Internet: “Diamoci dei diritti o qualcuno ce li toglierà”

copertina nova 30_10_2008Le regole per preservare il diritto a Internet
Forum IGF.Italia- Copyright 2.0
Arturo Di Corinto
Per Ilsole24oreNòva
del 30-10-2008

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“Internet: diamoci delle regole o qualcuno ci imporrà le sue”. Se si potesse sintetizzare il lavoro dell’Internet Governance Forum in una frase, questa sarebbe forse la più azzeccata per spiegare come e perché centinaia di studiosi e ricercatori, imprese e governi sono impegnati da sei anni nel definire la scenario evolutivo della rete. Allarmati? Sì forse, perché anche se non ce ne rendiamo conto, è in atto una vera e propria riscrittura della costituzione materiale di Internet, che oggi appare sempre di meno quel territorio libero e separato vaticinato da John Perry Barlow nella sua dichiarazione d’indipendenza del cyberspazio. Internet oggi è una risorsa scarsa, per molti e diversi motivi: solo un sesto del pianeta è connesso; in Internet si riproducono odiose differenze di genere, cultura, e censo; i suoi contenuti troppo spesso vanno sotto chiave, vigilati e prezzati da chi vorrebbe trasformarla in una sola grande infrastruttura commerciale, e soprattutto è in una fase critica, sovraccaricata com’è da flussi d’informazione globali e sabotata nel suo funzionamento basico da virus, spam, guerriglie commerciali e politiche.

E proprio di questo si è parlato la settimana scorsa a Cagliari alla prima edizione dell’IGF-Italia, cioè di accesso, apertura, sicurezza, diversità, infrastrutture e altri temi emergenti relativi alla rete, come il suo rapporto con la politica, replicando la formula proposta dalle Nazioni Unite di identificare nuove soluzioni ai problemi posti interpellando i suoi stakeholder. Continua a leggere Internet: “Diamoci dei diritti o qualcuno ce li toglierà”

Internet Governance Forum Italia: l’apertura della rete

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Il punto in cui inizia la libertà
Arturo Di Corinto
per Ilsole24ore – Nòva

Quando tutto va bene, digital divide a parte, Internet offre l’accesso a una varietà di tecnologie che consentono inedite possibilità di comunicazione, creatività e innovazione. Ciò avviene attraverso la cooperazione, il decentramento e l’accesso pubblico ai suoi contenuti. Queste tecnologie che ridefiniscono le condizioni sociali di espressione però dipendono tutte dal grado di apertura della rete. Internet non è di per sé un’agorà aperta a tutti, piuttosto, è stata progettata per poterlo essere, e la sua apertura o chiusura dipendono sia dagli standard tecnici che dalle leggi che la regolano.
Oggi purtroppo accade che la regolamentazione di Internet in alcuni stati tenda a restringere il libero flusso di informazioni e che l’accesso ai suoi contenuti venga impedito da standard tecnici che limitano tale apertura, come nel caso dei DRM e degli standard proprietari. I due fatti insieme determinano la creazione di scarsità artificiale dei beni pubblici globali fruibili attraverso la rete.
E’ chiaro perciò che l’apertura, e la mancanza di apertura della rete, ha implicazioni sociali, commerciali e culturali che sono tra loro fortemente interrelate.
Non a caso l’apertura della rete Internet, la sua “openness”, è uno dei quattro temi principali dell’Internet Governance Forum Italia di Cagliari (22-23 ottobre), insieme alla sicurezza, alla diversità e all’accesso. Il tema è intimamente legato alla libertà d’espressione che in un mondo iperconnesso e digitalizzato non riguarda più soltanto la libertà di parola. Continua a leggere Internet Governance Forum Italia: l’apertura della rete

Il Darfur sta morendo

logo peace reporterArturo Di Corinto
per Peace Reporter di Ottobre

Chi l’ha detto che i videogiochi fanno sempre male? Psicologi e massmediologici non si sono ancora messi d’accordo circa gli effetti negativi dell’esposizione a contenuti violenti generati da uno schermo, sia esso quello del televisore o quello del computer, ma il senso comune li ritiene comunque pericolosi. Adesso che si è verificato il sorpasso della tv da parte della rete internet il dibattito è ancora più acceso. Peccato che prescinda dai contenuti. Infatti, se è facile essere d’accordo che i tipici giochi “shot’em’up”, i cosiddetti “sparatutto” non siano il massimo per l’educazione, è tempo di aprire un discorso sui radical games e gli educational in rete, dove il mezzo, il design, l’interattività, possono essere usati per favorire una presa di coscienza di fronte a contenuti etici e sociali.
In Italia hanno fatto da apripista i videogames “politici” del sito Molleindustria.org (http://molleindustria.org) che da anni ormai si misura con fatti di forte rilevanza sociale come la precarietà, le guerre di religione, la deforestazione, l’avarizia delle corporations. Ma in giro per la rete se ne trovano di tutti i tipi. Un videogame di particolare significato è quello che si può giocare sul sito “Il Darfur sta morendo” (http://www.darfurisdying.com/). Si tratta di un videogioco virale che consente di condividere virtualmente la terribile esprienza dei 2 milioni e mezzo di rifugiati nella regione sudanese del Darfur. Ogni giocatore, impersonando un profugo, deve contribuire alla sopravvivenza del proprio campo base raccogliendo acqua e irrigando i campi, nella costante paura del prossimo attacco della milizia Janjaweed. In questo modo i giocatori non solo potranno sperimentare un transfer di esperienza identificandosi con Jaia, Rahman o Sittina, i protagonisti del gioco, ma anche imparare quello che c’è da sapere sul genocidio in Darfur che è finora costato 400 mila vite umane, e magari trovare il modo di attivarsi per mettere fine a questo disastro umanitario Come? Facendo informazione, scrivendo ai potenti della terra e disinvestendo da banche e finanziarie compromesse col regime (http://blogfordarfur.org).

