Cybersecurity: Zerodium offre 1,5 milioni per hackerare l’iPhone e rivendere il bug alla NSA

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Zerodium offre 1,5 milioni per hackerare l’iPhone e rivendere il bug alla NSA

L’azienda americana dell’ex fondatore di Vupen è amata dai governi e odiata da hacker etici e attivisti per le libertà civili che gli rimproverano i legami con la NSA

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 4 ottobre 2016

Zerodium, la start up dell’hacking, offre un milione e mezzo di dollari per hackerare l’iPhone e rivendere l’exploit alla NSA. Fatto senza precedenti nella storia dell’hacking, Zerodium è un’azienda specializzata nell’impiego di hacker e bug-hunters per acquisire tecniche di intrusione informatica in grado di violare sistemi operativi, app, plugin, browser e servizi web.

Creata nel 2015 da Chaouki Bekrar, è stata la prima azienda a cercare di trasformare in un’attività legale l’hacking dei dispositivi che usiamo ogni giorno, seguendo il suggerimento di un ricercatore indipendente della NSA nel lontano 2007. Ma è lo stesso motivo per cui l’esperto dell’American Civil LIberties Unione – ACLU, Christopher Soghoian, ha etichettato Bekrar come un “mercante di morte”. Continua a leggere Cybersecurity: Zerodium offre 1,5 milioni per hackerare l’iPhone e rivendere il bug alla NSA

La Repubblica: Cybersecurity: il crimine online fa 12 vittime al secondo. Ottobre, mese della sicurezza

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Cybersecurity: il crimine online fa 12 vittime al secondo. Ottobre, mese della sicurezza

Nell’ultimo anno in Europa aumento esponenziale di attacchi informatici nei confronti di aziende, governi, partiti e banche

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 29 SEttembre 2016

LE CIFRE sono sbalorditive: il cybercrime fa un milione di vittime al giorno in tutto il mondo, produce centinaia di miliardi di danni, blocca servizi essenziali ma non abbiamo abbastanza esperti per fronteggiarlo. Addirittura le nostre aziende sono impreparate perfino a definire le strategie minime di contrasto e non trovano personale già formato in grado di occuparsene.

È questo il motivo per cui sabato 1 ottobre comincia il mese europeo dedicato alla sicurezza informatica voluto dall’Unione Europea. Nell’ultimo anno nel continente c’è stato l’aumento esponenziale di attacchi informatici nei confronti di stati sovrani, aziende, gruppi bancari e partiti politici e l’Europa ha finalmente realizzato che deve dotarsi di risorse e regole adeguate a limitare i danni che ne derivano. Perciò, attraverso l’Enisa l’Agenzia Europea per la Sicurezza delle Reti e dell’Informazione e il direttorato DG Connect, la Commissione ha deciso di coinvolgere realtà associative e imprenditoriali per aumentare il livello di consapevolezza di fronte a uno scenario che Bruce Schneier, uno dei massimi esperti al mondo di reti non esita a definire di cyberwarfare. Continua a leggere La Repubblica: Cybersecurity: il crimine online fa 12 vittime al secondo. Ottobre, mese della sicurezza

Cybersecurity: Terremoti, guerre e attacchi informatici: cosa possiamo fare quando Internet non funziona

cyber_securityTerremoti, guerre e attacchi informatici: cosa possiamo fare quando Internet non funziona

Le reti mesh consentono di creare un’infrastruttura di comunicazione affidabile ed economica, per questo vengono create ad hoc nelle situazioni di crisi. Un modello da rivalutare?

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 28 settembre 2016

Ogni giorno veniamo a conoscenza di nuovi attacchi alle infrastrutture informatiche di stati sovrani, banche, aziende, e perfino partiti politici. In qualche modo ci stiamo abituando e da più parti si sottolinea l’importanza di costruire un’efficace cultura della sicurezza informatica, perché la questione non è se accadrà, ma quando subiremo l’attacco.

