Wired: Ecco dove finiscono i tuoi dati

wiredlogoEcco dove finiscono i tuoi dati

di Arturo Di Corinto per Wired del 24 Febbraio 2015

Secondo Trackography, i siti di news offrono i nostri dati a società che non sono tenute a rispettare le leggi italiane sulla privacy. Ecco come difendersi dagli spioni

Clicca su un Paese in blu sulla mappa, poi clicca sul sito di news che consulti regolarmente. Guarda chi ti traccia, scopri in quale Paese finiscono i tuoi dati e come sono gestiti ogni volta che accedi a quel sito. Così facendo saprai chi tiene traccia dei tuoi comportamenti ogni volta che leggi una news e vedi sotto quale giurisdizione viene gestita la tua privacy.

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Wired: Meglio se taci, l’ipocrisia della libertà di parola in Italia

wiredlogo Meglio se taci, l’ipocrisia della libertà di parola in Italia

Il nuovo libro di Gilioli e Scorza fa il punto (non felice) sull’informazione in Italia: dalla libertà di stampa alla corruzione e alle decine di leggi contro la libertà d’espressione che giacciono in Parlamento

di Arturo Di Corinto per Wired del 23 Febbraio 2015

Il nostro bellissimo paese è un paese disgraziato. Ed è un paese disgraziato perchè è un paese ingiusto, ed è ingiusto perchè è profondamente corrotto. Una corruzione che ruba ai bisogni del paese almeno 60 miliardi di euro all’anno, soldi che invece di finanziare scuole, ospedali e trasporti, finiscono in paradisi fiscali e banche compiacenti. La colpa non è solo di imprenditori collusi coi poteri mafiosi e di funzionari dello stato infedeli e arroganti, ma anche di un sistema dell’informazione che rinuncia ogni giorno a svolgere il suo ruolo di cane da guardia della democrazia. E se questo accade non è solo per l’inaccettabile compromissione del potere politico con quello mediatico – che non si è ancora scrollato di dosso un sistema televisivo basato su un duopolio di fatto -, ma per le norme anacronistiche che regolano l’accesso alla professione giornalistica, per le minacce subite quotidianamente da chi fa informazione, per la cecità politica di decisori pubblici che trattano la comunicazione in Internet come un pericolo piuttosto che come una risorsa. Continua a leggere Wired: Meglio se taci, l’ipocrisia della libertà di parola in Italia

La Repubblica: Open Data Day, in Italia dieci appuntamenti per la trasparenza

la-repubblica-it-logoOpen Data Day, in Italia dieci appuntamenti per la trasparenza

Sabato 21 febbraio è la giornata internazionale dei dati aperti. Le occasioni per discutere le opportunità dell’uso intelligente dei dati per migliorare la qualità della vita

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 20 Febbraio

ROMA – Gli Open Data non servono a niente se non migliorano la vita delle persone. Forti di questa convinzione, sono molti quelli che sabato 21 febbraio parteciperanno al terzo evento italiano dedicato ai Dati Aperti. L’Open Data Day  celebrato a livello internazionale, è un’occasione di incontro, distribuita in Italia tra dieci città, per costruire, secondo gli organizzatori, un modo nuovo e diverso di pensare la relazione reciproca tra informazione, diritti e conoscenze, al fine di migliorare il rapporto tra Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini.
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La Repubblica: Tunisia, retata nel collettivo di hacker islamici. E forse c’è anche il referente dell’Is

la-repubblica-it-logoTunisia, retata nel collettivo di hacker islamici. E forse c’è anche il referente dell’Is

Sgominato dalla polizia tunisina il Fallaga Team che aveva attaccato 20 mila siti francesi. Tra gli arrestati molto probabilmente c’è l’hacker del Califfato, Majdi. Mentre continua l’operazione di Anonymous contro l’Is, i fondamentalisti islamici hanno occupato l’account Twitter di Newseek minacciando Michelle Obama, intensificano le attività di proselitismo

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 17 Febbraio 2015

GLI ANONYMOUS stavolta sono molto cauti, ma l’hacker tunisino a cui danno la caccia, Majdi, potrebbe essere già in carcere, arrestato dalla polizia tunisina. Majdi è considerato per importanza il secondo amministratore di sistema dei siti dello Stato Islamico a cui i vendicatori di Anonymous hanno dichiarato la cyberguerra. Quello che è certo, confermato da giornali di lingua francese, è che ben sei sembri del Fallaga Team, responsabile di attacchi ai siti web di scuole e ospedali in Francia, sono stati portati in galera. E il Fallaga Team sarebbe proprio la creatura di Majdi, l’hacker jihadista ricercato dagli Anonymous nell’operazione AntiIsis che dal 9 febbbraio li vede incrociare le sciabole digitali con gli agguerriti hacker del cybercaliffato.

