Una rete sotto controllo

A. DI CO.
Il Manifesto – 23 Gennaio 2002

L’operazione contro i sei ragazzi del gruppo Hi Tech Hate mette a nudo il problema della sicurezza di Internet, ma anche del rispetto della privacy e della libertà di espressione in rete. Temi da lungo tempo discussi da quegli attivisti telamatici che si battono per la difesa dei diritti nel cyberspazio. Ne abbiamo parlato con Lorenzo, il nome fittizio di un attivista digitale, nonché hacker che lavora a Milano come tecnico informatico per una importante impresa della new economy.
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Messaggi in codice

Dalla difesa della privacy allo sviluppo della nuova economia, la crittografia ha molti meriti. Nonostante Bin Laden

Arturo Di Corinto
Carnet – Dicembre 2001

Il sospetto che gli attentatori del World Trade Center possano aver usato la crittografia e la steganografia per coordinare le loro azioni ci ha fatto all’improvviso ricadere in un’atmosfera da guerra fredda spargendo sospetti su chiunque rivendichi il diritto alla privacy ed all’anonimato su Internet.
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Il dissenso è già on-line

A. DI CO.
Il Manifesto – 21 settembre 2001

L’idea di un nuovo giro di vite sulla rete giustificato dal timore che i terroristi abbiano usato Internet per le loro operazioni non trova tutti d’accordo. Per lo scrittore J. Tucille la sorveglianza delle comunicazioni private, che hanno solo una remota possibilità di trovare tracce di reati, è un gioco che non vale la candela e ha aggiunto di diffidare dei tentativi dell’Fbi di mettere tutti sotto controllo diffondendo la cultura del sospetto.
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La rete sotto attacco

ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto – 21 Settembre 2001

Il senato Usa pone limiti alla comunicazione su Internet in nome della lotta al terrorismo

Qualcuno ha detto che insieme ai morti, la guerra produce sempre due illustri vittime civili: la verità e la libertà. E fra le probabili vittime della guerra che il “mondo occidentale” è pronto a scatenare contro il terrorismo internazionale ci sono anche le “libertà civili”, vittime sacrificali di una verità per ora soltanto mediatica.
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Genoa legal forum, dalla parte dei cattivi

Trecento avvocati si occuperanno dell’assistenza agli arrestati e alle vittime degli abusi delle forze dell’ordine
ARTURO DI CORINTO – SARA MENAFRA
“IL MANIFESTO” del 05 Agosto 2001

Un esercito di 300 avvocati. Da ieri sono collegati con una rete dal simbolico nome, Genoa legal forum (l’e-mail è lexglf@libero.it), che si occuperà di connettere tutte le azioni legali sui fatti di Genova.
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Se la polizia ti stacca il telefonino?

ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto – 18 Luglio 2001

DIARIO VIRTUALE
Genova: cellulari sì, cellulari no, cellulari forse. Dopo lo scoop di la Repubblica che riportava la notizia della possibile “disattivazione dei cellulari di duemila noti attivisti” nei giorni del G8, sulle mailing list di movimento è cominciata la discussione sulla plausibilità dell’iniziativa del governo.
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Una risata (on-line) vi seppellirà

“Hacktivism”, antagonisti in piazza e in Rete. L’alleanza tra comunità hacker e movimento dei movimenti.
ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto – 18 Luglio 2001

Il termine hacktivism deriva dall’unione delle parole hacking e activism. L’Hacking è la messa in opera di una particolare attitudine verso le macchine informatiche che presuppone lo studio dei computer per migliorarne il funzionamento – attraverso la cooperazione e il libero scambio di informazioni tra i programmatori – e la condivisione del sapere dando a tutti accesso illimitato alla conoscenza in essi incorporata. Activism è il termine americano che indica le forme dell’azione diretta praticate dai movimenti politici di base (grassroots movements) come i sit-in, i cortei, i picchetti.
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SCHEDA HACKERS

A. Di. CO.
Il manifesto 19 Giugno 2001

HACKER, UNA STORIA

Nel libro “Hackers” – Ed. Shake, 1996 – Steven Levy racconta che i giovani talenti che si fregeranno del titolo di hackers emergono alla fine degli anni 60 dalla cellula tecnica del “Tech Model Railroad Club” del Mit di Boston. Gli hackers erano quelli che sapevano “mettere le mani sopra” all’intricata matrice di fili e di relais che faceva correre i trenini del Club. Quello che accadde dopo fu che archiviati i trenini quei talenti si appassionarono alla programmazione dei computer, collaborarono alla realizzazione dei primi corsi di informatica della famosa università americana e cominciarono subito a sperimentare tutte le scorciatoie possibili per ottimizzare la limitata capacità di eleborazione dei primi computers e risparmiare lavoro agli operatori umani.
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Una cyber eruzione