Un esperto come Bruce Schneier ha pubblicato un post in cui ci avverte che le schermaglie informatiche tra Russia, Cina e Stati Uniti sono solo le prove generali di una cyberwar mondiale. Secondo l’esperto però il target non è un paese o il quartier generale dei democratici, ma l’Internet stessa. Cioè la più grande e interconnessa piattaforma mondiale per il commercio e la comunicazione tra i popoli.

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Cybersecurity: Project Zero: Google offre 200 mila dollari a chi “buca” Android (ma l’Italia è esclusa)

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Project Zero: Google offre 200 mila dollari a chi “buca” Android (ma l’Italia è esclusa)

Il colosso di Mountain View che ha sviluppato il sistema operativo basato su kernel Linux lancia un nuovo contest per individuare le falle del suo software e farle diventare “conoscenza comune”

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 14 settembre 2016

Natalie Silvanovich, ricercatrice del team Project Zero, in un post sul blog del progetto ha annunciato ieri un nuovo contest dedicato a trovare falle e vulnerabilità in Android.

A detta della ricercatrice il motivo è semplice: Android è diventato il sistema operativo più popolare del mondo mobile e per quanto i ricercatori di Google (proprietaria di Android) siano esperti e infaticabili, molte sue falle di sicurezza sono state scoperte proprio grazie a questi contest. Perciò hanno voluto lanciarne un altro. Continua a leggere Cybersecurity: Project Zero: Google offre 200 mila dollari a chi “buca” Android (ma l’Italia è esclusa)

Cybersecurity: No More Ransom: contro i malware l’alleanza pubblico-privato funziona

cyber_securityNo More Ransom: contro i malware l’alleanza pubblico-privato funziona

Il progetto europeo di contrasto al crimine informatico ha sviluppato un intero repository di chiavi e strumenti per liberarsi dai virus che rapiscono i nostri dati

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 6 settembre 2016

L’allenza tra il pubblico e il privato nella lotta ai malware sembra funzionare. All’interno della No Ransom Initiative, un progetto della sezione nazionale anticrimine olandese, National High Tech Crime Unit, Europol, Kaspersky Lab e Intel Security sono stati sviluppati nuovi strumenti per combattere una variante particolarmente nociva di Wildfire, un malware che funziona come ransomware attaccando principalmente scuole, università ed ospedali del Nord Europa.

I tool, creati da Intel e Kaspersky sono in grado di liberare i file presi in ostaggio da Wildfire dopo che gli utenti hanno colpevolmente fatto quello che ogni creatore di virus si aspetta che la vittima faccia: cliccare su un file o su un link che non dovrebbe mai aprire. Continua a leggere Cybersecurity: No More Ransom: contro i malware l’alleanza pubblico-privato funziona

Cybersecurity: Scordatevi Whatsapp, Telegram e Snapchat, i professionisti usano Confide

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Scordatevi Whatsapp, Telegram e Snapchat, i professionisti usano Confide

L’app di messaggistica non conserva alcuna traccia del suo utilizzo: i messaggi si autodistruggono e non si possono stampare a video
Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 4 settembre 2016

Dopo quattro anni sono cambiati i termini della privacy di Whatsapp: la famosa app di messaggistica comunicherà i dati a Facebook che ne è proprietaria per attivare nuovi servizi o suggerire nuove amicizie. E così i mugugni degli utilizzatori sono diventati vere e proprie lamentele, nonostante l’adozione della crittografia end to end da parte del servizio.

Ma questa novità è già invocata come un nuovo motivo per usare strumenti alternativi da parte di chi vuole garantire per davvero la propria privacy. Un altro motivo per usare Confide.

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Cybersecurity: Ecco perché se Tor sciopera la privacy in rete è a rischio

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Ecco perché se Tor sciopera la privacy in rete è a rischio

Un gruppo di autoconvocati si ribella all’estromissione di Jacob Appelbaum dal progetto TOR e convoca uno sciopero per il 1 settembre
Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 1 settembre 2016

Il 27 luglio, con una mossa senza precedenti, sul blog del progetto Tor è apparso un comunicato in cui il direttore Shari Steele annunciava la fine dell’inchiesta interna sulle molestie sessuali da parte di uno dei più illustri partecipanti al progetto. Ma il suo nome era già sulla bocca di tutti, si trattava di Jacob Appelbaum, noto giornalista, hacker e attivista.

