La Repubblica: Svelate le linee guida di Facebook per punire gli abusi degli utenti

Svelate le linee guida di Facebook per punire gli abusi degli utenti
Arturo Di Corinto

Per La Repubblica del 23 Febbraio 2012

Un documento trapelato per l’indignazione di una giovane precaria addetta al controllo delle lamentele di Facebook svela la policy aziendale su come trattare i presunti abusi commessi dai suoi utenti.

Secondo le linee guida di Facebook, diciassette pagine di manuale, ogni moderatore sa esattamente cosa può rimanere in bacheca e cosa va eliminato. In seguito alla segnalazione di un abuso delle regole del social network, interviene un team dedicato dopo una massiccia operazione di filtraggio di aziende terze, che fanno questo lavoro in appalto. Diviso in categorie “Sesso e Nudità,” “hate contents “, “Bullismo e molestie”, “Minacce”, il manuale prevede che non si possano pubblicare foto di donne che allattano al seno, fare inviti sessuali espliciti, rappresentare giocattoli e feticci erotici in contesti sessuali, immagini ritoccate con photosphop in una luce negativa, o usare un linguaggio esplicito e violento.
Nessuna novità, dirà qualcuno, ma dai documenti trapelati dall’azienda che si occupa di moderare e censurare questi contenuti, la oDesk, si apprende, per via di un’arrabbiatissima ventunenne marocchina, pagata 1 dollaro ad ora per questo “sporco” lavoro, che da adesso in poi i capezzoli sono e saranno considerati volgari, ma non le teste spappolate e i fludi corporei.
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www.salvaiciclisti.it

2012, è già record di ciclisti uccisi. Il doppio rispetto all’analogo periodo del 2011

Ventotto ciclisti uccisi nel 2012 fino al 20 febbraio, il doppio rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, quando i morti erano stati 16. Trenta ciclisti uccisi e i sindaci stanno a guardare, non sentono la necessità di fare qualcosa per evitare queste morti inutili (e speriamo almeno che aderiscano in fretta e seriamente a www.salvaiciclisti.it ).
La strage (le notizie le ha raccolte il blog http://bicisnob.wordpress.com/ ) inizia a Lodi, subito, il giorno di Capodanno. Gianfranco Zaini, 52 anni, viene travolto da una Renault Clio. Poi altri morti nel cremonese e a Ravenna. E altri ancora in ogni parte d’Italia sia nelle città – a Modena, Parma, Ferrara, Lecce, Rovigo, Milano… – sia in Comuni più piccoli del foggiano o del cuneese, del bresciano o del varesotto. Per capire l’entità di questa emergenza sicurezza si è costretti a sfogliare le pagine dei giornali (non i grandi quotidiani, ma quelli locali) che dedicano alla notizia un piccolo trafiletto o poco più. Nessuno tiene il conto, nessuno osserva con la dovuta attenzione il fenomeno, non con l’obiettivo di realizzare una macabra e sterile contabilità ovviamente, ma per rendersi conto che sulle nostre strade accade qualcosa di drammatico, che il numero di ciclisti uccisi negli ultimi 10 anni è quasi pari a quello dei morti delle Torri Gemelle. Ci si accorge della fragilità di chi pedala di fronte al volume e alla massa di un veicolo a motore solo in alcuni casi. Come quando, il 12 gennaio scorso a Milano, il vigile urbano Niccolò Savarino è stato deliberatamente travolto e ucciso da un Suv. Oppure quando c’è di mezzo un bambino, come il 12enne Giacomo Scalmani, finito sotto un tram (sempre a Milano) nel tentativo di schivre una macchina parcheggiata male. O ancora quando muore una persona nota, come è successo al giornalista di Gazzetta.it, Pier Luigi Todisco, stritolato dalle ruote di un camion.
Eppure, almeno nei centri urbani, la sicurezza di chi usa la bici come mezzo di trasporto (e anche quella dei pedoni e di tutti gli altri utenti della strada) potrebbe essere garantita con relativa semplicità abbattendo i limiti di velocità dei veicoli a motore (a 30 e 20 kmh) e facendo rispettare pedissequamente alcune norme del codice della strada, in particolare quelle relative proprio alla velocità, al parcheggio e agli stili di guida. Pensate che guidare una macchina a 30 kmh in città sia assurdo? Impossibile? Allora riflettete su queste due cose. La prima: nei centri urbani più grandi già oggi si viaggia a velocità medie comprese tra i 15kmh e i 20kmh, anche se magari tra un semaforo e l’altro o in un tratto di strada improvvisamente libero poi si schiaccia a fondo sull’acceleratore (aumenta il rischio, ma la media oraria non cambia!). La seconda: è molto più assurdo dei limite dei 30 all’ora il fatto che ogni anno muoiano (e la velocità è sempre la causa o almeno una concausa dell’incidente) circa 1.000 persone tra pedoni e ciclisti.