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La Repubblica: Gli hacker e il colpo da un miliardo in stile Hollywood

la-repubblica-it-logoGli hacker e il colpo da un miliardo in stile Hollywood

Un gruppo di criminali del web ha rubato per un anno ai depositi delle banche di tutto il mondo senza intaccare i conti dei clineti. Eccome come hanno fatto e perchè l’Italia è il paese più a rischio.

Arturo Di Corinto per La Repubblica del 17 Febbraio 2015

QUESTA volta non hanno le sembianze di Robert Redford e Ben Kingsley, che nel film I signori della truffa rubano dai conti bancari del Partito Repubblicano per riempire le casse di associazioni ambientaliste, ma la tecnica è quasi la stessa. Ignoti criminali informatici avrebbero derubato banche russe, cinesi ed europee di almeno 300 milioni di dollari nel corso dell’ultimo anno spostando ingenti quantità di denaro via ebanking da un lato all’altro del globo. E l’ammontare dei furti potrebbe essere tre volte superiore alle prime stime. A denunciarlo è un rapporto della società Kaspersky Lab e, anche se rimane ignoto il nome delle banche truffate e l’esatta consistenza del maltolto, se lo dicono loro c’è da crederci.

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La Repubblica: Paoni: “Ora la vera caccia al tesoro per gli hacker sarà quella ai dati riservati”

la-repubblica-it-logoPaoni: “Ora la vera caccia al tesoro per gli hacker sarà quella ai dati riservati”

di Arturo Di Corinto per La Repubblica del 17 Febbario 2015

GIÀ lo scorso Natale un gruppo di criminali proveniente dall’Est era salito alla ribalta delle cronache per le intrusioni nelle banche russe, ma adesso la vicenda sta assumendo dimensioni globali. Giacomo Paoni è responsabile security per Techub, azienda italiana di consulenza nel campo della sicurezza informatica: “Vorrei ricordare che non sono solo le banche ad essere attaccate, ma anche grandi retailers e aziende di public relations, forse per recuperare informazioni utili ad avere vantaggi sul mercato azionario.

Ma allora qual è il fatto nuovo?
“Stavolta ad essere attaccati sono stati i sistemi interni delle banche e non i loro clienti, come invece di solito accade”.

Qual è la metodologia usata?
“Da quello che ne sappiano finora si tratta di attacchi del tipo Advanced Persistent Threat . Dopo una prima fase di raccolta di informazioni sul target le vittime vengono raggirate usando principalmente tecniche di ingegneria sociale (spear phishing o client side hacking), che consentono di infettare le vittime con malware”.

E poi come procedono?
“Una volta ottenuto l’accesso al computer del dipendente di una banca, mirano a compromettere il resto della rete interna. Vengono installati software innocui che però consentono di mantenere l’accesso alla rete compromettendo tutti i sistemi critici, compresa la posta elettronica per spiare le comunicazioni. Solo a questo punto vengono installati software di monitoraggio sui computer degli operatori ritenuti più interessanti che, “filmati”, mostrano essi stessi come mettere in atto la frode”.

La Repubblica: Galassia Hacker

la-repubblica-it-logoGalassia Hacker

Sembravano cattivi ma dopo gli attacchi di Anonymous all’Is il mondo ha scoperto anche l volto buono dei pirati informatici. Ecco la flotta più eterogenea del grande mare del web

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 15 Febbraio 2015

PRIMA ERANO SOLTANTO CATTIVI : gli attacchi alle playstation Sony e le minacce ai distributori del film The Interview come rappresaglia alla fiction sull’attentato al presidente nordcoreano Kim Jong-un, i colpi assestati dalla cyberjihad ai governi filoccidentali, le dichiarazioni di Obama sul terrorismo digitale. Poi però, da quando la scorsa settimana Anonymous ha attaccato l’Isis (“Tempo scaduto, stiamo arrivando, sarete trattati come un virus”) l’opinione pubblica mondiale ha improvvisamente “scoperto” una cosa solo apparentemente ovvia: e cioè che gli hacker non sono tutti uguali. E che a dividere gli hacker da una parte e i cracker, lamer, black hat dall’altra è una a volte sottile linea etica: tecniche e competenze sono simili, diversi gli obiettivi e la portata delle azioni. E in futuro questa demarcazione sarà sempre più evidente.

