Il Manifesto: Come ti scopro la Botnet su Twitter

Come ti scopro la Botnet su Twitter

Hacker’s Dictionary. Come si può influenzare la narrazione di eventi in corso via Internet e usando software che si comprano per pochi euro nel Dark Web

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 9 Agosto 2018

È certamente possibile influenzare la narrazione di eventi in corso. Se ancora oggi viene fatto attraverso i titoloni dei giornali e le veline televisive la novità è che si può fare anche via Internet senza ricorrere a persone in carne ed ossa, ma usando software che si comprano per pochi euro nel Dark Web e che i più esperti possono programmare da soli. Continua a leggere Il Manifesto: Come ti scopro la Botnet su Twitter

Il Manifesto: Toc, toc: chi possiede i miei dati?

 
Toc, toc: chi possiede i miei dati?

Hacker’s dictionary. Per sapere cosa sanno di noi i singoli siti che usiamo, oggi è possibile consultare My Data Request

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 2 Agosto 2018

Gli scandali relativi all’uso improprio dei nostri dati personali sono destinati a continuare. Non li conosceremo mai tutti quanti, non ci saranno sempre audizioni parlamentari a imbarazzare chi non ha vigilato sulla nostra privacy, e non ci sarà sempre la stessa copertura mediatica dell’affaire Cambridge Analytica, perciò è bene correre subito ai ripari. Continua a leggere Il Manifesto: Toc, toc: chi possiede i miei dati?

Il Manifesto: Riforma sbagliata, ci vuole un copyright 2.0

 Riforma sbagliata, ci vuole un copyright 2.0

Una riforma frutto di tatticismi e mediazioni al ribasso per proteggere un patrimonio comune, la conoscenza nell’era digitale

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 5 Luglio 2018

Oggi il Parlamento Europeo vota per la riforma del copyright. Una riforma frutto di tatticismi e mediazioni al ribasso per proteggere un patrimonio comune, la conoscenza nell’era digitale. Due dei suoi articoli più controversi, il numero 11 e il 13, introducono il primo una sorta di tassa per chiunque riproponga online contenuti creativi anche parziali, come un link e la sua descrizione, senza pagare il giusto compenso ai titolari dei diritti; mentre il secondo mira ad applicare un controllo preventivo ai materiali digitali caricati su piattaforme come Youtube, social network o siti collaborativi affinché non violino il copyright. Continua a leggere Il Manifesto: Riforma sbagliata, ci vuole un copyright 2.0

Il Manifesto: «Internet gratis per mezz’ora» è un’idea populista

«Internet gratis per mezz’ora» è un’idea populista

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 28 GIUGNO 2018

L’Italia è stato il quarto paese al mondo a collegarsi ad Internet. Era il 30 aprile del 1986. Dai computer del Cnr di Pisa un messaggio di saluto veniva inviato a Roaring Creek in Pennsylvania ricevendone risposta attraverso i satelliti Telespazio del Fucino, in Abruzzo.

La piattaforma di connessione “fra computer diversi appartenenti a reti eterogenee” su cui aveva viaggiato si chiamava ancora Arpanet, dal nome della struttura di ricerca che l’aveva progettata prima come ufficio civile presso la Casa Bianca del presidente Eisenhower e poi come struttura della Difesa, da cui il nome successivo Darpanet. Ma non fu mai un progetto dei militari, anche se fu da essi finanziato. Continua a leggere Il Manifesto: «Internet gratis per mezz’ora» è un’idea populista

Il Manifesto: Le guerre del futuro si combatteranno nei nostri cuori

Le guerre del futuro si combatteranno nei nostri cuori

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 21 Giugno 2018

Le agenzie militari e di intelligence di tutto il mondo conducono da tempo guerre informative segrete nel cyberspazio. I meme delle loro psy-ops, le operazioni di disinformazione, influenzano profondamente le percezioni pubbliche della verità, del potere e della legittimità. La campagna del presidente Trump e il ruolo di Cambridge Analytica sono finiti sotto osservazione per il microtargeting, il dark advertising e le fake news, ma non sono state solo le elezioni presidenziali americane del 2016 ad essere caratterizzate da un mix di notizie false, intromissioni straniere, attacchi informatici e propaganda social.