Un mese dopo un comunicato incollato su Pastebin, annunciava lo sciopero di Tor da parte di alcuni operatori del progetto, volontari e pare, interni, che, mettendo in discussione la correttezza di quell’indagine, invitavano a uno sciopero di 24 ore di tutta la rete Tor.

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La Repubblica: Tor sciopera, l’anonimato in rete è a rischio per 24 ore

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Tor sciopera, l’anonimato in rete è a rischio per 24 ore

Un gruppo di autoconvocati ha deciso che il primo settembre spegnerà per un giorno la rete di anonimizzazione del progetto. E in rete scoppia il putiferio

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 25 agosto 2016

SCIOPERO a Tor, il servizio che consente di navigare in modo anonimo in Rete. Lo hanno indetto alcuni lavoratori del progetto per il primo settembre. Le ragioni sono due: la prima è che non condividono la scelta del licenziamento di Jacop Appelbaum, uno dei suoi più noti attivisti, in seguito a un’inchiesta interna per molestie sessuali, il secondo è che non accettano l’idea di assumere un ex-CIA nella gestione del progetto. L’annuncio è arrivato via Pastebin il giorno 22 agosto e da allora ha riscosso più di una dichiarazione di sostegno. Continua a leggere La Repubblica: Tor sciopera, l’anonimato in rete è a rischio per 24 ore

La Repubblica: Moca 2016, piccoli hacker crescono: il meeting sulla cybersicurezza guarda avanti

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Moca 2016, piccoli hacker crescono: il meeting sulla cybersicurezza guarda avanti

Dal 19 al 21 agosto l’ex caserma Cocco di Pescara ospita hacker, nerd e smanettoni per discutere di privacy e sicurezza, virus, cyberwar e storia delle culture digitali

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 19 Agosto 2016

PRIVACY, coding, networking. E poi reverse engineering, virus, hacking, cybersecurity: sono le keyword del Moca 2016, l’hacker camp italiano a Pescara dal 19 al 21 agosto. Ma sono anche le parole chiave della cronaca che in questi giorni ha riempito le pagine dei quotidiani con le notizie della guerra cibernetica tra Russia e America e dell’allarme sicurezza sia per i malware che attaccano il sistema operativo Android che per le versioni infette di Pokémon Go. Parole di strettissima attualità entrate nel lessico quotidiano, grazie all’evoluzione di una cultura digitale cui proprio gli hacker che si incontreranno in questi giorni hanno contribuito.
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Cybersecurity: Come funziona Qwant, il motore di ricerca che rispetta la privacy, consigliato da Anonymous

cyber_securityCome funziona Qwant, il motore di ricerca che rispetta la privacy, consigliato da Anonymous

Qwant è un motore di ricerca europeo finanziato dalla Banca Europea degli Investimenti. Promette di non tracciare gli utenti e di rispettarne la privacy

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 12 agosto 2016

Qwant è il nome di una società francese che fornisce l’omonimo motore di ricerca finanziato con 25 milioni di euro dalla Banca Europea degli inivestimenti. Ed è anche il motore di ricerca consigliato da Anonymous. Il motivo è presto detto: Qwant non traccia gli utenti e rispetta la loro privacy.

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Cybersecurity: Se anche il vibratore diventa smart, può essere crackato

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Se anche il vibratore diventa smart, può essere crackato

Alla Defcon di Las Vegas due hacker neozelandesi hanno dimostrato che è possibile craccare un sex-toy come un vibratore femminile comandato via app aprendo un nuovo fronte per la sicurezza informatica

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 12 agosto 2016

Alla 24esima conferenza hacker di Las Vegas, la Defcon, due ricercatori neozelandesi, @RancidBacon e @g0ldfisk hanno dimostrato che è possibile superare le difese dei vibratori smart.