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La Repubblica: Il giallo dell’hacker italiano nel mirino di Anonymous

la-repubblica-it-logoIl giallo dell’hacker italiano nel mirino di Anonymous

Ha un profilo twitter in cui posta proclami sulla conquista di Roma. Online dà consigli a chi ha problemi tecnici e spiega come usare strumenti informatici Ora è un “sorvegliato”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 12 Febbraio 2015

L’ACCOUNT Twitter è @technicalisis: è l'”hacker italiano” dell’Is, misterioso protagonista della propaganda informatica dello Stato Islamico. Addirittura secondo qualcuno, ma non ci sono conferme, ne sarebbe il capo. La notizia rimbalzata dalle agenzie, aveva indicato in un italiano residente all’estero uno dei capi della comunicazione dello Stato Islamico perché negli ultimi giorni era stato messo sotto stretta sorveglianza dagli Anonymous impegnati a disarticolare il network informatico dell’Is. Ma anche perché aveva scritto numerosi tweet in italiano col suo precedente account: @isistechnical, e nel profilo aveva questa frase minacciosa: “Non ci fermeremo fino alla conquista di Roma”. Continua a leggere La Repubblica: Il giallo dell’hacker italiano nel mirino di Anonymous

Wired: Strasburgo: è battaglia per cambiare il copyright

wiredlogoStrasburgo: è battaglia per cambiare il copyright

Due europarlamentari, Julia Reda e Isabella Adinolfi, sono le relatrici di due distinte e complementari proposte di riforma del diritto d’autore

di Arturo Di Corinto per Wired del 12 Febbraio 2015

Due giovani europarlamentari, Julia Reda e Isabella Adinolfi, sono le relatrici di due distinte e complementari proposte di riforma del diritto d’autore per armonizzarlo col digital single market europeo. Le loro relazioni, da poco depositate e leggibili, saranno alla base delle decisioni della commissione Ue per armonizzare il copyright nei 28 stati dell’Unione.

Partiamo dal principio. Le nostre Università sono costrette a ricomprare dai grandi editori il materiale che producono i propri docenti. Una decina di grosse multinazionali detiene il 90% di quello che viene prodotto a livello scientifico in Europa. E questo per le clausole di esclusiva che limitano la diffusione della ricerca, senza contare che il regime attuale delle eccezioni e limitazioni al diritto d’autore è pensato ed attuato in un mondo analogico. Volete un esempio? Queste clausole non si applicano al prestito digitale delle biblioteche. In aggiunta, le clausole di esclusiva territoriale nel settore del diritto d’autore, attuate attraverso politiche di geoblocking dei contenuti, impediscono la libera circolazione dei servizi in ambito Comunitario, discriminando i cittadini dell’Unione rispetto nella fruizione di dati, informazioni, cultura e conoscenza. Continua a leggere Wired: Strasburgo: è battaglia per cambiare il copyright

La Repubblica: In chat con un hacktivista: “Fermiamo i deliri dell’Is”

la-repubblica-it-logoIn chat con un hacktivista: “Fermiamo i deliri dell’Is”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 10 Febbario 2015

“SIAMO creativi, produciamo informazioni, ci muoviamo veloci. E abbiamo scoperto chi amministra i sistemi dell’Is. Tic Tac, Tic Tac, veniamo a prendervi”. Così scrive su Twitter IceFallDevil, uno degli attivisti di Anonymous impegnati nella guerra alle infrastrutture della jihad digitale del sedicente Stato Islamico.

Il twitterstorm dell’#OpAntiIsis è un diluvio di informazioni sui siti della galassia jihadista resi inutilizzabili negli attacchi. È lui, IceFallDevil, con un altro nickname, che in una chat privata, spiega quello che i comunicati degli Anonymous non raccontano. “Dopo la strage al Charlie Hebdo ho pianto. Non avremo pace finché non li vedremo tutti in galera “. “Adesso ci concentriamo sui due Sysadmin dell’Is ancora in giro “. Il terzo, come anticipato da Repubblica , sarebbe morto sotto le bombe dei raid giordani. Continua a leggere La Repubblica: In chat con un hacktivista: “Fermiamo i deliri dell’Is”

La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo attaccato l’Is”

la-repubblica-it-logoAnonymous: “Abbiamo attaccato l’Is”


Nell’operazione #OpIceISIS gli hacktivisti di Anonymous hanno penetrato le agguerrite difese del cybercaliffato e bloccato gli account Facebook e i profili dei loro fiancheggiatori come ritorsione per le stragi di Parigi e l’attacco ai siti di scuole e ospedali francesi da parte della jihad informatica.

di Arturo Di Corinto per la Repubblica del 9 Febbraio 2015 – pag.15

Un’operazione senza precedenti contro lo Stato Islamico è stata condotta ieri da Anonymous, la galassia di attivisti informatici che veste la maschera di Guy Fawkes. Nell’operazione migliaia di account sui social network sono stati violati e i loro owner denunciati come appartenenti al vasto mondo dei fiancheggiatori dell’Isis.

