Netwar, come cambia l’hacktivismo nella guerra cibernetica

Netwar, come cambia l’hacktivismo nella guerra cibernetica

  • Arturo Di Corinto

DOI: https://doi.org/10.32091/RIID0129

TITOLO: Netwar, come cambia l’hacktivismo nella guerra cibernetica

Parole chiave: Guerra dell’informazione, Guerra in Rete, Guerra cibernetica, Hacktivismo, Cybersicurezza

ABSTRACT: La disponibilità delle tecnologie di comunicazione influenza le attività e la formazione stessa dei gruppi e dei movimenti della società civile. Con la diffusione di massa di Internet e del Web, la Rete è diventata un campo di battaglia per gli attivisti digitali.
Molte delle pratiche di informazione, contestazione e sabotaggio tipiche dei movimenti di protesta sociale sono state digitalizzate e riversate in Rete. Protagonisti in questo scenario sono gli hacktivisti, gli hacker-attivisti che hanno usato la Rete per autorganizzarsi, fare propaganda, controinformazione, e condurre azioni politiche dirette.
I loro obbiettivi e i loro metodi degli inizi erano quelli dell’infowar, la “guerra” d’informazione e propaganda, ma oggi gli hacktivisti sono entrati di prepotenza nelle guerre guerreggiate: spesso arruolati su una base ideologica, talvolta usati come mercenari, sono arrivati ad accompagnare i conflitti cinetici, le guerre vere e proprie.
Si tratta di una mutazione graduale e forse attesa, ma poco presente nel dibattito pubblico e accademico. Con questo articolo vorremmo contribuire a tracciare l’evoluzione di questa trasformazione culminata nella creazione di vere e proprie milizie di hacktivisti digitali impegnati nel conflitto Russo-Ucraino.

Bugie di guerra. La disinformazione russa dall’Unione Sovietica all’Ucraina

Come si manipolano le percezioni di cittadini e decisori politici è l’oggetto di studio di chi si occupa di disinformazione. Indurre un concorrente, un avversario, un nemico, a prendere decisioni sbagliate è da sempre un tema centrale delle strategie politiche ed economiche organizzate da Stati democratici, dittature, e gruppi di interesse variamente organizzati.

Il libro Bugie di guerra. La disinformazione russa dall’Unione Sovietica all’Ucraina (Paesi edizioni, 2022), parla di questo, scegliendo come focus la Russia di Putin, di cui sintetizza efficacemente l’ideologia di origine ceckista, quella sviluppata cioè dalla Ceka, la polizia politica creata da Lenin, predecessore del KGB e dell’attuale FSB, i servizi segreti russi interni.

Però, nonostante le intenzioni, è una versione in sedicesimi della storia delle influenze sovietiche in Occidente. Il libro, di tre autori: Francesco Bigazzi, Dario Fertilio e Luigi Sergio Germani, copertina tratta da un manifesto del fotografo ucraino Oleksii Kyrychenko, che con il suo disegno fa il verso alla propaganda sovietica di Dmitrj Moor, racconta in maniera partigiana come si manipolano le coscienze di popoli e decisori politici. Un tema di grande attualità nell’era cibernetica in cui la rete rende più facile condurre operazioni di disinformazione.
Il testo racconta le operazioni di influenza politica esercitate dai comunisti sovietici verso l’Italia ma senza la profondità storica dell’ultimo libro di Paolo Mieli, Il Secolo Autoritario. Perché i buoni non vincono mai (Rizzoli, 2023) che racconta, ad esempio, il patto Molotov-Ribbentrop per la spartizione dell’Europa e illumina i rapporti tra fascisti e sovietici per spalleggiarsi a vicenda contro Francia e Inghilterra. Così, mentre Bugie di Guerra (è stato già il titolo di un libro di Claudio Fracassi del 2003), si dilunga sui rapporti che il Partito comunista italiano intrattenne col PCUS da cui veniva finanziato, non dice nulla del fatto che la CIA facesse lo stesso con la Democrazia Cristiana. Parla delle ingerenze russe in Ucraina, e dello scatenamento della guerra del Donbass, ma non parla della costruzione a tavolino dell’aggressione americana all’Iraq nel 2003 sulla base di falsi dossier maneggiati anche dai servizi segreti italiani. Come se fossero i sovietici i maestri della disinformazione e omettendo che la guerra d’influenza è stata fecondamente teorizzata dal diplomatico statunitense George Frost Kennan.

