Collaboratore allontanato da Agenzia Nova per domanda scomoda: la solidarietà di Stampa Romana a Gabriele Nunziati

Allontanato dalla testata per cui si lavora per aver fatto una domanda scomoda durante una conferenza stampa. È quello che è accaduto a Gabriele Nunziati collaboratore dell’Agenzia Nova da Bruxelles. La colpa del collega è stata chiedere alla portavoce della Commissione dell’UE Paola Pinho se ritenesse che anche Israele a Gaza, come la Russia in Ucraina, dovesse farsi carico della ricostruzione. Pinho ha risposto con un imbarazzato no comment, rimbalzato sui social. Imbarazzo condiviso dall’editore di Nova Fabio Squillante, che ha interrotto il rapporto di collaborazione con Nunziati, cui va tutta la solidarietà di Stampa Romana. È un episodio gravissimo di lesione dell’autonomia professionale, che evidenzia ancora una volta la necessità di maggiori garanzie contrattuali per i collaboratori, i più esposti a pressioni e ingerenze.

La Segreteria dell’ASR

Giuseppe Bascietto sotto tutela per inchieste su mafia, la solidarietà di Stampa Romana

  L’Associazione Stampa Romana è al fianco di Giuseppe Bascietto, collega da sempre impegnato nell’attività di inchiesta sulla mafia che opera a Vittoria. Per lui da ieri sono state disposte dalle autorità di Ragusa misure di protezione personale. Bascietto si era recentemente occupato dei rapporti tra la criminalità organizzata siciliana e quella albanese e aveva ricevuto gravi minacce.  Stampa Romana auspica che si concluda al più presto la procedura per garantire a Bascietto la tutela delle forze dell’ordine anche a Roma, città dove vive e lavora.   La Segreteria dell’ASR

Notizie manipolate e guerre dell’informazione: come difendersi ed il ruolo del giornalista tra etica e diritto

Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale – Sala ACN, Corso d’Italia, 41, 00198, Roma

Il corso formativo concernerà il fenomeno dell’information disorder (lett. disordine informativo) e delle fake news, con particolare attenzione al quadro giuridico nazionale, europeo e internazionale e ai possibili rimedi. L’obiettivo è quello di fornire ai giornalisti strumenti utili per riconoscere e contrastare tale fenomeno, nell’interesse della qualità dell’informazione e della tutela del diritto dei cittadini a ricevere notizie verificate e attendibili.

Il corso si propone di approfondire i profili giuridici legati alla libertà di espressione, alla regolamentazione dell’informazione e alle responsabilità degli attori digitali.

Verranno esaminati strumenti normativi e casi concreti, nazionali e internazionali, per aiutare i giornalisti a orientarsi in un panorama sempre più complesso e sfidante. L’argomento è di rilevante importanza giornalistica per l’impatto che ha sulla credibilità dell’informazione e sul ruolo democratico della stampa. Verrà analizzato l’articolo 21 della Costituzione italiana, che tutela della libertà di espressione e di stampa, in cui ognuno ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ponendo le basi per una tutela ampia della libertà di espressione e informazione.

Con la digitalizzazione dell’informazione, le PSYOPS (psycological operations) hanno acquisito una potenza senza precedenti, diventando uno strumento chiave nei conflitti ibridi e nell’influenza mediatica globale. La manipolazione dell’informazione e dell’opinione pubblica, ingannare e arrecare danno a individui o società incide a livello multidimensionale, coinvolgendo diritto, politica, comunicazione, tecnologia, salute, cultura, sociale, ambiente e così via. Si osserverà come si può facilmente influenzare sentimenti, pensieri e azioni di un pubblico specifico, al fine di ottenere vantaggi strategici in ambito politico, militare o sociale.

Verranno illustrati diversi esempi di diffusione di fake news, alterazione di contenuti, uso strategico dei social per destabilizzare o polarizzare l’opinione pubblica. Si prenderà in esame l’articolo 19 del nuovo Codice Deontologico delle Giornaliste e dei Giornalisti che introduce una regola specifica sull’uso dell’intelligenza artificiale. In primo luogo, viene stabilito un principio fondamentale: le nuove tecnologie possono affiancare il lavoro giornalistico, ma non possono mai sostituirlo. Se una o un giornalista decide di utilizzare strumenti di intelligenza artificiale, ha il dovere di dichiararlo apertamente, sia nella produzione sia nell’elaborazione di testi, immagini o materiali sonori. Resta comunque sua la piena responsabilità del contenuto e del risultato finale, e deve sempre chiarire in che modo l’IA abbia contribuito al lavoro svolto. Inoltre, anche quando fa ricorso a queste tecnologie, la giornalista o il giornalista deve continuare a verificare attentamente fonti, dati e informazioni, garantendone la veridicità. L’uso dell’intelligenza artificiale, infatti, non può mai essere invocato come giustificazione per eludere i doveri deontologici che regolano la professione.

Introduzione:

Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN);

Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio;

Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti;

Vittorio Rizzi, direttore generale del DIS;

Lorenzo Guerini, CPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica);

Stefano Mannino, Generale di Corpo d’Armata (Esercito Italiano) e Presidente del Centro Alti Studi Difesa/Scuola Superiore Universitaria ad Ordinamento Speciale (CASD/SSUOS)

Relatori:

Arturo Di Corinto, Public Affairs and Communication Advisor nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN);

Ranieri Razzante, professore e avvocato, docente di Cybercrime Università di Perugia e Membro Comitato per la strategia su IA;

Federica Fabrizzi, professoressa ordinaria di Diritto dell’informazione presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma;

Oreste Pollicino, professore ordinario di Diritto costituzionale e regolamentazione dell’intelligenza artificiale alla Bocconi;

Luigi Camilloni, direttore responsabile dell’Agenparl (Agenzia parlamentare) ed esperto in PSYOPS;

Laura Camilloni, caporedattore dell’Agenparl (Agenzia parlamentare) ed esperta in information disorder;

Manuela Biancospino, consigliera dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio

ACN Operational Summary Septmeber 2025

cybersecurity

This september Operational Summary by Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale presents monthly figures and indicators from the operational activities of the National Cybersecurity Agency, providing insights into the state of cyber threats in hashtag#Italy.

👉 In September 2025, a total of 270 events were recorded, marking a 103% increase compared to August, while the number of incidents (55) increased
(+15) compared to the previous month.

👉The sectors with the highest number of recorded victims were: Government Local, Government National and Telecommunications.

👉Among the threats attributable to hacktivism, a new wave of DDoS attacks was recorded, carried out by pro-Russian groups active in the context of the Russia-Ukraine conflict and by pro-Hamas actors, who claimed demonstrative actions against Italian institutional websites in conjunction with the escalation of geopolitical tensions in the Middle East. In total, 124 attacks were claimed, of which only 6% resulted in actually detectable service unavailability, in any case limited to a few minutes of inaccessibility of the affected websites.