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Il Manifesto: Il tuo Dna in vendita al mercato nero

Il tuo Dna in vendita al mercato nero

Hacker’s dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 13 Giugno 2018

Oggi con soli 69 euro si può risalire alla propria origine etnica e trovare dei parenti che non sappiamo di avere grazie al test del Dna.

Almeno questo è quello che dice di poter fare il sito MyHeritage, in grado perfino di darci informazioni sui nostri antenati cercandone il nome in un gigantesco database di documenti storici e giornali d’epoca. Il nostro albero genealogico invece può essere ricostruito gratis online avvisandoci via email delle corrispondenze trovate di volta in volta.

Il sito My Heritage è stato hackerato. Continua a leggere Il Manifesto: Il tuo Dna in vendita al mercato nero

Il Manifesto: Le aziende di sicurezza barano

Le aziende di sicurezza barano

Hacker’s dictionary. Per quanto riguarda la mappa del rischio il sistema produttivo nazionale investe troppo poco anche a fronte di danni ingenti che ne rallentano l’operatività e ne aumentano i costi di servizio dopo l’attacco

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 7 Giugno 2018

Le aziende di sicurezza informatica che vendono sistemi difensivi suggeriscono alle aziende le soluzioni più costose e non quelle migliori.

Questo è quanto si legge nella relazione annuale della Banca D’Italia diffusa il 29 maggio 2018. La spiegazione secondo il rapporto è che «due imprese su tre dichiarano di istruire i dipendenti sull’uso sicuro dei dispositivi informatici, più della metà di svolgere analisi sulla vulnerabilità delle reti, mentre solo un terzo ricorre alla cifratura dei dati, una pratica meno costosa rispetto alle altre, ma assai efficace». L’ipotesi che gli estensori fanno è l’esistenza di un’asimmetria informativa che penalizza i clienti e avvantaggia i fornitori, proprio come accade in molti contratti bancari e assicurativi.

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Il Manifesto: La guerra degli hashtag e il mostro mite del web

La guerra di hashtag sulla formazione del nuovo governo ci ha mostrato un web istericamente diviso tra i sostenitori del presidente Mattarella e i suoi detrattori.

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 31 Maggio 2018

Da una parte l’hashtag #IoStoConMattarella, di chi si è schierato a difesa delle Istituzioni incarnate dal professore capo dello Stato e dall’altra quello di chi ne ha chiesto finanche l’impeachment, #IlMioVotoConta. Entrambi usati per essere visibili nel flusso della comunicazione di un evento che ha indotto molti a prendere posizione a favore o contro per far pesare la propria opinione.

La funzione dell’hashtag è infatti proprio quella di aggregare e categorizzare i contenuti presenti sulle piattaforme sociali in relazione al tema trattato e rendere quindi più facile agli utenti individuare contenuti specifici senza perdersi. Nel caso del dibattito della formazione del nuovo governo l’hashtag è diventato la bandiera di opposte fazioni per affermare posizioni che cambiano anche nel volgere di minuti in funzione degli avvenimenti e che in molti casi faranno vergognare chi le ha scritte una volta rilette. Continua a leggere Il Manifesto: La guerra degli hashtag e il mostro mite del web

il Manifesto: Panico nelle aziende, arriva il GDPR. Ecco cosa cambia per tutti noi

Panico nelle aziende, arriva il GDPR. Ecco cosa cambia per tutti noi

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 24 Maggio 2018

Mezzanotte del 24 maggio, scatta il panico: da domani, 25 maggio, entra in vigore il Regolamento europeo sulla protezione della privacy e dei dati personali voluto due anni fa dall’Unione Europa, il famoso GDPR, e le aziende non sono pronte. Hanno già chiesto una proroga al Governo.

Ma perché tanto panico?