La notizia, inizialmente pubblicata da The Guardian, ne segue alcune piuttosto preoccupanti che hanno evidenziato le falle di sicurezza nei sistemi keyless delle auto, della ”golden key” di Microsoft Secure Boot  e le vulnerabilità dei driver di Qualcomm che rendono indifesi smartphone e tablet con sistema operativo Marshmallow.

Ma ora la possibilità di craccare un oggetto tanto intimo suscita nuove domande sulla sicurezza delle tecnologie che usiamo quotidianamente. Continua a leggere Cybersecurity: Se anche il vibratore diventa smart, può essere crackato

REVOLUTION OPEN SOURCE: SONO PASSATI 11 ANNI DAL MIO FILM SUL SOFTWARE LIBERO

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Oggi 3 agosto sono passati esattamente 11 anni da quando ho finito di realizzare il primo e unico film italiano sulla storia del free e open source software. Quindi 11 anni fa intervistavo Stallman, Perens e altri per raccontare come da Gnu siamo arrivati a Gnu/linux e alla Open Source Definition.

Cybersecurity: Non è per niente facile comprare armi nel dark web, ecco perché

cyber_securityNon è per niente facile comprare armi nel dark web, ecco perché

I giornalisti della tv tedesca ARD hanno pagato 800 dollari in bitcoin per avere un kalashnikov nel black market, ma non è mai arrivato

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 1 agosto 2016

“Non è per niente facile comprare un fucile d’assalto nel Dark web, neanche se sei stato istruito dall’IS.” La pensa così Pierluigi Paganini, esperto di cybersecurity e consulente del governo italiano che da lungo tempo si occupa della questione. “In rete ci sono parecchi imbroglioni e il dark web non fa differenza, anzi.”

Probabilmente ha ragione, visto che nella darknet mappata da Intelliag e Darksum e costituita da 30 mila siti nascosti, solo lo 0.3% di essi offre beni, merci e servizi collegati agli armamenti. Nel 2015, Agorà, uno dei black marketplace più famosi dove è possibile fare acquisti illegali, ha addirittura deciso di togliere le armi dalle proprie vetrine virtuali “perché i venditori sono spesso degli imbroglioni” e perché “è molto difficile fare arrivare le armi a destinazione una volta acquistate.” Continua a leggere Cybersecurity: Non è per niente facile comprare armi nel dark web, ecco perché

La Repubblica: Elezioni Usa, hackeraggio: indirizzi Ip e tastiere in cirillico portano agli ex Kgb

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Elezioni Usa, hackeraggio: indirizzi Ip e tastiere in cirillico portano agli ex Kgb

Il dossier. Guccifer 2.0 ha rivendicato la responsabilità delle intrusioni nei sistemi informatici dei democratici. In relatà sono opera di due gruppi legati ai servizi di Mosca. Ecco come hanno fatto e perché

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 31 Luglio 2016

In un’audizione di febbraio al Senato il capo dell’intelligence americana, James Clapper, aveva lanciato l’allarme sul pericolo di attacchi informatici nei confronti dei candidati alla presidenza americana. A giugno, in un’intervista alla National Public Radio, Clapper aveva parlato esplicitamente dell’importanza di preparare i responsabili delle campagne presidenziali a evitare i rischi di una cattiva gestione dei siti attraverso cui i candidati parlano agli elettori, raccolgono dati, ottengono donazioni. Ma, a giudicare dalle ultime vicende, non è stato ascoltato. E i democratici adesso pagano pegno. L’ultimo attacco è di ieri con un sito civetta che ha permesso ai criminali di reindirizzare le donazioni al Comitato elettorale democratico verso un sito fasullo.
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Chefuturo! Dark Web e Isis: perchè non esiste la pallottola d’argento

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Dark Web e Isis: perchè non esiste la pallottola d’argento
Non è per niente facile procurarsi armi nei black market. E i jihadisti non si radicalizzano solo sul web. Cosa è stato fatto e cosa si può fare