La Repubblica della scienza. Gli hacker e l’economia informazionale

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Codice di apertura civile
Arturo Di Corinto
giovedì 2 ottobre 2008
per Il Sole 24 ore Nova

Entrando a gamba tesa in un dibattito decennale, possiamo dire che forse la “classe hacker” non esiste, ma la cultura hacker certamente sì. E con altrettanta certezza possiamo dire che ha modellato profondamente la nostra società. Storicamente la cultura hacker è emersa in rapporto all’uso creativo delle macchine informatiche e le sue origini possono essere rintracciate nei dormitori del Massachussets Insititute of Technology a cavallo degli anni sessanta, quando un gruppo di scavezzacollo che si divertiva a giocare con i trenini elettrici decise che era più divertente farlo coi computer e coniò il termine hacker, per indicare quelli che con un “hack”, una furbata, facevano funzionare meglio software, relais e telefoni. Da allora la cultura hacker si è espressa come un orientamento a vivere giocosamente il rapporto con macchine, fili elettrici e computer. Continua a leggere La Repubblica della scienza. Gli hacker e l’economia informazionale

Gabriele “Asbesto Molesto” Zaverio

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Gabriele “Asbesto Molesto” Zaverio
Arturo Di Corinto
giovedì 2 ottobre 2008
per Il Sole 24 ore Nova

Gabriele “Asbesto Molesto” Zaverio è uno dei più noti hacker italiani dell’etere. Esperto di linguaggi macchina e microprocessori, fondatore del Freaknet Media Lab di Catania, si interessa dal 1976 di computer e tecnologie wireless, ma soprattutto di Ham Radio e Retrocomputing. La sua vera passione è creare computer di legno. Comincia la “carriera” di hacker con la creazione della rete di BBS (Bulletin Board System) Freaknet, sganciata dal circuito mondiale Fidonet, “per creare una vera rete libera”. Insieme a un altro hacker, Shining, collabora con il giornale animafia “I Siciliani” a cui offrono una parte della loro rete. I Siciliani diventa così il primo giornale cartaceo che pubblica i suoi articoli anche su mezzi telematici. Insieme ad altri organizza l’hackmeeting di Catania nel 2001 nel centro sociale Auro e nel frattempo lavora al recupero dell’emeroteca del centro sociale tutelata dall’Unesco. Le prime attività condotte con il Medialab consistono nel fornire posta elettronica gratuita per tutti, siamo nel 1995, e nei corsi di informatica di base aperti a tutti i cittadini, in particolare agli immigrati. Asbesto è anche il fondatore nel 1996, di Radio Cybernet, la prima radio solo su Internet in Italia (http://papuasia.org/radiocybernet) ed ha creato il primo laptop al mondo dotato di un case di legno di ciliegio, il “Legnatile”. Oggi vende i suoi computer in legno “realizzati artigianalmente utilizzando legni antichi e lavorazioni esosteriche” attraverso il sito Zaverio.net (http://zaverio.org). Insieme ad altri hacker siciliani ha creato da una costola del Freaknet il Poetry Media Lab. Attualmente è impegnato nella creazione di un Museo dell’Informatica Funzionante a Palazzolo Acreide, in Sicilia per il quale è in cerca di una sede adeguata. (ADC)

Salvatore “xDxD.vs.xDxD” Iaconesi

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Sal “xDxD.vs.xDxD” Iaconesi
Arturo Di Corinto
giovedì 2 ottobre 2008
per Il Sole 24 ore Nova

Sal “xDxD.vs.xDxD” Iaconesi è un hacker del software. Si occupa da sempre di sistemi informativi, mobili, di sicurezza e si diverte a creare giochi cognitivi. Si guadagna da vivere realizzando sistemi di informazione geografica applicati al monitoraggio della qualità del servizio di operatori telefonici ed ha una schietta preferenza per il free software. Ha cominciato a “codare” da giovanissimo a Philadelphia dove divideva le sue giornate fra lo skateboard e il commodore c-64. Adolescente, si divertiva a disegnare ASCII Art per le BBS pirata ottenendone in cambio software che vendeva poi a scuola.
Iaconesi crede profondamente nella natura politica della programmazione, che per lui è un’arte e una scienza. Di recente, interessato alle implicazioni estetiche ed antropologiche del software, è stato uno degli ispiratori del movimento della Degradarte in opposizione ai recinti del copyright. Il suo sito di riferimento Art is open source definisce bene la sua poetica. http://www.artisopensource.net
Virtuoso del detournment semiotico applicato all’arte e alla politica, ha sviluppato applicativi e siti web orientati a produrre consapevolezza politica, come nel caso di un sito fasullo della Casa Bianca e un tool destianto a rendere difficile la vita ai motori di ricerca http://www.artisopensource.net/hacks.
Gran parte del software prodotto da Iaconesi è sperimentale e viene applicato ai campi dell’intelligenza artificiale, della computer vision e della robotica. Attualmente si dedica a investigare i meccanismi di interazione creati con tecnologie low cost e do_it_yourself mirate alla creazione di ambienti emozionali orientati ad abbattere le barriere inibitorie della conversazione su temi socio-politici. (ADC)

Denis “Jaromil” Rojo

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Denis “Jaromil” Rojo
Arturo Di Corinto
giovedì 2 ottobre 2008
per Il Sole 24 ore Nova

Rasta coder abruzzese, vive ad Amsterdam, Denis “Jaromil” Rojo è un programmatore GNU/Linux, software artista e mediattivista. Fondatore nel 2000 del network di autoproduzioni “dyne.org”. Jaromil, conosciuto anche come il “Rasta Coder” (il programmatore rasta) per via dei lunghi dreadlocks che usava portare, è autore della distribuzione Linux “dyne:bolic” e fondatore di diversi progetti di scrittura cooperativa del software. http://rastasoft.org. La sua passione per la manipolazione di video in tempo reale, da impiegare in vj set o scenografie digitali, lo ha portato a realizzare il software FreeJ, mentre per lo streaming audio-video e la radio via web ha scritto MusE. Jaromil ha anche creato l’Hasciicam. Si tratta di un tool per visualizzare video in codice ascii sul web. Il software cattura le immagini da una tv card e le renderizza in lettere ascii, formattando l’output in una pagina html con una refresh tag, oppure in una finestra ascii, oppure in un semplice file di testo dando la possibilità a chiunque abbia una bttv card, e una connessione dial-up di fruire video dal vivo senza plugins aggiuntivi.
Tutte le sue creazioni sono liberamente disponibili in rete sotto licenza GNU General Public License. Con Rastasoft ha anche lavorato a Streamtime.org, un progetto di network di Radio Reedflute, sviluppato in collaborazione con artisti e attivisti dall’Iraq e da ogni parte del mondo. Jaromil ha cominciato a frequentare il cyberspace molto giovane, nel 1991 attraverso Neuromante, BBS e poi si è dedicato completamente al software libero ma sempre all’incrocio di politica, arte e tecnologia con l’obiettivo di creare media democratici e orizzontali e software che funzionino su computer riciclati http://dyne.org (ADC)