Dopo le anticipazioni di Repubblica.it, gli attivisti hanno inviato una lettera in inglese a molti giornali: “Salve. Noi siamo Anonymous. Vi scriviamo alla luce dell’Operazione Ice ISIS in cui abbiamo smantellato e distrutto l’infrastruttura di comunicazione e di reclutamento dell’organizzazione terroristica che si fa chiamare ISIS.” Continua a leggere La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo attaccato l’Is”

La Repubblica: Anonymous ora va a caccia dell’hacker n.1 dell’Is

la-repubblica-it-logoAnonymous ora va a caccia dell’hacker n.1 dell’Is

Dopo aver oscurato la gran parte dei siti e degli account Facebook e Twitter degli jihadisti, gli hacktivisti puntano all’informatico tunisino di nome Majdi. “Non avremo pace finché non sarà in galera”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 Febbraio 2015

L’OPERAZIONE di Anonymous contro l’infrastruttura di reclutamento e comunicazione dello Stato Islamico non è ancora terminata ma gli hacker mascherati già aprono la caccia al capo degli hacker dell’Is. L’azione è stata finora così efficace che qualcuno ipotizza anche un ruolo dei servizi segreti in tutta la vicenda. Come che sia, l’attacco di Anonymous all’infrastruttura di comunicazione dello Stato Islamico continua. Dal 7 febbraio le crew di Anons continuano a falcidiare i siti jihadisti per indebolire il network terrorista e denunciare i reclutatori dell’Is che sui social network che fanno proseliti per la guerra in Medio oriente. Continua a leggere La Repubblica: Anonymous ora va a caccia dell’hacker n.1 dell’Is

La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo violato la rete jihadista”

la-repubblica-it-logo Anonymous: “Abbiamo violato la rete jihadista”

Seconda fase dell’Operazione Isis. La rete mondiale di hacker traccia, occupa, blocca e sospende gli account dei reclutatori dello Stato Islamico. Migliaia gli account Twitter sospesi, centinaia i profili Facebook scoperti, decine le reti private (Vpn) e i siti violati. Pubblicate anche le email personali dei presunti appartenenti al circuito jihadista

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 8 Febbraio 2015

MIGLIAIA di account Twitter sospesi e cancellati. Centinaia di profili Facebook svelati. Decine e decine di indirizzi della propaganda jihadista elencati e pronti per essere attaccati. È la seconda fase dell’#OpIsis, l’operazione di Anonymous per denunciare gli appartenenti alla galassia dell’integralismo islamico che si ritrova sotto le bandiere del Cybercaliffato.

Con una novità: per la prima volta gli “Anon” rivendicano l’azione come insieme di persone di ogni razza, credo e religione, poveri e ricchi, studenti e lavoratori, hacker, cracker, spie e agenti governativi. Tutti uniti nella sforzo di togliere il terreno sotto ai piedi degli agenti della propaganda jihadista. Nel video di tre minuti postato anche su Youtube gli Anon confermano che non daranno tregua ai seguaci del califfato. Continua a leggere La Repubblica: Anonymous: “Abbiamo violato la rete jihadista”

Repubblica [EN]: Anonymous mocks networked recruiters Islamic Jihad ISIS

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Second phase of Isis. Anonymous track, occupy, block and interrupt the account of ISIS recruiters. Thousands twitter profiles stopped and reported to belong to the jihadist network

di ARTURO DI CORINTO e Flavia Marzano per La Repubblica del 8 Febbraio 2015

Thousands of Twitter accounts stopped and canceled. Hundreds of facebook profiles unveiled. Dozens and dozens of addresses of the jihadist propaganda listed and ready to be attacked. This is the second phase of #OpISIs, the Anonymous intervention to expose members of the galaxy of Islamic fundamentalism which is acting under the Cybercaliphate flags. Continua a leggere Repubblica [EN]: Anonymous mocks networked recruiters Islamic Jihad ISIS

Wired: Biohacker, ecco chi sono gli hacker della vita

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  Biohacker, ecco chi sono gli hacker della vita

Cresce il numero di persone e comunità che fanno ricerca biologica nello stile hacker: al di fuori delle istituzioni, in forma aperta e orizzontale

Di Aruro Di Corinto per Wired del 7 Febbraio 2014

Tutto comincia con un’automobile issata sopra una torre. Sono stati loro, i burloni del campus, a mettercela, e da quel giorno ogni gesto insensato e gratuito sarebbe stato chiamato “un hack” e “hacker” i responsabili.

Il termine però, che già significava parecchie cose, da tagliaboschi a giornalista fallito, diventerà l’epiteto di chi faceva correre i trenini del Tech model railroad club al MIT per essere successivamente affibbiato a quelli che invece dei trenini su di un plastico facevano andare più veloci i computer a valvole dei dipartimenti universitari. Tenuti sottochiave, gli faranno visita di notte, meritandosi il nome di reality hackers. Il biasimo per le serrature violate onde mettere le mani sopra ai computer (“hands on”), è la maledizione che si porteranno dietro tutti i futuri esperti di software e reti di comunicazione, gli “eroi” della rivoluzione informatica, nonostante Steve Jobs, Bill Gates, Bruce Perens e Richard stallman siano stati gli imprenditori e i ricercatori più noti a fregiarsi di questo titolo. Negli anni 80 la parola hacker sarà confusa con “cracker”, il termine giusto per indicare chi viola sistemi informatici per trarne un vantaggio personale, e diventerà sinonimo di criminale informatico per essere usato con tutta una serie di aggettivi tipici del profiling criminale: white, gray, black hat hacker, per definirne, dal bianco al nero, il grado di rispetto verso la legge.
Poi arriveranno espressioni come ninja hacker, data hacker, growth hacker. Ma è l’ultimo aggettivo che oggi apre le strade di una riformulazione complessiva del termine: BioHacker Continua a leggere Wired: Biohacker, ecco chi sono gli hacker della vita