Il libro, insomma, è fedele al titolo, parla della Russia e delle sue operazioni di ingerenza e può costituire una base per farle conoscere a chi si sta approcciando al tema. La disinformazione infatti non è praticata solo dai russi e, rispetto al KGB, la CIA ha probabilmente condotto operazioni coperte di maggior successo in tutto il mondo. Ma questa è un’altra storia.

Da Clausewitz a Putin: la guerra nel XXI secolo. Riflessioni sui conflitti nel mondo contemporaneo

È cambiata la guerra o è solo cambiato il modo di combatterla? Esiste una guerra giusta? Da Clausewitz a Putin: la guerra nel XXI secolo. Riflessioni sui conflitti nel mondo contemporaneo (Ledizioni, 2022), a cura di Matteo Bressan e Giorgio Cuzzelli, prova a rispondere a queste domande con un insieme di saggi a firma di studiosi ed esperti. Una parte consistente del libro riguarda gli elementi psicologici, tecnologici e giuridici della guerra che si combatte nel cyberspace.

Il quadro che ne emerge è tuttavia variegato. Nel saggio, la professoressa Fiammetta Borgia, ad esempio, per spiegare che cos’è la guerra ibrida sostiene che la guerra ibrida non esiste. E lo motiva dicendo che “Il concetto di guerra ibrida indica proprio quei conflitti o contesti di crisi in cui gli Stati e gli attori non statali sfruttano non solo i mezzi e metodi tradizionali, ma tutte le modalità di guerra simultaneamente, utilizzando armi convenzionali avanzate, tattiche irregolari, terrorismo e tecnologie dirompenti o criminalità per destabilizzare un ordine esistente”. Per conseguire un determinato obiettivo militare e politico, però, tutti i conflitti possono essere definiti ibridi. La guerra è ibrida per natura, perché viene sempre combattuta utilizzando tutti gli strumenti disponibili in quel momento storico e con il livello di integrazione e di coordinamento consentito dalla tecnologia del tempo.

Sembra dargli ragione Emanuele Rossi, esperto di geopolitica e relazioni internazionali quando fa l’elenco delle forme che può assumere la guerra, anche contemporaneamente: dal Command and Control Warfare all’Intelligence based warfare, dall’Electronic Warfare al Psychological Warfare, fino all’Hacker e Cyber Warfare e all’Economic Information Warfare.

Lui però ne sottolinea un aspetto specifico, quello delle Psychological Operations, perché dice: “I fattori psicologici sono altrettanto reali quanto i fucili, le navi, gli aerei e le armi nucleari”.

Nel saggio “Il potere della tastiera” invece, per spiegare la cyberwar e i suoi prodromi, Emanuele Gentili parla di hacktivisti, di Cyber Kill Chain e di APT, con una serie di riflessioni sugli hack di gruppi statuali cinesi, russi e iraniani fino al caso SolarWinds.

Il libro offre quindi una serie di riflessioni per dirci che nonostante i tanti nomi usati per evocarla, guerra infinita, guerra umanitaria, guerra asimmetrica, la guerra guerreggiata non è mai morta e che, forse, aveva ragione Eraclito nel VI secolo: il conflitto è alla base di tutte le cose. Anche della Pace.

Cyber War. La guerra prossima ventura

“Se il nemico non sa di essere attaccato non si difenderà. Provando a costruire un’intera strategia su questa premessa, centinaia di piccole operazioni cibernetiche potrebbero essere inquadrate solo a posteriori in un conflitto di intensità talmente bassa da non essere percepibile come tale e, in caso di successo, l’artefice del piano saprebbe di aver vinto, ma la controparte non si renderebbe conto di aver perso.”

