’è…. amianto!
Sabato 11 Dicembre 2010 18:40 Helene Benedetti
E’ più facile e veloce bonificare uno stabilimento di
9,58 ettari pieno di amianto o tappare la bocca ad un giornalista scomodo corrompendo Aruba per
fargli chiudere il sito?
Per la Barilla evidentemente la seconda ipotesi è stata più conveniente. Forse pensavano che
tappando la bocca ad un giornalista non ci sarebbe mai stata una cassa di risonanza… e qui si
sbagliavano di grosso perché adesso metteremo in moto la macchina del fango.
La nota holding Barilla, produttrice di deliziose merendine, pasta, fette biscottate, snack, pani
morbidi, sfoglie e merende varie, ha uno stabilimento a San Nicola di Melfi, in Basilicata. Lo
stabilimento è pieno di amianto, ha il tetto fatto di eternit nonostante la legge 257 del 27 marzo
1992 che obbliga alla bonifica. Continua a leggere Dove c’è Barilla c’è…. amianto!
= FSFE Newsletter – Marzo 2011 =
= FSFE Newsletter – Marzo 2011 =
[Read online: http://fsfe.org/news/nl/nl-201103.it.html ]
== Rivoluzione fallita: Facebook non disponibile in Egitto ==
“Il 27 Gennaio Facebook è stato spento in Egitto. Per il momento questo questo ha fermato la protesta. I media ritengono che questo è dovuto
all’influenza della nipote di Mubarak che è la ragazza di Mark Zuckerberg.” Ovviamente questo non è vero. Ma con il software che è
controllato da una azienda, qualcosa di simile può succedere. Cosa potrebbe succedere se la proprietaria del social network fosse stata una
azienda Egiziana? Questa azienda avrebbe potuto resistere alla pressione dello stato? Continua a leggere = FSFE Newsletter – Marzo 2011 =
Wired: Il politico è trasparente sul Web
Il politico è trasparente sul Web Monitorare l’attività dei parlamentari? Un buon metodo per giudicare il lavoro di chi ci governa. Per questo c’è l’associazione OpenPolis.
Arturo Di Corinto per Wired.it
28 febbraio 2011 di Arturo Di Corinto
Nell’Atene di Pericle la democrazia era visibile perché si esercitava in pubblico, nell’agorà e nell’ecclesia, e ricordando quel modello, Norberto Bobbio poté dire che la democrazia è “governo pubblico in pubblico”. Voleva dire che l’esercizio della democrazia dovrebbe essere partecipato, trasparente e noto a tutti. Ma oggi non è così. O almeno questo non accade in Italia dove non si sa ciò che accade nelle Commissioni parlamentari, primo e importante passaggio del processo di elaborazione delle leggi: non c’è resoconto stenografico, tranne casi particolari, e, soprattutto, non c’è pubblicità dei voti e delle presenze. Le votazioni in Parlamento invece sono pubbliche, le discussioni sono trasmesse in televisione, ma quanti cittadini riescono a seguirle, impegnati come siamo tutti con famiglia, lavoro e traffico? I giornalisti parlamentari le sintetizzano per i lettori, ma quale è il loro grado di pubblicità?
Se è vero che Internet è la più grande agorà pubblica della storia, per riportare la democrazia in pubblico si può usare la rete. L’associazione OpenPolis usando i mezzi che la tecnologia oggi ci dà, offre ai cittadini l’opportunità di monitorare l’attività dei parlamentari che, nonostante l’assenza di vincolo di mandato, non hanno una delega in bianco, ma devono rispondere di quello che fanno agli elettori e al paese. Openpolis riunisce diversi progetti in rete (openpolis.it, openparlamento.it, voisietequi.it), per garantire a tutti i cittadini la possibilità di fruire in maniera diretta di un patrimonio di informazioni pubbliche che ha un impatto diretto sulla loro stessa vita.
Grazie alla rete, alle tecnologie open source e una comunità di oltre 10 mila utenti l’associazione registra sul proprio sito web il comportamento di 130 mila politici italiani e sulla base di dati oggettivi disponibili tra Camera e Senato stila le classifiche dell’attività parlamentare usando gli strumenti di OpenParlamento. Così è possibile scoprire che i deputati Ghedini e Angelucci del PdL, sono i meno produttivi del Parlamento e che Rosy Bindi è il deputato PD con maggiori presenze a Montecitorio.
In openparlamento.it ad esempio, ogni atto presentato in Parlamento ha una pagina dedicata dov’è possibile seguirne i passaggi, gli emendamenti e le votazioni e dove i cittadini possono esprimere i loro commenti, voti o proposte.
Fra le proposte del progetto, la piena pubblicità delle dichiarazioni dei redditi, dei patrimoni e delle spese elettorali che i parlamentari sono tenuti a depositare ogni anno presso gli uffici di Camera e Senato, per metterli online, in formati standard e aperti, in modo da poter essere effettivamente consultabili dai cittadini interessati.
Dicono i promotori: “la nostra sfida è quella di raccogliere l’adesione di tutti coloro che pensano sia urgente in Italia diffondere la rivoluzione della trasparenza, far penetrare la luce in ogni istituzione, ufficio e consiglio di amministrazione dove si gestiscono risorse pubbliche e dove si prendono decisioni che riguardano tutti.”
Da quando per primo Giulio Cesare volle registrare e pubblicare le sedute del Senato, scrivendole negli Acta Diurna (il primo giornale della storia) con l’intento di sottrarre al Senato quell’aurea di segretezza che ne contribuiva al potere, quello di Open Parlamento è forse l’esperimento più avanzato per riportare il governo della democrazia in pubblico. Non è l’unico: in Inghilterra esiste The Public Whip (“La frusta pubblica”), grazie al quale gli inglesi possono sapere come i loro rappresentanti votano per cambiare le leggi alla camera bassa e in quella alta. Quindi, poiché come ha detto il presidente Caianello è opinione largamente condivisa che la democrazia sia da intendere come il governo del “potere visibile”, e lo stesso diritto di informazione deve considerarsi non fine a sé stesso, ma in senso strumentale per la realizzazione della democrazia, Open Polis mette in piazza l’attività del Parlamento con il suo rapporto annuale.
Camere Aperte 2011, che sarà presentato al Senato della Repubblica (lunedì 28 febbraio, ore 17, Sala Nassirya), è il nuovo rapporto pubblicato annualmente da Openpolis, che dal 2008 si propone l’obiettivo di fornire ai cittadini un’informazione trasparente e un monitoraggio attento dell’attività politica. Il rapporto è scaricabile qui: http://indice.openpolis.it
L’importanza dell’iniziativa è evidente: nel rapporto si evince che In Italia l’82,7% delle leggi approvate è d’iniziativa governativa e solo il 37% delle interrogazioni parlamentari ha avuto risposta. E’ forse il segno di un progressivo svuotamento del senso e del ruolo del Parlamento nella produzione delle leggi? E’ questa la malattia di una politica che ha smarrito il senso della rappresentanza? Per curarla si può ricominciare da qui, dalla trasparenza: la luce del sole può essere il miglior disinfettante anche di questa malattia della nostra democrazia.