La Repubblica: Eco, Saunders, Salmon, Cheever: la biblioteca di Renzi

la-repubblica-it-logoEco, Saunders, Salmon, Cheever: la biblioteca di RenziPasseggiata in libreria intorno all’ora di pranzo per il premier Matteo Renzi, che si è concesso qualche minuto di relax alla Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi, a due passi da palazzo Chigi. E i titoli che hanno attirato l’attenzione del premier finiscono su Twitter. Nella foto pubblicata dal portavoce del presidente del Consiglio: “Chi manda le onde” di Fabio Genovesi, “Numero zero” di Umberto Eco, “L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza” di George Saunders, “La politica nell’era dello storytelling” di Christian Salmon, “Le lettere” di J.Cheever, “L’allegria degli angoli” di Marco Presta e “Scrivere è un tic” di Francesco Piccolo.

L’anno scorso nell’aula del Senato, nel giorno del voto di fiducia, sul banco di Renzi facevano capolino tra gli appunti ”L’arte di correre” di Haruki Murakami e il libro sul lavoro di Pietro Ichino. Qualche mese dopo, sempre grazie a Filippo Sensi, gli utenti di Twitter erano venuti a conoscenza in modo più approfondito dei gusti letterari del presidente del Consiglio con l’hashtag #cosedilavoro. Allora Matteo Renzi aveva appena acquistato gli scritti di John Williams, Giuseppe Guarino, Zygmunt Bauman, Agnese Borsellino, Luciano Canfora, Arturo Di Corinto, Mario Giordano. (lapresse)

02 febbraio 2015

La Repubblica: La difficile scelta tra privacy e sicurezza. “Ma serve l’equilibrio”

la-repubblica-it-logoLa difficile scelta tra privacy e sicurezza. “Ma serve l’equilibrio”

Oggi è la giornata europea della Privacy. Dopo gli attentati parigini e la scoperta di cellule terroristiche dormienti, i governi invocano maggiori poteri per i servizi di intelligence e chiedono di ridurre le garanzie per la privacy. Ma l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dice: “La sorveglianza di massa è inefficace ai fini della sicurezza”

di ARTURO DI CORINTO  per La Repubblica del 28 Gennaio 2015

DA UNA PARTE il diritto fondamentale alla privacy, in assenza del quale è difficile esercitare anche la libertà d’espressione e di movimento, il diritto di associazione e d’opinione; dall’altra la spinta a barattare le proprie libertà di fronte alle minacce del terrorismo, soprattutto dopo gli attentati di Parigi. Sempre che funzioni. Questa contrapposizione – soprattutto nella GIornata europea della Privacy, che cade oggi – è inevitabilmente fonte di frizioni ai vari livelli. Dalle stanze dei bottoni a quelle degli individui comuni. Per il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni trovare un “equilibrio tra privacy e sicurezza” è la strada da seguire dopo la richiesta di alcuni paesi di rivedere le norme sulla libera circolazione nei paesi dell’area Schengen. Ma se il ripristino dei controlli alle frontiere ha trovato la netta contrarietà del Ministro degli interni italiano, Angelino Alfano, alcuni politici d’oltralpe sono arrivati a invocare un Patriot Act alla francese, col primo ministro di Hollande, Emanuel Valls, che pure ha dichiarato di volere rivedere la legge sulle intercettazioni telefoniche mentre il premier britannico David Cameron ha chiesto maggiori poteri per le agenzie di intelligence. Continua a leggere La Repubblica: La difficile scelta tra privacy e sicurezza. “Ma serve l’equilibrio”

La Repubblica: Democrazia elettronica in panne? Perché le consultazioni online non vanno più

la-repubblica-it-logoDemocrazia elettronica in panne? Perché le consultazioni online non vanno più