ARTURO DI CORINTO per Chefuturo del 31 LUGLIO 2016

La “guerra digitale” del Califfato è stata finora una guerra di propaganda. Attraverso i social network come Twitter i simpatizzanti del sedicente Stato islamico hanno a lungo proposto la propria visione del mondo e fornito riferimenti pseudo religiosi ai simpatizzanti di una malintesa jihad islamica. I messaggi nei social network e neiforum pubblici sono serviti a creare consenso intorno alle azioni dell’Isis e a scambiare informazioni su come contribuire alla guerra santa. È stato attraverso twitter che sono circolati, in chiaro, manuali su come sfruttare i social per la propaganda online e ottenere aiuto dagli esperti del cybercaliffato in caso di rimozione dei propri account.
Solo in pochi e sporadici casi è stato possibile attribuire agli hacker dell’Isis attacchi ai siti web di alcune scuole ed ospedali francesi con attacchi DDOS, ma finora i jihadisti non sembrano avere la capacità di attaccare le infrastrutture critiche e l’Internet of Things. Continua a leggere Chefuturo! Dark Web e Isis: perchè non esiste la pallottola d’argento

Chefuturo! La Cybersecurity non riguarda gli stati ma le persone (7 cose che bisognerebbe fare)

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La Cybersecurity non riguarda gli stati ma le persone (7 cose che bisognerebbe fare)
Cybercrimes, cyberthreats, cyberwar: occorre coinvolgere i cittadini per contrastare le minacce digitali nel rispetto dei diritti umani
ARTURO DI CORINTO per Chefuturo! del 17 LUGLIO 2016

Sotto il cappello della cybersecurity si tende a raggruppare molti fenomeni diversi: lecyberminacce, la guerra cibernetica, i crimini digitali (cyberthreats, cyberwarfare, cybercrimes) e però si continua a confondere la cybersecurity con la sicurezza nazionale. Non si deve infatti dimenticare che i fenomeni citati riguardano le persone e i loro comportamenti, definiscono i livelli di benessere e sicurezza degli individui ma anche i diritti e le opportunità di tutti i cittadini. Continua a leggere Chefuturo! La Cybersecurity non riguarda gli stati ma le persone (7 cose che bisognerebbe fare)

Chefuturo: Privacy, 10 motivi per opporsi alla sorveglianza di massa (che ha capito anche Facebook…)

chefuturo_logoPrivacy, 10 motivi per opporsi alla sorveglianza di massa (che ha capito anche Facebook…)
Ecco 10 ottime ragioni per tutelare la nostra privacy (mentre Facebook sta lanciando la sua Secret Conversation: ecco come funziona)
Arturo Di Corinto per Chefuturo! del 10 luglio 2016

Sulla sorveglianza forse è già stato detto tutto, forse no. Quello che è certo è che più usiamo strumenti digitali per la nostra vita di relazione, più sarà facile registrare e tracciare i nostri comportamenti e più facile sarà la profilazione a cui siamo sottoposti. Possiamo discutere se ciò sia legittimo o meno, e quali strumenti possiamo usare per proteggere la nostra privacy. Tuttavia quello di cui non discutiamo mai è di quel nostro essere sociali di cui ogni strategia di sorveglianza si giova.

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Cybersecurity: La NSA adesso sorveglia gli utenti Linux e chi protegge la propria privacy online

cyber_securityLa NSA adesso sorveglia gli utenti Linux e chi protegge la propria privacy online

Grazie a una serie di leaks, la televisione tedesca ARD ha scoperto che gli americani tracciano e controllano chiunque cerchi “Linux”, “Tor”, “Tails”, “Privacy” e ne discuta in rete

Arturo Di Corinto 13 luglio 2016

Bollati come estremisti e poi sorvegliati da vicino. È soltanto grazie alle informazioni trapelate di nascosto che si è scoperto come la potente National Security Agency abbia deciso di tenere sotto stretta sorveglianza la comunità Linux e in particolare gli utilizzatori di Tor e di Tails.