👉 The most affected sectors included Public Administration, Transportation, Telecommunications, and drinking water supply. In this context, the defacement of a small municipality’s website was also recorded

PS: several figures appear clearly overlapping with the ENISA Threat Landscape 2025 Highlights

https://www.acn.gov.it/portale/documents/20119/1061601/operational_summary_set2025_CLEAR_EN.pdf/90bbce0f-c3d7-a07a-17da-2fd163fe53b9?t=1760714849891

Una cosa sola

«Una cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere», è il nuovo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso edito per le Strade blu di Mondadori (2024).
Una cosa sola, nel libro è la convergenza dell’economia mafiosa col sistema bancario, e dei mafiosi coi colletti bianchi. Già questa convergenza rende bene il tema di cui il procuratore di Napoli, Gratteri, e lo studioso dei fenomeni criminali, Antonio Nicaso, hanno voluto scrivere per fare un appello sia alla gente che alla politica, italiana ed europea. Un appello alla gente, affinché prenda le distanze dalle logiche di Camorra, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e altre mafie; alla politica per dire che l’inazione porta alla sconfitta.

I due autori argomentano con dovizia di particolari piccole e grandi storie di mafia e della loro sconfitta da parte dello Stato quando decide di colpire, grazie alla competenza e all’abnegazione delle sue forze di polizia e della magistratura.
Ma alle storie che in fondo tutti conosciamo, almeno da quando il Paese da deciso di rompere l’omertà generata dal terrore mafioso, Gratteri e Nicaso aggiungono tutte quelle meno note che ruotano intorno alla tecnologia, dedicando un capitolo apposito proprio al rapporto tra l’uso delle infrastrutture informatiche e la criminalità quando è basata sul riciclaggio, quando usa le cryptovalute; quando è basata sulla paura e sull’emulazione, e per questo usa i social hashtag#network per fare proseliti; quando è basata sulla sfida all’ordine statuale impiegando i droni per attaccare e intimidire i suoi servitori; quando sfrutta la crittografia per nascondere alle autorità i traffici loschi e i reati commessi nascondendosi nel DarkWeb.

Ed è proprio in questo contesto che il libro cita anche il lavoro di analisi e raccolta di dati e informazioni prodotto da Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale quando ricorda la piaga del ransomware.

Per ogni tipo di crimine però gli autori ricordano che c’è un antidoto, costituito dalla vigilanza proattiva e dalla repressione giudiziaria, come pure dal rigore e dall’onesta delle singole persone. Ricordando che la mafia è tutt’uno con ogni potere deviato e che i colletti bianchi sono troppo spesso al loro servizio in un’area grigia che va illuminata, Gratteri e Nicaso infine sottolineano come la stessa memoria di hashtag#Falcone e hashtag#Borsellino vada onorata mettendo le forze dell’ordine nella condizione di colpire questa vasta area di malaffare che ingloba anche l’economia pulita. Soprattutto ricordando a noi stessi che è il coraggio delle nostre scelte, politiche e personali, che può fare la differenza nella lotta alla Mafia.

Una cosa sola, copertina del libro di Gratteri e Nicaso

FNSI, Stampa Lombarda, e Stampa Romana su sciopero Sole 24 Ore: adesione massiccia della redazione, inaccettabile uscita giornale “ridotto”.

Oggi il Sole 24 Ore è in edicola con sole 20 pagine, quasi tutte “fredde” e con un’intervista alla premier Giorgia Meloni fatta da una giornalista esterna. Un giornale realizzato senza la redazione, che ieri ha proclamato all’unanimità uno sciopero proprio perché l’intervista a Meloni è stata decisa improvvisamente dalla direzione, a scapito di colleghi interni che erano andati alla conferenza stampa di Palazzo Chigi sulla manovra. Il Cdr e la redazione hanno stigmatizzato la deriva che vede gli intervistati scegliersi gli intervistatori.

La Federazione nazionale della Stampa, l’Associazione Lombarda dei giornalisti e l’Associazione Stampa Romana sono a fianco dei colleghi del Sole 24 Ore e ribadiscono che fare uscire il quotidiano malgrado lo sciopero compatto della redazione è un atto grave e inaccettabile. Oggi, la battaglia dei giornalisti del Sole 24 Ore è una battaglia di tutti in difesa del giornalismo. Editori e direttori non possono usare i giornalisti a loro piacimento, scavalcandoli quando il diktat è utilizzare un intervistatore gradito.

“L’edizione del Sole 24 Ore in edicola oggi nonostante lo sciopero proclamato dalla redazione – commenta Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi – scrive una pagina nera nella storia di uno dei quotidiani più importanti del Paese. Non solo: infanga e sminuisce l’altissima professionalità dei colleghi che ci lavorano. Lo sciopero indetto dal Cdr è a difesa della dignità del giornalismo professionale, della qualità dell’informazione e della sua indipendenza. Penso – conclude Costante – che neppure la presidente del Consiglio avrebbe voluto vedere la sua intervista uscire in un’edizione del Sole che fa carta straccia di tutti i fondamentali dell’informazione libera e democratica”.

Arturo Di Corinto presenta i Security day di Fortinet

È stato bello condurre i security days di Fortinet a Milano.
Bella atmosfera, ottima organizzazione, relatori eccellenti.
C’erano 1500 persone in sala. Un record.

Non è stato difficile gestire tutta la giornata visto che gli speaker erano tutti bravi. A cominciare da Massimo Palermo, vice presidente di Fortinet, economista prestato alla cybersecurity.

Tutto è incominciato con un intervento spettacolare di Roberto Caramia capo del CSIRT Italia (sì siamo amici e lo stimo molto)

Ho apprezzato molto l’analisi che Filippo Cassini e Aldo Di Mattia hanno fatto delle minacce emergenti e in particolare dell’IA, e anche l’intervento stimolante di Stefano Mele che ha parlato della regolazione come fattore di creazione di fiducia. Bello e provocatorio poi è stato il talk di un altro collega e amico come Alessandro Curioni che ha scudisciato l’hype tecnologico che va a discapito della comprensione della tecnologia stessa.

Ma sono stati bell anche i panel, quelli coi partner e con le donne. Sul palco ho potuto intervistare senza rete il Ciso di Juventus, Mirko Rinaldini, il Cio di Bpm, Adolfo Pellegrino il CTO di Prysmian, Alessandro Bottin e Sapio, Riccardo Salierno, (persona squisita). Quattro campioni italiani.

Grazie anche a Greta Nasi Selene Giupponi e alla Andrea Bocelli Foundation che ci hanno parlato di parità di genere, salari e Burn out.

Un sentito ringraziamento a loro e alla Polizia di Stato (Tx Rocco Nardulli) per quanto fanno nel campo dell’educazione cyber.

Cara Valentina Sudano hai fatto un bel lavoro con tutta la tua squadra.

Stampa Romana: attentato a Ranucci colpo a tutta l’informazione, mobilitazione necessaria.

L’attentato a Sigfrido Ranucci è un atto di una gravità inaudita, un attacco diretto al giornalismo d’inchiesta, all’informazione, cardine della dialettica democratica.

Si colpisce e si cerca di intimidire non solo Ranucci e la redazione di Report, che con il loro lavoro incarnano la ragione e la missione della Rai servizio pubblico, ma l’intera comunità dei giornalisti, il diritto di informare e quello dei cittadini a essere informati.