I media civici e la pertecipazione online che dovevano ravvivare la democrazia segnano il passo. Molte le iniziative, poca la partecipazione, opachi i risultati e con il rischio di un “effetto boomerang”. Intanto il 28 febbraio si chiude la consultazione sulla “Costituzione di Internet”. Andata quasi deserta

di ARTURO DI CORINTO  per La Repubblica del 27 Gennaio 2015

Il  28 FEBBRAIO, fra un mese esatto, scade il termine per dare il proprio contributo alla Consultazione pubblica sui diritti in Internet. Iniziata il 27 ottobre, la consultazione non sembra però avere riscosso grande successo in termini di partecipazione. Pochi sono i cittadini che hanno espresso il proprio punto di vista su un tema di rilevanza assoluta per impedire che siano i più forti – le grandi corporation – a fare (e ad aggirare) le leggi di Internet. Le due ultime consultazioni dell’Agenzia per l’Italia Digitale, invece (una sulla Crescita digitale, l’altra sulla banda larga e la sua importanza per un paese arretrato tecnologicamente e digitaldiviso come il nostro), sono andate quasi deserte.
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Il Manifesto: Diffamazione, in commissione giustizia cento pagine di emendamenti

il-manifesto-logo-300x63Diffamazione, in commissione giustizia cento pagine di emendamenti

Camera. Proposte modifiche importanti alla norma bavaglio “reloaded”

 

«Siete una minac­cia di livello accet­ta­bile, altri­menti lo sapre­ste». Que­ste parole di Banksy, street artist lon­di­nese, sono per­fette per capirci sul tema della diffamazione.

Come fa un gior­na­li­sta ad accor­gersi che ha colto nel giu­sto? Dal numero di que­rele che riceve. Come si fa a far smet­tere un gior­na­li­sta che ha tro­vato una pista effi­cace per le sue denunce? Gli si chiede un risar­ci­mento danni dal primo arti­colo. Secondo l’osservatorio di Ossi­geno per l’informazione il 40% delle richie­ste di risar­ci­mento verso gior­nali e gior­na­li­sti è legata a que­rele per diffamazione. Continua a leggere Il Manifesto: Diffamazione, in commissione giustizia cento pagine di emendamenti

La Repubblica: Il pugno duro dei regimi contro gli amici di Charlie Hebdo

la-repubblica-it-logoIl pugno duro dei regimi contro gli amici di Charlie Hebdo

Continuano le violenze contro media e giornalisti che hanno espresso solidarietà alla redazione trucidata dai terroristi islamici. Le intimidazione più gravi in Russia e Turchia. Reporter Senza Frontiere: “Facciamo scorrere l’inchiostro e non il sangue”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 19 Gennaio 2015

VIOLENZE, minacce e aggressioni continuano a bersagliare chi ha espresso solidarietà verso Charlie Hebdo. Mentre fanno il giro del mondo le notizie delle manifestazioni di protesta in Nigeria, Yemen, Pakistan e Inguscezia, continua la repressione verso gli amici di Charlie praticata dagli stessi governi che hanno partecipato alla marcia dei capi di stato dopo i massacri parigini. In alcuni paesi ci sono state intimidazioni dalle stesse istituzioni politiche. Reporter senza Frontiere (RSF) ne ha stilato un elenco che si aggiorna di ora in ora. L’associazione internazionale di giornalisti ricorda che solo nei primi giorni del 2015 sono stati uccisi 8 reporter e anche per questo chiede con una petizione di impedire che i governi, con la scusa della blasfemia, ricorrano a politiche draconiane di censura della stampa, ma sopratutto che la religione non venga usata per legittimare crimini e condanne contro giornalisti, vignettisti, autori satirici e blogger, come nel caso di chi ha manifestato solidarietà a Charlie Hebdo. Senza dimenticare che ci sono casi in cui per il solo fatto di aver espresso la propria opinione blogger e netizen sono stati condannati a pene durissime. Come nel caso di Raif Badawi che, accusato di insultare l’islam attraverso il suo sito web in Arabia Saudita, è stato condannato a migliaia di frustate suscitando una protesta internazionale. Continua a leggere La Repubblica: Il pugno duro dei regimi contro gli amici di Charlie Hebdo

La Repubblica: Diffamazione, partita la campagna di mobilitazione contro la legge

la-repubblica-it-logoDiffamazione, partita la campagna di mobilitazione contro la legge

Nodiffamazione.it ha lanciato una campagna di sensibilizzazione e di mobilitazione per fermare il disegno di legge 925­b, che secondo i firmatari dell’appello #Meglioilcarcere rischia di zittire le denunce di giornali, siti e blog contro il malaffare e la corruzione

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 7 Gennaio 2010

DIFFAMAZIONE e intimidazione, concetti spesso troppo vicini. Una querela per diffamazione, anche se infondata, è spesso lo strumento per intimidire giornali e giornalisti. Perciò ora che alla Camera si discute la modifica della legge sulla stampa e le norme collegate del codice civile e penale relativamente alla diffamazione nei mass media, si alza forte la voce di quanti la ritengono inadatta al mondo dell’informazione entrato nell’era digitale.