ARTURO DI CORINTO
Il manifesto 19 Giugno 2001

” Quello sguardo fisso sul monitor, le mani che viaggiano veloci sulla tastiera le parole centellinate al compagno di fianco – lunghi discorsi con un delay minimo di 10 minuti tra una frase e l’altra, eppure coerenti – quel modo di fissare l’interlocutore dritto negli occhi mentre le mani continuano a correre sulla tastiera a ritmo costante, pause sigaretta tutt’attorno con discussioni portate avanti in strane lingue che pochi sembrano capire ma chi le capisce annuisce solenne, gruppetti di persone davanti a un solo monitor dai quali arrivano, tendendo l’orecchio, sordi sintagmi: arp!, awk!, sed!, visux!. Verità matematiche enunciate tra cospiratori anonimi, capelloni-drogati-comunisti-gay-negri e persone normalissime che maneggiano hardware come prestigiatori e scopri che sono loro i root della backbone che ti passa sotto al culo, loro che escono da un mutismo stralunato – autismo violento risucchiati nel loro monitor lì accanto a te – solo per indicarti il modulo giusto da compilare dentro al kernel per liberare la tua macchina dal giogo microshit – aiutarti in quel primo piccolo passetto e imparerai un giorno a correre anche tu – ovunque tendi l’orecchio per sapere che non ha prezzo e aspetta solo di essere compreso. Karma e concentrazione, e i fratelli tutt’attorno”.
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Un treno chiamato desiderio

Tre giorni di performance, video, comics e musica sul tema del viaggio. A Roma, in metrò
ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto 16 Giugno 2001

Una tre giorni a Roma – i primi appuntamenti giovedì e sabato scorsi, l’ultimo oggi – di teatro, performance, video, comics e musica negli spazi di snodo della metropoli: le stazioni.
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Guastatori mediatici

Da domani, a Bologna, il festival internazionale di net-culture
ARTURO DI CORINTO – BOLOGNA
23 Maggio 2001

Anche gli artisti digitali e i guastatori mediatici hanno un volto e ce lo mostreranno a Bologna da domani a sabato a digital_is_not_analog.01, incontro internazionale di net-culture organizzato presso il Salara Media Lab di via Don Minzoni a Bologna. http://www.d-i-n-a.org
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Le vertigini di un secolo

Al Forte Prenestino lo spettacolo teatrale di Margine Operativo
ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto 16 Marzo 2001

Pezzi di Novecento, il Novecento fatto a pezzi. Questo il motiv dell’ultimo spettacolo di Margine Operativo, macchina teatrale nata al Forte Prenestino di Roma, e intitolato: Un secolo: Esercizi di Vertigine, di e con Alessandra Ferraro e Pako Graziani.
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Un netstrike all’ombra del Vesuvio

ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto – 15 Marzo 2001

Dai quotidiani locali apprendiamo che la polizia telematica teme le incursioni degli hackers in occasione del Terzo Global Forum. Il forum, dedicato all’e-government e organizzato dal governo italiano con la partecipazione dell’Ocse e della Banca mondiale, sarà l’occasione per parlare di governo elettronico, digital divide, privacy e democrazia online, e prevede la presenza di centinaia di delegati da 40 paesi.
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All’assalto dell’ordine del discorso

“Comunicazione-guerriglia”, un manuale per muoversi in una realtà dominanta dalla comunicazione
ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto – 14 marzo 2001

Uno dei pilastri della società disciplinare è, secondo Michel Foucalt, l’ordine del discorso, ordine che stabilisce, tra le altre cose, chi ha diritto di parola e chi no in un dato contesto, e che riflette i modi dell’inclusione o dell’esclusione sociale stabilendo i criteri di appartenenza attraverso cui i gruppi sociali definiscono se stessi.
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Orizzonti di libertà. Al silicio

La critica al copyright per il libero scambio di programmi informatici. Due incontri. A Milano e Bologna
ARTURO DI CORINTO
Il Manifesto – 12 Gennaio 2001

Agiudicare dal moltiplicarsi delle iniziative su software libero, brevetti e copyright si direbbe che in Italia è partita una “campagna d’inverno per la libera circolazione dei saperi”.
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Repubblica: Il mio amico hacker

Il mio amico hacker
Banditi virtuali, guerriglieri libertari, semplici giocherelloni: chi sono i pirati informatici che fanno tremare le istituzioni di tutto il mondo? Ecco le loro ragioni. Viste da molto vicino
di Arturo Di Corinto per
D La Repubblica delle donne gennaio 2001