Cyber War. La guerra prossima ventura (Mimesis 2019) il libro di Aldo Giannuli, storico ed esperto di intelligence, scritto a quattro mani con Alessandro Curioni, formatore e giornalista, racconta quello che è taciuto della “terza guerra mondiale a pezzi” condotta con le armi cibernetiche: più economiche, meno individuabili, con grande e vasta possibilità d’impiego, ma facili da negare e difficili da attribuire. Pubblicato prima dell’invasione dell’Ucraina da parte delle Russia, il libro è utile anche a interrogare i fatti del presente, l’arte della guerra che costantemente si trasforma e il ruolo dell’informazione e della tecnologia nei nuovi conflitti.

Attacco alla mente: guerra cognitiva e disinformazione

Attacco alla mente: guerra cognitiva e disinformazione

La disinformazione organizzata e la cattiva informazione dei giornali a volte procedono insieme, e non è un caso che Rolf Wagenbreth, sottocapo della Stasi già negli anni ‘60 diceva: “L’uomo comune è sempre più inerme al cospetto di queste mostruose fabbriche di opinioni. Ed è qui che ci inseriamo noi come agenzia di intelligence.”

Felice e onorato di aver contribuito al nuovo numero di Informazioni della Difesa, il periodico bimestrale dello Stato Maggiore della Difesa (DIPICOM) diretto dal colonnello Antonio A. Russo e dal colonnello Roberto Lanni

— SALUS REI PUBLICAE SUPREMA LEX ESTO —

Cyberdiplomacy e guerre: servono regole

Cyberdiplomacy e guerre: servono regole

Hacker’s Dictionary. Le guerre oggi si combattono anche col software, e gli esiti per i civili possono essere letali. Il CyberPeace Institute di Ginevra propone regole di comportamento valide per tutti

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 10 Novembre 2022

Il conflitto russo-ucraino ha reso evidente ai più scettici come le guerre oggi si combattano nello spazio, nel settore delle informazioni e nel cyberspace.
Si tratta di spazi senza confini dove gli esiti di ogni attacco possono tracimare oltre gli obiettivi militari delle parti in guerra.
L’arma digitale più sofisticata al mondo è stata sperimentata da americani e israeliani nel 2010, con il virus Stuxnet, per bloccare la centrale di arricchimento dell’uranio di Natanz in Iran.
Nel 2020 però sono stati i russi a costruire e utilizzare come arma di distruzione il virus Industroyer, per bloccare i sistemi cyberfisici delle infrastrutture ucraine.
Tra i due eventi, abbiamo assistito a molti altri attacchi cibernetici: dall’uso del virus BlackEnergy dei russi SandWorm per annichilire le reti elettriche ucraine, al virus Wannacry, costruito sulla base di codici Microsoft vulnerabili rubati alla National Security Agency americana, che li aveva nascosti all’opinione pubblica.
L’invasione militare dell’Ucraina ad opera delle truppe e dei carrarmati russi, nel febbraio 2022, è stata preceduta da una serie di attacchi informatici a istituzioni e organizzazioni pubbliche ucraine.

Attacchi con wiper che cancellano i dati, DDoS che rendono inservibili servizi bancari, defacement di siti pubblici.
Anche l’hack and leak degli “hacktivisti” contrari alla guerra ha prodotto fughe di dati sensibili di clienti, imprese e cittadini, ponendo questioni rilevanti in merito alla tutela delle persone.
I dati possano essere un terreno vulnerabile, potenziale oggetto di attacchi criminali, nelle forme nuove che la guerra potrà assumere e sta già assumendo.
«Attaccare le infrastrutture critiche può essere letale per i civili», è l’opinione del direttore del CyberPeace Institute di Ginevra, un’organizzazione non governativa, neutrale e indipendente, la cui missione è garantire il diritto a sicurezza, dignità e uguaglianza nel cyberspace e di ridurre i danni che i cyberattacchi causano alle persone.