Nodiffamazione.it
è l’indirizzo del sito web attraverso il quale un pugno di associazioni, giuristi e giornalisti ha lanciato una campagna di sensibilizzazione e di mobilitazione per fermare il disegno di legge 925­b che secondo i firmatari dell’appello #Meglioilcarcere rischia di zittire le denunce di giornali, siti e blog contro il malaffare e la corruzione.
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Huffington Post: Giornalismo, Stefano Rodotà: “La nuova legge sulla diffamazione è un pericolo per la democrazia”

italy.gifGiornalismo, Stefano Rodotà: “La nuova legge sulla diffamazione è un pericolo per la democrazia”

Attualmente il disegno di legge di riforma delle norme relative alla diffamazione a mezzo stampa è all’esame della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati che si pronuncerà in “sede referente”.

Se il ddl sarà approvato dalla Camera senza emendamenti, rispetto al testo pervenuto dal Senato, diventerà legge. Fra i punti cardine del disegno di legge ci sono le norme che riguardano l’eliminazione del carcere per il giornalista autore della diffamazione, e la sua sostituzione con una pena pecuniaria fino a 50 mila euro, come pure l’obbligo di rettifica in 48 ore per le testate online e la possibilità di chiedere la cancellazione dell’articolo considerato diffamatorio.

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Huffington Post: #NoDiffamazione. Da Gabanelli e Travaglio a Rodotà, giornalisti e società civile contro la riforma della legge

“Doveva essere una riforma della legge sulla stampa che eliminando la pena del carcere per i giornalisti, liberava l’informazione dal rischio di sanzioni sproporzionate, a tutela dei diritti fondamentali di cronaca e di critica: il testo licenziato al Senato rischia di ottenere l’effetto opposto, rivelandosi come un maldestro tentativo di limitare la libertà di espressione anche sul web.”

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Wired: 7 regali hacker da mettere sotto l’albero

wiredlogo7 regali hacker da mettere sotto l’albero

Ancora a caccia di qualcosa da mettere sotto l’albero? Ecco qualche suggerimento. Per smanettoni incalliti o per chi deve essere iniziato alle arti oscure della cibernetica

di Arturo Di Corinto per Wired del 23 dicembre 2014

Cosa regalo quest’anno per natale? Beh, se si vuole fare un regalo divertente e intelligente spendendo il giusto, quest’anno si può regalare uno dei numerossimi film che parlano di hacker, Anonymous, attivismo digitale e guerra cibernetica. Paura? Neanche per sogno! Diventando consapevoli che viviamo in una società sempre più caratterizzata dalla sorveglianza di massa, obbligati come siamo a subire abusi di potere e assistere impotenti a scelte politiche che non condividiamo, siamo in tanti ad immedesimarci nelle gesta dei vendicatori digitali che attaccano e denudano il potere. E gli sciamani dell’immaginario che vivono tra Hollywood e Melbourne se ne sono accorti. Per questo sono molti i registi che hanno deciso di indagare le forme di resistenza agite al computer attraverso la rete Internet portando sullo schermo l’hacktivism e l’etica hacker, di chi vuole “condividere l’informazione per rendere il mondo migliore”, a costo di superare il confine tra il legale e l’illegale. Continua a leggere Wired: 7 regali hacker da mettere sotto l’albero

La Repubblica: Madia: “Una PA trasparente per combattere l’illegalità”

la-repubblica-it-logoMadia: “Una PA trasparente per combattere l’illegalità”

Il nuovo portale soldipubblici.gov.it permette ai cittadini di conoscere l’esatto ammontare della spesa regionale della sanità, ma anche di capire quando costa la cancelleria di un ente locale. Il ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione spiega in questa intervista il senso di questa e di altre iniziative alle quali lavora il governo

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 22 dicembre 2014

MA DOVE finiscono i soldi delle mie tasse? Non è facile darsi una risposta, ma da oggi gli italiani hanno uno strumento in più per capirlo. E’ infatti online il portale soldipubblici.gov.it che vuole promuovere la conoscenza dei cittadini sui dati della spesa della Pubblica Amministrazione in un’ottica di maggiore trasparenza e partecipazione. Si tratta di una versione beta realizzata dall’Agenzia per l’Italia Digitale in collaborazione con la Banca d’Italia e la Ragioneria dello stato su dati SIOPE, la banca dati del Tesoro. Digitando in una maschera di ricerca gestita da un software semantico, il sistema consente di conoscere i pagamenti di Regioni ed enti locali attraverso una serie di circa 250 codifiche gestionali e restituisce all’interrogazione del motore di ricerca l’importo speso per il mese corrente, l’andamento della spesa annuale e una serie di altri indicatori relativi ai costi della PA. L’evoluzione del progetto, a regime nel 2015, prevede di poter scaricare dal sito i dati ricercati usando criteri di ricerca molteplici. Soldipubblici.gov.it è una sorta di clone dell’iniziativa inglese “Wheredoesmymoneygo” realizzata già nel 2007 dalla Open Knowledge Foundation, organizzazione noprofit inglese finanziata successivamente dal governo britannico.

