App di dating violate e benzinai chiusi: la cyberguerra tra Israele e Iran. IL PODCAST

Intervista Arturo Di Corinto podcast Skytg24 del 12 Gennaio 2022 di Alberto Giuffrè

Israele e Iran si sfidano da anni anche a colpi di attacchi informatici. A farne le spese, negli ultimi casi, sono stati soprattutto i cittadini. Ne parliamo nella nuova puntata di 1234 insieme ad Arturo Di Corinto, giornalista esperto di cybersecurity

Nelle scorse settimane le stazioni di rifornimento in Iran hanno smesso di funzionare a causa di un attacco informatico. Qualche giorno dopo una app di dating in Israele è stata violata. Sono soltanto gli ultimi episodi di una cyberguerra, quella tra Israele e Iran, che va avanti da anni. Ne parliamo nella nuova puntata di 1234, il podcast sulla sicurezza informatica di Sky TG24. L’ospite di questo episodio è Arturo Di Corinto, giornalista esperto di cybersecurity. 

Anche Israele non è più tanto cyber-sicura

Anche Israele non è più tanto cyber-sicura

Hacker’s Dictionary. Una serie di attacchi motivati ideologicamente ha messo il paese Mediterraneo nel mirino. Questo dimostra che anche per la cyber-potenza il rischio zero non esiste

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 18 Novembre 2021

Il mito dell’invincibilità cyber israeliana comincia a vacillare. Negli ultimi mesi un’ondata di attacchi informatici causata da incursori politicamente motivati ha infatti esposto grandi quantità di dati relativi a cittadini ed aziende israeliane.

Sono le stesse aziende di cybersecurity del paese a denunciarlo.

Check Point Software ha riportato che un gruppo noto come “Moses staff’s” ha attaccato e cifrato i server di una dozzina di aziende senza chiedere riscatto, ma solo per “procurare il maggior danno possibile ai sionisti” come il gruppo ha dichiarato spavaldo su Twitter.

Negli stessi giorni è giunta la notizia di una presunta incursione in sistemi non critici di una grande azienda di Cybersicurezza, Cynet.

Cynet ha divulgato l’allarme al pubblico dopo che un annuncio di vendita dei dati sottratti è apparso sul famigerato sito RaidForums, offerti da un sedicente hacker di “buona reputazione” nel mercato illegale. In questo caso le ragioni sarebbero solo di criminalità economica. Il mese scorso invece, un altro gruppo politicamente motivato, noto come BlackShadow, e collegato, pare, al governo iraniano, aveva attaccato i server di una società israeliana contenente il sito di Atraf, punto di riferimento della vivace comunità Lgbtq di Tel Aviv, divulgando successivamente i dati sensibili degli utilizzatori del sito e dell’app usata per incontri e feste notturne.

Non è stato il primo né l’ultimo di questo tipo nella storia del lungo conflitto cibernetico che vede Iran e Israele combattersi a colpi di cyber-katiuscia. In precedenza attori di presunta provenienza israeliana avevano bloccato con cyber-attacchi le pompe di benzina del paese islamico e perfino i suoi porti come ritorsione per gli attacchi agli impianti di desalinizzazione del paese guidato da Naftali Bennett.

In aggiunta a questo nei giorni scorsi l’amministrazione del commercio Usa ha messo lo spyware Pegasus dell’israeliana Nso Group nella blacklist dei prodotti software che richiedono autorizzazione per la vendita dopo averne accertato l’uso nello spionaggio, politicamente motivato, di leader politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani in circa 50 paesi in tutto il mondo.

L’immagine della cyber-potenza ne esce piuttosto appannata. Insomma anche Israele, paese virtuoso per la capacità di mettere in relazione la ricerca pubblica e privata nel campo della cybersecurity e per il forte sostegno governativo alle aziende del settore, è a rischio cyber, nonostante il paese mediterraneo rimanga uno dei maggiori attrattori al mondo degli investimenti nella sicurezza cibernetica.

I motivi sono tanti e diversi. Il primo è l’aumento dell’ampiezza della superficie da difendere considerata la digitalizzazione di tante attività di studio, svago e di lavoro a cui la pandemia ha costretto tutto il mondo e che in questo caso sono bersaglio di gruppi di guerriglia digitale molto ideologizzati che sfruttano il risentimento dei vicini verso Israele. Un altro è che Israele ha un’opinione pubblica informata e abituata a pretendere non solo la sicurezza fisica dei suoi cittadini ma anche la tutela dei dati personali.