Wired: WikiLeaks sul copyright: gli Usa influenzano le leggi europee
WikiLeaks sul copyright: gli Usa influenzano le leggi europee
WikiLeaks sul copyright: gli Usa influenzano le leggi europee
Un intrico di interferenze e pressioni di governo e aziende americane per ottenere regole repressive, andando contro i diritti fondamentali dei cittadini. L’accusa dai cablogrammi dell’organizzazione di Assange
Arturo Di Corinto per Wired.it
del 25 febbraio 2011
Grazie ai cablogrammi pubblicati finora da WikiLeaks emerge un quadro in cui sia il governo americano sia aziende americane da almeno cinque anni a questa parte hanno influenzato i processi legislativi di Spagna, Francia e Unione Europea sulle tematiche del copyright, spesso in contrasto con i diritti fondamentali dei cittadini europei.
E’ difficile pensare che questo atteggiamento non avrebbe avuto ripercussioni sul contesto italiano, come infatti emerge dai colloqui fra l’ex ambasciatore Ronald Spogli ed esponenti del nostrto ministero degli Affari Esteri.
http://racconta.repubblica.it/wikileaks-cablegate/dettaglio.php?id=08ROME1337
Ed era anche impensabile che non ci sarebbero state reazioni a queste iniziative. Non è un caso che quelli di Anonymous, responsabili degli attacchi informatici a difesa di Wikileaks, siano anche gli autori di una serie di denial of services contro l’industria delle major del disco fra settembre e ottobre denominata “Operation payback”.
C’è un legame fra i due fatti. La schiera dei sostenitori del lavoro di Assange vive con insofferenza ogni tentativo di limitare la circolazione di sapere e informazioni, come è considerato un copyright che invece di tutelare gli autori e i fruitori difende solo gli interessi degli editori, e c’è un retroterra comune nell’atteggiamento critico e irriverente verso le istituzioni considerate corrotte e prone ai desideri delle major, di qui gli attacchi a loro e ai siti parlamentari decidendo quali attaccare con un sondaggio: http://modpoll.com/preview/agdwb2xsMmdvcg0LEgRQb2xsGPTc6wYM
Ora un documentato dossier di Scambio Etico ricostruisce la storia di queste influenze e ci aiuta a capire forse, dove Anonymous raccoglie i suoi consensi.
Nel 2006 La Commissione Europea apre il processo di consultazione per la riforma del quadro regolatorio delle comunicazioni, il Pacchetto Telecom, e la Creative Media Business Alliance (CMBA), un’alleanza fra The Walt Disney Company, Time Warner, Sony Corporation, Universal Media Group, IFPI, MPA, Mediaset, ed altri, (http://www.cmba-alliance.eu/members.htm) trasmette alla Commissione un policy paper in cui per la prima volta si auspica che i diritti fondamentali non siano validi in Internet tramite eccezioni ad hoc. Nel documento si chiede la sospensione del diritto alla privacy e si chiede ai fornitori di accesso a Internet di farsi parte attiva nella sorveglianza dei contenuti in transito sulla Rete e nell’imposizione del copyright, ponendoli sotto pressione tramite l’attribuzione di responsabilità per le violazioni commesse in Rete. Nel paper sono presenti in nuce la disconnessione dei clienti da parte degli Isp, l’intercettazione sistematica delle comunicazioni elettroniche senza autorizzazione dei magistrati, la creazione di milizie private del copyright e l’attribuzione di responsabilità ai fornitori di accesso.
http://ec.europa.eu/avpolicy/docs/other_actions/contributions/cmba_col_en.pdf
Nel 2007 Viene ideato negli Stati Uniti l’Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), un trattato segreto contro l’industria del falso, di cui il pubblico e i parlamenti nazionali verranno a conoscenza solo un anno dopo e solo tramite documenti trapelati che comprende tutte le richieste avanzate dalle major del disco, del cinema, e della tv, alla Commissione Europea.
Nel 2008 Nella fase di Prima lettura del Telecom Package si registrano pressioni per l’inserimento di emendamenti che concernono i contenuti che transitano in Internet. Il Parlamento si mostra sensibile a queste pressioni e il pacchetto comincia ad “inquinarsi”, cioè a mischiare riforma tecnica delle reti di telecomunicazione con il tema del copyright.
Nel frattempo in Francia il Presidente Sarkozy sostiene fortemente la necessità di una nuova legge che possa consentire rapidamente e senza supervisione della magistratura l’espulsione da Internet dei cittadini sospettati di violazioni del copyright.
Intanto al Parlamento Europeo il Pacchetto Telecom continua il suo iter e i parlamentari elaborano l’emendamento 138 alla Direttiva Quadro, che stabilisce, appellandosi ai diritti fondamentali e al diritto comunitario, che l’accesso a Internet può essere negato ad un cittadino solo in seguito alla sentenza di un magistrato, cui si aggiunge l’emendamento 166 alla Direttiva Servizio Universale e che considera l’accesso a Internet uno strumento essenziale per l’esercizio effettivo di alcuni diritti fondamentali. I due emendamenti sono incompatibili con le intenzioni del presidente francese che scrive personalmente al presidente della Commissione Europea Barroso per far ritirare gli emendamenti installati dal Parlamento al Pacchetto Telecom, senza successo. E’ “lo schiaffo a Sarkozy”.
Nel 2009, grazie a ulteriori documenti trapelati, si scopre che “ACTA è finalizzata ad imporre un controllo forzato sui fornitori di accesso Internet da parte dell’industria del copyright, tramite collaborazioni obbligatorie, responsabilità penale in caso di rifiuto, obbligo di intercettazione delle comunicazioni elettroniche senza mandato di un magistrato”. In pratica si vuole trasformare Internet in una grande piattaforma distributiva in cui circolano solo contenuti commerciali certificati e a pagamento e allo stesso tempo in una gigantesca macchina di intercettazione delle comunicazioni.
Nello stesso tempo in Francia viene approvata (dopo una prima bocciatura) la legge Olivennes-
Sarkozy, ma il Consiglio Costituzionale la giudica incostituzionale e tramite un giudizio storico equipara l’accesso a Internet a diritto fondamentale.
http://blog.tntvillage.scambioetico.org/?p=6063.
Il Ministro della Cultura Albanel presenta le dimissioni, accettate. Il governo francese annuncia una nuova legge, la HADOPI-2, che passerà il test di costituzionalità prevedendo il diritto ad un equo processo, il diritto alla difesa con rappresentanza legale, la presunzione di innocenza e la necessità della sentenza di un magistrato prima della disconnessione da Internet.