Per farlo, l’agenzia spionistica con sede a Fort Meade nel Maryland (USA), avrebbe usato XKeyscore, un software per la Deep Packet Inspection. Decidendo poi di estendere il programma alla sorveglianza di tutti gli appasionati di privacy. Continua a leggere Cybersecurity: La NSA adesso sorveglia gli utenti Linux e chi protegge la propria privacy online

Cybersecurity: Ecco come la versione infetta di Pokémon GO prende il controllo dei telefonini Android

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Ecco come la versione infetta di Pokémon GO prende il controllo dei telefonini Android
Il videogame infetto accede al microfono, ai contatti, alla funzione telefonica, alla cronologia web, alle impostazioni WiFi, legge e invia SMS. Prooofpoint ha scoperto il RAT che prende il controllo di Android

Arturo Di Corinto 11 luglio 2016

Il videogame infetto accede al microfono, ai contatti, alla funzione telefonica, alla cronologia web, alle impostazioni WiFi, legge e invia SMS. Prooofpoint ha scoperto il RAT che prende il controllo di Android
Arturo Di Corinto Arturo Di Corinto 11 luglio 2016

Il popolare gioco Pokémon GO porta un virus direttamente nei telefonini Android. Il gioco di realtà aumentata che ha fatto schizzare i profitti azionari dei suoi fabbricanti ha avuto un tale successo che qualcuno, appena dopo il rilascio, ne ha diffuso una versione modificata scaricabile da siti di terze parti in grado di prendere il controllo del telefonino.

Questa versione modificata avrebbe infatti una backdoor individuata dai ricercatori di Proofpoint. L’azienda che si occupa di sicurezza denuncia la presenza all’interno del software di gioco di un RAT, un tool per l’accesso remoto chiamato Droidjack, che permetterebbe a un attaccante di prendere il controllo totale del telefono. Ma non è difficile correre ai ripari dopo aver verificato se il telefono è infetto. Continua a leggere Cybersecurity: Ecco come la versione infetta di Pokémon GO prende il controllo dei telefonini Android

La Repubblica: L’Onu: adesso basta con censura della rete. Rispettare i diritti umani

“I DIRITTI umani vanno rispettati online esattamente come nella vita offline”. È questa la raccomandazione della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite licenziata venerdì primo luglio col consenso generale degli Stati membri. Una risoluzione per supportare chi si batte per la libertà nel mondo digitale e condannare i ripetuti blocchi di Internet degli ultimi mesi. Ribadendo infine il diritto all’informazione di ogni singolo individuo sul pianeta, come stabilito nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo.

LA RISOLUZIONE DELL’ONU

Cybersecurity: La sicurezza digitale è un asset competitivo, lo dice il Garante Privacy Antonello Soro

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La sicurezza digitale è un asset competitivo, lo dice il Garante Privacy Antonello Soro

Secondo il Garante è “incomprensibile la refrattarietà di molte imprese a proteggere il proprio patrimonio informativo”
Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 28 giugno 2016

L’Italia nel 2015 ha subito un incremento del 30% di crimini informatici, dal phishing al ransomware passando per numerosi data breach. E questi crimini sono stati particolarmente rilevanti nel settore delle imprese. Lo ha detto Antonello Soro, il Garante italiano per la protezione dei dati personali che il 28 giugno ha presentato la sua relazione annuale presso la sala Koch di Palazzo Madama.

“Le tecniche di attacco sfruttano una generale inadeguatezza delle misure di sicurezza adottate”, e ha aggiunto che alla consapevolezza dei rischi crescenti non si accompagna una maggiore attenzione verso serie politiche di protezione dei dati e dei sistemi. Secondo il Garante, anzi, “risulta davvero inspiegabile la refrattarietà di molte imprese a proteggere il loro patrimonio informativo, e inserendo la sicurezza digitale tra gli asset strategici, assumendo quindi la protezione dei dati quale nuovo fattore di vantaggio competitivo”.