Video: Lavoratori in Rete, felici e sfruttati

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=fuBP9Exp8BE

Lavoratori in Rete, felici e sfruttati
Internet Governance Forum Italia – Giovedì 10 Novembre 2011 | 16.00 – 17.30

Dono, scambio, riuso. Sono i concetti alla base della mitologia di Internet come macchina produttiva sociale. Un bene comune fatto di conoscenza, fiducia reciproca, condivisione del tempo, che non si può monetizzare. O forse sì? È certo che la rete ha favorito la nascita di nuove forme di cooperazione sociale, ma è altrettanto vero che le multinazionali digitali le usano per appropriarsi dei commons immateriali e per sfruttare il lavoro gratuito dei prosumers connessi via Internet. La rete si erge su gigantesche colonne di lavoro invisibile: rendiamolo visibile.
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La Repubblica: L’Unesco non invita Wikileaks al convegno sui media dopo i cablo

L’Unesco non invita Wikileaks al convegno sui media dopo i cablo
A Parigi si tiene un appuntamento su come è cambiato il mondo dei media dopo l’avvento del sito di informazioni riservate che ha diffuso i dispacci americani lo scorso anno e lo scandalo di News of The World. Assange e i suoi protestano. Gli organizzatori rivendicano il diritto di “invitare chi gli pare” di ARTURO DI CORINTO
per La Repubblica del 16 febbraio 2012

Wikileaks è stata bandita dalla Conferenza su Wikileaks. L’Unesco, che ha organizzato per oggi e domani nella sua sede di Parigi il convegno “The Media World after WikiLeaks and News of the World”, non ha accettato la richiesta dei rappresentanti di Wikileaks di partecipare all’incontro.

L’iniziativa, cui sono stati invitati 37 relatori – fra cui i rappresentanti delle testate che hanno collaborato con Wikileaks per diffondere i cablogrammi USA oggetto dello scandalo dell’anno scorso -, ha infatti l’obiettivo di riunire esponenti del mondo dei media, giornalisti professionisti e occasionali, avvocati e esperti, per parlare di giornalismo tradizionale e giornalismo partecipativo nell’era digitale. In particolare di etica del giornalismo, libertà d’espressione e Internet. Wikileaks ha protestato per questa esclusione ed ha diramato un duro comunicato in rete in cui ridicolizza gli organizzatori che, per motivare il proprio diniego, si sono appellati a una peculiare interpretazione della libertà d’espressione dicendo di “avere la libertà di invitare chi gli pare”, testualmente: “freedom of expression… our right to give voice to speakers of our choice”. Un approccio fortemente contestato dalla portavoce di WL, Kristinn Hrafnsson che ha dichiarato: “L’Unesco ha il dovere di assicurare giustizia e equilibrio nelle discussioni dell’organizzazione. E’ chiaro che non è questo il caso, considerata la selezione degli speakers. Una scelta disonorevole per l’ Unesco e potenzialmente dannosa per WikiLeaks” Intanto sulla rete è partita l’iniziativa #OccupyUnesco. Continua a leggere La Repubblica: L’Unesco non invita Wikileaks al convegno sui media dopo i cablo

Libertà d’informazione: Assemblea Nazionale di Articolo 21

Si terrà venerdì 2 e sabato 3 marzo a Roma presso la sala metodista di via Firenze 38 l’assemblea nazionale di Articolo21.
“Il 2 e 3 marzo nella sede della Chiesa metodista a Roma in via Firenze, a pochi metri dalla fermata Repubblica della metropolitana, si svolgerà la assemblea nazionale di Articolo21, aperta non solo ai nostri associati, ma anche a tutte quelle realtà che abbiamo incontrato in questi anni nelle lotte contro i bavagli, le censure, i conflitti di interesse, l’espulsione e la cancellazione dei temi e dei soggetti sociali sgraditi.” (Beppe Giulietti)
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=== FSFE: Nortel/Rockstar, Google/Motorola deals create balance of terror on software patents===

=== Nortel/Rockstar, Google/Motorola deals create balance of terror on software patents===

[Read Online: http://fsfe.org/news/2012/news-20120214.01.en.html]

On Monday, the US Department of Justice approved the sale of Nortel’s
patent portfolio to a consortium led by Apple and Microsoft. At the same
time, the DOJ and the European Commission allowed Google to buy Motorola
Mobility, thus giving the search company a sizable patent portfolio.

“We appreciate that competition authorities in the US and Europe
continue to take software patents seriously as a risk to competition,”
says Karsten Gerloff, President of the Free Software Foundation Europe.
“However, we believe that the commitments made by Google, Microsoft and
Apple regarding their patent licensing policies are not sufficient to
allow everyone to compete on equal terms.”
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Articolo 21: E’ sempre e solo il giornalista a guardia della liceita’, della correttezza e della completezza dell’informazione

E’ sempre e solo il giornalista a guardia della liceita’, della correttezza e della completezza dell’informazione.
Arturo Di Corinto per
Articolo 21 del 14 febbaio 2012