Come mossa politica per influenzare il Parlamento, durante la Seconda Lettura del Pacchetto Telecom, un gruppo di parlamentari, fra cui Janelly Fourtou (moglie del CEO di Vivendi) presenta il “Rapporto Medina Ortega”, dal nome del parlamentare spagnolo che ne è il relatore. Il rapporto di iniziativa fra le altre cose richiede le disconnessioni obbligatorie da Internet e la messa in stato di illegalità dei motori di ricerca che indicizzano file torrent, come Google, Yahoo, Microsoft Bing e The Pirate Bay.
La campagna d’informazione della Opennet coalition (La Quadrature, FFII, Scambioetico, EDRi) induce Medina Ortega a ritirare il rapporto in cui si trovano passaggi che ritornano periodicamente fin dai tempi del position paper della CMBA, come un filo rosso che lega gli sforzi delle lobby dell’industria e le proposte legislative: ACTA, HADOPI, Digital Economy Bill (UK), la proposta di legge dell’On. Carlucci in Italia, la legislazione Corea del Sud, la legge s92a in Nuova Zelanda (bocciata).
Da inizio 2010 si discute anche il Rapporto Gallo, che riprende gli argomenti di ACTA e viene proposto come risoluzione di iniziativa non vincolante, supportato da due petizioni, una di IFPI e una di Eurocinema. In assenza di qualsiasi valutazione da parte della Commissione, il rapporto viene inoltre sostenuto da uno studio privo di qualsiasi valore scientifico, anzi gravemente difettoso, che tenta di correlare pirateria priva di scopo di lucro e perdita di posti di lavoro nell’Unione Europea, commissionato allo studio Tera da Bascap, una federazione di major fra cui Vivendi Universal, rappresentata da Fourtou, CEO di Vivendi. http://blog.tntvillage.scambioetico.org/?p=6006
A fronte di questo rapporto, studi scientifici indipendenti mostrano come il file sharing privo di scopo di lucro sia nel peggiore dei casi ininfluente per artisti e mercato, ma in molte occasioni fortemente benefico sia per gli autori sia per il mercato:
http://www.laquadrature.net/wiki/Studies_on_file_sharing_it
In Italia un’equilibrata valutazione sulle conseguenze delle violazioni online prive di scopo di lucro
del copyright è stata effettuata dall’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni con un’estesa indagine conoscitiva di marzo 2010 http://www.agcom.it/Default.aspx?message=visualizzadocument&DocID=3790
Negli Stati Uniti, invece uno studio del Government Accountability Office http://www.gao.gov/new.items/d10423.pdf chiarisce che è impossibile stimare i vasti effetti della pirateria sull’economia e che i numeri fatti finora al proposito sono discutibili.
Il 10 marzo 2010 viene adottata dal Parlamento Europeo a larghissima maggioranza una Risoluzione su ACTA che invita la Commissione a rilasciare al Parlamento tutti i documenti concernenti ACTA, limitare i negoziati alla contraffazione dei beni fisici, a rimanere all’interno del quadro legale dell’Unione e a preservare i diritti fondamentali dei cittadini europei. http://blog.tntvillage.scambioetico.org/?p=5584
Dopo varie peripezie in ottobre i negoziati ACTA sono coronati da successo e l’accordo è pronto per essere ratificato. http://blog.tntvillage.scambioetico.org/?p=6959
Le opposizioni sono molte, perciò il 25 gennaio 2011, Pedro Velasco Martìn, in rappresentanza della Commissione Europea, va all’attacco aprendo il meeting multistakeholder su ACTA a Brussels con una pesante e rivelatoria domanda: “Internet dovrebbe essere il paradiso dell’illegalità o dovrebbe essere trattato alla stessa maniera del mondo fisico?”.
Nel frattempo negli Stati Uniti viene proposta una legge che conferirebbe al procuratore generale
(ex avvocato della RIAA) il potere di cancellare siti web ovunque nel mondo, anche al di fuori della giurisdizione americana, senza un processo preventivo, ma solo in base ad un ordine del procuratore generale stesso, coerentemente al piano iniziato l’anno precedente di controllo di ICANN.
http://www.publicknowledge.org/blog/new-copyright-bill-bears-problems-concerns-s3
In Italia invece, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) con la Delibera 668/2010 del dicembre 2010 pone in consultazione un testo che – a dispetto del decreto Romani – le consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e a prescindere da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria. In particolare nel testo si prevede di compilare delle liste di proscrizione da passare agli ISP per inibire l’accesso tramite blocco degli IP dei siti, come è stato fatto per The Pirate Bay, anche nel caso contengano solo dei link che indirizzano ai siti in cui le opere o i torrent sono presenti. Ma questa è la medesima strategia che però è stata sconfitta in Spagna dove la proposta di “Ley Sinde”, – fortemente voluta dall’amministrazione americana come dimostrano i cablogrammi diffusi da WikiLeaks e tradotti da El Pais – è stata rigettata dopo che alcune sentenze di tribunale hanno stabilito che i link ed i torrent non sono classificabili come reati. Ma la delibera è straordinariamente simile alla proposta americana “S.3804 – Combating Online Infringement and Counterfeits Act” e quasi contemporanea.
Ha forse ragione David Hammerstein quando dice che “Sembra esserci una certa coincidenza di interessi a favore di diversi gradi di misure digitali repressive da parte di un’ampia coalizione di integralisti della proprietà intellettuale, rabbiosi critici di Wikileaks e un numero di governi autoritari da Grande Fratello come quelli di Egitto o Cina.”?
http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/omb/IPEC/ipec_annual_report_feb2011.pdf
http://www.wikileaks.ch/origin/42_0.html
Gli ultimi su IP e Acta
http://www.wikileaks.ch/cable/2006/12/06ROME3205.html
http://www.wikileaks.ch/cable/2007/02/07ROME290.html
http://www.wikileaks.ch/cable/2008/11/08ROME1337.html
alcuni link:
1. Analisi dettagliata, in puro (glorioso) stile FFII:
http://acta.ffii.org/wordpress/?p=390
2. Analisi piu’ a 360 gradi (direi, piu’ politica):
ACTA and the EU’s historic mission to “civilize” the Internet
3. One-page memo della Quadrature du Net:
http://www.laquadrature.net/en/lqdn-at-the-eu-commissions-ad-hoc-meeting-on-acta
(analisi dettagliata della versione definitiva di
ACTA:
http://www.laquadrature.net/en/acta-updated-analysis-of-the-final-version).
4. Pagine ACTA-related di Scambio Etico:
http://blog.tntvillage.scambioetico.org/?cat=272
Live performers meeting (LPM)
campaignid = 0; // Campaign :
formatid = 9; // Format : 300×300
FlyerAdServer(campaignid,formatid,window.location.url);
La nona edizione di LPM – Live Performers Meeting – ha inizio il 19 Maggio 2011. Live Performers Meeting offre la possibilità irripetibile di vivere 4 giorni di performance av, vjing, workshop, panel discussion, product showcase che uniscono un’incredibile comunità di vjs, audiovisual artist, professionisti dei nuovi media e thinkers da tutto il mondo.