Perché per chi non rispetta il Regolamento sono previste sanzioni salatissime, fino al 4% del proprio fatturato o fino a 20 milioni di euro secondo una progressione che punisce la cattiva gestione dei dati e dei sistemi che li trattano fino alla violazione di alcuni principi fondamentali come il diritto alla cancellazione dei dati, il famoso diritto all’oblio. Continua a leggere il Manifesto: Panico nelle aziende, arriva il GDPR. Ecco cosa cambia per tutti noi

Il Manifesto: Social e web, niente sesso senza consenso

Social e web, niente sesso senza consenso

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 26 Aprile 2018

Revenge Porn, Sexting, Sextortion, Cyber-harassment e Cyber- stalking sono tutti fenomeni di aggressione criminale online riguardanti il sesso e la sessualità. E nella maggior parte dei casi riguardano le donne.

Il Revenge porn, la vendetta porno, ad esempio, indica la condivisione pubblica senza consenso via Internet di immagini intime e a sfondo sessuale per umiliare la vittima che ne è protagonista. Continua a leggere Il Manifesto: Social e web, niente sesso senza consenso

Il Manifesto: La cyberspia che sorveglia i parlamenti

 La cyberspia che sorveglia i parlamenti

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 19 Aprile 2018

C come Cyberwar. La guerra cibernetica usa strumenti capaci di violare e mettere fuori uso sistemi computerizzati per sabotare le comunicazioni degli avversari e danneggiare la loro capacità di attacco e di difesa.

Proprio la settimana scorsa il Regno Unito ha condotto un’operazione segreta contro l’Isis distruggendo alcune delle sue «basi» digitali.

L’evoluzione delle armi cibernetiche però consente anche di fare delle vittime e produrre il caos in territorio nemico quando esse sono usate per interrompere servizi essenziali come il sistema elettrico nazionale di un paese, i suoi trasporti o il funzionamento delle strutture sanitarie. Continua a leggere Il Manifesto: La cyberspia che sorveglia i parlamenti

Il Manifesto: Il re del mondo che non rispetta la tua privacy

Il re del mondo che non rispetta la tua privacy

Hacker’s dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per il Manifesto del 12 aprile 2018

P come Privacy. Che non c’è. Almeno quando a gestire ogni risvolto della tua vita ci pensano Google, Amazon, Facebook e Co.

Già, la privacy, un concetto di origine anglosassone accostabile a termini come «privatezza» e «riservatezza», nasce dal saggio di due avvocati, «The right to privacy» con l’idea di bilanciare i diritti della persona contro l’invadenza della tecnologia più moderna dell’epoca, la fotografia, perché uno dei due, Samuel Warren, era stufo di vedere la moglie salottiera sulle prime pagine dei giornali in situazioni decontestualizzate rispetto ai fatti di cronaca.

Era il 1890. Continua a leggere Il Manifesto: Il re del mondo che non rispetta la tua privacy

Il Manifesto: ProtonMail, sicurezza «atomica»

P come password. La password del telefonino, del computer, del social network preferito, è sempre la prima linea di difesa contro chi vuole trasformare in un incubo la nostra vita digitale.

E questo vale soprattutto per l’email. A patto che sia una email sicura, come ProtonMail, ad esempio.

ProtonMail è un servizio di posta elettronica cifrata inventato nel 2013 al Centro di ricerche nucleari di Ginevra, il Cern, per consentire, grazie all’uso della crittografia, l’uso di un sistema di posta più affidabile di quelli gratuiti come Gmail, Hotmail e Yahoo! (gli ultimi due sono i più bucati al mondo).

A capo del progetto c’è un’intera community di scienziati e attivisti per la privacy: basato su software open source, ProtonMail è facile da usare e ha un design moderno. Continua a leggere Il Manifesto: ProtonMail, sicurezza «atomica»

Il Manifesto: Se sei indignato clicca qui Hacker’s dictionary

C come clicktivism, l’attivismo del click.

Adesso che con Cambridge Analytica abbiamo scoperto che i nostri click su Facebook possono essere usati per manipolare le tendenze di voto è ora di capire che è anche colpa nostra.

Il clicktivism è la versione social dell’attivismo da tastiera, quell’attitudine che ci aveva fatti sentire partecipi e sostenitori delle Primavere arabe e che ancora oggi ci aiutano a metterci in pace con le ingiustizie del mondo.