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Chefuturo! Julian Assange: storia di un’accusa di stupro e della guerra (sporca) alla trasparenza

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Julian Assange: storia di un’accusa di stupro e della guerra (sporca) alla trasparenza

Dopo 1400 giorni di confino forzato, la Svezia accetta di interrogare il fondatore di Wikileaks sulle accuse di due donne che l’hanno denunciato

Arturo Di Corinto per Chefuturo del 26 giugno 2016

Il 25 giugno 2016 si è conclusa la settimana mondiale di mobilitazione in favore di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks recluso nell’ambasciata Ecuadoriana a Londra dal 19 giugno del 2012. Sono passati quattro anni da quando fu costretto a rifugiarsi volontariamente in 20 metri quadrati per non essere estradato in Svezia e poi negli Stati Uniti dove potrebbe essere condannato a morte.

Il motivo dei suoi guai giudiziari, a dispetto di quello che si potrebbe pensare, non sono però le rivelazioni di WikiLeaks sulla guerra sporca in Iraq e Afghanistan e la diffusione di 250mila cablogrammi che hanno più che imbarazzato la diplomazia americana. Il motivo è un’accusa di stupro. O meglio, un’accusa di rapporti sessuali consenzienti non protetti, e che in Svezia equivale allo stupro. Un’accusa mai provata e che Assange ha sempre negato, chiedendo di essere interrogato per fornire la sua versione dei fatti. Cosa che gli è stata concessa proprio il 20 giugno 2016, all’inizio del suo quinto anno di prigionia, con una nota delle autorità svedesi che hanno chiesto di interrogarlo nella sede diplomatica ecuadoriana. Continua a leggere Chefuturo! Julian Assange: storia di un’accusa di stupro e della guerra (sporca) alla trasparenza

Cybersecurity: Tornano i Trojan di stato: ma quanto sono sicuri?

cyber_securityTornano i Trojan di stato: ma quanto sono sicuri?

Una proposta di legge non ancora presentata fa discutere sulla legittimità dei Trojan di stato per perseguire i criminali. Non si tratta solo di tutelare i diritti costituzionali, ma anche quelli delle aziende
Arturo Di Corinto 24 giugno 2016

Per garantire la sicurezza informatica di aziende, individui e infrastrutture critiche si possono usare gli stessi mezzi dei criminali? Sì, no, forse. E se questi strumenti hanno una funzione più comprensibile ai semplici cittadini, come prevenire reati di pedofilia e terrorismo?

Il dibattito è aperto. Anzi, è stato riaperto da alcuni rumors circa la possibilità di usare dei “trojan di stato” per impedire reati grandi e piccoli.

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La Repubblica: Hackmeeting 2016, un raduno all’insegna della solidarietà

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Hackmeeting 2016, un raduno all’insegna della solidarietà

Dopo l’Internet Day arriva l’appuntamento per hacker, smanettoni e curiosi. Pisa si si propone come il centro della storia digitale del Belpaese

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 2 Giugno 2016

DAL 3 al 5 giugno, hacker, smanettoni e curiosi si incontrano anche loro al Polo Fibonacci dell’Università di Pisa per parlare di Internet, ma non per celebrarla: si incontrano per discutere delle forme di resistenza alla sua commercializzazione e per dire che esiste un’alternativa alla società della sorveglianza e dell’esclusione digitale. È l’Hackmeeting 2016.  Non è un caso che si tenga dentro l’Università. L’hacking non è solo un concetto informatico ma una questione di metodo, di come si fanno le cose, e in questo evento pisano riguarda prima di tutto la riappropriazione dei processi di produzione della conoscenza con una critica forte al copyright, al software proprietario e ai recinti della produzione scientifica. Una lunga serie di talk e presentazioni, dal libro Anime elettriche del collettivo Ippolita alle piattaforme di crowdfunding e ai network wireless per i migranti rifugiati in Italia, insieme ai laboratori di scrittura creativa, sono la spina dorsale di un evento completamente autogestito e autofinanziato, da 19 anni.