L’edizione 2010 al Brancaleone a Roma ha registrato 301 artisti da Germania, Italia, Olanda, Francia, Israele, Svizzera, Polonia, Taiwan, Ungheria, United States, Austria, Grecia, Brasile, UK, Spagna, Repubblica Ceca, Bulgaria, Portogallo, Irlanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Turchia, Lettonia. Sono stati presentati 177 progetti, tra performance, workshop e showcase.
La sede di LPM è il Cinema Aquila, uno spazio culturale polifunzionale recentemente rinnovato, dedicato al cinema e alle arti visive. La location si sviluppa su 3 piani e include 3 sale cinema provviste dei più alti standard tecnologici, foyer e ulteriori spazi che saranno dedicati all’interazione e la condivisione che l’evento ama promuovere fra gli artisti.
“Error 404: page not found” web-manuale della ribellione
CENSURA
“Error 404: page not found”
web-manuale della ribellione
Di Arturo DI Corinto per La Repubblica
del 23 febbraio 2011
La rete come moltiplicatore di idee e di rivendicazioni. E i regimi dittatoriali la spengono per zittire la voce delle proteste. Che strumenti hanno per farlo e come ci riescono. Ma gli oppositori sanno come aggirare i divieti di ARTURO DI CORINTO
Nessuno può negare che Internet abbia svolto un ruolo importante nelle insurrezioni che hanno portato alla fuga di Ben Alì prima e di Mubarak e (forse) Gheddafi dopo. La rete si è infatti offerta prima come piattaforma di denuncia della corruzione e della rabbia popolare e poi come strumento di organizzazione e coordinamento delle azioni di protesta, moltiplicandone la forza. Ma non è cominciato tutto da lì. Anche se le proteste erano state preparate dal sotterraneo lavorio di blogger e attivisti che hanno spesso pagato col carcere e la tortura la loro denuncia del regime, bisognava aspettare la rivolta del pane per capire fino a che punto aveva scavato il malcontento.
Le proteste in Tunisia sono scoppiate dopo che un venditore ambulante si è dato fuoco per protestare contro le continue angherie della polizia. Solo dopo è partita una mobilitazione generale in cui quello che accadeva nelle strade veniva comunicato al mondo via Internet e poi rimbalzato da radio e tv indipendenti per essere ripreso e sparato su Twitter, Facebook, Youtube, ed altri social media producendo un effetto di emulazione nei paesi vicini.
Quando i regimi si sono accorti della potenza moltiplicatrice della rete, hanno provato a bloccarla, riuscendovi, anche se solo per poco. Ma come è possibile fermare la rete delle reti se il mito delle sue origini parla di un dispositivo di comunicazione capace di resistere a una guerra nucleare?
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Intervista EcoRadio: Le rivoluzioni non si vincono su Twitter
Un esperto della rete ci spiega perché il web, da solo, contro i regimi non basta.
Per fare la rivoluzione, il web da solo non basta
Di Corinto: “E’ un grande moltiplicatore, ma servono altri fattori”
Monday 21 February 2011
“Se la rete bastasse da sola a fare le rivoluzioni, noi non avremmo già più questo Presidente del Consiglio”. Ricorre a un’analogia con la situazione italiana, il giornalista esperto del web Arturo Di Corinto, per spiegare quale sia stato il reale peso di internet nelle rivolte dei paesi nordafricani. A leggere le cronache delle ultime settimane, infatti, si potrebbe pensare che regimi ultradecennali come quelli di Mubarak, Ben Ali o Gheddafi siano inciampati, alla fine, solo grazie allo strapotere dei social network.
“La rete è un formidabile dispositivo di aggregazione e mobilitazione, ma non vince le rivoluzioni”, ribadisce Di Corinto. “Se non ci fosse stata la resistenza di migliaia di persone a piazza Tahrir, e poi gli scontri, le vittime, le pressioni internazionali, la copertura dei media indipendenti… senza tutto questo probabilmente Mubarak sarebbe ancora al suo posto in Egitto”.
“Certo poi la rete ha agito da moltiplicatore, e Facebook ha consentito di mobilitare grandi masse di persone. Però non dimentichiamoci che anche i media tradizionali, mantenendo alta l’attenzione, hanno dato un’enorme spinta alle proteste che erano nate sul web”.
A ciò si aggiunge il fatto che nei paesi nordafricani l’accesso alla rete non è alla portata di tutti. “Resta ancora un fenomeno legato alla medio-alta borghesia, quindi a una minoranza della popolazione” osserva Di Corinto, “anche se poi questa è riuscita a trascinare intorno a sè una protesta più ampia. Contano anche l’età media giovanissima che c’è in Egitto o in Tunisia, e la diffusione dei telefonini che ha allargato l’utilizzo dei nuovi strumenti”.
“Insomma serve l’intreccio di tanti elementi per produrre il cambiamento, e la controprova ce l’abbiamo qui in Italia”, conclude Di Corinto, coautore con Alessandro Gilioli del saggio I nemici della rete. “Ricordiamoci che nel 2009 il popolo viola riuscì a creare la più grande manifestazione di piazza della storia d’Italia utilizzando internet, eppure Berlusconi è ancora lì”.
Ascolta l’intervista ad ARTURO DI CORINTO, realizzata da Marco Morosino
“I nemici della Rete” alla FNSI
Articolo 21 e Free Hardware Foundation
presentano il libro
“I nemici della Rete“
di Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli, prefazione di Stefano Rodotà
lunedì 21 febbraio · 16.30 – 19.30
Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Corso Vittorio Emanuele II, 349, 00186 Roma 06 680081
La legge bavaglio, il decreto Romani, il giro di vite sul copyright, le carenze infrastrutturali, il ritardo dell’agenda digitale: un insieme di fattori blocca lo sviluppo della rete in Italia, che così si trova in fondo a tutte le classifiche europee del web. Questo mix è composto da un lato da un establishment politico, economico e mediatico che non conosce internet e le sue dinamiche, quindi non ne capisce l’importanza e ne diffida; d’altro lato da interessi molto concreti di chi invece ne comprende la potenzialità esplosiva in termini di mobilità sociale e di disintermediazione, quindi ne ostacola la crescita per preservare rendite di posizioni (politiche, economiche, di categoria etc). Insomma un cocktail velenoso di sottocultura e di interessi. Eppure l’attività di gruppi, associazioni, manager e progettisti che ogni giorno producono cultura e innovazione attraverso la rete ci autorizza a parlare di una via italiana al digitale. Ne discutono con gli autori:
Roberto Natale (Presidente FNSI), Stefano Corradino (Articolo 21), Santo Della Volpe (tg3), Michele Mezza (Rai Nuovi Media), Paolo Gentiloni (Partito Democratico), Gennaro Migliore (Sinistra Ecologia e Libertà).