Analizzandoli l’Istituto n definisce l’impatto al fine di proporre come applicare le giuste regole di comportamento nel cyberspace e che possiamo sintetizzare così:
• sia in tempi di guerra che di pace i cyberattacchi devono rispettare il diritto e le normative internazionali e non possono avere come bersaglio le infrastrutture critiche essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile;
• prima di agire è necessario tenere conto dei danni potenziali, delle ripercussioni sulla popolazione e delle conseguenze di tipo umanitario che determinati cyberattacchi potrebbero avere;
• gli Stati devono garantire l’applicazione di pene contro gli autori di attacchi informatici che violano le leggi e le norme internazionali;
• le istituzioni pubbliche, come i Computer Emergency Response Team, sono indispensabili per procedere alla tutela dei sistemi e all’analisi degli attacchi attraverso una collaborazione effettiva e lo scambio di informazioni;
• i privati possono avere un ruolo attraverso lo sviluppo e la distribuzione di prodotti e servizi sicuri per i soggetti più vulnerabili della società e proteggere in modo proattivo i governi e i loro cittadini;
• le organizzazioni della società civile possono fornire il loro contributo anche documentando e analizzando i cyberattacchi e le loro ripercussioni, in modo da facilitare le indagini e sostenere il dibattito politico.

Ne aggiungiamo un’altra noi: se è da 20 anni che gli stessi bug dei software commerciali sono sfruttati dagli hacker è ora di capire e sanzionare le responsabilità di chi li produce e di chi non li controlla.

Democrazia Futura. La guerra in Ucraina è anche sul web

Democrazia Futura. La guerra in Ucraina è anche sul web

Perché il conflitto ci fa capire le differenze tra cyberguerra e infoguerra. Una guerra ibrida fatta di attacchi hacker e disinformazione, destinata a durare, indipendentemente dall’esito del conflitto.

di Arturo Di Corinto, giornalista e docente di Identità digitale, privacy e cybersecurity presso l’Università La Sapienza | 7 Ottobre 2022

Cosa può provocare un attacco informatico nel mondo odierno

Se un computer può fermare un carrarmato e la guerra elettronica abbattere un drone o destabilizzare le comunicazioni militari, un cyberattacco può interrompere l’erogazione di servizi essenziali e fare vittime civili. Un attacco informatico può infatti bloccare l’erogazione di acqua e energia elettrica, far deragliare un treno e spegnere i semafori in città ma anche interferire col ciclo di raccolta dei rifiuti e con tutte le attività che caratterizzano il funzionamento di una società moderna. Gli attacchi agli impianti di desalinizzazione israelianida parte di gruppi filo-iraniani, lo spionaggio industriale cinese, il ransomware Wannacry che ha bloccato la sanità inglese per giorni, l’interruzione della fornitura di gas da parte della Colonial Pipeline in Texas ne sono il plastico esempio.

La stessa Ucraina è stata bersagliata da potenti cyberattacchi fin dal 2014.

Cybersecurity: quando gli esperti sbagliano

Cybersecurity: quando gli esperti sbagliano

Hacker’s Dictionary. Attaccate Eni, GSE, Canarbino e altre infrastrutture critiche. Abbiamo passato mesi a negare la cyberguerra e adesso è arrivata alle nostre porte. Forse è ora di smetterla di intervistare i commentatori di professione e basarsi sui fatti

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 8 Settembre 2022

Ops, si erano sbagliati. Analisti e commentatori di professione, un circo di cento persone che facendo zapping troviamo in televisione o sui giornali a parlare di tutto un po’, si sono sbagliati sui risvolti della guerra cyber.