Le 5 “W” del giornalismo non esistono più. Who, what, where, when, why (chi, cosa dove, quando e perchè), sono state sostituite dalle cinque “S”: sport, spettacolo, sangue, sesso e soldi. Lo ha detto il presidente dell’Ordine dei Gionalisti Enzo Iacopino, stamattina, alla presentazione del libro curato da Mauro Paissan, “Privacy e Giornalismo. Libertà di informazione e dignità della persona” a piazza Montecitorio a Roma. A motivare tale cambio di paradigma sarebbe, secondo Iacopino, proprio la ricerca spamosdica dello scoop di un giornalismo che non si ferma neanche di fronte al rispetto dei più deboli e che solletica le passioni meno nobili di un’audience che assume spesso tratti morbosi.
Un esempio? La pubblicazione degli stralci del diario di Sara Scazzi. Un’operazione difficilmente interpretabile come esercizio del diritto-dovere d’informazione quanto piuttosto come l’invasione nella vita privata di una ragazza uccisa in circostanza tragiche, della quale solo con l’intervento del tanto criticato Ordine dei Giornalisti è stato possibile bloccare la diffusione delle foto del corpo straziato.
Il tema è ampiamente dibattuto: dove finisce il diritto all’informazione e comincia il rispetto della dignità della persona? Il libro che Paissan ha curato cerca di rispondere a questo tipo di domande tramite una raccolta di casi esaminati dal Garante nel suo ultimo settenato (che scade il 17 aprile), ma è anche una raccolta di aneddoti, regole, principi, carte deontologiche ed esempi di come si possa fare un’informazione civile, “migliore antidoto a ogni tentativo di censura” come ha dichiarato Giulio Anselmi, presidente dell’Ansa e della Fieg, anche lui presente al dibattito.
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ACTA and Copyright 2.0: Di Corinto interviews Bruce Perens

Let’s talk of copyright and about Bruce Perens. Ok?

Yes. I have been on both sides of the copyright issue. I worked at Pixar for 12 years and have had 19 years of full-time employment in the film industry. I am credited on Toy Story II and A Bug’s Life. I later became one of the founders of the Open Source movement in software, and left Pixar to pursue that. Today I help governments, companies, and lawyers understand Open Source. I’m also an Open Source software author, and am about to release a new content-management system for the Ruby on Rails rapid application development platform. I live in Berkeley, California, with my wife and 12-year-old son.

So, you can see that I’ve been on both sides of the copyright issue: I’ve made technology for feature films and have worked on the films themselves, and bought a home with my income from Pixar’s IPO. Then in my second career I made Open Source software and helped people worldwide to share the things they make, and companies and governments to understand this.

1) The juncture of conflicting interests frequently leads to a clash between copyright and other basic institutions (fundamental user rights) in our society, particularly the freedom of speech, privacy and Internet access. Is copyright, as we have known it for three centuries, an appropriate tool for the needs of creators and society in a digital environment as SOPA, Pipa and Scotus suppose?

The problem isn’t really whether copyright is appropriate, it is that there is presently no balance of the rights of the copyright holder versus the good of society. This came about because only the very large copyright holders have been represented in the drafting of copyright law, for at least a century. It is as if there had been elections in which only one party was allowed to vote. Of course the laws become progressively more extreme in such a situation. Continua a leggere ACTA and Copyright 2.0: Di Corinto interviews Bruce Perens

ACTA and Copyright 2.0: Di Corinto interviews Philippe Agrain

Philippe Aigrain is co-founder of La Quadrature du Net a citizen group defending freedoms and fundamental rights in the digital environment. He has just published “Sharing: Culture and the Economy in the Internet Age”, Amsterdam University Press, http://www.sharing-thebook.net

Hello dear Philippe—

Here are the questions:
1) The juncture of conflicting interests frequently leads to a clash between copyright and other basic institutions (fundamental user rights) in our society, particularly the freedom of speech, privacy and Internet access. Is copyright, as we have known it for three centuries, an appropriate tool for the needs of creators and society in a digital environment as SOPA, Pipa and Scotus suppose?

Copyright and the exclusive control on copies part of author rights are deeply inadapted to the digital environment. In the era of work on carriers, copyright was never meant to regulate the acts of the public (the reader for instance). In the digital environment, an exclusive control on copies could exist only by depriving two billion individuals (and soon more) from basic capabilities of copying and exchanging files. This impossibility of such a control has not yet been recognized by all, and thus we see an ever expanding series of increasingly harmful laws such as SOPA, PIPA or the ACTA treaty that the European Parliament will reject or ratify in the coming months. But other rights, such as the social rights of authors and other contributors to creation to be recognized and remunerated remain fully valid. It is just the way in which they can be implemented that is deeply modified. We must find ways of rewarding and financing creative activities that do not require controlling individual acts by the public.
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Articolo 21: Tutti contro l’Acta

Tutti contro l’Acta
L’accordo anticontraffazione per la difesa della proprietà intellettuale non convince neppure i governi. Manifestazioni in 200 città. Anche il presidente del Parlamento UE è contrario.
Arturo Di Corinto
per Articolo 21 del 14 febbraio 2012