INTERNET, LIBERTÀ E DIRITTI: A PARTIRE DAL CASO WIKILEAKS
INTERNET, LIBERTÀ E DIRITTI: A PARTIRE DAL CASO WIKILEAKS
Roma, 18 febbraio 2011, ore 10,00
Corte Suprema di Cassazione
Aula Giallombardo – Palazzo di Giustizia – Piazza Cavour
Occorre davvero disciplinare e regolamentare il pianeta Internet, salvaguardando i diritti e le libertà nella rete, ma al tempo stesso impedendo indebite ingerenze nella sfera privata e lesioni di interessi fondamentali dei singoli? Che tipo di regole dovrebbe avere una costituzionalizzazione del settore? Chi ne dovrebbero essere i soggetti promotori: l’ONU o gli Stati nazionali e con quale coinvolgimento della sfera pubblica e dei soggetti privati?
Che indicazioni ci vengono dalla giurisprudenza sovranazionale sul bilanciamento tra libertà di espressione e di comunicazione e protezione dei fundamental rights? Il recente caso Wikileaks e le sue code polemiche dimostrano il carattere aperto e problematico di questi interrogativi sui quali solo negli ultimi anni gli studiosi di diritto, ma anche i teorici del ciberspazio, hanno cominciato un importante lavoro di riflessione a largo raggio ed in progress che ha portato anche alla proposta di una Carta mondiale dei diritti su internet.
Presiede
Franco IPPOLITO,
Segretario Generale della Corte di Cassazione
Luigi MARINI,
Presidente di Magistratura Democratica
Gaetano AZZARITI,
Università di Roma “La Sapienza”
Arturo DI CORINTO,
Università di Roma “La Sapienza”
Elena FALLETTI,
Università di Castellanza
Stefano RODOTÀ,
Università di Roma “La Sapienza”
Giuseppe SALME’, Corte di Cassazione
I nemici della rete alla FNSI: parlano i giornalisti
I nemici della rete alla FNSI: parlano i giornalisti
Arturo Di Corinto
per Articolo 21
16 febbraio 2011
Lo sviluppo della rete in Italia è frenato da un esplosivo mix di sottocultura e interessi. Troppo facile prendersela col Ministro Romani per non aver dato le gambe al piano di infrastrutturazione per 1 miliardo e 400 mila euro che portava il suo nome, ma di certo è difficile aspettarsi dal governo capitanato da un tycoon della televisione un grande piano digitale di rilancio del paese che passi attraverso Internet e le potenzialità della società civile che l’affolla.
Oggi si torna a parlare di legge bavaglio nonostante le smentite del premier. Una legge apertamente osteggiata dalla rete anche perchè prevedendo l’obbligo di rettifica per i siti amatoriali – pena una multa salata – avrebbe minato alle fondamenta il meccanismo di produzione dal basso di news in un ecosistema dell’informazione di cui anche i blog personali oggi fanno parte a pieno titolo. Molti vi avevano visto un interesse specifico dei potenti di silenziare un’opposizione sociale che si esprime anche attraverso Internet.
Ma da questo punto di vista ancora più grave appare la delibera con cui l’AgCom, a dispetto del decreto Romani del marzo scorso, si attribuisce la facoltà di inibire entro cinque giorni l’accesso a siti segnalati per un’ipotetica violazione del copyright. La delibera non definisce i soggetti titolati a fare la segnalazione, non introduce alcun criterio di valutazione del merito della segnalazione, salta a piè pari le prerogative assegnate dalla Costituzione a magistratura e polizia. Come non pensare che ci sia dietro un’intenzione di “deterrenza” nei confronti di chi fa libera informazione? Chi ci garantisce che il dispositivo oggi in consultazione fino a marzo non sarà usato in maniera arbitraria contro le voci critiche verso governo, imprese, lobby d’interesse?
Ma c’è di più. Dall’analisi dei cablogrammi di Wikileaks emerge che da almeno cinque anni gli Stati Uniti premono per influenzare il quadro regolatorio delle telecomunicazioni e della proprietà intellettuale in Italia e in Europa. Il pacchetto Telecom, i negoziati Acta (Accordo Anti Contraffazione), ne sono un esempio a livello europeo, mentre gli incontri fra l’ex ambasciatore Ronald Spogli e i funzionari del Ministero degli esteri dicono quanto l’Italia tenesse a fare bella figura con il potente alleato adottando pratiche draconiane di enforcement dei diritti d’autore.
In questo contesto ciò che stupisce è la straordinaria somiglianza fra la delibera AgCom (668/2010 del dicembre 2010) e la proposta americana “S.3804 – Combating Online Infringement and Counterfeits Act”. Stessa logica, stessi provvedimenti: black list dei provider, spegnimento dei DNS, blocco degli utenti, nessuna indagine di merito verso i presunti responsabili delle violazioni. Con una importante differenza: nella legge americana si presume che l’Avvocato Generale dello Stato mostri a una corte le prove di tale attività criminosa, mentre in Italia no.
Per questo nel Belpaese una coalizione di associazioni ha attivato la campagna “sitononraggiungibile.it” per chiedere una moratoria sui futuri effetti della delibera, affinchè il Parlamento possa legiferare in materia.
Da questi soli esempi, “I nemici della rete” sono tanti. E non è difficile trovarli. Sono coloro che dalla disintermediazione portata da Internet vedono terremotate le proprie rendite di posizione. Fra questi ci sono anche i giornali e i giornalisti. E’ tempo di parlarne approfonditamente per capire che la rete è un grande alleato nello sforzo della ricerca della verità e che rappresenta una grande opportunità per rinnovare una professione – nata in un’altra epoca e in un contesto sociale oggi profondamente mutato – che con essa non compete più solo in termini di velocità.
Il libro I nemici della rete di Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli, edito da Rizzoli, verrà presentato alla Federazione Nazionale della stampa Italiana in Corso Vittorio Emanuele II, 349, Roma lunedì 21 febbraio alle ore 16:30
Internet in Cassazione
INTERNET, LIBERTÀ E DIRITTI: A PARTIRE DAL CASO WIKILEAKS
di Arturo Di Corinto
per ARCI
15 febbraio 2011
Internet non è mai stata anarchica. Al contrario la sua origine e il suo sviluppo rappresentano un grande esempio di organizzazione e coordinamento. Fra ricercatori, imprese, hacker, università e governi. E’ vero piuttosto che ha sempre risentito dell’impostazione libertaria e comunitaria dei singoli e dei gruppi che hanno lavorato alla definizione delle sue regole di funzionamento e che esprimeva una cultura fondata sulla libera manifestazione del pensiero, coerente con le leggi e la cultura del luogo geografico dove si è inizialmente sviluppata, gli Stati Uniti. Un approccio che però non è quello di molti stati autoritari o in via di democratizzazione come dimostra la censura operante in molti paesi.