Contro questa violenza indecente è necessaria la mobilitazione unitaria di tutte le forze democratiche a difesa di una libertà di stampa sempre di più a rischio dopo anni di leggi bavaglio, cronisti minacciati e intimiditi, esposti alle pressioni, con un potere politico molto spesso indifferente alla tutela del diritto di cronaca, solerte invece nell’immaginare e concretizzare nuovi limiti al diritto di manifestare, di dissentire, persino di esprimere il proprio pensiero.

Un clima di odio e di attacco all’informazione in cui si sono distinti persino esponenti altissimi di Governo e Parlamento, che hanno usato parole gravemente offensive proprio nei confronti di Ranucci e di Report, parole su cui oggi dovrebbero riflettere.

L’Associazione Stampa Romana esprime piena solidarietà al collega vittima dell’attentato, alla sua famiglia e a tutta la redazione di Report.  

L’informazione libera e indipendente non si tocca.

La Segreteria dell”ASR

Costante: “Attentato a Ranucci riporta indietro orologio della democrazia” Oggi alle 16 presidio davanti sede Rai di via Teulada

“L’attentato a Sigfrido Ranucci riporta indietro di decenni l’orologio della democrazia in Italia. È un attentato non solo al collega di Report, ma alla libertà di informazione, all’articolo 21 della Costituzione, ai basilari principi della convivenza civile e di democrazia”. Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.

“La Federazione nazionale della Stampa – prosegue – chiede che venga fatta chiarezza con rapidità su quanto accaduto. L’attentato a Ranucci mostra un salto di qualità nelle azioni contro il giornalismo”.

Fnsi, Usigrai, Stampa Romana organizzano per oggi alle 16.00 un presidio davanti alla sede Rai di via Teulada. Per essere al fianco di Sigfrido Ranucci e per dimostrare che per i giornalisti italiani la libertà di informazione è inviolabile.

Lower The Top. La sfida alle piattaforme tra sovranità statuale e saperi sociali

La sovranità digitale è un concetto spigoloso. E però, una volta inventato, è diventato una realtà politica con cui fare i conti. Questa è una delle tesi cardine della rivista-libro “Lower The Top. La sfida alle piattaforme tra sovranità statuale e saperi sociali”, numero 25 delle pubblicazioni di Comunicazione punto doc, rivista semestrale di Fausto Lupetti Editore (2021).

Intanto è un ossimoro: il digitale, fluido per natura, si scontra con qualsiasi idea di sovranità. La sovranità appartiene per definizione a un territorio su cui l’autorità politica esercita il proprio potere, si tratti di un ammasso regionale come degli spazi prospicenti ad esso, ma anche delle infrastrutture umane che lo attraversano.

Lo sanno bene i regolatori che di fronte al processo di globalizzazione dei mercati favorito dagli scambi e dalle telecomunicazioni globali ne hanno scoperto in Internet l’elemento più destabilizzante. Ed è proprio all’infrastruttura Internet che negli ultimi 30 anni si è provato a cucire addosso un’idea di sovranità, solo per rendersi conto che si trattava di una sovranità interconnessa e pertanto da negoziare tra le autorità statuali.

Sovranità brandita da chi è stato in grado di proiettare la propria sfera di influenza su un territorio per definizione senza confini, il hashtag#cyberspace.

Usa, Cina e Russia, anche grazie ai loro proxy tecnologici, sono state infatti finora in grado di mantenere il controllo e i vantaggi del proprio esercizio del potere su questa fluidità immateriale mente l’Europa arrancava. Proprio in virtù di una sovranità politica e statuale ancora in costruzione.

Eppure l’Europa, come evidente nel richiamo fatto dalla presidente Von der Leyen in distinti discorsi sullo stato dell’unione (2020, 2021), ha provato a tracciare un «nomos del Erde» anche per il mondo digitale. A partire dal Regolamento europeo per la protezione dei dati, GDPR, e poi con una serie di iniziative volte a regolare lo strapotere di Big Tech, prima chiamati OTT, Over the top, l’Europa ha fatto sentire il peso della sua sovranità. Per stoppare il furto di dati, la sorveglianza dell’informazione e il controllo dei mercati praticata dagli stati di di origine degli OTT. Al GDPR sappiamo che sono succedute la Nis, la Dora e il CRA, l’AI Act e il DATA Act appena entrato in vigore il 12 settembre. Tutti tentativi di applicazione di quel Digital Constitutionalism che è il corollario della Lex Digitalis.

L’Europa, accusata di rappresentare il paradosso della «regolazione senza tecnologie» sta ora ripensando la sovranità digitale come sovranità tecnologica e, attraverso i suoi progetti di finanziamento industriale, dimostra, a dispetto dei suoi detrattori, di avere ancora voce in capitolo.

COMUNICAZIONEPUNTODOC – N. 25 – (AGOSTO-DICEMBRE 2021)

ACN e la sovranità digitale al DisclAImer Tour del Corsera

Mi ha fatto anche molto piacere conoscere di persona il procuratore Gratteri, persona dai modi squisiti. E poi l’intervento di Bruno Frattasi, il direttore generale di Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, senza rete, è stato spettacolare, spaziando dal ransomware all’hashtag#IA, dalle regole europee ai temi più decisamente industriali e alla sovranità tecnologica.

Luna gli ha anche fatto una domanda non semplice sul rapporto tra Italia e Israele e Frattasi ha potuto confermare che non è assolutamente vero che qualcuno abbia consegnato a Israele le chiavi delle nostra cybersecurity (e come potrebbe, visto che è un ecosistema?) mentre è ovvio che l’Italia ha sempre avuto rapporti politici e industriali col paese mediorientale.

Una cosa non mi ha convinto molto, nelle parole di qualche panelist, e cioè questa idea che l’Italia è arretrata e deve “comprare innovazione” e “computer moderni” per garantirsi la sovranità digitale. Intanto l’innovazione, secondo me, non si compra ma si fa, e noi, Italia, pur con difficoltà, la facciamo; secondo, non è la dotazione dell’impiegato che fa la differenza in termini di protezione cibernetica, se non come uno dei tanti fattori coinvolti. Sono più importanti i servizi e la loro corretta configurazione, qualità e performance che la fanno. E poi la sicurezza è un concetto multifattoriale, dove comunque il fattore umano – awareness, formazione e cultura – è quello che fa la differenza, infatti “i dilettanti hackerano i computer, i professionisti hackerano le persone”, dice Schneier.

Quindi sicuramente possiamo aumentare gli investimenti in tecnologia, e creare una forza lavoro sufficiente e qualificata, ma dobbiamo investire molto in upskilling e reskilling nel mondo cyber.

E poi ci sono le regole: sono quelle italiane ed europee che ci hanno consentito di fare politiche di sicurezza anche senza avere dei campioni tecnologici nazionali nel campo del software e dell’hardaware, del cloud e dell’Intelligenza Artificale. La sovranità digitale ormai non può che essere Europea.