L’Acta non decolla. Aumentano le proteste contro l’Accordo internazionale sulla proprietà intellettuale firmato il 26 gennaio da 40 paesi tra cui molti europei. Dopo i dubbi dell’ambasciatrice slovena a Tokio, le dimissioni del relatore francese per il commercio internazionale (INTA) Kader Arif, le riserve di Estonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, il rinvio della firma del trattato Anticontraffazione da parte della Germania mette in forse la sua applicazione all’intera Europa in virtù del ruolo di hub commerciale della locomotiva europa guidata dalla Merkel.
I motivi di queste riserve sono diversi, ma nelle decisioni sovrane di quei paesi questi sono i principali: il testo dell’accordo non è stato negoziato da tutti quelli invitati a firmarlo, le trattative si sono svolte in gran segreto, i Parlamenti non sono stati adeguatamente informati e lascia troppo spazio all’indeterminatezza della sua applicazione pur chiamando in correo soggetti specifici, gli Internet Service provider e le piattaforme di distribuzione dei contenuti come Google, quando si tratta di violazione della proprietà intellettuale sul web. Se non bastasse, propone una clausola relativa alla sua interpretazione e implementazione che non è andata giù a molte diplomazie, la creazione di un “Comitato ACTA” incaricato di rivederne norme e sanzioni e di rinegoziarlo in corsa dopo la sua firma da parte dei singoli aderenti.
L’accordo di anticontraffazione ACTA, è infatti un accordo multilaterale che, a dispetto del nome, si occupa di standardizzare e tutelare i diritti di proprietà intellettuale in tutte le sue forme, come definito dagli accordi Trips e Trips plus, cioè dal copyright al segreto industriale passando per i brevetti, ipotecando pesantamente la circolazione di idee e informazioni in Europa e all’estero fino a rappresentare un pericolo per i diritti civili e la stessa libertà di Internet. Continua a leggere Articolo 21: Tutti contro l’Acta

L’Espresso: Ma il copyright è un diritto naturale?


Ma il copyright è un diritto naturale?
L’attuale legislazione a difesa del diritto d’autore è inadatta al nuovo contesto digitale
di Arturo Di Corinto per L’Espresso (08 febbraio 2012)

Nel suo ultimo libro, “Infringement Nation” (Una nazione di trasgressori), John Tehranian ha calcolato l’ammontare delle multe che una persona potrebbe dover pagare per violazione ripetuta del copyright nell’arco di un’intera giornata. Il risultato è di alcuni milioni di dollari. Quello del libro è un caso estremo e paradossale, ma ognuno di noi si può identificare nel professore del racconto. Come il protagonista di Tehranian, oguno di noi infatti viola copyright quando rispondendo a una email ne riproduce il messaggio originario; quando annoiato dalla riunione ridisegna le architetture del Guggenheim di Barcellona, quando a lezione distribuisce fotocopie di libri per un’esercitazione, quando fotografa un’opera d’arte e la pubblica sul web, quando canta Happy Birthday alla festa di compleanno di un amico, quando include nel suo filmato il poster dell’atrio del cinema dove si trova in compagnia, quando incorpora il codice di youtube di un serial televisivo nel suo blog e così via. Nessuno forse interverrebbe per arrestare il nostro trasgressore, la tutela del copyright è una questione di numeri e di danno economico potenziale, ma da questo esempio si capisce perchè molte delle ultime battaglie intorno a Internet si sono combattute intorno alla tutela del copyright. Continua a leggere L’Espresso: Ma il copyright è un diritto naturale?

Internet rights and democratisation. Focus on freedom of expression and association online

gisw2011_en

Arturo Di Corinto, Giacomo Mazzone, Centro Nexa
Global InformatIon
SocIety Watch 2011
Internet rIghts and democratIsatIon
Focus on freedom of expression and association online

http://giswatch.org/sites/default/files/gisw2011_en.pdf
http://giswatch.org

This edition of Global Information Society Watch is dedicated
to the people of the Arab revolutions whose courage
in the face of violence and repression reminded the world
that people working together for change have the power
to claim the rights they are entitled to.

(APC and Hivos Published)

Convegni: Banda Larga e Società – ROMA

La giornata si propone di analizzare gli effetti che lo sviluppo della Banda Larga potrebbe avere sulla Società, in particolare offrendo alcuni spunti per capire come le nuove tendenze economiche e sociali, unite alle opportunità offerte dalle tecnologie dell’informazione e comunicazione, possano definire nuovi scenari di sviluppo. Nell’ottica di questa evoluzione, si discuteranno quali strategie si stiano profilando per ridurre la complessità e per gestire i rischi connessi al cambiamento, in modo da coglierne le opportunità ancora inespresse.
La giornata si terrà il 22 febbraio 2012 a Roma presso la Sala Convegni del CNR (Piazzale Aldo Moro, 7)

Il programma

La Repubblica: Hacker in campo contro i corrotti

Hacker in campo contro i corrotti. GlobaLeaks, la denuncia in p2p
Un gruppo di italiani esperti di tlc, privacy e sicurezza, ha messo a punto un sistema open source per l’invio e l’archiviazione sicura in rete di documenti scottanti. Senza che terze parti possano intercettare il mittente. Un evoluzione di WIkileaks, ma decentralizzato. Ecco come funziona di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 5 febbraio 2012

E se potessimo denunciare il capo senza ritorsioni? Il 30 gennaio è stata consegnata la relazione della commissione anticorruzione al ministro Patroni Griffi il quale, in una nota, ha precisato che fra le varie misure suggerite è necessario prevedere un sistema di premi per il funzionario pubblico che denuncia le corruttele garantendogli l’anonimato. Nelle proposte che andranno a integrare il ddl anticorruzione si specifica che ciò possa essere garantito per legge. C’é da fidarsi?