Il Polo Nord è inquinato? Clicca qui. Sei indignato? Clicca qua. Continua a leggere Il Manifesto: Se sei indignato clicca qui Hacker’s dictionary

Il Manifesto: Facebook e big data, quando non paghi qualcosa il prodotto sei tu

Facebook e big data, quando non paghi qualcosa il prodotto sei tu

Hacker’s dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

ARTURO DI CORINTO PER IL MANIFESTO DEL 22 MARZO 2018

Vediamo come funziona il data mining politico-elettorale di Cambridge Analytica.

D come data mining. Per Wikipedia il data mining «è l’insieme di tecniche e metodologie che hanno per oggetto l’estrazione di un’informazione o di una conoscenza a partire da grandi quantità di dati».

Il processo avviene attraverso metodi automatici o semi-automatici. E aggiunge che con data mining «si intende anche l’utilizzo scientifico, industriale o operativo di questa informazione».

Perciò grazie Wikipedia, e non dimenticate di fare una donazione all’enciclopedia libera che tutti usano senza dirlo per le sue belle e sintetiche definizioni. Continua a leggere Il Manifesto: Facebook e big data, quando non paghi qualcosa il prodotto sei tu

Il Manifesto: Buon compleanno al Web

W come Web. Www come World Wide Web. Web, Ragnatela quasi mondiale. Il 12 marzo del 1989 uno scienziato inglese, Tim Berners Lee, presenta il progetto di un sistema di condivisione di documenti elettronici per facilitare la comunicazione e la cooperazione scientifica tra i suoi colleghi del centro di ricerche nucleari di Ginevra, il Cern, quello del Bosone di Higgs, per intenderci. Continua a leggere Il Manifesto: Buon compleanno al Web

Il Manifesto: Bufale online, censura e poliziotti non servono

Bufale online, censura e poliziotti non servono

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimanale a cura di Arturo Di Corinto

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 1 Febbraio 2018

Le fake news, le notizie false che inquinano il dibattito pubblico e la democrazia appaiono come un problema tanto serio da far decidere al ministro Marco Minniti di creare una task force di contrasto. L’iniziativa è meritevole ma forse insufficiente e fuorviante se si pensa che le fake news esistono perché qualcuno ci vuole credere.

Purtroppo è vero che attraverso le notizie false è possibile manipolare l’opinione pubblica e orientare le decisioni dei governi, delegittimare personalità e istituzioni e sovvertire il dibattito scientifico.

Le notizie false sono sempre esistite, ma oggi hanno un alleato potente: la viralità del web che ne facilita la propagazione a colpi di click. Continua a leggere Il Manifesto: Bufale online, censura e poliziotti non servono

Il Manifesto: GhostTeam, il malware che ruba l’accesso a Facebook

Avast e Trend Micro, due aziende di sicurezza informatica, hanno scoperto un nuovo malware un grado di rubare le credenziali di accesso a Facebook. Soprannominato «GhostTeam» è presente all’interno di 56 applicazioni reperibi su Google Play Store.

Queste app nocive per Android hanno l’aspetto di programmi di utilità che promettono di potenziare il funzionamento dei telefonini ripulilendoli, scansionare codici QR, facilitare la gestione di video, eccetera, ma in realtà rappresentano un pericolo per gli utilizzatori.

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Il Manifesto: Cyberchallenge, l’addestramento gratuito per i giovani hacker

Nel 2020 avremo 3 milioni di posti di lavoro vacanti nel settore della sicurezza informatica e «abbiamo bisogno di creare da zero una nuova generazione di professionisti della sicurezza in grado di sopperire alle esigenze di questo settore sia nel pubblico che nel privato».