Si parla di hacker come di pirati informatici o di ragazzini teppisti che s’intrufolano nei sistemi protetti delle banche, delle aziende e delle istituzioni per danneggiarli o trarne profitto. Con buona pace dei male informati e della guardia di finanza, le cose stanno diversamente.
I soggetti che compiono quelle azioni si chiamano, correttamente, cracker o lamer, mentre il termine hacker va riservato a quelli che manifestano un’attitudine all’uso creativo, cooperativo e ludico dei computer.
Non ci sono hacker buoni e hacker cattivi e non è possibile definire in maniera univoca che cosa sia un hacker. Hacking è un’attitudine e l’hacker viene definito dai suoi comportamenti. Se sei uno che crede nella libera circolazione dei saperi e non ti basta quello che dicono gli esperti, se vuoi mettere alla prova le tue capacità e condividere quello che impari su computer, cellulari e reti telematiche, sei sulla buona strada. A questo punto devi solo trovare il modo di superare le barriere che separano le persone dall’uso della conoscenza incorporata nelle macchine informatiche. Questo modo è l’hacking, uno stile di interazione, con macchine e con persone, capacità di scoprire e condividere. Divertendosi. È così che l’incontro fra le culture underground e lo sviluppo della telematica ha dato vita a forme peculiari di aggregazione.
Il ragionamento è semplice. Se l’informazione è potere e la tecnologia è il suo veicolo, ogni mezzo è legittimo per opporsi al suo monopolio e ridistribuire informazione e conoscenza. È il social hacking divulgato dal Chaos Computer Club di Amburgo (CCC: www.ccc.de). Mentre l’approccio degli hacker americani che si ritrovano alla conferenza HOPE (Hacker On Planet Earth) appare più orientato alla sfida tecnologica e al virtuosismo individuale, i gruppi europei fanno della lotta al copyright e ai brevetti una questione collettiva di libertà e democrazia. Il bersaglio più gettonato è ovviamente Bill Gates, che è diventato per gli hacker il modello di come si possa sottrarre alla comunità il sapere di tante generazioni di programmatori, mettendoci sopra un copyright. Il simbolo di uno storico meeting olandese di Hacker In Progress era una lapide funeraria intitolata a Bill Gates con la scritta “where do you want to go today?” (http://www.hip97.nl).

La critica radicale allo status quo da parte degli hacker utilizza anche forme estreme di protesta. Il gruppo che fa capo alla storica rivista 2600, per esempio, tiene un archivio dei defacements (sfregi) alle home page di istituzioni accusate dagli hacker di essere fasciste, illiberali e corrotte (www.2600.org). In Italia, una particolare forma di protesta inscenata con la collaborazione degli hacker è il Netstrike (www.netstrike.it). La tecnica è quella delle richieste reiterate a un server web, che ne determina un temporaneo collasso. Usata per attrarre l’attenzione su casi di censura e malgoverno, è servita a esprimere l’opposizione agli esperimenti nucleari di Mururoa, alla pena di morte, all’invasione del Chiapas da parte dell’esercito governativo.
La convinzione che i sistemi informatici possano contribuire al miglioramento della società, grazie alla capacità di diffondere le informazioni capillarmente e velocemente, ha contribuito a creare una scena italiana assolutamente particolare. L’incontro fra l’uso dei computer, la filosofia comunitaria dei primi “Bulletin Board System” e la pratica dei centri sociali ha dato vita a circa dieci hacklab sparsi per la penisola: nati dopo il secondo hackmeeting italiano (www.hackmeeting.org), gli hacklab sono i luoghi dove gli hacker fondono le proprie conoscenze, discutono e contestano l’appropriazione privata degli strumenti di comunicazione. Il Loa hacklab di Milano, per esempio, nato e cresciuto al centro sociale BULK, si distingue per l’opera di alfabetizzazione all’uso critico dei computer e alla diffusione di sistemi aperti e gratuiti. Discepoli di Linux e di tutti gli altri strumenti software progettati collettivamente e con libera licenza di distribuzione, al Loa hanno fatto propria la proposta dell’obiezione di coscienza rispetto all’utilizzo di software proprietario (e a pagamento) nelle università, e hanno avviato una campagna contro il diritto d’autore, sostenendo che esso “anziché proteggere il vino, protegge la bottiglia” facendo gli interessi della burocrazia che gestisce i diritti più che degli autori (www.ecn.org/loa). L’hacklab Firenze, invece, lavora alla costruzione di un sistema di calcolo parallelo (un cluster di computer in disuso), chiamato Ciclope, a dimostrazione che non è finita l’era in cui gli hacker assemblavano schede e processori allo scopo di trarne il miglior risultato possibile, senza rincorrere le innovazioni di una tecnologia sempre più costosa e dai risultati insoddisfacenti (http://firenze.hacklab.it).
Molte altre sono le iniziative che caratterizzano le comunità hacker italiane. Al Forte Prenestino di Roma, ribaltando la logica di attirare le persone verso i templi della tecnologia, la tecnologia è stata portata dove le persone c’erano già. È il progetto Forthnet, una infrastruttura di cavi e computer estesa su tutti i 13 ettari di uno dei centri sociali più vecchi d’Italia (www.forteprenestino.net). L’infrastruttura ha retto l’assalto di centinaia di smanettoni al terzo hackmeeting italiano, lo scorso giugno, ed è la base per la sperimentazione di una piattaforma per il lavoro cooperativo chiamata Brain Workers Network.
Al Forte in gennaio si terranno i Windows erasing days per insegnare a tutti come rimuovere MSWindows dal proprio computer e vivere felici usando sistemi operativi a prova di crash. Per saperne di più sul terreno dell’autodifesa digitale si può visitare www.ecn.org/crypto oppure www.strano.net/copydown, un portale di hack-tivisti che vanta anche una generosa presenza femminile. (Fotografie dell’ag. Rapho/G. Neri)