Per questo non vanno sottovalutate le previsioni fatte a livello mondiale dalla stessa Check Point: il 2022 sarà l’anno del ransomware in affitto, del phishing veicolato dalle fake news sul Covid, e del cryptojacking, il furto di potenza computazionale da pc e cellulari per estrarre cryptomonete.

Il rischio zero non esiste perciò “la domanda non è se si verrà attaccati, ma quando”. E vale per tutti.

Hacker chiedono un milione di dollari per non divulgare i dati della comunità Lgbt israeliana

Hacker chiedono un milione di dollari per non divulgare i dati della comunità Lgbt israeliana

Tra Iran e Israele la guerra si combatte nel cyberspazio. Nei giorni scorsi un attacco informatico aveva bloccato l’erogazione di benzina nella Repubblica Islamica e un ospedale israeliano era rimasto vittima di un attacco ransomware

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 1 Novembre 2021

Il gruppo hacker Black Shadow torna a colpire di nuovo e la guerra cibernetica tra Iran e Israele riemerge dall’ombra. Con un messaggio su Telegram, il gruppo di cyber-attivisti, apparentemente legati all’Iran ha chiesto un milione di euro in criptovaluta per non divulgare i dati personali rubati da un sito molto popolare nella comunità Lgbt israeliana, Atraf.

La Repubblica: Israele vs Iran: il nuovo fronte di guerra è il cyberspazio

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Israele vs Iran: il nuovo fronte di guerra è il cyberspazio

Un attacco hacker ha bloccato il porto di Shahid Rajaee sul Golfo Persico pochi giorno dopo l’incursione informatica nel sistema idrico israeliano. Gli esperti: è l’alba di un nuovo tipo di conflitto, senza regole

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 20 Maggio 2020

Immaginate la vostra sorpresa quando, aprendo il rubinetto, non uscisse più l’acqua. O se la quantità di cloro la rendesse inutilizzabile per lavarsi o cucinare. Ma era proprio questo l’obbiettivo degli hacker iraniani che il 24 e 25 aprile hanno preso di mira il sistema idrico rurale dello stato di Israele. Causando la risposta di Gerusalemme, che si sarebbe concretizzata nell’attacco a un porto iraniano sullo stretto di Hormuz confermato dalla stessa autorità portuale. La notizia del contrattacco, circolata nella community dell’intelligence internazionale ha avuto una conferma da fonti governative americane, citate dal Washington Post. Continua a leggere La Repubblica: Israele vs Iran: il nuovo fronte di guerra è il cyberspazio

Il Manifesto: La geopolitica dell’hacking e i cavi sottomarini

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La geopolitica dell’hacking e i cavi sottomarini

Hacker’s Dictionary. Le grandi potenze si combattono nel cyberspace. Per adesso le incursioni riguardano enti di ricerca, ospedali, porti, e centrali idroelettriche. Nel futuro però bisognerà proteggere anche le infrastrutture di trasporto dei dati

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 14 Maggio 2020

All’inizio di maggio la rivista Der Spiegel ha svelato che gli inquirenti tedeschi hanno identificato il responsabile del cyber-attacco che nel 2015 fa colpì il Bundestag, il parlamento tedesco.

Sarebbe un agente di nome Dimitri Badin, al servizio del Gru, l’intelligence militare russa. L’Fbi già indagava sul conto di Badin e del suo gruppo hacker APT 28, detto anche «Fancy Bear» (l’orsetto elegante), responsabile del MailGate che travolse Hillary Clinton nel 2016.

L’ 8 maggio Fox News ha invece comunicato che un cyberattacco iraniano al sistema idroelettrico israeliano è andato a segno anche se le autorità israeliane non hanno rilasciato dichiarazioni.

Il 9 maggio l’agenzia di stampa Reuters ha riportato che hacker iraniani hanno colpito la casa farmaceutica Gilead Sciences che produce il Remdesivir, l’antivirale che gli Usa vorrebbero impiegare contro il Covid-19. Continua a leggere Il Manifesto: La geopolitica dell’hacking e i cavi sottomarini

La Repubblica: Iran vs Usa, la cyberguerra è solo agli inizi

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Iran vs Usa, la cyberguerra è solo agli inizi

Attaccate banche iraniane e siti governativi americani. Mentre decelera l’escalation militare, la guerra fredda cibernetica sta diventando calda a colpi di DDoS e defacement. Cosa è accaduto finora e cosa potrebbe accadere