A dirlo non è il solito politico a caccia di voti durante la campagna elettorale ma il professore Roberto Baldoni, direttore del Centro di Cyber Intelligence dell’Università Sapienza (Cini), da poco nominato ai vertici del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza della Presidenza del consiglio come vicedirettore generale con delega alla cybersecurity. Continua a leggere Il Manifesto: Cyberchallenge, l’addestramento gratuito per i giovani hacker

Cybersecurity: Anonymous attacca Israele nel cyberspazio

Anonymous attacca Israele nel cyberspazio

Nelle ultime ore gli hacktivisti con la maschera hanno divulgato nomi, email e password di impiegati pubblici israeliani e diffuso blacklist di siti governativi Usa invitando a colpirli per protestare contro le politiche americane in Medio Oriente

 Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 8 Dicembre 2017

Sono solo una manciata i siti bucati ma già da qualche ora circola un leak copioso di nominativi e asset strategici israeliani: questa volta Anonymous ha assunto le sembianze dei difensori della Palestina per protestare contro la scelta di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.

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Il Manifesto: Quali garanzie per le «talpe»

il-manifesto-logo-300x63Quali garanzie per le «talpe»

Mafia Capitale. Il presidente dell’Autority anticorruzione Cantone: «Tuteliamo chi denuncia». L’invito alla denuncia del Commissario non basta se non vengono garantite le necessarie tutele. Manca un’adeguata trasparenza e controllo pubblico sull’operato di chi prende decisioni

Dopo la ribalta offerta a Roma dalla cupola mafiosa di Car­mi­nati & co. e le bac­chet­tate di Trans­pa­rency Inter­na­tio­nal, Raf­faele Can­tone prende di nuovo posi­zione: «Per pre­ve­nire la cor­ru­zione biso­gna attuare le norme per i wistle­blo­wer (le talpe, ndr), pre­vi­ste dal testo unico dei dipen­denti pub­blici e con­sen­tire a chi vuole denun­ciare ille­citi di farlo in modo tutelato».

Quindi per com­bat­tere la cor­ru­zione nella pub­blica ammi­ni­stra­zione secondo il magi­strato, pre­si­dente dell’Autorità Anti Cor­ru­zione (Anac), biso­gna incen­ti­vare, tute­lare e pre­miare chi la denun­cia, e cioè la talpa all’interno degli uffici. Can­tone lo ha detto in un con­ve­gno a L’Aquila. Posi­zione più che con­di­vi­si­bile ma — si chie­dono in molti — come si fa se al cen­tro di que­sta stra­te­gia non c’è l’anonimato? Chi si può sen­tire «tute­lato» se non cono­sce gli inter­lo­cu­tori, non sa come ope­rano, e non riceve ade­guate garan­zie? E che suc­cede se qual­cuno attacca i ser­ver o si intru­fola nei data­base dove sono imma­gaz­zi­nate le denunce? Se qual­cuno inter­cetta le comu­ni­ca­zione dal com­pu­ter dell’ufficio a quello dell’Anac?

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IL MANIFESTO: ANONYMOUS SCENDE IN PIAZZA

il-manifesto-logo-300x63Dalle rete alle piazze Anonynous senza veli
Arturo Di Corinto per il Manifesto del 5 novembre 2013 pag. 1

Oggi è il giorno della <<Million Mask March>>: manifestazioni in 400 città. Megafono, il poco amato Facebook. La dichairazione di libertà degli hacktivisti: Stop a repressione e controllo globale.

Uniti contro la società del controllo globale. Gli Anonymous chiamano alla sollevazione, e martedì 5 novembre, in onore di Guy Fawkes, daranno fuoco alle polveri della protesta precipitandosi nelle piazze di oltre 400 città, dal Texas a Città del Capo. È la Million Mask March, che vuole portare ovunque la sua “Dichiarazione di libertà”, contro l’oppressione di tutti i governi (http://millionmaskmarch.org). Vestiti con la maschera di Guy Fawkes, il rivoluzionario del XVII secolo che voleva far saltare con 36 barili di polvere pirica il Parlamento britannico, si ritroveranno a migliaia a invocare trasparenza e giustizia in una marcia pacifica il cui epicentro sarà il Monumento a George Washington, nell’omonima capitale federale americana.
L’evento, seppure richiami alla memoria altre marce come questa, non ha precedenti: per la prima volta il movimento globale che veste i panni del rivoluzionario inglese usa come megafono Facebook ed è la prima volta che si organizza a livello mondiale per rivendicare istanze politiche e sociali. Era successo su una scala minore solo in occasione delle proteste contro l’Acta, l’accordo anti-contraffazione. Continua a leggere IL MANIFESTO: ANONYMOUS SCENDE IN PIAZZA