Un’idea per esserne sicuri viene da un gruppetto di hacker italiani, esperti di telecomunicazioni, privacy e sicurezza. Si chiama GlobaLeaks. (http://www.GlobaLeaks.org) E’ un tool open source che con un doppio click permette di implementare un sistema completo per l’invio e l’archiviazione sicura di documenti scottanti senza che terze parti possano intercettare il mittente assicurandogli l’anonimato. La logica che ispira il progetto è la stessa di Wikileaks, garantire la trasparenza di fatti di interesse pubblico, ma a differenza del progetto capitanato da Julian Assange, non prevede un’organizzazione centralizzata per funzionare, e nemmeno una redazione sconosciuta che si incarica di valutare la qualità delle informazioni. Con GlobaLeaks è l’organizzazione che decide di usare lo strumento, ad esempio l’ufficio trasparenza di un ente pubblico, a gestire la piattaforma. La sua semplicità d’uso sopperisce al maggior freno che spesso incontrano i soggetti in cerca di informazioni riservate: la mancanza di competenze tecnologiche per avviare attività simili, e che richiedono un livello di sicurezza pari all’importanza dei dati che vogliono trattare. Continua a leggere La Repubblica: Hacker in campo contro i corrotti

= Newsletter FSFE – Febbraio 2012 =

= Newsletter FSFE – Febbraio 2012 =

[Leggi online: http://fsfe.org/news/nl/nl-201202.it.html ]

== Risana il tuo smartphone! ==

Gli smartphone sono piccoli computer che portiamo sempre con noi.
Sfortunatamente, la maggior parte degli smartphone non sono controllati
da noi, gli utenti, ma da imprese e da operatori. Anche i cellulari
Android vengono consegnati con software non libero ed estensioni
proprietarie, che in genere non funzionano nel nostro interesse.
Aggiornamenti software continueranno ad essere disponibili se l’azienda
in questione mantiene un’interesse commerciale sul tuo modello di
telefono. Le applicazioni disponibili sul mercato ufficiale sono spesso
proprietarie. A nessuno è permesso studiarne il funzionamento, e sapere
cosa fanno effettivamente sul tuo telefono. A volte non funzionano come
vorresti tu, potrebbero persino avere funzioni maligne.
Continua a leggere = Newsletter FSFE – Febbraio 2012 =

Convegno: Reddito di cittadinanza: in Italia ed in Europa.

Roma 9 febbraio 2012
ore 15.30-18.00
Sala Palazzo Bologna – Senato della Repubblica Roma
via di Santa Chiara 4/a

Roberto Di Giovan Paolo primo firmatario del DDL
“Misure per l’istituzione del reddito minimo di cittadinanza”
promuove un incontro su
Reddito di cittadinanza: in Italia ed in Europa.
Intervengono
Roberto Di Giovan Paolo Senatore PD,
Sandro Gobetti Coordinatore Bin Italia,
Massimiliano Smeriglio Responsabile nazionale Economia e Lavoro SEL,
Luigi Ferrajoli Filosofia e teoria generale del diritto. Università Roma Tre,
Virgilio Dastoli Presidente CIME,
Antonella Di Florio Magistratura Democratica,
Carlo Guglielmi Forum diritti e lavoro.

Modera il dibattito Luca Santini Presidente Bin Italia

Trattandosi di una sede istituzionale per partecipare è necessario accreditarsi inviando una mail a: roberto.digiovanpaolo@senato.it,
agli uomini è richiesto di indossare giacca e cravatta.

Reddito garantito: un appello per prendere parola

Reddito garantito: un appello per prendere parola

In questa fase di dibattito nazionale sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali abbiamo voluto lanciare un “appello” attraverso le pagine de Il Manifesto cosi da avviare un dibattito aperto ed una presa di parola in merito al tema del reddito garantito.