Legnatile. Il primo computer realizzato in legno

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Il Legnatile
Arturo Di Corinto
per Il Sole 24 ore Nova

Il Legnatile è il primo portatile al mondo costruito in legno. Realizzato da Gabriele “Asbesto Molesto” Zaverio nel suo laboratorio medioevale di Palazzolo Acreide in Sicilia, con tecniche artigianali ed esoteriche, “stanco di avere a che fare con materiali freddi e sintetici come plastica e metalli”. Il legnatile è l’oggetto di punta di una produzione di periferiche e desktop computer di legno. Sul sito zaverio.org dove è possibile ammirarli, Asbesto spiega il perché del computer di legno fatto a mano: “Perché ogni pezzo è unico e diverso da qualsiasi altro. Perché è fatto con un materiale vivo, che comunica calore, sensazioni uniche al tatto, e che invecchiando acquista personalità anziché assumere un aspetto spiacevole. Perché rappresenta un ritorno a materiali e metodi di lavorazione tradizionali unito alla tecnologia più avanzata. Perché è meraviglioso. Perché è leggero. Perché ce ne sono pochissimi esemplari in tutto il mondo, ed ognuno di essi è unico ed irriproducibile. Perché è un oggetto fatto per durare nel tempo. Perchè da migliaia di anni l’uomo usa il legno per i suoi manufatti”.

Dynebolic: multimedia nomadic OS

copertina nova
dyne:bolic
Arturo Di Corinto
per Il Sole 24 ore Nova

dyne:bolic è una distribuzione Linux funzionante da CD, che non necessita di hard disk per funzionare. Per questo i suoi creatori la considerano un Sistema Operativo nomadico. E’ sufficiente scaricare dal sito http://dynebolic.org l’immagine ISO del software, masterizzare un cd e far ripartire il proprio Pc per cominciare ad usarlo. dyne:bolic è stata pensata per i mediativisti, gli artisti e i creativi come uno strumento pratico e veloce per le autoproduzioni multimediali, come un tool per modificare e irradiare suoni e immagini in movimento. dyne:bolic è capace di riconoscere automaticamente periferiche di ogni tipo, il tutto usando free software. E’ ottimizzata per girare su computer obsoleti e con scarsa potenza come i Pentium 1 oppure su XBOX modificate. Il software è rilasciato sotto licenza GNU/GPL e i programmatori che ci lavorano lo considerano uno strumento di emancipazione dalla schiavitù digitale del software chiuso e proprietario e un’opportunità per la tutela della privacy e della libertà d’espressione in rete.

Creare al tempo della conoscenza

prima pagina nova 31 luglio 2008
Creare al tempo della conoscenza
Arturo Di Corinto
Per IlSole24ore – Nova del 31 luglio 2008

Siamo nel 2065. Tutto lo star system – anche una stella del tennis come Anna Kournikova – ha il proprio ‘brand’ protetto da un sistema satellitare in grado di identificarne le contraffazioni e di eliminarle con un raggio laser dallo spazio profondo. Durante un viaggio non ufficiale sulla costa del Pacifico, la ‘vera’ Anna Kournikova viene identificata come un clone non autorizzato della tennista che viene immediatamente ‘terminato’ dal sistema. Si apre all’insegna di questo provocatorio racconto di David Rice l’incontro sull’Arte nell’era della proprietà intellettuale che è appena cominciato a Dortmund (www.hmkv.de).
Un incontro che invita a riflettere sul cambiamento della nozione di lavoro creativo in una società post-industriale dove le merci prodotte non sono più materiali ma immateriali. Merci che, fatte di conoscenza e informazione, possono essere riprodotte senza alcuna perdita e che per avere un valore vanno limitate nella diffusione con l’aiuto di leggi a tutela della cosiddetta proprietà intellettuale: cioè il copyright, i brevetti, i marchi industriali. Perciò la domanda esplicita di Dortmund è: come il sistema della proprietà influenzerà la nozione di creatività e il lavoro stesso degli artisti? Dovranno farsi assistere dagli avvocati nell’ora del travaglio creativo? A chi dovranno chiedere il permesso per attingere al patrimonio iconografico, musicale, artistico per spostare sempre più in là la frontiera del noto e del conosciuto? Saremo liberi di immaginare i mondi in cui vogliamo vivere liberi? Continua a leggere Creare al tempo della conoscenza