Come loro, anche i così detti esperti che deridevano gli allarmi lanciati dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, in questi giorni hanno dovuto ricredersi davanti agli attacchi a ripetizione contro il settore energetico, gli ospedali, le industrie militari.
Da poche ore sappiamo che anche la Canarbino di Sarzana, settore gas, è stata attaccata, e questo dopo le incursioni subite dai giganti Eni e Gse, il gestore italiano dei servizi energetici, per cui sono stati chiesti un riscatto rispettivamente di sette e otto milioni di dollari per la restituzione dell’accesso a dati, contratti, informazioni personali dei dipendenti.

È una guerra carsica ma visibile, con pochi attori, agguerriti, che stanno riconfigurando le loro alleanze e fanno campagna acquisti dei migliori criminali per penetrare le difese dei bersagli.

Eppure non era difficile prevederlo. Ad aprile i Five Eyes, l’alleanza spionistica tra Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti, avevano dichiarato senza mezzi termini che gli attori cibernetici sponsorizzati dallo stato russo hanno la capacità di compromettere le reti informatiche, rimanere silenti nelle infrastrutture critiche, rubare dati strategici, sabotare i sistemi di controllo industriale con malware specializzato e distruggere i macchinari che comandano.

«È probabile che gli attacchi che abbiamo osservato siano solo una frazione dell’attività cibernetica contro l’Ucraina». Così il vicepresidente di Microsoft Tom Burton in un report dell’azienda sulla guerra ibrida ci metteva in guardia da attacchi che possono avere un impatto diretto sulle nostre vite e sull’accesso a servizi critici come acqua, luce, gas, distribuzione del cibo, trasporti e ospedali, e colpire anche altri paesi membri della Nato.

E no, per gli esperti non si poteva parlare di cyberguerra, «bisogna stare calmi» e aspettare gli eventi. Ecco gli eventi ci sono piombati addosso, senza che Pubblica Amministrazione e aziende impiegassero quelle informazioni preziose per migliorare le difese. «No, ma la cyberguerra è un’altra cosa», ripetevano.

Ma quando qualcuno attacca le infrastrutture critiche che erogano servizi essenziali e bloccano la produzione e il trasporto di energia, quello di merci e di persone, impedendo alle industrie di funzionare, alle gente di riscaldarsi o di potersi curare perché pronti soccorso e ospedali finiscono nel mirino, che cos’è se non la guerra? Quando viene messa a rischio la vita dei cittadini, cos’è se non è guerra?

La guerra ibrida teorizzata dagli esperti militari implica il ricorso anche a mezzi non militari per raggiungere obbiettivi che invece sono militari. Non solo spionaggio, ma anche sabotaggio informatico e disinformazione.
Tre elementi ricorrenti nella guerra cibernetica.

E allora non è un caso se a giugno è stato modificato il Codice dell’Ordinamento Militare per permettere ai soldati italiani di rispondere con le stesse armi agli attacchi hacker di nazioni ostili e che nel decreto Aiuti bis la stessa facoltà sia stata attribuita alla nostra intelligence.

In aggiunta i Lloyd’s di Londra hanno annunciato che vogliono ricorrere alla cyberwar exlusion cause per non pagare i premi assicurativi di danni derivanti da cyberattacchi di matrice statale.

Se tre indizi fanno una prova, ecco la prova che la cyberguerra è arrivata. Benvenuti commentatori da operetta.

CODICE 2022 – LA VITA DIGITALE

Dal 1 luglio 2022 ogni venerdì in seconda serata su RaiUno, conduce Barbara Carfagna

Codice, tutta la vita è digitale

Spegnete i telefoni e accendete il televisore, da stasera torna in onda il nostro programma su #RaiUno, Codice.

Vi accompagneremo ogni venerdì sera alla scoperta delle meraviglie della tecnica, parleremo di scienza e dei limiti dell’uomo, incontreremo robot e programmatori, faremo incursioni nel Metaverso, scambieremo Bitcoin e cryptomonete, avremo il punto di vista dei filosofi che ci parleranno di dati sintetici e intelligenze artificiali, anche con un frate francescano.