Il Manifesto: copyright crackdown

il-manifesto-logo-300x63DIRITTI D’AUTORE

di Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 2 agosto 2013

Il diritto d’autore non è un diritto naturale. A dispetto di quello che ritengono autorevoli membri del Parlamento come Antonio Palmieri (PDL), il diritto d’autore non può essere considerato un mero diritto alla proprietà privata. Il diritto d’autore che protegge le opere dell’ingegno umano nel mondo della riproducibilità tecnica, nasce e vige quale compromesso tra i singoli autori e la società che beneficia delle loro opere e viene tutelato dagli Stati in virtù di questo vantaggio reciproco: gli autori cedendolo ottengono un profitto che gli consente di vivere del proprio lavoro intellettuale, la società se ne arricchisce culturalmente. Grazie alla commercializzazione delle opere gli artisti possono produrne altre a beneficio della società in circolo virtuoso.  Continua a leggere Il Manifesto: copyright crackdown

Il Manifesto: Diffamazione online

il-manifesto-logo-300x63DIFFAMAZIONE
Il web, magnifica ossessione del legislatore
Arturo Di Corinto
per Il Manifesto del 27 luglio 2013
L’ossessione di alcuni parlamentari a voler regolamentare la libertà d’espressione su web sarebbe degna di ben altre cause, ma così non è. Per fortuna ancora una volta, e non senza impegno (soprattutto di Sel e 5 Stelle), il «bavaglio» ai blog e alla Rete attraverso la doverosa riforma della legge sul reato di diffamazione non è passato.
L’emendamento presentato dal deputato del Pdl Gianfranco Chiarelli alla legge sulla diffamazione alla fine è stato bocciato. La norma imponeva 48 ore per pubblicare la rettifica di informazioni presunte lesive sui siti Internet, una multa fino a 5.000 euro, l’oscuramento del sito fino a tre anni e l’arresto fino a cinque in caso di mancato adempimento alla legge. Evidentemente il Pdl la riteneva una necessità nonostante l’Articolo 595, 3° comma del codice penale già preveda la diffamazione su ogni mezzo e quindi anche Internet. Continua a leggere Il Manifesto: Diffamazione online

Il Manifesto: Il copyright secondo l’Agcom

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COPYRIGHT
di Arturo Di Corinto
per Il Manifesto del 19 luglio 2013

«Dei singoli downloader non ce ne frega niente». L’aveva detto il commissario Maurizio Dècina al Forum Ict del Pd, l’ha ripetuto il 17 luglio alla Camera dei Deputati, con parole più eleganti, il suo presidente, Angelo Marcello Cardani, il bocconiano voluto all’Agcom da Mario Monti, illustrando le linee guida di un nuovo regolamento a protezione del diritto d’autore.
Secondo il capo dell’Autorithy, obiettivo dell’intervento dell’ente amministrativo, che vuole avocare a sé indagini e sanzioni per contrastare la pirateria digitale, saranno i siti criminali che lucrano sull’attività di autori e imprese e non i singoli fruitori. «Non manderemo la polizia a casa di nessuno», ha detto riferendosi al caso di una signora multata per avere messo come sottofondo a un video di compleanno su web le musiche di Elton John. Continua a leggere Il Manifesto: Il copyright secondo l’Agcom

Il Manifesto: Le tecnologie, la rete, la libertà e lo sviluppo

SINISTRA
Le tecnologie, la rete, la libertà e lo sviluppo
ARTICOLO – Arturo Di Corinto
per Il Manifesto del 20 Febbraio

 