In un mondo senza confini nessuno è illegale

logo peace reporter

Arturo Di Corinto
Per Peace Reporter
di Luglio-Agosto

Un mondo in veloce trasformazione genera fenomeni di insicurezza diffusa. La globalizzazione dei mercati, la finanziarizzazione dell’economia, l’outsourcing e le speculazioni di borsa producono impoverimento, precarietà economica ed esistenziale, senso d’impotenza.
L’inadeguatezza delle politiche di welfare di fronte alla mutazione del lavoro e alla crisi degli Stati Nazione ha scosso dalle fondamenta la fortezza Europa. Così la paura di non poter progettare il futuro dovuta alla precarietà esistenziale si rovescia in paura per il diverso.
E la proiezione psicologica e fantasmatica delle paure individuali – di non trovare o mantenere un’occupazione, di non poter avere una casa, di non poter fare la spesa, di non accedere ai diritti d’un tempo – trova nell’altro da sé il capro espiatorio perfetto: il migrante.
Di volta in volta presunto responsabile del degrado urbano, dei reati contro il patrimonio, della violenza contro le donne.
Anche se le statistiche dicono il contrario. Anche se sappiamo che “il mostro” è dentro casa, nelle famiglie, nei governi e nei consigli d’amministrazione, nei comuni omertosi governati dalla camorra, è più “semplice” avere paura dei migranti. E la paura per i migranti diventa razzismo. Culturale, prima che biologico.
Ma non tutti si rassegnano alle semplificazioni ingigantite dai media di un fenomeno, le migrazioni, antico come l’uomo.
Da molti anni agisce in Europa una rete di attivisti contro il razzismo dal nome significativo, “No Border Network”. Fino all’ottobre 2008 questa rete europea sarà impegnata un una serie di eventi, proteste e azioni in tutto il continente: contro le detenzioni e le deportazioni, contro lo sfruttamento del lavoro migrante e per la legalizzazione di tutti gli immigrati. Per il diritto alla mobilità e alla permanenza di ciascuno e di chiunque.
Contro la logica dei confini. Nessuno è illegale in un pianeta senza confini. http://www.noborder.org

Informazione contro censura: Amnesty, Reporter Sans Frontieres, Internazionale

logo peace reporterArturo Di Corinto
per Peace Reporter
di Giugno

La virulenza degli attacchi subiti dal giornalista Marco Travaglio per aver ricordato vecchie accuse di collusione mafiosa al presidente del Senato, Renato Schifani, la dice lunga sulla libertà d’informazione in Italia. Certo, in un paese dove sono i comici come Beppe Grillo a dover denunciare i dati del disastro Parmalat, Sabina Guzzanti con le armi della satira ci deve spiegare la truffaldina riforma della TV operata da Gasparri e i pochi spazi informativi sottratti ai carristi di PD e PDL devono essere difesi coi denti, tendiamo a non preoccuparci di quello che accade altrove. Ma che la situazione della libertà di stampa e d’informazione in altri paesi sia drammatica ce lo ricordano tre siti. Amnesty International ha da poco lanciato sul web le petizioni per chiedere al governo cinese il rilascio di persone che sono state incarcerate per aver esercitato la libertà di parola denunciando gli sfratti forzati, le limitazioni delle nascite o per avere tenuto in casa opuscoli religiosi. Come pure la vicenda del giornalista Shi Tao, denunciato da Yahoo in quanto latore di una email a colleghi esteri considerata diffamatoria dal governo. (Amnesty Italia) Mentre Internazionale prosegue la sua campagna per l’arresto dei responsabili della giornalista dei diritti umani Anna Politkovskaja (Internazionale su Politkovskaja) sul sito di Reporter senza Frontiere si può leggere un rapporto sintetico ma dettagliato sui rischi che corrono i giornalisti in Europa, fra cui il giornalista antimafia italiano Lirio Abbate (che per primo aveva parlato dei rapporti pericolosi di Schifani). E si può fare anche di più, come sostenere la campagna per la sicurezza dei giornalisti che documentano guerre e atrocità acquistando il libro fotografico di Bettina Rheims a favore della libertà di stampa nel mondo. (Reporters sans frontières)

A caccia di democrazia nella rete

copertina
A caccia di democrazia nella rete
Liberazione 27/05/2008
Arturo Di Corinto

Visualizza in .pdf la recensione di Cybersoviet pubblicata dal quotidiano liberazione il 27 maggio 2008

Come i Soviet più l’elettricità non hanno fatto il comunismo, così la Rete più le comunità virtuali non faranno la cyberdemocrazia. Banalizzando, si potrebbe sintetizzare così la tesi centrale del nuovo libro di Carlo Formenti, “Cybersoviet. Utopie postdemocratiche e nuovi media”, pubblicato da Cortina editore a chiudere virtualmente la trilogia avviata dall’autore con Incantati dalla rete e proseguita con Mercanti di futuro. Però non si può fare. Perchè Cybersoviet non è il solito libro sugli effetti sociali dei media e della rivoluzione Internet, ma il tentativo, sistematico, di analizzare i contributi di molteplici correnti di pensiero alla definizione delle forme di democrazia possibili attraverso i nuovi media per approdare a una teoria critica della rete che dà purtroppo consistenza alla distopia dichiarata dall’autore: la rete non è il luogo della nuova democrazia. Anzi, essa non è neppure intrinsecamente democratica, perchè non è vero che la rete non possa essere controllata, che la sua trasparenza sia sempre buona e gli sciami che la popolano sempre intelligenti. Continua a leggere A caccia di democrazia nella rete

Il codice di navigazione

copertina nova 22/05/2008
Il codice di navigazione
Arturo Di Corinto

Nova Il Sole 24 ore
giovedì 22 maggio 2008
Scarica l’articolo sull’internet governance in .pdf

Internet è come il mare, non lo puoi fermare, non lo puoi recintare. Tale convinzione, espressa in maniera ottimistica da uno dei padri di Internet, Vinton Cerf, si sta dimostrando inesatta. In senso positivo e in senso negativo. In senso negativo perchè abbiamo assistito negli ultimi mesi a numerosi episodi di censura, in Myanmar durante la rivolta dei monaci, in Cina, dove sono stati chiusi 18.000 siti Internet, in Egitto dove alcuni blogger sono stati arrestati. In senso positivo, perchè laddove qualcuno si approfitta del bene comune della rete, i suoi abitanti, i netizen, danno luogo a coalizioni dinamiche pronte a intervenire per ristabilire la sovranità popolare su Internet come sfera pubblica. E proprio di questo si è parlato martedì scorso a Roma al convegno dell’ISOC Il sistema Internet, verso la costituzione dell’Internet Governance Forum Italia con il ministro Brunetta e il professor Rodotà. Continua a leggere Il codice di navigazione

Una Silicon Valley per la PA

copertina nova 22/05/2008
Una Silicon Valley per la PA
Arturo Di Corinto

Nova Il Sole 24 ore
giovedì 22 maggio 2008
Scarica l’articolo su internet governance e PA in .pdf