Internet non nasce come arma militare. Al contrario la sua origine e sviluppo rimandano alla felice intuizione del presidente americano Eisenhower di dotare i centri di ricerca militari e accademici, pubblici e privati, di una infrastuttura flessibile in grado di connetterli per meglio allocare le risorse finanziarie e condividere quelle scientifiche. E’ vero piuttosto che Internet è diventata luogo e strumento di conflitti, sia sociali che militari, luogo di rivendicazione di diritti negati e teatro di operazioni di guerra cibernetica, la cyberwar, come gli attacchi all’Estonia hanno dimostrato. Continua a leggere Internet in Cassazione
= Dichiara il tuo amore per il Software Libero! =
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team italiano di traduttori http://fsfe.org/contribute/translators/.)
= Dichiara il tuo amore per il Software Libero! =
[Leggi online
: http://fsfe.org/news/2011/news-20110214-01.it.html ]
Perché non rendere questo 14 Febbraio un giorno di San Valentino molto
speciale? A San Valentino, la FSFE chiede agli utenti di Software Libero
ovunque di mostrare il loro amore per il Software Libero[1] . E’
l’occasione perfetta per mostrare il nostro amore per il Software Libero e
la possibilità di usare i computer in libertà. Continua a leggere = Dichiara il tuo amore per il Software Libero! =
Alpine Ski Seminar on Information Systems
ALPIS’11″ALP_IS, le ALPI mostrano il pathos nei Sistemi Informativi”.
Il Seminario Alpine sui Sistemi Informativi promuove lo studio sociale dei sistemi informativi nella regione mediterranea e l’emergenza di una identità europea/mediterranea per la comunità scientifica degli studiosi di Sistemi Informativi.
IL TEMA DI QUEST’ANNO:
Le tematiche concernenti Internet e le nuove tecnologie digitali sono sempre meno settoriali. Si può dire che la rete consenta un punto di vista generale sulla attività umana. Socialità, economia, apprendimento, ambiente, politica sono solo alcune fra le dimensioni dell’agire umano modificate dalla rete. Come costruire una nuova agenda politica a partire dal punto di vista della rete?
= European Patent: FSFE urges European Parliament to wait for legal advice =
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= European Patent: FSFE urges European Parliament to wait for legal advice =
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Free Software Foundation Europe is asking the Members of the European
Parliament to wait for legal advice before voting on a unitary patent for
Europe. While a proposal is on the Parliament’s agenda for the coming
week, a legal opinion by the European Court of Justice is expected later
this month. Continua a leggere = European Patent: FSFE urges European Parliament to wait for legal advice =
= Libertà di leggere, libertà di scrivere: Celebrando il Document Freedom Day 2011 =
(Aiutaci a raggiungere più persone nella loro lingua madre. Unisciti al
team italiano di traduttori http://fsfe.org/contribute/translators/.)
= Libertà di leggere, libertà di scrivere: Celebrando il Document Freedom Day 2011 =
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Copyleft Nait
Creative Copyleft Nait #1
A cura di Fpml, Sub Terra, Imago Sound, Beba Do Samba
Ingresso dalle 19,00 per la presentazione del saggio “I Nemici della Rete” (BUR, 2010) di Alessandro Gilioli e Arturo Di Corinto. A seguire buffet, musica, reading, e molto altro.
Continua la kermesse copyleftiana promossa dal Beba Do Samba e curata dal Fpml e dalle etichette copyleft Sub Terra label e Imago Sound. L’appuntamento stavolta è per venerdì 18 febbraio dalle ore 19 a via de’ Messapi 8.
Il tema della serata corre sul filo della letteratura e del dispositivo spazio-temporale più potente e più presente nelle case di ognuno: il libro. Per l’occasione il nostro hacktivist per eccellenza, Arturo Di Corinto, è pronto a salire sul palco per presentare il suo personalissimo e molto sentito elogio verso le potenzialità della rete (purtroppo in gran parte ancora inespresse nel nostro Paese) e lo accompagnerà un moderatore d’eccezione – Gianluca Bernardo.
Ad alternarsi sul palco dello storico locale di San Lorenzo anche questa volta tanta musica, foto, video, libri, radio e progetti da fare insieme, esperienze da condividere con artisti e sostenitori della causa della libera circolazione della musica e dell’arte in generale.
Il piatto forte della serata è l’esibizione del collettivo Scrittori Precari che presenterà per l’occasione i suoi famosi reading (in parte sonorizzati da Luca Cartolano, chitarrista degli Aphorisma): Simone Ghelli, Luca Piccolino e Angelo Zabaglio aka Andrea Coffami rappresenteranno il collettivo, tra le altre cose già parte integrante dello spettacolo teatrale “Trauma cronico. Appunti per un film in terra straniera” di Dimitri Chimenti e Andrea Montagnani, monito ancora valido verso l’autismo della società italiana nei confronti dei bisogni culturali dei giovani/precari/artisti/scrittori.
Ottimi gruppi della scena indipendente vicini al concetto di apertura e diffusione della musica di qualità si esibiranno, spaziando dal rock oscuro, sciamanico e ribelle di Eva Milan alla poesia suburbana degli Hyaena Reading fino ad arrivare alle splendide divagazioni post-rock degli Aldrin, ma anche tante immagini, come quelle in movimento create live dal collettivo di vj’s More*Tv*v che supportano la serata sin dall’esordio, e da Lisbona, grazie alla talentuosa fotografa Elena Adorni con la sua expo “As casas de ninguém – Le case di nessuno”.
Video creati in diretta e, a proposito di diretta, una copertura radiofonica dal vivo dell’evento grazie alle potenzialità della rete wi-fi del locale e ad un network scelto di web-radio che avranno la possibilità di trasmettere dal vivo le immagini – sonore – di un evento che si pone e si propone come aggregatore di esperienze, come ad esempio Oscena. Musica Altrove (format di concerti copyleft in posti inusuali e “osceni”) e Patamu (servizio di marcature temporali), entrambi presenti alla serata – intorno al tema del copyleft e della cultura libera. Aperta.
Dalle 19: ingresso 8 euro (inclusa una consumazione e aperitivo con buffet libero)
Dalle 22: ingresso 5 euro
Dischi in free download se portate una USB!