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Il Manifesto: Quali garanzie per le «talpe»

il-manifesto-logo-300x63Quali garanzie per le «talpe»

Mafia Capitale. Il presidente dell’Autority anticorruzione Cantone: «Tuteliamo chi denuncia». L’invito alla denuncia del Commissario non basta se non vengono garantite le necessarie tutele. Manca un’adeguata trasparenza e controllo pubblico sull’operato di chi prende decisioni

Dopo la ribalta offerta a Roma dalla cupola mafiosa di Car­mi­nati & co. e le bac­chet­tate di Trans­pa­rency Inter­na­tio­nal, Raf­faele Can­tone prende di nuovo posi­zione: «Per pre­ve­nire la cor­ru­zione biso­gna attuare le norme per i wistle­blo­wer (le talpe, ndr), pre­vi­ste dal testo unico dei dipen­denti pub­blici e con­sen­tire a chi vuole denun­ciare ille­citi di farlo in modo tutelato».

Quindi per com­bat­tere la cor­ru­zione nella pub­blica ammi­ni­stra­zione secondo il magi­strato, pre­si­dente dell’Autorità Anti Cor­ru­zione (Anac), biso­gna incen­ti­vare, tute­lare e pre­miare chi la denun­cia, e cioè la talpa all’interno degli uffici. Can­tone lo ha detto in un con­ve­gno a L’Aquila. Posi­zione più che con­di­vi­si­bile ma — si chie­dono in molti — come si fa se al cen­tro di que­sta stra­te­gia non c’è l’anonimato? Chi si può sen­tire «tute­lato» se non cono­sce gli inter­lo­cu­tori, non sa come ope­rano, e non riceve ade­guate garan­zie? E che suc­cede se qual­cuno attacca i ser­ver o si intru­fola nei data­base dove sono imma­gaz­zi­nate le denunce? Se qual­cuno inter­cetta le comu­ni­ca­zione dal com­pu­ter dell’ufficio a quello dell’Anac?

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La Repubblica: Agenda digitale, due anni per modernizzare l’Italia

la-repubblica-it-logoAgenda digitale, due anni per modernizzare l’Italia

Agenda per la semplificazione, decreto per il sistema pubblico di identità digitale, consultazione pubblica sul documento di Crescita Digitale. Il Governo ci mette la faccia per concretizzare la strategia dell’Agenda digitale italiana ma ne sposta in avanti la realizzazione al 2016. I ritardi non saranno più ammissibili

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 13 dicembre 2014

Reingegnerizzare, standardizzare e digitalizzare. Sono tre le parole d’ordine che legano in una trama, fitta di 97 pagine, la strategia per la crescita digitale dell’Italia. Il documento, realizzato dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) con il concorso di Palazzo Chigi, è il compendio più accurato finora prodotto sullo stato dell’arte dell’Agenda digitale italiana ed è sottoposto a consultazione pubblica fino al 20 dicembre. L’Agenda, va ricordato, è il frutto di un forte indirizzo politico voluto dall’Unione Europea nel 2010 e di cui rappresenta la declinazione nazionale. Più precisamente, come riporta il rinnovato sito dell’agenzia, l’Agenda Digitale è una delle sette iniziative principali individuate nella Strategia EU2020 che punta alla crescita inclusiva, intelligente e sostenibile dell’Unione. Sottoscritta da tutti gli Stati membri che si sono impegnati ad applicarla, ha lo scopo di utilizzare concretamente il potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per favorire l’innovazione, la crescita economica e la competitività.
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Wired: Patamu protegge la tua creatività online

wiredlogoPatamu protegge la tua creatività online

Un gruppo di artisti e programmatori ha sviluppato una piattaforma che aiuta a proteggere la paternità di una canzone, di un film, di una sceneggiatura, di una ricerca, di una poesia, di un software o di un libro

Arturo Di Corinto per Wired del 12 dicembre 2014

Difendere la propria creatività senza passare dal notaio? Oggi si può. Per tutelare le proprie opere creative dal plagio e potere rivendicare la paternità di una canzone, di un film, di una sceneggiatura, di una ricerca, di una poesia, di un software o di un libro, adesso è possibile fare tutto online e senza spendere un euro. Con Patamu.com, piattaforma web creata da un team di artisti e programmatori italiani, bastano pochi colpi di click per “marcare” temporalmente un’opera e metterla in una “cassaforte digitale” assolvendo alle regole minime della tutela del diritto d’autore italiano. Garantire l’integrità dell’opera, renderne riconoscibile l’autore e apporre ad essa una data certa di pubblicazione per poterne eventualmente dimostrare la primogenitura – nel malaugurato caso di un plagio successivo alla sua divulgazione – viene fatto attraverso una semplice piattaforma online. Laureandi, dottorandi, grafici, musicisti, scienziati e creativi in genere, già si sfregano le mani nella prospettiva di non vedersi più scippato dal proprio agente, boss o capo dipartimento il lavoro di anni di fatica. Continua a leggere Wired: Patamu protegge la tua creatività online