La Pubbblica amministrazione italiana è largamente sprecona e inefficiente. E attraversata da fenomi di corruzione, lassismo e clientelismo. E’ un fatto noto, che fa parte dell’esperienza di ogni cittadino che fa le file, chiede un permesso, aspetta dei soldi. Detta così poi, è come sparare sulla Croce Rossa. Meno noto è che la PA italiana è anche un luogo d’innovazione e di modernità. E questo è stato evidente anche all’ultima edizione del Forum PA dove piccole e grandi amministrazioni hanno esposto i loro prodotti migliori. Eppure rimane il nodo irrisolto della riforma della Pubblica amministrazione che non sa usare le giuste leve per smuovere il paese. Il motivo, ricorrente e trasversale nei dialoghi multilaterali del forum, è presto detto: non abbiamo saputo coniugare la rivoluzione digitale con la rivoluzione meritocratica. Continua a leggere Una Silicon Valley per la PA

Taccuini elettronici (PAAL 2008)

Arturo Di Corinto

24/04/2008Ilsole24oreNova

prima pagina nova 24 aprile 2008La Pubblica Amministrazione italiana è il maggior produttore di dati del belpaese. Dai dati geografici alle anagrafi, dalle biblioteche agli archivi digitali e ai siti web, fino a includere leggi, norme e regolamenti. Un patrimonio comune di informazioni che, pur con fatica, cominciano ad essere integrate e rese accessibili al pubblico e sulla cui disponibilità si costruiscono politiche e si sviluppano economie, anche territoriali. Non sempre però sono accessibili a tutti gli stakeholder – cittadini, imprese, istituzioni – almeno per due ordini di motivi. Il primo è che la loro disponibilità non è nota a tutti, il secondo è che il loro accesso ed eventuale utilizzo non sono né facili né immediati, nonostante il grande sforzo culturale e regolamentare fatto negli ultimi anni. Inoltre, un terzo e più importante motivo è di tipo tecnologico, e sta nell’usabilità di questi dati, non sempre confezionati secondo standard comuni e formati interoperabili, aperti e liberi.

Eppure c’è un’inversione di tendenza, manifestata con chiarezza a Cagliari, durante seconda edizione di PAAL 2008 (Pubblica Amministrazione Aperta e Libera), convegno organizzato da Sardegna Ricerche in collaborazione con l’Università di Cagliari, il CRS4 e la Regione Sardegna, il 17 e 18 aprile scorsi. Per l’occasione, decisori pubblici, amministratori e tecnici degli Enti locali, manager, ricercatori e fornitori della Pubblica Amministrazione hanno presentato e condiviso alcune delle più importanti esperienze di condivisione di dati e progetti nati all’interno della PA offrendoli alla discussione dei numerosi intervenuti. Dal progetto Norme in rete del Cnipa alla rete Lepida dell’Emilia Romagna, dalla cooperazione applicativa ligure ai portali culturali della Lombardia, del Lazio e della Sardegna, i relatori hanno dimostrato di aver compreso un elemento cruciale di questo lavoro di accumulazione di conoscenza, e cioè che quei dati provengono dalle interazioni coi cittadini oppure sono confezionati apposta per loro e oggi, con le tecnologie di rete, i cittadini non solo possono accedervi più facilmente, ma possono diventare “fornitori” diretti di dati, aggiornarli e arricchirli, controllando anche l’uso che le amministrazioni ne fanno. Continua a leggere Taccuini elettronici (PAAL 2008)

(IR)rresponabilità sociale d’impresa

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Arturo Di Corinto
per Peace Reporter
di Maggio

 

Per Corporate Social Responsibility (CSR) si intende l’integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione strategica d’impresa. Adottando cioè un comportamento socialmente responsabile le imprese cercano di rispondere alle aspettative economiche, ambientali e sociali di tutti i portatori di interesse (gli stakeholder), siano essi il general public o i legislatori, comunità indigene nel cui territorio si trivella petrolio o consumatori sedotti all’acquisto di Suv inquinanti, agricoltori convinti a utilizzare sementi sterili o allevatori indotti ad acquistare mangimi animali.

Per molti la responsabilità sociale delle imprese è solo una foglia di fico sui comportamenti irresponsabili delle aziende che condividendo una parte dei propri profitti con la società civile tentano di “ripulirsi l’immagine” quando con una mano finanziano organizzazioni no profit che realizzano pozzi d’acqua in Africa e con l’altra – tramite una controllata – gestiscono la compravendita di armi e rifiuti negli stessi luoghi.

Il mondo del non profit e della comunicazione sociale questo lo sa e considerandolo un terreno impervio cerca perlomeno di aumentare la trasparenza di tali operazioni. Ma c’è un modo immediato in rete per capire chi controlla cosa e verificare se il comportamento virtuoso di un’azienda in un campo corrisponda al comportamento irresponsabile in un altro. “Theyrule” è un’applicazione web che permette di sapere fino a che punto le multinazionali sono collegate fra di loro individuando tale legame nei manager che siedono contemporaneamente al tavolo d’amministrazione di un’azienda ecologista e di un’azienda petrolifera. E se venisse aggiornato e adottato dal non profit ci aiuterebbe a capire quanto pochi sono quelli che decidono le politiche globali, “quelli che comandano”, appunto. (http://theyrule.net)

Openpolis: adotta un politico anche tu!

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Arturo Di Corinto
Per Peace Reporter
di Dicembre

Ma se ogni cittadino potesse controllare il suo rappresentante in Parlamento, esisterebbe “la casta”? Probabilmente no. Se la memoria degli elettori fosse più lunga dell’attenzione dei media a scandali, baruffe, spesso disattese prese di posizione, il politico di professione sarebbe più cauto, sapendo che una parola di troppo, una scelta incoerenti e dannosa per la comunità gli costerebbe la reputazione e forse l’elezione. E’ più o meno questa la ragione del progetto “Openpolis”, un progetto di monitoraggio della politica che raccoglie sul web le biografie dei circa 140 mila politici italiani (dal consigliere di circoscrizione all’eurodeputato), arricchendole ora per ora, di notizie e informazioni su cosa costoro dicono ai giornali, come votano nelle assemblee, quanto guadagnano, da chi prendono soldi e ricevono favori. E pure il numero di condanne e denunce che collezionano. Openpolis è un progetto non profit fatto da volontari che usano lo strumento della rete per costruire questa grande memoria collettiva, e si basa su una notevole intuizione: per non perdere una mossa di ciascun politico, ogni attivista ne adotta uno. Da quel momento avrà una specie di cane da guardia appresso, pronto a squarciare quel sottile velo tra ciò che è noto e ciò che non lo è. A beneficio di chi sulla base di quelle informazioni farà delle scelte. Anche nell’urna. (Open Polis)