Info:
bebadosamba.it – fpml.it
mail: info (at) fpml (dot) it
tel: +39 380 6336567
I nemici della rete: il libro
“I nemici della rete” – di Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli. Prefazione Stefano Rodotà
Formato: Tascabile
Pagine: 285
Lingua: Italiano
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Anno di pubblicazione 2010
Codice EAN: 9788817042758
Generi: Informatica, Internet e Web, Musica e spettacolo, radio & TV, Politica e società, Giornalismo e Editoria
La rete è la moderna frontiera della libertà e della democrazia. Luogo che apre canali di condivisione e scambio, internet è un diritto irrinunciabile, e la sua tutela l’unità di misura di un Paese civile. Nella corsa al digitale, però, l’Italia è il fanalino di coda dell’Occidente e il ritardo accumulato rischia di condannare i nostri figli a crescere in un Paese del terzo mondo.
Ma qual è il freno che ci tiene inchiodati al passato? A chi giova l’ostinazione all’arretratezza che risulta evidente nei rapporti tra potere e web?
In un’inchiesta accurata e coraggiosa Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli svelano il lato oscuro di una catena di ottusità e interessi: leggi che sono al limite della censura, una burocrazia che è un pachiderma mangiasoldi, un’opposizione politica maldestra che nasconde la difesa di lobby intoccabili, fondi destinati all’innovazione che restano congelati nelle casse dello Stato, l’astio di una certa casta di giornalisti che vede tremare una tradizione di privilegi.
Ma in un’Italia in affanno, gli autori raccontano anche le storie dei pochi illuminati che hanno visto nel web una risorsa, non soltanto per le proprie tasche, indicando così la strada perché il futuro non resti per noi soltanto un’ipotesi.
ALESSANDRO GILIOLI è giornalista de “L’espresso”e tiene il blog “Piovono rane”. Ha scritto, tra gli altri, Forza Italia: la storia, gli uomini, i misteri e, con Renato Gilioli, Cattivi capi, cattivi colleghi e Stress Economy. Per BUR Futuropassato ha pubblicato Premiata macelleria delle Indie (2007).
ARTURO DI CORINTO ha fatto ricerca e insegnato presso la Stanford University e la Sapienza di Roma. Consulente per la Presidenza del Consiglio dei ministri e l’Onu, scrive per “Il Sole 24 Ore”. È autore di numerosi saggi, come Hacktivism (2002). Il suo sito è www.dicorinto.it.
La recensione di Vittorio Zambardino
L’articolo su Il Fatto Quotidiano
Intervista a Zapping, Radio 1 Rai
Recensione: Il Giardino del Mago
La Gazzetta del Mezzogiorno: Intervista a Arturo DI Corinto su I Nemici della Rete
Cultura, Spettacolo, Informazione, Scuola, Università, Ricerca: precario il lavoro, precaria la libertà, precaria la democrazia.
Comitato per la libertà, il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo
Conferenza stampa
Cultura, Spettacolo, Informazione, Scuola, Università, Ricerca: precario il lavoro, precaria la libertà, precaria la democrazia
Il comparto della conoscenza si mobilita in difesa della Costituzione
19 di gennaio – ore 10.30
Federazione Nazionale della Stampa,
Corso Vittorio Emanuele II, n. 349, Roma
Gli scriteriati tagli di bilancio da parte del Governo che colpiscono la Cultura, lo Spettacolo, l’Informazione, la Scuola, l’Università e la Ricerca pregiudicano non solo settori che generano una fetta rilevante del PIL nazionale e occupano migliaia di lavoratori, ma anche il futuro stesso del Paese e della Democrazia.
Il risultato delle politiche di questi due anni è l’indebolimento di tutta la produzione culturale e artistica italiana, l’attacco alla libertà e alla pluralità dell’informazione, il ridimensionamento della ricerca e dell’università pubblica. Il decreto Milleproroghe, in discussione al Parlamento, anziché restituire risorse colpisce ulteriormente proprio quei settori, già in grave difficoltà, che la Costituzione protegge con enfasi.
Siamo convinti che anche il comparto culturale debba concorrere al processo di risanamento dell’economia nazionale ma è necessario tener presente che esso rappresenta l’identità e il futuro del paese e che per questa ragione va promosso e sostenuto.
Per questo tutti i settori della Cultura, dello Spettacolo e dell’Informazione si ritroveranno il 19 gennaio (ore 10.30, Federazione Nazionale della Stampa, Roma) per denunciare il proprio disagio e annunciare una serie di iniziative pubbliche.
Vi chiediamo di partecipare a questo appuntamento e diffonderne la notizia. Continua a leggere Cultura, Spettacolo, Informazione, Scuola, Università, Ricerca: precario il lavoro, precaria la libertà, precaria la democrazia.
Un’altra idea di Europa
Giovedì 20 gennaio 2011, ore 15.30
Sala delle Lauree, Facoltà di Scienze Politiche,
Università di Roma, “La Sapienza”
Un’altra idea di Europa
Discussione a partire dal volume
Europa 2.0. Prospettive ed evoluzione del sogno europeo.
A cura di Nicola Vallinoto, Simone Vannuccini, Ombre corte, 2010
Ne discutono:
Adalgiso Amendola, Alberto Aubert, Federica Giardini, Fulco Lanchester
Partecipano tra gli altri:
Giuseppe Allegri, Franco Berardi Bifo, Giuseppe Bronzini, Roberto Ciccarelli, Raffaella Chiodo, Pier Virgilio Dastoli, Arturo Di Corinto, Chiara Giorgi, Alessandro Guerra, Catia Papa, Franco Russo, Piero Soldini, Michele Surdi, Nicola Vallinoto.
Promuove e sostiene:
Re_Lab_Ind ? Rete Laboratori Indipendenti
www.liveperformersmeeting.net
www.liveperformersmeeting.net
La nona edizione di LPM – Live Performers Meeting – ha inizio il 19 Maggio 2011.
LPM offre la possibilità irripetibile di vivere 4 giorni di
performance av, vjing, workshop, panel discussion, product showcase
che uniscono un’incredibile comunità di vjs, audiovisual artist,
professionisti dei nuovi media e thinkers da tutto il mondo. Continua a leggere www.liveperformersmeeting.net
Perché Assange è la persona del decennio
Perché Assange è la persona del decennio [analisi]
Negli ultimi dieci anni, l’uomo WikiLeaks è stata la persona più influente di Internet secondo i lettori di Wired.it. Perché incarna l’etica hacker delle origini: consentire a chiunque l’accesso all’informazione
Arturo Di Corinto
per Wired
Julian Assange è un Robin Hood del nostro tempo, invece dei denari rubati ai ricchi redistribuisce l’informazione a favore della gente in nome e per cui viene prodotta, amministrata, e nascosta. E questo è un gesto rivoluzionario se accompagnato da una seria riflessione sulla natura dell’informazione e su come la produzione e diffusione cooperativa di informazioni possa colmare il gap che divide il mondo in information-rich e information poor.
