COPYLEFT
Se la musica è indipendente le netlabel vivono senza Siae
Si autoproducono, sono slegate dai vincoli che regolano il mercato delle major e delle indies, distribuiscono le opere degli artisti sul web con Creative Commons o con chiavette usb. Viaggio nell’universo della musica online che vive e si sviluppa grazie ai circuiti alternativi
di ARTURO DI CORINTO per Repubblica.it del 6 aprile 2011
L’avevano detto in molti, l’ha confermato la Corte dei Conti degli Stati Uniti: “le stime sui danni della pirateria sono false”. Nuovi studi hanno dimostrato che gli artisti fanno soldi col file sharing e nel mondo si moltiplicano le iniziative di open music libraries. In Brasile, in seguito alla consultazione pubblica per la riforma della legge sul copyright si è fatta la proposta di rendere legale il filesharing non commerciale pagando un canone fisso come incentivo alla banda larga. E in Italia si prova a fare a meno degli intermediari tradizionali per produrre musica indipendente da scaricare e ascoltare online senza pagare.
Tutta la musica online dell’italianissima BuskerLabel (buskerlabel.it), è gratuita e legale perché pubblicata con licenze Creative Commons . Lo stesso vale per Sub Terra – netlabel nata nei boschi della Tuscia – che fa del copyleft la sua missione. Che vuol dire che un’etichetta è copyleft è facile immaginarlo: tutti i dischi prodotti e distribuiti sono rilasciati sotto licenze Creative Commons o similari che ne permettono il download gratuito e legale e ne incoraggiano la copia e la condivisione. A Subterra sono convinti che “la libera versione digitale disponibile in rete non toglie nulla al fascino del supporto fisico, che è possibile acquistare on-line e ricevere tramite spedizione.” Queste etichette si affidano spesso a una distribuzione dei propri lavori attraverso i circuiti alternativi come i centri sociali o i banchetti degli eventi e dei concerti dal vivo in cui distribuiscono musica e cataloghi usando le pen-drive (le “chiavette” usb). Ma fanno anche di più insieme ai loro autori. Con il progetto “Oscena. Musica altrove”, Hyaena Reading, ImagoSound e il Fronte popolare per la musica libera hanno creato un circuito di piccoli luoghi inusuali, osceni (cioè fuori scena), e altrove rispetto al consueto, nei quali è possibile suonare dal vivo. I luoghi possono essere case di città, ville private, casolari, librerie, gallerie d’arte, piccoli e grandi locali sensibili al concetto di open e copyleft, per aggiungere alle performance il valore della condivisione umana e culturale, offrendo una reale alternativa al tradizionale circuito musicale. Luoghi osceni insomma per concerti intesi come eventi molto intimi e informali. Continua a leggere Se la musica è indipendente le netlabel vivono senza Siae