E poi ci saranno le donne hacker, i militari che difendono il nostro cyberspace, le aziende italiane che producono i #droni, il capo dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale e i maggiori esperti di antiterrorismo e guerra cognitiva. Sì, parleremo anche di disinformazione.

Dalla Silicon Valley alla Corea del Sud passando per la Francia, i nostri inviati ci parleranno di cibo, di persone, di innovazione.

staytuned

Venerdì sera ore 23:45

Microsoft lancia l’allarme: le cyber-operations russe potrebbero coinvolgere i paesi Nato

Microsoft lancia l’allarme: le cyber-operations russe potrebbero coinvolgere i paesi Nato

Anche i virus informatici minacciano l’incolumità dei civili. Dall’inizio del conflitto russo ucraino si è assistito a un’escalation degli attacchi cibernetici in parallelo a quelli condotti con missili, tank e mitragliatori

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 29 Aprile 2022

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, gli attacchi informatici russi sono stati utilizzati per supportare gli obiettivi tattici e strategici dell’esercito, ed “è probabile che quelli che abbiamo osservato siano solo una frazione dell’attività cibernetica contro l’Ucraina”. Il vicepresidente di Microsoft Tom Burton ha presentato così un dettagliato report dell’azienda di Redmond sulla guerra ibrida in corso contro l’Ucraina con l’intento di proteggere i civili da attacchi che possono avere un impatto diretto sulle loro vite e sull’accesso a servizi critici come acqua, luce, gas, distribuzione del cibo, trasporti e ospedali.

Gli alleati dell’Ucraina sono a rischio cyberwar, avvertono i Five Eyes

Gli alleati dell’Ucraina sono a rischio cyberwar, avvertono i Five Eyes

Le agenzie di cybersecurity di Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti chiedono di alzare le difese informatiche e di proteggere energia, sanità, imprese e agricoltura dagli hacker sponsorizzati dal Cremlino

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 22 Aprile 2022

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il cyberspazio è diventato una zona di guerra calda e disordinata. E questa guerra potrebbe presto generalizzarsi a tutti coloro che sostengono il paese sotto le bombe. A dirlo sono ben otto agenzie di cybersecurity dei Five Eyes, l’alleanza spionistica delle cinque nazioni del Commonwealth (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti) che hanno pubblicato un preoccupante allarme sull’aumento degli attacchi informatici condotti da nation state actors russi, cioè hacker sponsorizzati dallo stato e gruppi criminali simpatizzanti del Cremlino come il famigerato Conti e i gestori della botnet Emotet, chiamati Mummy Spider.

Allarme dell’Agenzia per la Cybersicurezza: “Attenzione ai software russi”

Allarme dell’Agenzia per la Cybersicurezza: “Attenzione ai software russi”

Tra i prodotti potenzialmente pericolosi per l’Italia potrebbe esserci anche il noto antivirus Kaspersky, ma l’azienda ribadisce la sua neutralità e correttezza

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 15 Marzo 2022

L’allarme sicurezza lanciato dal sottosegretario Franco Gabrielli sulla presenza di tecnologie russe nel nostro Paese non è rimasto lettera morta: dopo l’audizione del suo direttore al Copasir, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, l’Agenzia italiana per la Cybersicurezza ha diramato una raccomandazione che suggerisce di diversificare le tecnologie in uso in Italia e di fare un’analisi del rischio potenziale proprio di quelle russe, considerato il mutato quadro geopolitico.

Il direttore dell’Acn, il professor Roberto Baldoni, sentito dal Copasir il 9 marzo scorso sul tema dell’impiego di software di origine straniera e su come aumentare la resilienza del nostro Paese, ne aveva già spiegato i problemi potenziali; lo stesso Adolfo Urso, presidente del Copasir, era intervenuto successivamente, affermando che “se si parla di guerra cibernetica, la Russia va considerata la potenza più forte al mondo: si tratta di uno strumento che utilizza sia sotto forma di attacchi hacker in grado di paralizzare ospedali, centrali elettriche e tutta una serie di infrastrutture critiche, sia attraverso la disinformazione via Internet”.