Invitiamo, tutti coloro che ritengano che in questa fase sia utile ed importante sostenere il tema del reddito garantito ad inviare il proprio contributo o articolo inviando una mail ad info@bin-italia.org con nome cognome (o nome collettivo se scritto a più mani)

Reddito garantito: un appello per la presa di parola.
Continua a leggere Reddito garantito: un appello per prendere parola

La Repubblica: Dietro il risiko dell’ACTA, minaccia globale alla libertà


Dietro il risiko dell’ACTA, minaccia globale alla libertà
Che cosa muove il trattato anticontraffazione firmato da 22 dei 27 paesi UE a Tokyo, quali sono i suoi punti deboli e come impatterà nell’ecosistema web. L’Italia sarà legalmente vincolata a questo accordo anche se il Parlamento italiano non è mai stato informato nel merito dei contenuti di ARTURO DI CORINTO per Repubblica del 31 gennaio 2012

VENTIDUE dei ventisette paesi membri dell’Unione europea hanno firmato il Trattato anticontraffazione “ACTA” 1 a Tokyo, ma già a dicembre il Consiglio Europeo lo aveva adottato durante un incontro su agricoltura e foreste. Un fatto che ha suscitato una vasta opposizione fra i cittadini e la chiamata in causa dell’Europarlamento che dovrà ratificare l’accordo o rigettarlo, entro giugno. Nel frattempo il relatore Ue del trattato per il commercio internazionale, Kader Arif, si è dimesso denunciando l’accordo come una pagliacciata, in Polonia sono scesi in piazza per contestarlo, Anonymous ha attaccato siti e agenzie in risposta, e un vasto movimento d’opinione oggi scuote la rete per chiederne l’abrogazione. In un’analisi appena diffusa dalla coalizione anti-Acta si spiega perché 2.
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Arcireport: ACTA, una guerra politica


ACTA: una guerra politica
Arturo Di Corinto
per ARCIREPORT anno X, n. 4, 31 gennaio 2012

E così ce l’hanno fatta. Le grandi multinazionali sono riuscite a imporre all’Unione Europea la firma del trattato ACTA, l’accordo globale anticontraffazione. Con la scusa di tutelare i diritti di proprietà intellettuale dei produttori di farmaci, alimenti, canzoni e film dalla pirateria globale, poche corporations sono riuscite ad anteporre i propri profitti alla libertà di espressione, di ricerca, di cooperazione, mettendo a rischio economie di sussistenza, il diritto alla salute e alla cultura e trasformando Internet in uno stato di polizia. Continua a leggere Arcireport: ACTA, una guerra politica

Euractiv: Intervista Di Corinto su ACTA

Acta, l’esperto a EurActiv.it: perchè respingo l’accordo
31 Gennaio 2012 Alessandra Flora

English version

Acta, sì Acta no. Arturo di Corinto, ricercatore presso l’Università La Sapienza, giornalista e collaboratore del quotidiano La Repubblica, spiega a EurActiv.it i motivi della sua opposizione ad Acta, l’accordo commerciale transnazionale anti contraffazione firmato da Australia, Canada, Giappone, Corea, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Svizzera, Stati Uniti e da 22 paesi Ue, tra cui l’Italia.

Per essere valido nell’Ue, questo strumento anti pirateria voluto fortemente dalle major della cinematografia e della musica, ma anche dalle multinazionali dei farmaci, dovrà prima essere approvato dall’Europarlamento. E la battaglia di preannuncia dura.

Per il momento si è dimesso il relatore del testo, l’eurodeputato di nazionalità francese Kader Arif, che denuncia le modalità che hanno portato alla sigla dell’accordo. Non sarebbero state consultate le associazioni e sarebbe mancata la trasparenza sin dall’inizio dei negoziati. Per Arif le conseguenze dell’accordo sulla vita dei cittadini sono enormi. “Non parteciperò -ha affermato dimettendosi – a questa farsa (in francese, “mascarade”)”.

In Italia i movimenti contrari ad Acta si sono mobilitati soprattutto sul Web attraverso siti specializzati e social network, mentre nel resto d’Europa non sono mancate le manifestazioni di piazza.

Secondo Arturo Di Corinto “Il dispositivo dell’accordo relativo ad Acta ci fa pensare che esso possa diventare un deterrente e uno strumento a favore dell’autocensura ai danni di chi crede nella libertà di cultura, di ricerca, di cooperazione e di comunicazione. Di fatto, assegna ai singoli titolari della proprietà intellettuale di beni merci e servizi la possibilità di intervenire direttamente sulla terza parte che viola la proprietà, senza passare per la magistratura, obbligando alla cooperazione gli internet provider e le associazioni”.

Continua Di Corinto: “L’accordo anti contraffazione fa più danni di quelli che può riparare. In realtà è un accordo voluto dalle major della musica, del cinema e della Tv, dei farmaci. Il fatto che questo accordo debba valere presso paesi terzi che non lo hanno ratificato può comportare dei problemi di enforcement e può trasformarsi in un meccanismo anti competitivo. Acta è la dimostrazione di quanto il potere delle lobby influenzi il comportamento dei parlamenti nazionali e sovranazionali come quello europeo, che evidentemente non hanno chiaro quale possa essere l’impatto di questi accordi sull’economia e sui diritti dei cittadini. Acta evidenzia che ci sono poteri forti che, senza agire con trasparenza, antepongono in propri profitti alla libertà delle persone, venendo meno a criteri costituzionali come secondo cui, quando si viene a conoscenza di un crimine, si possa ricorrere alla magistratura”.

In conclusione “Il dibattito su Acta risale al 2007. Un’ampia coalizione si batte contro Acta da cinque anni. A mio avviso, il protocollo Acta è da rigettare. Le dimostrazioni di piazza in tutto il mondo e quelle online, attraverso numerose petizioni, rivelano che molti cittadini non sono d’accordo”.