Adbusters: una risata vi seppellirà

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Arturo Di Corinto
Per Peace Reporter
Febbraio

Adbusters è la più famosa rivista di interferenza culturale dell’intero globo. Gli adbusters sono “s-pubblicitari”, cioè creativi che producono a getto continuo delle “contropubblicità”, ovvero delle pubblicità al contrario, con lo scopo di svelare il messaggio persuasivo implicito in ogni slogan o compagna mediale rivolta al consumo di sigarette, alcool, plastica, automobili, energia e altre risorse (scarse) del nostro povero pianeta. Di forte impronta ambientalista e pacifista, il giornale è diventato bene presto il luogo di raccolta simbolico di tutti i cultural jammers che con gli strumenti ereditati dai dadaisti, dai surrealisti e dai movimenti creativi degli anni 70’ continuano a combattere il mondo dei consumi con ironia e passione civile. Famoso è il loro deturnamento del simpatico testimonial delle sigarette Camel, trasformato su cartelloni pubblicitari e graffiti come un malato terminale di cancro. Sul loro sito è visitabile un’intera galleria di contro-pubblicità che va da MacDonald’s alla vodka Absolut, ma ci sono anche le istruzioni per creare le proprie campagne contropubblicitarie. http://www.adbusters.org/home

E’ l’epoca del digitale che senso ha il diritto d’autore?

E’ l’epoca del digitale che senso ha il diritto d’autore?
Arturo Di Corinto*
per Liberazione del 08/12/2007

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La commissione per la riforma del copyright guidata da Alberto Maria Gambino presenterà il 18 dicembre una serie di proposte.
Per riequilibrare l’anarchia delle tecnologie informatiche e i diritti autoriali. Un’ipotesi sono le licenze flessibili creative commons

La grande impalcatura a difesa del diritto d’autore non regge più. Troppe cose sono cambiate da quando in Inghilterra nel 1710 venne promulgato lo Statuto di Anna, con il quale veniva stabilita un’esclusiva per la stampa dei testi attribuita ad autori o cessionari di quel diritto, rinnovabile di 14 anni. La normativa internazionale da allora ad oggi si è evoluta, ampliando e allungando la tutela delle opere fino a cinquanta, settanta, novant’anni, e inasprendo le pene, pecuniarie e detentive, per la violazione dei diritti economici e morali dei titolari. Ma da allora ad oggi sono state tali e tante le evoluzioni della tecnologia che, per quanto il diritto cerchi di distinguere le norme dai mezzi e dagli strumenti per evaderle o farle rispettare, non è più possibile applicare quel modello alla modernità.
Per tre ordini di motivi: la rivoluzione informatica ha messo nelle mani di ciascuno potenti media digitali, i personal media, con i quali è possibile registrare, manipolare e veicolare qualsiasi aspetto della realtà e dell’esperienza; gli strumenti e le infrastrutture di comunicazione sono diventati digitali, ubiqui, spesso gratuiti; è cresciuta l’esposizione degli individui a questi strumenti e insieme l’attitudine al loro uso creativo e collettivo. Che oggi viene anche insegnato a scuola e nelle Università.
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Un patto d’autore

Arturo Di Corinto
per Ilsole24ore-Nova del 06/12/2007

L’Italia ha deciso di riformare la legge sul diritto d’autore. In un paese di santi, navigatori, eroi, e di poeti, cantanti, scrittori, musicisti, cineasti, era ora. Il compito di studiare come dovrà essere riformata è affidato al professore Alberto Maria Gambino che per questo ha nominato due commissioni speciali all’interno del Comitato consultivo permanente sul diritto d’autore istituito dalla stessa legge che lo regola, quella del lontano 1941. Non che la legge si sia finora rivelata inefficace. La sua prima formulazione e le successive modifiche hanno contribuito a creare in Italia una cultura che afferma un principio sacrosanto: il riconoscimento dei diritti economici e morali del lavoro degli artisti.
Tuttavia la legge mostra la corda a causa dei profondi mutamenti portati dalla rivoluzione informatica. Oggi con Internet e il digitale si sono infatti drasticamente abbattuti i costi di produzione, distribuzione ed esecuzione delle opere che è possibile riprodurre all’infinito in una versione identica all’originale con costi prossimi allo zero e questo fatto, oltre a determinare la perdita dell’aura dell’opera d’arte ha determinato due grandi conseguenze: la possibilità di appropriarsene con facilità, e quella di fare a meno dei tradizionali intermediari del lavoro creativo. Oggi grazie alla rete, l’industria dei contenuti, ottiene che le opere diventino pù accessibili e raggiungano una diffusione globale, ma al contempo aumenta la possibilita di utilizzo illecito di questi contenuti, mentre i fruitori hanno trovato nel web un’alternativa per la fruizione, la produzione, il miglioramento e la diffusione dei contenuti creativi. Continua a leggere Un patto d’autore

Costituzione universale

Costituzione universale
Arturo Di Corinto – da Rio de Janeiro
Il Sole 24 ore – Nova del 22/11/2007

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Guarda le foto del workshop e della firma del Bill of Rights

“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Recita così l’articolo 19 della dichiarazione dei diritti umani, eppure ancora molta strada resta da fare per la sua piena attualizzazione. Il digital divide, la censura online, l’arresto di reporter indipendenti, gli attacchi alle infrastutture di comunicazione di paesi sovrani, le ripetute violazioni della privacy dei consumatori, la colpevole disponibilità di aziende famose nell’applicare filtri tecnologici ai contenuti prodotti dagli utenti, rendono questi diritti inesigibili nell’era della comunicazione globale in molti paesi, anche in quelli democratici. E’ questo il motivo per cui nell’ambito del World Summit of Information Society di Tunisi 2005 una serie di personalità italiane del mondo della cultura vollero dare vita con la dichiarazione Tunisi Mon Amour a un dibattito a tutto campo sulle libertà attuali e future di Internet facendone un tema di discussione per l’Internet Governance Forum di Atene 2006 e poi di Rio de Janeiro 2007. Continua a leggere Costituzione universale