In sintesi la raccomandazione diramata dall’Acn parte dalla constatazione che l’evoluzione della situazione internazionale ci obbliga a ripensare lo scenario di rischio tecnologico e, “in particolare, a considerare le implicazioni di sicurezza derivanti dall’utilizzo di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Russia” pure ribadendo che non ci sono, a oggi, evidenze oggettive dell’abbassamento della qualità dei prodotti e dei servizi tecnologici forniti.

Intervista Arturo Di Corinto a Rainews24 – 5 Marzo 2022

Intervista Arturo Di Corinto a Rainews24

ospite di Rainews24 per parlare dell’allarme lanciato dall’ACN di cui avevo scritto subito per La Repubblica



Nell’intervista abbiamo parlato della guerra cibernetica che complica il conflitto militare Russo-ucraino. Ecco perchè:

a) Tutti i giorni ci sono attacchi informatici verso l’Italia, ma stavolta volume, contesto e target sono particolari ed è bene parlarne.
b) è importante infatti secondo me sollecitare una maggiore riflessione su quello che sta accadendo a ogni livello sociale, dal reparto contabilità delle aziende, al front office degli ospedali;
c) alzare il livello di allerta è poi il motivo per cui Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha diramato l’allarme che è arrivato ai media potenziandone il reach: lo scopo era la sensibilizzazione. E io ritengo che i media servano esattamente a questo, a creare #awareness e conoscenza;
d) l’allarme era TLP: amber e poi diventato white, quindi era giusto scriverne e parlarne.

Intervista Arturo Di Corinto a RadioRaiUno – Eta Beta – 5 Marzo 2022

Intervista Arturo Di Corinto a RadioRaiUno – Eta Beta – 5 Marzo 2022

Podcast/ Da una parte gli attivisti di Anonymous e i volontari reclutati online dal governo di Kiev. Dall’altra reparti dell’intelligence russa come il Gru e gruppi di criminali informatici come il Conti Team. La guerra in Ucraina non si combatte solo nei quattro domini di aria, spazio, terra e mare. Anche su internet si consuma uno scontro capace di colpire siti governativi, infrastrutture critiche e attività aziendali, oltre che diffondere sui social dosi massicce di disinformazione.

E il rischio è che questi attacchi aumentino di intensità e soprattutto che arrivino ovunque nel mondo. Italia compresa. Ne parliamo nella nuova puntata di Eta Beta. Se volete ascoltare il podcast, in cui per primi abbiamo dato la notizia dell’allarme Csirt (Computer Security Incident Response Team, il nucleo operativo dell’Agenzia nazionale) su un possibile attacco massiccio ai siti italiani previsto proprio per oggi, trovate il podcast sul sito www.etabeta.rai.it o su RaiPlaySound.


Ospiti: Arturo Di Corinto, giornalista esperto di sicurezza informatica; Fabio Pietrosanti, presidente Centro Hermes per i diritti umani digitali; Stefano Mele, membro della Commissione sicurezza cibernetica del Comitato atlantico italiano e ospite del podcast Codice Beta.

#CYBERSECURITY E PROTEZIONE DELLE ATTIVITÀ DIGITALI, una questione che ci riguarda

#CYBERSECURITY E PROTEZIONE DELLE ATTIVITÀ DIGITALI
una questione che ci riguarda

GIOVEDÌ 3 MARZO 2022 dalle ore 14.00
in diretta su #collettiva.it e i suoi canali social

con

Giuseppe Massafra | Segretario nazionale della CGIL

Alessio de Luca | Coordinatore Idea Diffusa CGIL nazionale
MassiMo Brancato | Coordinatore Area Coesione CGIL nazionale

Giulio de petra | Direttore del CRS

Arturo Di Corinto | La cybersicurezza. A che punto siamo
Giornalista – Docente Università La Sapienza, Roma