In queste strane, brutte elezioni, si parla poco di tecnologia, reti e digitale. Eppure sono il mondo che viviamo. Nei programmi dei partiti maggiori e dei candidati governatori ogni tanto si annota qualche proposta, anche sensata, su come guidare l’innovazione. Ma non basta. Nel migliore dei casi si tratta di un approccio dall’alto e di carattere tecnocratico. Tutti i candidati usano gli strumenti della rete per fare propaganda e farsi conoscere. Eppure spesso sono gli stessi che non hanno saputo, voluto, difendere la rete dagli attacchi della censura. Incapaci di immaginare il potenziale liberatorio delle tecnologie per produrre innovazione sociale e politica. E non si vede nessun candidato capace di rappresentare concretamente le istanze che vengono dalla rete – trasparenza e partecipazione – o che garantisca con la propria condotta le proposte che fa sull’innovazione tecnologica, lo sviluppo economico, la qualità della vita. Coerenza zero. Non basta il wi-fi gratuito. Non basta l’open source in tre regioni, non bastano le (finte) primarie online. Non basta impaginare un programma elettorale su Internet se scritto in stanze chiuse.
Per noi, per quelli che pensano che il digitale sia il linguaggio dell’innovazione e che Internet sia la cifra della modernità e strumento di emancipazione, non può bastare. Continua a leggere Il Manifesto: Le tecnologie, la rete, la libertà e lo sviluppo

Il Manifesto: Facebook regala le telefonate agli amici. Ma chi paga?

Facebook regala le telefonate agli amici. Ma chi paga?
Facebook prepara un nuovo servizio di telefonate gratuite via Internet sfidando il business di Skype e WhatsApp e mettendo a rischio i guadagni degli operatori telefonici. Si spenderà meno per telefonare ma a che prezzo? Quando non si paga qualcosa il prodotto sei tu.

Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 6 Gennaio 2013

Facebook diventerà una compagnia telefonica. O qualcosa del genere. E, col suo miliardo di utenti, sarà la più grande del mondo. Poco importa se il 10% dei suoi profili sono fasulli. Anche in Italia potrebbe contendere importanti spazi di mercato a Tim, Vodafone e Wind.

La notizia è arrivata nel tardo pomeriggio di venerdì 4 gennaio. La compagnia californiana ha lanciato una nuova versione per tablet e smartphone dell’applicazione Messenger di Facebook che consentirà di telefonarsi gratis fra tutti gli utenti del social network. O almeno queste sono le intenzioni. L’app per ora funziona sui dispositivi Apple in Canada, negli altri paesi e sui dispositivi Linux/Android il servizio permette solo di inviare messaggi vocali di un minuto, una specie di walkie talkie. Ma, considerato il largo uso che soprattutto i più giovani ne fanno – per essere costantemente connessi ai loro amici più stretti – è certo che potrebbe diventare la killer application del 2013, cioè l’applicazione in grado di sbaragliare tutta la concorrenza, Skype (700 milioni di utenti) compresa. Continua a leggere Il Manifesto: Facebook regala le telefonate agli amici. Ma chi paga?

Con Wiki, senza amare Julian

sole24ore_testataCon Wiki, senza amare Julian
Hacker italiani a favore della trasparenza ma non dell’australiano
Arturo Di Corinto
per Il Sole 24 Ore del 14 dicembre 2010 – pag.14 – Mondo

“Nella gara tra segretezza e verità vincerà sempre la verità”. Ma la verità, come la libertà, per gli hacker è un concetto binario: o c’è o non c’è. Questo è quello che credono molti sostenitori italiani di Wikileaks. Sostenitori del progetto, e non di Assange, su cui “non tutti sono pronti a mettere una mano sul fuoco”, dice Carl0s, e di cui non amano il protagonismo e il profilo mediatico. La galassia hacker momentaneamente coagulata intorno a Wikileaks lo fa in omaggio al noto adagio dell’etica hacker “information wants to be free”. Dice Carl0s “E’ importante il progetto cui Assange ha dato vita, non lui come persona” e aggiunge: “Wikileaks è diventato un baluardo dell’informazione, non perché senza macchia e senza paura, ma perché difende il diritto fondamentale di rendere trasparenti notizie che contribuiscono a formare l’opinione pubblica”. “Ma l’idea della trasparenza a ogni costo, la casa di vetro, è un concetto nazista, da grande fratello”. Continua a leggere Con Wiki, senza amare Julian