Vabbè il discorso è lungo, lo continueremo nei prossimi giorni.
Intanto complimenti a Luna, Frattasi e Gratteri, ma anche a Giorgio Ventre a Vito Di Marco, e a tutti i relatori presenti. é stata una bella occasione

Datacrazia. Politica, cultura, algoritmica e conflitti al tempo dei big data

I dati sono il sangue dell’intelligenza artificiale. È così che Nello Cristianini parla del motore dell’IA. Per intendere che sono i dati la materia grezza da cui la macchina estrae le proprie predizioni e decisioni. Il professore italiano che insegna intelligenza artificiale all’Università di Bath lo dice in Datacrazia. Politica, cultura, algoritmica e conflitti al tempo dei big data (d editore) un libro del 2018, precedente alla sua famosa trilogia per i tipi de Mulino: La scorciatoia (2023), Machina Sapiens (2024) e Sovrumano (2025), sollevando una questione su cui non sembra avere cambiato idea. O, almeno per quanto riguarda il valore dei dati, che devono essere precisi e affidabili, per consentire alle macchine di «pensare». Pensare come preconizzato da Turing, e cioè nel senso di macchine in grado di simulare un comportamento intelligente, come poi si riveleranno capaci di fare, senza ritenere però che sia lo stesso «pensare» degli esseri umani.

Il libro che è una raccolta collettanea a cura di Daniela Gambetta, e affronta i risvolti socio-politici della gestione dei dati – dalla produzione creativa digitale all’incetta che ne fanno i social network – per arrivare e metterci in guardia dai bias presenti nell’addestramento dell’IA. Timori che hanno già avuto una certa attenzione ma che non sono ancora studiati abbastanza. Ed è per questo che nella parte in cui il libro se ne occupa è possibile affermare che i contributori al libro siano stati capaci di deinire un framework interpretativo critico dell’innovazione che può essere una guida nell’analisi delle tecnologie di rete, indipendentemente dall’attualità delle soluzioni sviluppate proprio nell’IA.

Alla data del libro per esempio, il campione Gary Kasparov era stato già battuto a scacchi da un sistema di machine learning e lo stesso era accaduto a Lee Sedol nel gioco del GO; il chatbot Tay di Facebook era stato già avvelenato nei suoi dati di addestramento dall’esercito di troll su Twitter fino a congratularsi con Hitler, ma ChatGPT era ancora da venire. E, tuttavia le questioni etiche poste dal libro sono ancora irrisolte. Chi decide cosa è bene e cosa è male? La macchina o l’uomo? Viene facile dire l’uomo che la governa, ma cosa accade con i sistemi autonomi che non prevedono l’intervento umano? Ecco, Datacrazia pone quei temi, sociali e filosofici su cui ci interroghiamo ancora oggi: dalla sovranità digitale alle fake news potenziate dall’IA.

Il secolo dell’IA, capire l’intelligenza artificiale, decidere il futuro

Volevo ringraziare Marco Bani e Lorenzo Basso per avermi regalato il loro libro “Il secolo dell’IA, capire l’intelligenza artificiale, decidere il futuro” (Il Mulino -Arel, 2025).

Mi è piaciuto molto e mi sono segnato diversi passaggi interessanti.

Il motivo è che di libri sull’IA ne ho letti parecchi in italiano, meno in inglese, a cominciare da quando studiavo psicologia a Stanford e giochicchiavo con le reti neurali negli anni ’90.

Ho letto il bellissimo Vita 3.0 di Max Tegmark, ho letto i libri di Luciano Floridi come Etica dell’Intelligenza artificiale, il libro di Cingolani, L’altra Specie; ho letto i libri di Guido Scorza e Alessandro Longo, quelli del mio amico Massimo Chiriatti (hashtag#humanless, Incoscienza artificiale), di Fabio Lazzini, e Andrea Colamedici (L’algoritmo di Babele): ho letto Breve e universale storia degli algoritmi di Luigi Laura, Nel paese degli algoritmi di Aurélie JEAN, Ph.D., L’economia dell’intelligenza artificiale di Stefano da Empoli; la trilogia di Nello Cristianini (La Scorciatoia, Machina Sapiens, Sovrumano); AI Work di Sergio Bellucci; Intelligenza Artificiale e democrazia di Oreste Pollicino e Pietro Dunn, Human in the Loop di Paolo Benanti eccetera eccetera… scusate non vi cito tutti.

Il libro di Bani e Basso mi è piaciuto per essere chiaro, sintetico, diretto. Con un forte afflato etico e con una impronta politica ma non partigiana. Volendo essere un libro divulgativo, il loro libro mi pare una buona summa del dibattito pubblico in corso pure senza essere un libro accademico o rivelatore.

Ottimo entry level, insomma, ha il pregio di poter essere compreso da un liceale come da un politico. I riferimenti sono corretti, la bibliografia discreta. un bel lavoro.
Insomma, è da leggere. Funziona anche nei momenti di relax quando non hai voglia di studiare.

Stampa Romana: solidarietà a giornalisti e attivisti Flotilla arrestati. Il governo agisca per liberazione.

L’Associazione Stampa Romana esprime solidarietà e gratitudine ai giornalisti imbarcati sulla Global Sumud Flotilla e agli attivisti arrestati dalle forze armate israeliane. Il governo italiano si impegni per il rilascio immediato di tutti. Stampa Romana parteciperà alle iniziative pubbliche oggi e nei prossimi giorni per la fine del massacro criminale dei palestinesi a Gaza.

La Segreteria dell’Asr

L’IA non è (ancora) la nostra miligore amica. ACN all’incontro di AGM e AIPSA

I sistemi di Intelligenza Artificiale, ad esempio quelli di tipo generativo, possono essere usati per manipolare dati, informazioni e sistemi informatici, produrre falsità e disinformazione.

Ovviamente l’Intelligenza Artificiale può rappresentare un pericolo dal punto di vista della gestione sicura dei sistemi informatici, ma il fatto che possa rappresentare un pericolo cognitivo per i singoli utenti non è ancora abbastanza esplorato. Eppure, siamo tutti d’accordo che fake e deepfake possono manipolare le nostre percezioni ed essere usati come strumento di disinformazione e propaganda, leve della guerra cognitiva.

Le stesse IA possono essere hackerate, manipolandone i dati di addestramento, rimuovendo le regole di censura, riprogrammando quelle esistenti per scopi illeciti e criminali.

In aggiunta, poiché sono molti i Paesi che hanno abbastanza dati, potenza di calcolo e algoritmi, le IA sono un rischio emergente alla sovranità digitale visto che il loro impiego può servire a creare nuove armi informatiche, come i malware polimorfi, ma anche a individuare più facilmente le vulnerabilità sia dei sistemi umani sia di quelli software e, secondo alcuni studi, di hackerare sistemi informatici senza il feedback umano.

Di tutto questo ho parlato al convegno organizzato da AGM SOLUTIONS in collaborazione con AIPSA Associazione Italiana Professionisti Security Aziendale a Milano, con un titolo molto bello: “L’AI non è ancora la nostra migliore amica”.

In questa occasione ho potuto confrontarmi con colleghi e amici come Andrea Agosti, Alessandro Manfredini, Matteo Macina e Alessandro Piva e Cristian Fassi grazie alla moderazione di Gianni Rusconi e agli auspici di Matteo Franzosi. Il loro punto di vista è stato per me molto stimolante.