La democrazia del clic

La democrazia del clic
Arturo Di Corinto – da Rio de Janeiro
Il Sole 24 ore – Nova del 22/11/2007

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Guarda le foto del Forum di Rio

Internet è una risorsa scarsa. Cinque miliardi di persone non l’hanno mai usata. Molti paesi africani ed equatoriali non dispongono di telefoni e neanche dell’elettricità. Nei paesi in via di sviluppo le infrastrutture di rete sono insufficienti e obsolete perchè la loro posa non è profittevole per le compagnie di telecomunicazioni. La banda larga è un affare di pochi paesi iperconnessi, Usa e Corea in testa, e per tutti gli altri cominciano a scarseggiare i nomi di dominio, cioè gli indirizzi Internet grazie ai quali è possibile accedere a blog personali, siti accademici e commerciali. Non solo, mentre si moltiplicano gli attacchi ai suoi nodi di scambio, attraverso Internet si consumano crimini vecchi e nuovi: contraffazione di marchi e distribuzione illegale di opere creative, assalti informatici, abusi sui minori, censura dell’informazione. E tuttavia poiché “la rete” è diventata un’infrastruttura abilitante a forme di partecipazione democratica e modelli d’impresa prima impensati nessuno vorrebbe rinunciarvi. Ma allora è possibile assicurare un futuro di pace e di progresso senza garantire uno sviluppo sostenibile di Internet? La risposta è no. Continua a leggere La democrazia del clic

Internet Governance Forum Rio de Janeiro 2007 #8: autogoverno

internet governance
Arturo Di Corinto, corrispondente per Il Sole 24 ore
(Nota: se vuoi puoi leggere l’intero reportage su Nova-Ilsole24ore.com di giovedì 22 novembre)

Internet è una risorsa scarsa. Cinque miliardi di persone non l’hanno mai usata. Molti paesi africani ed equatoriali non dispongono di telefoni e neanche dell’elettricità. Nei paesi in via di sviluppo le infrastrutture di rete sono insufficienti e obsolete perchè la loro posa non è profittevole per le compagnie di telecomunicazioni. La banda larga è un affare di pochi paesi iperconnessi, Usa e Islanda in testa, e per tutti gli altri cominciano a scarseggiare i nomi di dominio, cioè gli indirizzi Internet grazie ai quali è possibile accedere a blog e siti governativi e commerciali. Non solo, mentre si moltiplicano gli attacchi ai suoi nodi di scambio, attraverso Internet si consumano crimini vecchi e nuovi: contraffazione e distribuzione abusiva di opere creative, assalti informatici, abusi sui minori, censura dell’informazione. D’altra parte la rete è diventata un’infrastruttura abilitante a forme di partecipazione democratica e modelli d’impresa prima impensati e nessuno vorrebbe rinunciarvi. Ma allora è possibile assicurare un futuro di pace e di progresso senza garantire uno sviluppo sostenibile di Internet? No.
Perciò, su mandato delle Nazioni Unite si sono dati convegno all’Internet Governance di Rio de Janeiro 1300 rappresentanti di 109 paesi per ripensarne regole e funzionamento. Con l’obiettivo di ampliarne l’utilizzo, la sicurezza e la stabilità. Discutere dello sviluppo futuro della rete significa discutere sia le questioni relative alla sua funzionalità ed efficienza – le regole tecniche, i software, i protocolli, gli standard, la gestione dei root server – che i suoi effetti sociali. Infatti senza una infrastruttura di base funzionante non è neppure possibile parlare di accesso, sicurezza, apertura e diversità nell’utilizzo della rete, le caratteristiche che ne hanno fatto un mezzo di comunicazione globale.
Essendo uno strumento globale, potenzialmente utilizzabile da chiunque e da ogni dove, che funziona grazie al concorso di diverse realtà che condividono pratiche ed azioni per mantenerla efficiente, anche le regole della sua evoluzione devono essere condivise e aggiornate per i nuovi usi e i nuovi attori che sulla rete si affacciano per fare impresa e società, cultura e governo.
Ed è proprio questo lo spirito con cui se ne è discusso a Rio: il multistakeholderism. Un neologismo che indica la partecipazione multilaterale e paritaria di coloro che condividono uno stesso interesse. Continua a leggere Internet Governance Forum Rio de Janeiro 2007 #8: autogoverno

Mediacow.tv: la Tv open source dal basso che garantisce la privacy degli utenti

Arturo Di Corinto per Peace Reporter di Novembre
logo peace reporter
Peace Reporter, il mensile

“You can fight the gods, and still have fun”: MediaCow.tv, la Tv del PopoloBue

Il blog di Beppe Grillo è diventato un caso mediatico e politico per il sapiente intreccio fra la satira irriverente del comico e una tecnologia che permette di rivolgersi a un pubblico gobale, denunciando ogni tipo di casta. Chi però ha fatto dello slogan “combattere gli Dei divertendosi” è il gruppo americano di MediaCow.tv , una web TV statunitense appena lanciata da alcuni guru della frontiera digitale: Lawrence Lessig di Creative Commons, Eben Moglen della Free Software Foundation, insieme ad alcuni partner d’eccellenza come l’American Civil Liberties Union (550,000 iscritti) e il supporto di Civicactions. Mediacow si specializza esclusivamente in filmati di humour politico, satira politica, cartoon politico, scandalistico politico e documentari su temi centrali per la società ma ignorati o distorti dai media tradizionali per motivi sistemici, come le guerre. Ma non è il solito webchannel. Infatti il suo modello di sviluppo prevede la compartecipazione agli utili generati, in maniera diretta od indiretta, dalla visione di video forniti dai partners, e ogni video sponsorizzato permette di utilizzare quei fondi per produrre nuovi video, nuova satira, nuove denunce. A differenza di Youtube, Mediacow non è proprietà di una multinazionale, usa software libero e garantisce la privacy degli utenti.