Assange è un ladro? No, perchè non ruba informazioni ma protegge chi gliele dà. Col suo sito, Wikileaks, Assange si propone come un intermediario dell’informazione, non troppo dissimile da un’agenzia di stampa internazionale, ma pubblicando quello che per opportunità e interesse quelle agenzie non pubblicano, di fatto trasforma notizie e informazioni in armi non convenzionali per colpire il cuore e le menti delle persone, cioè di quella che fu definita la seconda potenza mondiale del nostro tempo: l’opinione pubblica. Assange è lo spin doctor di un qualche potere globale? Gli somiglia. Ha comportamenti non dissimili dagli esperti di una war room elettorale che creano narrazioni e mitologie intorno a un candidato politico facendone un simbolo, un alfiere, un portavoce del popolo. Solo che stavolta il simbolo è lui stesso.
Assange non ha fatto niente di diverso da quello che fanno i gatekeeper dell’informazione o lo staff di un candidato presidente di un paese come gli Usa. Non ha fatto niente di diverso da un broker di Wall Street che lascia trapelare alcune notizie e non altre, le tiene in cassaforte fino a che il corso della borsa non sia favorevole, e non ha fatto niente di diverso dall’intelligence di un esercito che le tiene nascoste per acquisire una superiorità strategica nei confronti dell’avversario.
Insomma Assange non ha fatto altro che usare l’informazione come strumento di intervento nel campo del reale dove la guerra dell’informazione viene combattuta ogni giorno a suon di comunicati, notizie fabbricate ad arte, traffico di informazioni riservate, eventi mediatici e schizzi di fango su giornali usati come una clava per il killeraggio mediatico. L’indecenza del suo comportamento però sta nell’averlo fatto per un differente stakeholder, l’opinione pubblica, non più un mare di teste da vendere a galoppini elettorali, investitori finanziari e pubblicitari.
E suscitando un ampio dibattito pubblico su questo tema ci ha fatto capire che viviamo dentro una guerra dell’informazione perenne.
Basta questo a farlo considerare un eroe del nostro tempo? No.
Perchè Assange ha fatto molto di più: mentre ci ha offerto l’occasione a tutti di urlare che il re è nudo ci ha obbligati a riflettere sulla natura dell’informazione al tempo di Internet dimostrando che Internet non è un elettrodomestico come l’alfabetizzazione forzata a colpi di Facebook ci voleva far credere. Ha dimostrato che Internet non è solo una piattaforma commerciale attraverso cui distribuire emozioni e conoscenze sotto forma di file certificati e a pagamento. Ha dimostrato che la produzione cooperativa di informazioni è inarrestabile. Ha dimostrato quali sono i pericoli di una rete dove i grandi interessi commerciali possono essere piegati alle logiche di una statualità perversa che anziché mantenere il monopolio della violenza vuole il monopolio dell’informazione. Ha dimostrato che i grandi player della rete, da Amazon a eBay possono cambiare in corsa le proprie regole quando gli conviene e che perciò costituiscono un pericolo per la libertà che Internet promuove e rappresenta. Ha dimostrato che la neutralità della rete non è una questione accademica e che la censura inventa strade tortuose anche nell’Occidente ma che è difficile da imporre al tempo di Internet. Ha dimostrato la validità di un assioma della new-economy – di cui ci siamo sbarazzati troppo in fretta – e cioè che l’informazione più circola più si valorizza, azzerando monopoli e redistribuendo il potere. Ci ha fatto capire che hardware, software, banda e connettività sono cruciali nell’odierno ecosistema dell’informazione, che la sicurezza sul web è una cosa seria e che la crittografia non è più uno strumento ad uso di diplomazie e eserciti e che se usata in maniera intelligente è uno strumento cruciale per tutelare le persone ed evitare rappresaglie quando troviamo il coraggio di dire l’indicibile, cioè la verità.
Julian Assange ha dimostrato una volta per tutte che Internet, piattaforma globale di distribuzione di informazioni digitalizzate è un potente strumento di riallocazione del potere decisionale, restituendolo ai cittadini che lo conferiscono ai loro governanti sulla base di una fiducia che possono anche ritirare. E ha svelato il cortocircuito che si crea quando la politica adotta il registro sensazionalistico della comunicazione di massa e si confonde con essa diventando politica dello scandalo.
Ci ha anche indicato che i giornali sono ancora utili strumenti per fare circolare efficacemente le informazioni e che da questa inedita alleanza tra il giornalismo blasonato e quello dal basso c’è il germe del giornalismo del futuro affinché torni ad essere il contropotere, il watchdog, delle nostre stanche democrazie.
Julian Assange incarna l’etica hacker delle origini: consentire a chiunque l’accesso all’informazione, dovunque essa sia riposta e comunque sia custodita, con la ferma convinzione che l’accesso all’informazione renda tutti più liberi di fare e di scegliere. In questo modo Assange incarna decenni di sforzi di quegli hacker che sono i misconosciuti eroi della rivoluzione informatica.
Arturo Di Corinto con Alessandro Gilioli è autore di “I nemici della rete”, Rizzoli 2010
IO PARTECIPO, La democrazia nell’era di Internet
COMUNICATO STAMPA
Come sarà la democrazia del futuro? La democrazia rappresentativa come la conosciamo noi ha toccato i suoi limiti?
Quali sono le opportunità offerte da Internet per la partecipazione dei cittadini a tutte le fasi del processo politico?
Come passare da una partecipazione limitata e intermittente (elezioni – referendum), a una democrazia continua?
La rete Internet offre opportunità e rischi. Come garantirla in funzione della democrazia?
IO PARTECIPO, La democrazia nell’era di Internet
DEMOCRAZIA E TECNOLOGIE INFORMATICHE IN ITALIA – UN INCONTRO TRA ESPERTI E CITTADINI ALL’UNIVERSITA’ DI ROMA
organizzato da Associazione Violaverso – ingresso libero
20 dicembre 2010 ore 16 – Dipartimento di Fisica – Edificio Marconi -‘La Sapienza’. Piazzale A. Moro, 5
INTERVERRANNO: Ettore Di Cesare, fondatore del sito Openpolis, database di informazione politica aperto ai cittadini; Arturo Di Corinto e Alessandro Gilioli, giornalisti e coautori di “I nemici della rete”; Stefano Rodotà, giurista, politico e autore di numerose pubblicazioni sul tema della democrazia elettronica, della privacy e della regolamentazione di Internet; Luigi Selmi – informatico, dell’Associazione Violaverso.
Continua a leggere IO PARTECIPO, La democrazia nell’era di Internet
= FSFE welcomes revised European Interoperability Framework =
= FSFE welcomes revised European Interoperability Framework =
[permanent URL: www.fsfe.org/news/2010/news-20101216-01.en.html]
The European Commission today published its long-awaited revision of
the European Interoperability Framework [1]. This document aims at
promoting interoperability in the European public sector. The document
is the result of a prolonged and hard-fought process. Free Software
Foundation Europe accompanied this process and offered input to the
European Commission at various stages [2]. Continua a leggere = FSFE welcomes revised European Interoperability Framework =