L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale alla Rome Future Week

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale partecipa alla Rome Future Week con un Open Day, martedì 16 settembre 2025, dalle 9.30 alle 18.30, presso la Casa delle Tecnologie Emergenti di Roma (Stazione Tiburtina).

Talk, incontri, workshop e momenti di confronto offriranno una panoramica concreta e immersiva sui temi chiave della cybersicurezza: dai sistemi di difesa più avanzati al monitoraggio in tempo reale delle minacce informatiche, fino ai nuovi profili professionali richiesti da un settore in rapida evoluzione. Nel pomeriggio, focus sul ruolo delle donne nella cybersicurezza.

9:30–10:15
La cybersicurezza: una sfida per il presente, una professione per il futuro. Parteciperanno i vertici dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

 Apertura istituzionale ACN con overview su: 

  • Analisi di contesto
  • dati aggiornati sul panorama delle minacce 
  • overview sul futuro delle professioni (Risorse umane)


10:15–11:00
Servizio Operazioni e gestione delle crisi cyber
“Il cuore operativo dell’ACN: rilevamento e gestione della minaccia cyber“. Relatori del Servizio.


11:00–11:15
Coffee break


11:15–12:00
Servizio Certificazione e Vigilanza
Presentazione del Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale (CVCN): analisi delle vulnerabilità nei sistemi ICT. Focus su casi e metodologie. Relatori del Servizio 


12:00–13:15 
Servizio Programmi Industriali tecnologici e di Ricerca
“Il futuro della cybersicurezza: progetti nazionali ed europei”
Relatori del Servizio

Servizio Certificazione e Vigilanza

15:00–16:00
Dimostrazione pratica di PT ( Penetration test )

Divisioni Formazione e Consapevolezza

16:00-16:30L’ACN e il mondo degli ITS Academy

16:30-17:30
Capture the flag in collaborazione con ITS Academy

17:30–18:00
Donne della Cybersecurity: esperienze a confronto (squadra cyber femminile delle scuole superiori – women4cyber)

18:15-19:15
Matching libero e networking
I partecipanti potranno avvicinare aziende e enti formativi, distribuire CV, fare domande, conoscere opportunità 

Pubblico invitato:
Studenti delle scuole superiori, Studenti universitari, Giovani professionisti. Appassionati di tecnologia, Cittadini e cittadine curiosi/e, Aziende e startup, Enti di formazione

I lavori della giornata saranno moderati dal dott. Arturo Di Corinto

Meet the Experts: AI tra hype e realtà

Meet the Experts: AI tra hype e realtà
L’AI è davvero la nostra alleata? O nasconde vulnerabilità che non possiamo ignorare?

Il 25 settembre alla Factory NoLo (Milano) ne parleremo con il Prof. Alessandro Piva, che presenterà i dati dell’Osservatorio AI. Con lui condivideranno scenari, opportunità e rischi della dipendenza dall’AI Matteo Macina e Arturo Di Corinto professionisti di provata esperienza. Modera Gianni Rusconi, giornalista.

⚡ Non un talk convenzionale, ma riflessioni di senso, risposte dal vivo. E perché no qualche provocazione per scettici, o super consapevoli. Non un oneway format, ma un confronto concreto e contemporaneo per portarsi a casa idee, consapevolezza e qualche esperienza.

🗓️ 25 settembre | 16:00 – 20:00 – Factory NoLo, Milano

🔒 Posti limitati
Partecipa gratuitamente: https://bit.ly/4p9u8ZA

➡️ Resta collegato per scoprire gli altri protagonisti

#evento #milano #cybersecurity #ai #technology

Con la Flotilla e per l’informazione. Stampa Romana sabato 6 settembre in piazza del Campidoglio

Accompagnare la rotta della Global Sumud Flotilla, tenere gli occhi aperti su ciò che accadrà una volta che le imbarcazioni si avvinceranno a Gaza. Barche tracciate, sotto gli occhi del mondo. Una scelta dei volontari. Visibilità come tutela, finestra sui fatti. Perché nella tragedia che da 22 mesi si consuma a Gaza, i massacri indiscriminati di civili, la fame, le pressioni per l’esodo, è stata colpita duramente anche l’informazione. Oltre 240 i giornalisti uccisi, una contabilità macabra, senza precedenti neppure nei conflitti su ben più vasta scala. Cronisti sul campo, fari accesi sui fatti, bersagli dell’Idf, mentre l’esercito israeliano continua a vietare l’accesso alla Striscia ai giornalisti indipendenti e le uniche versioni ammesse sono quelle degli embedded, addirittura degli influencer, chiamati all’improba sfida di coprire il dramma, i crimini di guerra e contro l’umanità, con la réclame.

Versioni che si scontrano con l’evidenza delle immagini di Gaza che  rimbalzano in Rete, aprendo un cortocircuito con molti media tradizionali, tenuti a distanza dai fatti, senza inviati testimoni sui luoghi, relegati nell’area dei comunicati, dei briefing, delle propagande.

Questioni che riguardano tutti i conflitti: la formazione dell’opinione pubblica, la corretta dialettica democratica, mentre in tutto l’Occidente si fa concreta la tentazione di restringere gli spazi di manifestazione, di protesta pacifica, di confronto civile. E si impone una retorica bellicista, che giustifica la propaganda, esige schieramenti, rifiuta le complessità, mina concretamente il diritto di informare e di essere informati.

Anche per questo Stampa Romana, sarà domani, sabato, alle 18 in Piazza del Campidoglio, per manifestare vicinanza alla Flotilla, allo sforzo per la pace e l’umanità dei volontari, perché su di loro sia sempre accesa la luce dell’informazione, che tutta la categoria è chiamata a difendere.

Stefano Ferrante

Segretario ASR

Stampa Romana con la Global Sumud Flottilla per Gaza, sabato alle 18 in piazza del Campidoglio

Sabato prossimo alle ore 18, in piazza del Campidoglio, Stampa Romana parteciperà all’iniziativa di sostegno alla Global Sumud Flottilla con Fnsi, Cgil, Rete No Bavaglio, numerose altre associazioni.
È necessario, ancora di più dopo le gravi e inaccettabili minacce del governo israeliano, manifestare vicinanza a chi si spende per dare sollievo concreto alla popolazione palestinese, assediata, bombardata, ridotta alla fame. Sarà un modo per ricordare anche che a Gaza sono stati uccisi più giornalisti che in qualunque altro conflitto, che ancora Israele non consente l’accesso alla Striscia della stampa indipendente, che a essere colpito duramente è stato anche il diritto di cronaca, ovvero quello dei cittadini di tutto il mondo a essere informati correttamente.

La Segreteria dell’Asr

Cybersecurity Open Day

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ti apre le porte

Martedì 16 settembre 2025
Casa delle Tecnologie Emergenti (CTE), Stazione Tiburtina – Roma

ore 9:30–18:30

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) partecipa alla Rome Future Week con un’intera giornata dedicata alla cultura della sicurezza digitale.