AAA dati privati lavoratori vendesi

Arturo Di Corinto
Liberazione, pag. 3 del 25 settembre 2007

Alla Camera, modificando l’originario testo del decreto sulle liberalizzazioni, è stata inserita una norma che esonera le imprese con meno di 15 dipendenti (la stragrande maggioranza delle aziende italiane) dal rispetto delle misure minime di sicurezza per il trattamento “ordinario” dei dati personali. Ora, però, un pacchetto di emendamenti alla “lenzuolata” Bersani, propone di estendere tale esonero a tutte le imprese e comprendere nell’esenzione anche i dati sensibili, relativi cioè a opinioni politiche e religiose, alla salute e alla vita sessuale. Continua a leggere AAA dati privati lavoratori vendesi

Microsoft, il gigante ferito

Arturo Di Corinto,
Aprileonline.info – 17 settembre 2007
Alla fine è arrivata. La sentenza con cui il giudice Bo Vesterdorf ha respinto il ricorso della Microsoft, condannata nel 2004 per abuso di posizione dominante nel mercato europeo del software, mette fine a dieci anni di controversie legali: Microsoft deve pagare 497 milioni di euro di multa. E stabilisce un precedente importante in Europa affermando la competenza dell’Antitrust a regolare un mercato, quello dell’hi-tech e delle telecomunicazioni, che per l’elevato grado di innovazione, tende a stare sempre un passo avanti alla politica e alla legge.
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Dall’11 settembre in libreria il mensile PeaceReporter

Peace Reporter a Milano
PeaceReporter, nato nel 2003 come quotidiano su internet e agenzia di servizi editoriali, ha deciso di affrontare la sfida della carta stampata.
Il nuovo mensile segue le orme del giornale online, portandone avanti la filosofia informativa e la linea editoriale: offrire un’informazione libera e indipendente su tutte le guerre e su tutte le situazioni di violazione dei diritti umani, raccontando verità censurate e realtà ignorate. Nella convinzione che far conoscere gli orrori delle guerre, e non solo, sia il primo passo per diffondere una cultura di pace e di rispetto dei diritti dell’uomo.
Tutto questo, visto da un’angolazione diversa da quella dei media classici, ovvero attraverso un’informazione “dal basso” e “dal volto umano”, che dà voce alle donne e agli uomini che vivono queste realtà sulla propria pelle, a chi normalmente non ce l’ha perché non viene mai interpellato.
Una scelta, quella di cimentarsi con la carta stampata, che va controcorrente visto che il settore è in crisi.
Una doppia sfida, dunque, che riteniamo necessaria perché mai come oggi, dalla seconda guerra mondiale, dalla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla creazione delle Nazioni Unite per mettere al bando la guerra, mai come oggi il mondo è travagliato da conflitti terribili e da altrettanto terribili violazioni dei diritti più elementari.
Per questo crediamo sia urgente che il mondo venga raccontato con reportage e testimonianze dirette, con la voce e la penna di chi lo vive, e non più solo di chi ne parla o ne scrive. Per capirne le sue sofferenze, ma anche le tante cose belle e costruttive, le tante “buone notizie” che troppo spesso non si raccontano.

Hanno collaborato per i testi:
Claudio Agostoni, Blue & Joy, Giancarlo Caselli, Gabriele Del Grande, Silvia Del Pozzo, Arturo Di Corinto, Nicola Falcinella, Giorgio Gabbi, Nicola Gratteri, Paolo Lezziero, Sergio Lotti ,Maria Nadotti, Claudio Sabelli Fioretti, Gino Strada,
Hanno collaborato per le foto:
Stefano Barazzetta, Ugo Borga, Lucio Cavicchioni, Tano D’Amico, Ugo Lo Presti, Franco Zecchin

Peace Reporter a Roma il 19 settembre

La governance di Internet

Arturo Di Corinto per Peace Reporter di Settembre
logo peace reporter
Peace Reporter, il mensile

Nei suoi quasi 40 anni di vita Internet è diventata un’infrastruttura di comunicazione globale grazie alla semplicità della sua architettura e alla cooperazione di utenti, hacker, ricercatori, che l’hanno trasformata in uno strumento immaginifico per sognare un mondo dove tutta la conoscenza disponibile sia a distanza di un click. Ma questo sogno non riguarda tutti. Internet rimane inaccessibile a 5 miliardi di persone ed è questo il principale motivo che a novembre porterà a Rio de Janeiro le delegazioni di decine di paesi per partecipare all’Internet Governance Forum (http://www.intgovforum.org) con l’intento di ribadire che un’infrastruttura abilitante dello “sviluppo”, democratico ed economico, non può prescindere dall’universalità del suo accesso e dalla tutela della diversità del patrimonio culturale mondiale. Internet come strumento per raggiungere i millenium goals: sradicare la povertà, favorire il dialogo fra i popoli e dare a tutti un futuro di pace e democrazia. Chi può non essere d’accordo?

Cos’è l’Internet Governance Forum
L’Internet Governance Forum (IGF) offre a Governi, economia privata, società civile e comunità accademiche e tecniche la possibilità di scambiarsi informazioni sugli aspetti rilevanti della gestione di Internet. Aperto a tutti gli interessati, l’IGF è considerato dall’ONU come un esperimento di governo globale e condiviso della rete.
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Migrazioni onorevoli

Il pinguino sbarca alla Camera garantendo un risparmio di circa 600 mila euro all’anno.
Arturo di Corinto
Il sole 24 ore, Nova, pag. 2 del 19 luglio 2007

A quasi un mese di distanza dal colloquio che i padri fondati del free software e dell’open source, Richard Stallman e Bruce Perens, hanno avuto con il presidente Fausto Bertinotti, la Camera dei Deputati ha deciso di migrare postazioni, servizi e applicazioni da Windows a Linux.
In applicazione di un ordine del giorno sul bilancio dell’onorevole Folena e altri, l’11 luglio scorso è stato presentato dai deputati questori Albonetti (DS), Colucci (FI) e Galante (Pdci), il piano per il passaggio dell’infrastruttura informatica della Camera da Microsoft a Novell.
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