LPM 2012 ROMA – CALL FOR ARTIST!

Ci siamo!!! E’ online il sito della la XI edizione di LPM, che si
terrà dal 31 maggio al 3 giugno 2012 al MACRO TESTACCIO, Museo di Arte
Contemporanea di Roma, e da oggi è APERTA LA CALL PER PARTECIPARE!

Il form di registrazione è on line e le iscrizioni sono aperte fino al
12 MARZO 2012
www.liveperformersmeeting.net/partecipa

La sede di LPM 2012 ROMA è il MACRO – Museo di Arte Contemporanea di
Roma, location che ben si presta alle esigenze dell’aspetto meeting di
LPM e che conferisce ulteriore prestigio alla manifestazione, in
ambito locale ed internazionale.
Continua a leggere LPM 2012 ROMA – CALL FOR ARTIST!

EDRI: a basic overview of Internet and Internetrelated technologies

http://www.edri.org/files/2012EDRiPapers/how_the_internet_works.pdf

This booklet is intended to provide policy-makers with a basic overview of Internet and Internetrelated technologies.
The aim is to provide a user-friendly reference guide to some of the key technologies that are at the core of the Internet. We hope that this will provide a valuable reference tool, cutting through the jargon and demonstrating the functioning of the open Internet, on which so many civil rights and so much economic activity now rely.

Emergency: Quando il clic diventa un tic


Attivismo 2.0: “friending”, “liking”, “commenting”, “retweeting”. Solo la consapevolezza genera impegno
Arturo Di Corinto
per E-il mensile di Emergency
di Febbraio 2012

All’nizio c’era l’attivismo. Diverso dalla militanza nei partiti e nelle associazioni, l’”activism”, é l’azione diretta dei movimenti di base per denunciare un torto, contestare una scelta politica e dare voce alla protesta sociale su questioni specifiche. Poi è venuto l’hack-tivism, l’attivismo al computer, l’azione diretta in rete con tecniche da hacker, e dopo ancora il media-attivismo, l’uso consapevole e critico di telecamere, televisioni di strada e web-tv autogestite. Oggi va di moda l’attivismo 2.0. Giovani e meno giovani hanno abbracciato i social media (il web 2.0) per promuovere campagne sociali e fare attivismo oltre le forme tradizionali degli scioperi, delle occupazioni, dei boicottaggi, dei cortei e delle petizioni virtuali.
Questa nuova forma di attivismo che si esprime nel “Mi piace” di Facebook, nel commentare un video su Yutube o “retwittare” un post, pretende di contribuire a una singola causa con un piccolo atto pratico, un semplice click, ma spesso si risolve nel suo peggiore estremo, il clicktivism. Puoi twittare una causa e votarla su Facebook senza coinvolgerti in nessuna azione diretta o sentire che sei importante per il suo successo. Quel gesto ripetuto si trasforma allora in “slacktivism”, l’attivismo fannullone che non si interessa di come è andata a finire. Magari un piccolo click ci porta a impegnarci in una cosa successiva, ma la maggior parte delle cause richiede più di un semplice click. Soprattutto, se questi click non producono azione e cambiamento, c’è il rischio di diventare cinici e smettere di crederci. Perciò anche se qualcuno usa i social media come parte della propria strategia di cambiamento non vuol dire che li stia usando strategicamente. Ci sono tanti modi di perdere tempo in campagne che non cambiano niente. E non dipende dal fatto che gli strumenti sono inefficaci, ma perchè vengono usati male. Per essere efficaci quei click vanno collegati alle opportunità quotidiane di reagire off-line alle ingiustizie di cui siamo testimoni ogni giorno. Un solo click non basta.

Intervista Di Corinto Radio Tedesca WDR: Libertà o copyright

Intervista Di corinto Radio Tedesca WDR: Libertà o copyright

L’FBI chiude il portale Megaupload e riparte il dibattito sul grande dilemma che spacca il mondo del web, da giorni in mobilitazione contro due provvedimenti in discussione al Congresso e al Senato Usa.

Milioni di naviganti hanno sottoscritto una petizione, la nota enciclopedia on-line Wikipedia e il motore di ricerca Google hanno scioperato virtualmente, oscurando le loro pagine. L’obiettivo delle proteste le due leggi in discussione negli Stati Uniti Sopa (Stop online piracy act) e Pipa (Protect IP act) contro la libertà di scaricare file video e audio su internet coperti dal diritto d’autore. “Anche in Italia potrebbe entrare in vigore una legge simile”, spiega ai nostri microfoni Guido Scorza, uno dei pochi avvocati italiani esperto in diritto dell’internet. “Queste leggi minacciano la libertà di espressione e di comunicazione, ma la libertà di fruire dei contenuti sul web non va confusa con la pirateria sempre dannosa per tutti”, aggiunge Arturo Di Corinto, esperto della gestione editoriale dei siti internet della Presidenza del Consiglio.