Talk, incontri, workshop e momenti di confronto ti porteranno dentro il mondo della cybersecurity: dai sistemi di difesa cyber più avanzati, al monitoraggio in tempo reale delle minacce, fino alle nuove professioni e ai percorsi formativi del settore.

Sarà anche un’occasione unica per incontrare chi lavora ogni giorno per proteggere le nostre infrastrutture digitali e scoprire come entrare in questo mondo.

Mattina
Focus Istituzionale ACN

9:30–10:15
La cybersicurezza: una sfida per il presente, una professione per il futuro. Parteciperanno i vertici dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

 Apertura istituzionale ACN con overview su: 

  • Analisi di contesto
  • dati aggiornati sul panorama delle minacce 
  • overview sul futuro delle professioni (Risorse umane)


10:15–11:00
Servizio Operazioni e gestione delle crisi cyber
“Il cuore operativo dell’ACN: rilevamento e gestione della minaccia cyber“. Relatori del Servizio.


11:00–11:15
Coffee break


11:15–12:00
Servizio Certificazione e Vigilanza
Presentazione del Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale (CVCN): analisi delle vulnerabilità nei sistemi ICT. Focus su casi e metodologie. Relatori del Servizio 


12:00–13:15 
Servizio Programmi Industriali tecnologici e di Ricerca
“Il futuro della cybersicurezza: progetti nazionali ed europei”
Relatori del Servizio

Pomeriggio
Open Day & incontri pubblici

Servizio Certificazione e Vigilanza

15:00–16:00
Dimostrazione pratica di PT ( Penetration test )

Divisioni Formazione e Consapevolezza

16:00-16:30
L’ACN e il mondo degli ITS Academy

16:30-17:30
Capture the flag in collaborazione con ITS Academy

17:30–18:00
Donne della Cybersecurity: esperienze a confronto (squadra cyber femminile delle scuole superiori – women4cyber)

18:15-19:15
Matching libero e networking
I partecipanti potranno avvicinare aziende e enti formativi, distribuire CV, fare domande, conoscere opportunità 

Pubblico invitato:
Studenti delle scuole superiori, Studenti universitari, Giovani professionisti. Appassionati di tecnologia, Cittadini e cittadine curiosi/e, Aziende e startup, Enti di formazione

I lavori della giornata saranno moderati dal dott. Arturo Di Corinto

Gaza, la Fnsi in piazza il 6 settembre con la Cgil

La Federazione nazionale della Stampa italiana aderisce alla manifestazione indetta dalla Cgil per Gaza in programma sabato 6 settembre 2025.

«Quanto sta accadendo nella Striscia – afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi – non è solo la mattanza di giornalisti, ma è l’uccisione di un popolo: fra le vittime del massacro ci sono anche migliaia di bambini e per questo è giusta, corretta e necessaria una mobilitazione di tutta la società e non soltanto di una parte».

Il sindacato dei giornalisti si unisce alla Cgil nel chiedere che «si fermi la barbarie in corso» e che il governo italiano «si schieri dalla parte della pace, della giustizia e del diritto internazionale» e invita i colleghi a dare voce alla protesta che si alzerà in tutta Italia.

La Fnsi sostiene, inoltre, l’iniziativa umanitaria non violenta della Global Sumud Flotilla per la popolazione martoriata di Gaza.

Gaza. Ossigeno protesta contro l’uccisione dei giornalisti insieme a 150 giornali di 50 paesi

Il 1 settembre pubblicherà un banner  che contiene un appello a Israele per proteggere i cronisti e per lasciare entrare nella Striscia gli inviati stranieri

Ossigeno per l’Informazione aderisce all’iniziativa di 150 testate giornalistiche internazionali, di oltre cinquanta paesi, di lanciare il 1° settembre prossimo una campagna mediatica per condannare le uccisioni dei giornalisti palestinesi da parte dell’esercito israeliano; chiedere la protezione dei giornalisti di Gaza o l’evacuazione di emergenza di quanti la chiedano; chiedere che alla stampa estera venga garantito un accesso indipendente alla Striscia. 

La campagna – coordinata da Reporter Senza Frontiere (RSF) e dal movimento globale Avaaz – prevede che le edizioni del primo settembre dei media aderenti escano con pagine o banner neri e il seguente messaggio:

Al ritmo con cui l’esercito israeliano uccide i giornalisti a Gaza, presto non ci sarà più nessuno a tenervi informati. #Protezione per i giornalisti a Gaza #Si lasci entrare i reporter a Gaza.

Questo il testo originale in inglese: “At the rate journalists are being killed in Gaza by the Israeli army, there will soon be no one left to keep you informed.” #ProtectJournalistsInGaza  #LetReportersIntoGaza

Ossigeno si è fatto interprete delle stesse richieste già nei mesi scorsi (leggi). Ora evidenzierà la sua adesione sia sul proprio sito web www.ossigeno.info sia su quello dedicato ai giornalisti italiani uccisi dalle mafie, dal terrorismo e nelle zone di guerra, intitolato Cercavano la verità www.giornalistiuccisi.it. Ossigeno rivolge un appello a tutti i media e alle organizzazioni dei giornalisti affinché aderiscano anch’essi alla iniziativa di lunedì prossimo 1 settembre.

L’operazione mediatica coordinata giunge pochi giorni dopo gli ultimi attacchi mortali dell’esercito israeliano contro i giornalisti nella Striscia. Il 25 agosto, uno di questi attacchi ha colpito un edificio nel complesso medico di al-Nasser, nel centro di Gaza, un noto luogo di lavoro per i giornalisti, uccidendo cinque reporter e membri dello staff di testate giornalistiche locali e internazionali come Reuters e Associated Press. Due settimane prima, la notte del 10 agosto, un attacco israeliano aveva ucciso sei giornalisti, tra i quali il corrispondente di Al Jazeera Anas al-Sharif, che era l’obiettivo designato.

Nel frattempo, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) ha chiesto un’indagine indipendente sull’uccisione dei cinque colleghi di lunedì 25 agosto all’ospedale Nasser di Khan Yunis. Un rapporto militare preliminare israeliano affermava che “sembra” che una telecamera di Hamas fosse l’obiettivo dell’attacco e nominava sei “terroristi eliminati durante l’attacco” – nessuno dei quali era tra i cinque giornalisti uccisi. 

“Il rapporto iniziale di Israele lascia molte più domande che risposte e non spiega perché un carro armato israeliano abbia aperto il fuoco contro l’operatore della Reuters Hussam Al-Masri e la telecamera visibile in diretta dell’agenzia di stampa che aveva ripreso da quella posizione quotidianamente per diverse settimane”, ha dichiarato l’amministratore delegato del CPJ Jodie Ginsberg. “Né spiega perché i primi soccorritori, inclusi altri giornalisti, siano stati presi di mira in un apparente attacco cosiddetto “doppio colpo” nello stesso luogo. La natura indiscriminata e sproporzionata dell’attacco richiede che questo incidente venga indagato come un apparente crimine di guerra”.

Secondo i dati di RSF, più di 210 giornalisti sono stati uccisi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza in quasi ventitré mesi di operazioni militari israeliane nei territori palestinesi. Almeno cinquantasei di loro sono stati intenzionalmente presi di mira dall’esercito israeliano o uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. 