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 Gennaio 2019

LA BANCA iraniana Sepah ieri è stata sotto attacco per diverse ore. A causa di un DDoS, un attacco da negazione di serivizio in gergo informatico, un attacco condotto per fare collassare il sito web bersaglio di innumerevoli richieste di accesso da parte di un’orda di computer zombie, una botnet, precedentemente infettati e comandati da remoto. Autore dell’attacco sarebbe il gruppo Prizraky, che dalle verifiche di Repubblica rimanda a un sedicenne brasiliano pro-Trump che in chat ha dichiarato di essere un simpatizzante del presidente Bolsonaro e che con questa sua azione ha voluto dimostrare che “se gli americani devono temere attacchi dall’Iran, anche l’Iran deve temere attacchi cibernetici nei suoi confronti”. Mentre scriviamo il sito web della banca è ancora irraggiungibile dall’Italia. Ma potrebbe semplicemente aver alzato le difese deviando il traffico straniero per proteggersi. In ogni caso siamo dinanzi a un segnale da non sottovalutare affatto. Che succederebbe se sull’onda dell’emozione ogni hacker in erba cominciasse la sua cyberguerriglia personale? Continua a leggere La Repubblica: Iran vs Usa, la cyberguerra è solo agli inizi

AGI: Gli Usa sono in allarme rosso per i cyberattacchi iraniani.

Gli Usa sono in allarme rosso per i cyberattacchi iraniani.

La Cisa, agenzia per la sicurezza delle reti, chiede a chiunque, nel settore pubblico e privato, di aumentare l’attenzione verso qualsiasi azione possa indicare un minaccia iraniana nel cyberspazio

di ARTURO DI CORINTO per AGI del 7 Gennaio 2019

L’agenzia americana per la sicurezza delle reti e delle infrastrutture, Cisa, ha diramato l’allarme rosso. A seguito delle tensioni con l’Iran di Khamenei causate dall’uccisione del generale Qassem Soleimani su ordine di Trump, adesso si temono attacchi cibernetici da parte della repubblica islamica.

Allarme che acquista particolare significato dopo l’inondazione di Twitter con messaggi anti Trump, la compromissione di centinaia di siti web americani e la violazione della Libreria Federale attraverso cui il governo diffonde gratis le proprie pubblicazioni. Il suo magazzino digitale era stato defacciato sabato scorso e l’homepage sostituita con l’immagine del presidente Trump preso a pugni mentre versa sangue dalla bocca, rivendicato da un presunto gruppo di hacker iraniani. Continua a leggere AGI: Gli Usa sono in allarme rosso per i cyberattacchi iraniani.

AGI: La rappresaglia cibernetica iraniana dopo il raid Usa

I timori di una rappresaglia cibernetica dopo l’uccisione del generale Soleimani da parte di un drone americano cominciano a concretizzarsi. Sono almeno 150 i siti americani finora defacciati dai sostenitori del regime degli Ayatollah. Così da stamattina il conflitto tra Usa e Iran suscita un timore in più, quello di un’escalation militare nel cyberspace.

Per alcuni l’allarme sarebbe concreto proprio a causa del modus operandi degli hacker di stato islamici che avrebbero già infiltrato le infrastrutture critiche dell’avversario e di potenziali altri bersagli alleati degli Stati Uniti. Questi hacker, noti come Minacce avanzate persistenti (APT, Advanced Persistent Group), proprio per la tecnica che usano di infiltrare i sistemi e stare quieti fino al momento giusto per un attacco, sono quelli che preoccupano di più gli analisti. Continua a leggere AGI: La rappresaglia cibernetica iraniana dopo il raid Usa

Rainews24: Intervista ad Arturo Di Corinto su guerra cibernetica

Rainews24: Intervista ad Arturo Di Corinto su guerra cibernetica

13 Gennaio 2020

Crescono i timori di un attacco cibernetico verso gli Usa come rappreseglia per l’omicidio mirato del generale iraniano Qassem Soleimani a Baghdad.

Rainews24 intervista il professore Arturo Di Corinto sugli indizi di una guerra cibernetica.

“Non ci saranno rappresaglie militari  immediate, sappiamo che alcuni cani sciolti hanno defacciato 150 siti americani.” e continua “Gli iraniani non hanno le stesse capacità di guerra elettronica degli Stati Uniti, ma nel passato hanno prodotto molti danni e sappiamo che si sono infiltrati in dogane, aeroporti e univeristà dei paesi vicini.”