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Chefuturo! Che cos’è il copyright 2.0 e perché ci riguarda da vicino

 di ARTURO DI CORINTO per Chefuturo del 28 Maggio 2016

Postare la versione digitale di un quadro o di un manifesto, scattare una foto al museo, scambiarci del software, remixare una canzone, usarla come sottofondo di un video, sono azioni che non sono permesse dalla legge, almeno in teoria. Eppure lo facciamo.

Illustrare i nostri pensieri e comunicare i nostri stati d’animo con opere altrui è parte del nostro essere sociali e definisce la nostra identità nella società digitale.

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Chefuturo! Adesso vogliono tassare pure i link sui contenuti online

di ARTURO DI CORINTO per Chefuturo del 20 Maggio 2016

Adesso vogliono tassare pure i link. Chi? La Commissione europea.
A Bruxelles hanno perfino avviato una consultazione per avallare una decisione già presa, col ptobabile risultato di impedirci di linkare notizie e informazioni rilevanti, danneggiando le piccole e medie imprese, l’innovazione tecnologica e la libertà d’espressione di tutti i cittadini.

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La Repubblica: L’FBI potrà entrare anche nel tuo computer. Per legge

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L’FBI potrà entrare anche nel tuo computer. Per legge

Le associazioni per la privacy e la crittografia in allarme: la polizia federale americana ha ora il permesso della Corte Suprema per hackerare il computer di chiunque, dovunque si trovi

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 29 Aprile 2016

CON una decisione inaspettata, ieri la Corte suprema americana ha sancito nuove regole per le investigazioni digitali dell’FBI che a breve potrà hackerare più facilmente i computer di chiunque, ovunque si trovi, sia indiziato di un qualsiasi reato. Il cambiamento sarà effettivo dal primo dicembre a meno che il Congresso americano decida in senso opposto nei prossimi mesi: Per questo motivo le associazioni a difesa della privacy si sono mobilitate in massa.

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La Repubblica: La vera storia di Arpanet. Attenzione: non nacque come progetto militare

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La vera storia di Arpanet. Attenzione: non nacque come progetto militare

Dall’idea di Eisenhower per rilanciare la corsa scientifica Usa contro i russi che avevano lanciato lo Sputnik nasce la rete che si è evoluta nell’Internet di oggi

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 29 Aprile 2016

Internet non è nata come progetto militare. Levatevelo dalla testa. Internet è nata per battere i sovietici nella corsa allo spazio. Come? Collegando fra di loro i migliori scienziati americani e facilitando lo scambio dei dati fra i centri di supercalcolo sparsi negli Stati Uniti. Continua a leggere La Repubblica: La vera storia di Arpanet. Attenzione: non nacque come progetto militare

Wired: La vera storia di Internet

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La vera storia di Internet

Il 30 aprile 1986 l’Italia si collegava a Internet per la prima volta, un evento epocale di cui nemmeno i giornali si accorsero

di ARTURO DI CORINTO per Wired del 29 Aprile 2016

L’Italia sì è collegata per la prima volta ad Internet il 30 aprile 1986. Questo vuol dire che sabato cade il trentennale di un evento che ci ha cambiato tutti, anche se non ce ne rendiamo conto perché a Internet ci viviamo dentro. Per ricordare i visionari che fecero l’impresa, a Pisa si terrà una grande festa organizzata dal CNR con il digital champion Riccardo Luna, mentre in tutta Italia si svolgono incontri e celebrazioni, sopratutto nelle scuole. Continua a leggere Wired: La vera storia di Internet

Chefuturo! Internet non è il web. Tutto quello che devi sapere sulla Rete in 10 parole (e un’infografica)

Il 30 aprile ricorre l’anniversario del primo collegamento Internet in Italia. Più precisamente tra Pisa e Roaring Creek in Pennsylvania grazie ai satelliti di Telespazio in Abruzzo.
È l’occasione giusta per imparare quali sono le parole che contano quando ci avviciniamo alla rete, per non fare brutta figura quando parliamo di un fatto che ci deve rendere orgogliosi. L’Italia è stato il quarto paese europeo a collegarsi alla rete delle reti.

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