L’IGF Italia a Roma

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Una rete di tutti, nessuno escluso: L’IGF Italia a Roma
Arturo DI Corinto
per Il Sole 24 OreNòva del 25 novembre 2010
A che serve l’Internet Governance Forum? Rispondere è facile. La ripresa economica, la pace, lo sviluppo umano, hanno bisogno di Internet. E hanno bisogno di una Internet aperta, ubiqua e democratica. Internet, viceversa, ha bisogno di persone di buona volontà, competenti, e in grado di rappresentarne al meglio criticità e istanze d’uso di carattere territoriale, perchè, spesso lo dimentichiamo, Internet è una rete fatta di tante reti.
L’Onu ha affidato all’Igf il compito di discutere come armonizzare i livelli tecnico e infrastruturale, contenutistico e legale per favorire il suo sviluppo e utilizzo. Sarebbe banale dire che l’Igf italia deve fare in piccolo quello che fa l’Igf globale. Lo deve fare, certo, ma la rete non è la stessa in Italia e in Finlandia. In Italia si viaggia a una velocità media a 4,5 Mb, in Finlandia ai cittadini sono garantiti 100 Mb di connettività come diritto costituzionale. E’ vero però che le esigenze d’uso della rete in Italia sono diverse non solo a confronto con altri paesi, in Africa o Scandinavia, ma anche fra un distretto industriale e una comunità montana, una zona archeologica dove serve al monitoraggio del rischio idrogeologico, o un centro prenotazioni ospedaliero di un piccolo comune. In qualche caso basta l’Hyperlan, altrove è meglio il Wi-Max, in altri è necessario il fiber to the home (FTTH).
La via italiana al digitale, che è fatta di innovatori che hanno segnato la storia degli ultimi anni, Marchiori per l’algoritmo base di Google, Chiariglione per l’MP3, Faggin per il microprocessore, Arduino per l’hardware e Zucchetti per il software, è anche un insieme di attività economiche che vanno dalle innovazioni di processo e di prodotto dell’impresa a rete nella bassa padana alla soft economy del made in Italy venduto on line: hanno bisogni diversi. Continua a leggere L’IGF Italia a Roma

SALVARE IL WEB DALLE REGOLE

SOLEMI02: SPECIALE_3D-NOVA24-01 <INFOPDF -1 > ... 23/09/10SALVARE IL WEB DALLE REGOLE
Arturo DI Corinto da Vilnius (Lithuania)
per Per Il Sole 24 ore del 22 settembre 2010

Perché ogni anno si riunisce l’Internet Governance Forum? «Internet modella tutte le tecnologie di comunicazione del nostro tempo». È la risposta, a Vilnius, del commissario europeo Neelie Kroes. Del resto la comunicazione è un bisogno umano fondamentale. Per questo occorre occuparsi di come sarà l’internet del futuro. Meno chiaro è chi e come debba governare il processo della sua evoluzione.
Molti sperano nell’avvento di un sistema di regole chiare, universali e condivise. La Dynamic Coalition on Internet Rights and Principles nata dall’Igf ha pubblicato un manifesto che ha suscitato vasto interesse e qualche fischio. I brasiliani hanno scritto una costituzione per internet. L’Association for Progressive Communication pubblicizza il suo decalogo per le libertà. E l’Italia ha rilanciato l’idea di una grande consultazione pubblica sul tema.
Per il ceo dell’Icann, Bob Beckstrom: «Internet funziona. Quindi che funziona una governance basata su consenso e scarsa regolamentazione». La European Broadcasting Union risponde: «Bisogna ragionare su obblighi e condizioni di servizio: i vecchi media hanno una governance, i nuovi no». Ma c’è anche la posizione di imprese come Apple, Microsoft e Google. Non vogliono una regolamentazione della rete, anche se non lo dicono, e fanno lobby. Richard Allan, di Facebook, dice: «Non è vero che internet non ha regole. Le regole ci sono e noi le rispettiamo». Continua a leggere SALVARE IL WEB DALLE REGOLE