La mobilitazione del primo settembre non ha precedenti per modalità e dimensione, anche se nei mesi scorsi si sono moltiplicate le iniziative delle organizzazioni giornalistiche internazionali per denunciare il massacro di reporter condotto impunemente dall’Idf a Gaza e chiedere l’accesso dei media stranieri nella Striscia. RSF, in particolare, rinnova l’appello per la protezione urgente dei professionisti dei media palestinesi, appello sostenuto a giugno da oltre 200 organi di stampa e organizzazioni della società civile.

Stampa Romana: a Gaza la strage di giornalisti continua, mentre la propaganda è affidata agli influencer

Altri cinque operatori dell’informazione uccisi a Gaza nell’ennesimo raid su un ospedale, un attacco mirato con un drone, in due tempi. I giornalisti sono obiettivi da colpire per le forze armate di Israele, testimoni da eliminare dell’incessante massacro di civili, sotto le bombe o per fame, della sistematica violazione dei diritti umani. Si uccidono i giornalisti sul campo, si impedisce l’accesso alla stampa indipendente, mentre si organizza una propaganda maldestra e offensiva con gli influencer, cui è affidato l’improba impresa di negare l’evidenza mostrata ogni giorno dalle immagini che arrivano da Gaza, proprio grazie ai giornalisti che sono diventati bersaglio: i morti sono oltre 240. Vittime insieme al diritto di cronaca, a quello dell’opinione pubblica mondiale di essere informata. È necessaria una mobilitazione su scala globale, a difesa del diritto di cronaca e della piena libertà di espressione.

La Segreteria dell’Asr

Democracy dies in darkness

Stop all’assassinio dei giornalisti in terra di Palestina

L’esercito israeliano ha ucciso altri 4 giornalisti. Si aggiungono agli oltre 200 giornalisti assassinati dopo il brutale assalto dei terroristi di Hamas contro Israele del 7 ottobre conteggiati da Reporters senza frontiere.

https://rsf.org/en/country/israel


Secondo Shireen.ps invece sono 270 gli operatori dell’informazione assassinati dalle Israel Defence Forces (IDF).

E questo nonostante il blocco all’ingresso in Palestina per i media internazionali.

In assenza di un’informazione plurale, collettiva, che mette in primo piano la testimonianza diretta, e sul campo, la verifica delle fonti e la deontologia giornalistica, l’alternativa è la disinformazione.

Per questo trovo molto interessante la lettura del magazine +972 di Tel Aviv, fatto da professionisti arabi e israeliani e vi consiglio di fare altrettanto.

L’ultima ottima inchiesta che ci ho trovato riguarda la Legitimation Cell, la squadra speciale israeliana che deve costruire le prove per accusare di terrorismo i pochi giornalisti rimasti nella striscia di Gaza.

Come potrebbe essere accaduto ad Anas al Sharif prima di ferragosto.

Anche questo lo racconterò nel mio prossimo libro in uscita a gennaio.

https://www.972mag.com/israel-gaza-journalists-hamas-hasbara/

hashtag#bringthemhomenow hashtag#ceasefire

https://rsf.org/en/gaza-least-four-more-journalists-killed-israeli-army-rsf-repeats-call-emergency-un-security-council

Algoritmo Criminale. Come Mafia, cyber e AI riscrivono le regole del gioco

Dagli eventi che hanno portato all’arresto di Ross Ulbricht, manager di Silk Road, comincia il saggio Algoritmo Criminale. Come Mafia, cyber e AI riscrivono le regole del gioco, pubblicato a ottobre 2024 per i tipi del Sole24ore da Pierguido Iezzi e Ranieri Razzante. La tesi centrale è che l’attività illecita delle grandi organizzazioni criminali non sia più distinguibile dal cybercrime.

Dall’operazione della Polizia Italiana contro il clan Bonavota al Pig butcherin’ delle mafie asiatiche, dalle truffe romantiche del clan nigeriano Black Axe, fino alle ransomware gangs russe, il racconto si snoda lungo varie direttrici per provare a dimostrare questa tesi.

Non tutti i riferimenti sono recenti e alcune esempi meriterebbero una esplicita bibliografia, visto che anche i due autori parlano della complessità dell’attribuzione dei crimini agli attori del cyberspace, e tuttavia il discorso complessivo risulta convincente come nella parte in cui si descrivono i tipi di IA oggi disponibili sul mercato e che consentono una serie nuova di truffe, frodi e crimini informatici.
Scritto in maniera semplice e chiara è il contributo nella descrizione dei singoli crimini informatici e di quello che si può trovare nel DarkWeb: eroina, cocaina, barbiturici, carte di credito rubate. A spacciare droghe e informazioni ci pensano i blackmarket del web oscuro, secondo gli autori il vero luogo d’incontro tra criminalità organizzata e cybercrime (anche se non viene fatto cenno ai suoi usi positivi da parte di giornalisti d’inchiesta, dissidenti politici e credenti di religioni fuorilegge).

Interessanti sono gli esempi sull’uso che le mafie, nigeriana e albanese, e il cybercrime russo, fanno della tecnologia per sfruttare vulnerabilità umane e tecnologiche e condurre i loro affari: estorsioni e riciclaggio, soprattutto, come avevano ben spiegato Nicola Gratteri e Antonio Nicaso nel libro Il Grifone. Molto azzeccata pare la riflessione sul panorama criminale russo verso il quale il regime di Putin chiude un occhio nel caso in cui i suoi attori siano utili agli scopi statuali, sempre governati dalle agenzie di intelligence della Federazione russa.

Un capitolo utile è quello sull’hacking cerebrale, altro campo d’interesse non solo per le mafie ma soprattutto per i militari. I due autori, infatti, argomentano di come con l’avvento di chip e innesti cerebrali (tipo il Neuralink di Musk) e delle interfacce cervello-computer, già in uso nelle scuole cinesi per il controllo dell’attenzione degli studenti, si apra una nuova era per la manipolazione diretta delle percezioni, del pensiero e del comportamento umani.

Interessante, è infine, ancorché di tipo giuridico, la parte che riguarda l’uso illecito delle IA. Sì, proprio quelle a cui affidiamo le nostre informazioni più segrete e più intime. Anche lo sviluppo di questo settore è strettamente monitorato dalla criminalità che cerca sempre nuovi modi per aggirare le leggi e sfuggire gli interventi repressivi dei governi.