Seminario di studi a Lecce: Comunicazione e menzogna, le foto


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Perché Internet da sola non fa la rivoluzione (Abstract)
Arturo Di Corinto 13 dicembre 2011

Internet da sola non fa la rivoluzione e neppure la democrazia. Purtroppo. O per fortuna. E questo vale anche rispetto al presunto ruolo che la rete avrebbe avuto nelle cosiddette rivolte africane. Nel caso dell’Egitto prima, della Tunisia, della Libia e della Siria dopo, pur avendo dato Internet un nuovo impulso ai movimenti di protesta contro i regimi autoritari di quei paesi, non siamo autorizzati a dire che ne abbia determinato un cambiamento rivoluzionario. I motivi sono essenzialmente due. Il primo è che Internet e i social network usati dai movimenti di protesta non sono intrinsecamente democratici poichè non accessibili a tutti, ma solo alla giovane borghesia istruita e wired, quella che usa i cellulari, gli smartphone, Facebook e Twitter. Il secondo è che Internet e i social media come Youtube sono uno straordinario strumento di comunicazione e mobilitazione, ma non sono ancora maturi per costruire maggioranze basate su meccanismi di voto e progettazione democratica. Il popolo della rete che li abita è talmente diverso e trasversale per credo religioso e convinzioni politiche che non rappresenta una constituency elettorale abbastanza omogenea da produrre un programma definito in grado di andare oltre generiche, per quando importanti, affermazioni di principio, il free speech e l’uguaglianza. Eppure un ruolo la rete ce l’ha e ce l’ha avuto nelle insurrezioni africane. In combinazione con i media tradizionali – giornali e tv indipendenti come Al Jazeera – che ne rimandavano immagini e appuntamenti, unitamente allo sviluppo di una narrazione ideologica e tecnodeterminista tipicamente occidentale che usa Internet come arma geopolitica di soft power. Internet è uno straordinario strumento di consapevolezza e di empowerment democratico grazie all’informazioni che porta, ma necessita di istituzioni forti e leggi ben scritte per dare il suo contributo a una società civile che lavora, protesta e chiede futuro. La strada da fare è molta, e non solo in Africa e Medio Oriente.

Emergency: I conti di Wikipedia

Wikipedia sì, Wikipedia no. Chi paga la cultura libera online?
Arturo Di Corinto
per Emergency
di Gennaio 2012

Wikipedia è la più grande enciclopedia online al mondo. È libera e gratuita e per questo oggetto continuo di controversie e critiche, soprattutto da parte dell’establishment culturale tradizionale il cui ruolo è stato terremotato dalla sua diffusione planetaria. Scritta ogni giorno da migliaia di volontari in tutto il mondo dal 15 gennaio 2001, oggi è realizzata in 282 lingue diverse. Due i punti di forza: il software di pubblicazione, un software wiki, da cui il nome, che consente a tutti di creare nuove voci e di editare quelle già pubblicate, e le sue licenze virali – la Gnu Free Documentation License e la Creative Commons – che consentono di fare qualiasi uso del sapere in essa incorporato, a patto di attribuirne la paternità a Wikipedia stessa e di non cambiare la licenza con cui quel sapere è stato reso accessibile.
Considerata la migliore del mondo nel settore scientifico, soprattutto nei settori del copyright, telecomunicazioni e crittografia, Wikipedia è detta superiore alla Enciclopedia Britannica grazie al carattere partecipativo di un sistema di revisione basato su versione successive sempre online dello stesso lemma.
Una delle critiche di cui é oggetto è che continua a chiedere delle donazioni, pur avendo un esercizio finanziario in positivo. Le donazioni, fatte dai capitoli locali della Wikimedia Foundation, accusata di non essere in questo trasparente, sono discusse nell’Assemblea Generale che pubblica il budget e i conti annuali. Perciò la trasparenza è la regola e le donazioni servono a pagare l’hardware, la banda e lo staff tecnico.
La domanda da farsi é un’altra: un “servizio pubblico” come Wikipedia che rende accessibile a tutti e gratuitamente, il tesoro della conoscenza, ha diritto o no a finanziamenti diretti da parte delle istituzioni? C’é crisi, dicono. Ma allora non sarebbe il caso di rivedere i finanziamenti pubblici a enti culturali, quotidiani e fondazioni che sono meno noti, usati e citati di Wikipedia? www.wikipedia.org

Libri: Il reddito di cittadinanza. Una proposta per l’Italia e per l’Europa

Virgilio Dastoli, Luigi Ferrajoli, Fausta Guarriello, Rachele Serino
presentano e discutono il libro di Giuseppe Bronzini

Il reddito di cittadinanza. Una proposta per l’Italia e per l’Europa
(Edizioni Gruppo Abele, 2011)

Introduce e coordina Giacomo Marramao

Sarà presente l’autore

Lunedì 9 gennaio 2012, ore 17.00
Sala conferenze Fondazione Basso

Fondazione Lelio e Lisli Basso
Via della Dogana Vecchia, 5 – Roma
Tel. 06.6879953 – fax 06.68307516 – www.fondazionebasso.it – basso@fondazionebasso.it