Copertina libro: Algoritmo Criminale. Come Mafia, cyber e AI riscrivono le regole del gioco

Media Freedom Act: Stampa Romana sostiene esposto alla Commissione europea per riforma Rai

Entra in vigore oggi l’European Media Freedom Act (EMFA), regolamento dell’Ue che impone agli stati membri norme per garantire l’ indipendenza e l’autonomia dei mezzi di informazione e la libertà dei giornalisti intervenendo, tra l’altro,  sulle concentrazioni editoriali, il mercato pubblicitario, la trasparenza dei finanziamenti  le autorità di controllo, la tutela delle fonti, la nomina dei vertici del Servizio Pubblico. Questioni su cui l’Italia è in evidente ritardo. Nonostante un dibattito pubblico che si trascina da mesi e lo stallo nell’elezione del presidente della Rai, il Parlamento non è riuscito a varare una legge perchè viale Mazzini possa avere risorse certe, una prospettiva industriale svincolata dalla durata dei governi, vertici nominati in base alle competenze.  Articolo Quinto, l’associazione (cui Stampa Romana ha aderito) nata per sollecitare l’adeguamento delle norme ai canoni stabiliti dall’EMFA ha presentato tramite il suo presidente Stefano Balassone un esposto alla Commissione europea  per queste inadempienze, un’iniziativa che ha il pieno e convinto sostegno di Stampa Romana.

  La Segreteria dell’ASR

Stampa Romana: continua mattanza giornalisti palestinesi, mobilitazione necessaria

È solo grazie al lavoro di questi cronisti che la tragedia di Gaza è sotto gli occhi del mondo, visto che l’esercito israeliano ha sempre negato l’accesso ai giornalisti indipendenti, lasciando spazio agli embedded sotto controllo. Proprio nelle ore in cui venivano uccisi Anas Al- Sharif e i suoi colleghi, sulla tv pubblica (RaiNews 24) veniva trasmessa senza filtri la conferenza stampa di Netanyahu. Episodi che devono far riflettere la categoria sul ruolo dell’informazione nei conflitti, sulla necessità di raccontare e testimoniare i fatti, di circostanziare le dichiarazioni, di sottrarsi alle pressioni delle propagande. È più che mai necessaria una vasta mobilitazione per difendere le ragioni di un’informazione libera e indipendente, il diritto e dovere di essere testimoni sul campo dei fatti.

  La Segreteria dell’ASR

Angelucci chiede risarcimento a Di Benedetto e Mantovani (Fatto Quotidiano): la solidarietà di Stampa Romana

Un’azione civile con la richiesta di risarcimento contro i giornalisti che scrivono articoli poco graditi, un classico del repertorio di chi vuole scoraggiare le inchieste. Questa volta Antonio Angelucci, parlamentare della Lega, imprenditore con attività che spaziano dalla sanità all’editoria, per le quali usufruisce di cospicue risorse pubbliche, se la prende con i giornalisti del Fatto Quotidiano Linda Di Benedetto e Alessandro Mantovani, che  hanno fatto il loro lavoro di cronisti raccontando la cessione del Tempo al gruppo Toto.  Una vicenda che ricorda ancora una volta quanto sia urgente un intervento legislativo per rispondere alla pratica delle richieste di risarcimento e delle querele temerarie. Ai colleghi del Fatto Quotidiano  va la piena solidarietà dell’Associazione Stampa Romana.

  La Segreteria dell’ASR

Stampa Romana su precari Rai: aprire riflessione su sindacato e rappresentanza 

Il ricorso sistematico al precariato, a rapporti di lavoro regolati senza la giusta applicazione del contratto di collettivo dei giornalisti sono ferite gravi inferte dagli editori alla nostra professione, strumenti con i quali si è indebolita l’intera categoria. Per il riscatto occorre coesione e un sindacato inclusivo che garantisca piena e adeguata rappresentanza. Per questo, nel rispetto dell’autonomia di tutte le articolazioni della Fnsi, la richiesta dei colleghi Rai precari e in attesa del “giusto contratto” di potersi iscrivere all’Usigrai, cosa che lo statuto attuale non consente, deve essere l’occasione di una seria riflessione. Regole che diano a tutti i colleghi una equa e proporzionata forza di rappresentanza indipendentemente da dove svolgano la professione, (testate, programmi, ambito nazionale o regionale) sono la migliore risposta a chi ha sciaguratamente scelto la via della scissione, danneggiando, per il vantaggio di pochissimi, il sindacato e l’intera categoria.

La Segreteria dell’Associazione Stampa Romana

Giornalisti, contratto fermo dal 2016ma agli editori 240 milioni di finanziamenti

Negli ultimi 9 anni gli stipendi degli italiani sono stati erosi dal 19,3% di inflazione certificata dall’Istat. In questi stessi anni diversi contratti di lavoro nazionali sono stati rinnovati: non quello dei giornalisti, fermo al 2016. Gli editori, però, nel frattempo hanno incassato almeno 240 milioni di euro in aiuti dallo Stato e hanno alleggerito le redazioni (meno 15% di giornalisti regolarmente assunti), aumentando il lavoro precario e sottopagato: un articolo viene retribuito in media 10 euro lordi. Un meccanismo che ha garantito alla stragrande maggioranza degli editori di macinare utili. Da 15 mesi la Federazione nazionale della Stampa italiana si sta confrontando con la Federazione Italiana Editori Giornali per rinnovare il contratto nazionale di lavoro giornalistico, chiedendo aumenti dignitosi per il recupero del potere d’acquisto, investimenti sui giovani, linee guida per governare la trasformazione digitale, a partire dall’intelligenza artificiale, idee e progetti per modernizzare l’editoria italiana con l’obiettivo di alzare la qualità del giornalismo e contrastare la disinformazione e le fake news.

La Costituzione sancisce il diritto di ogni lavoratore a una giusta retribuzione che, per i giornalisti, è anche una garanzia di libertà e per i lettori una certezza di qualità: solo retribuzioni adeguate possono assicurare un lavoro professionale attento e profondo e, quindi, un’informazione certa e a difesa dei cittadini. Tutto questo non sembra interessare agli editori, più concentrati sul taglio dei costi e sul prossimo giro di valzer per chiedere altri soldi al Governo piuttosto che sulle numerose sfide imposte dalla rivoluzione digitale per cercare, insieme ai giornalisti, la strada per superare una crisi devastante. Non hanno voluto confrontarsi sull’uso dell’Ai, sul rapporto coi giganti del web che condizionano sempre di più l’informazione (omologandola), sulle prospettive occupazionali, rimandando a chissà quando ogni discussione. Con un evidente problema: rinviare ancora nel caso dell’editoria significa soccombere, portare il settore a morte certa.

Ma anche quando si è provato a trattare un accordo ponte solo per il rinnovo economico, lo schema si è ripetuto. Il recupero dell’inflazione è la linea di demarcazione di tutto il mondo del lavoro del nostro paese. L’offerta della Fieg, invece, è di gran lunga inferiore rispetto ai rinnovi contrattuali degli altri lavoratori del nostro paese i cui redditi reali sotto l’impulso delle organizzazioni sindacali si sono rafforzati. Non solo: mentre da tempo è in atto una progressiva destrutturazione del Contratto Nazionale di Lavoro, gli editori al tavolo hanno chiesto per i nuovi assunti un nuovo salario d’ingresso al ribasso. Un ulteriore sconto sulle assunzioni obbligatorie per legge in seguito a prepensionamenti (che per gli editori, dal 2022, sono completamente gratuiti) e per questo inaccettabile. 

Come giornalisti continueremo a fare il nostro dovere di informare i cittadini con coscienza e impegno, ma siamo anche pronti a mobilitarci per difendere i nostri diritti di lavoratori.