Giovanni Battista Gallus | La responsabilità è delle aziende o dei lavoratori?
Avvocato – Fellow Nexa – Politecnico Torino

Sandro del fattore | Digitalizzazione come cambiamento possibile
Coordinatore deleghe Segretario generale CGIL

Cinzia Maiolini | La Cybersicurezza riguarda le nostra vite
Coordinatrice Ufficio Lavoro 4.0 – CGIL

GiacoMo tesio | La sicurezza informatica sul lavoro
Programmatore

Confronto con il Coordinamento nazionale Legalità e Sicurezza
della CGIL, moderato da LUCIANO SILVESTRI
Responsabile nazionale Legalità e Sicurezza della CGIL

La guerra in Ucraina è anche sul web: allarme per un virus che cancella la memoria dei computer

La guerra in Ucraina è anche sul web: allarme per un virus che cancella la memoria dei computer

Dopo centinaia di attacchi a siti web di ministeri e banche, si è improvvisamente diffuso un wiper molto potente, KillDisk. E nei forum underground di lingua russa si invita ad attaccare target ucraini

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 24 Febbraio 2022

L’Ucraina è sotto attacco informatico da giorni. L’aggressione verso le infrastrutture digitali del Paese si è però intensificata quando il parlamento ucraino ha iniziato a discutere lo stato di emergenza per contrastare la minaccia militare russa. Gli attacchi DDoS, attacchi che impediscono di accedere ai siti web colpiti, hanno preso di mira i siti dei ministeri della Difesa, degli Esteri e degli Interni rendendoli irraggiungibili per molte ore fino ad oggi. Anche PrivatBank, la più grande banca commerciale in Ucraina, e Oschadbank, la Cassa di risparmio statale dell’Ucraina, sono state bersagliate. Gli attacchi hanno fatto seguito a DDoS e defacement di oltre 70 siti web del governo ucraino a gennaio.

La Repubblica: Allarme cyberattacchi per le elezioni in Europa nel 2017

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Allarme cyberattacchi per le elezioni in Europa nel 2017

Dal forum di Davos il monito degli esperti mentre si conclude ITASEC 2017, la prima conferenza nazionale italiana sulla cybersecurity. E anche l’Italia deve essere pronta a difendersi da questi attacchi. “Ma non siamo all’anno zero della sicurezza informatica”
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 20 Gennaio 2017

ESISTE un rischio concreto di cyberattacchi durante le elezioni di quest’anno nel vecchio continente, in Francia, Olanda e Germania. Questo è l’allarme lanciato dagli esperti di sicurezza riuniti al World Economic Forum in corso a Davos. Anche l’Italia potrebbe non essere al riparo da rischi, sia che si voti a breve oppure alla fine della legislatura nel 2018. Il monito arriva proprio mentre si conclude a Venezia la prima conferenza sulla cybsersecurity nazionale Itasec2017 e diventa subito argomento di discussioni tra gli intervenuti, circa 1000 tra esperti, accademici, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni riuniti negli spazi dell’Università Cà Foscari. A rafforzare i timori anche le parole di un esperto mondiale come Eugene Kaspersky, fondatore dell’omonima società di sicurezza: “La rete elettrica, i trasporti e altre infrastrutture critiche diventeranno un grande target per gli hacker”, ha detto invitando gli Stati a investire di più per mettere in sicurezza il sistema paese. Continua a leggere La Repubblica: Allarme cyberattacchi per le elezioni in Europa nel 2017

La Repubblica: Virus, botnet, attacchi Ddos: le armi segrete della cyberwar Usa-Russia

ROMA – Il 2016 verrà ricordato come l’anno del conflitto tra le grandi potenze nel cyberspazio. Un terreno nel quale il conflitto diplomatico e militare diventa conflitto digitale e la cyberwar globale uno scenario plausibile. Con effetti potenzialmente devastanti sulla vita quotidiana: dalla sicurezza degli hub aeroportuali alle vie di trasporto, fino agli elettrodotti. Pensiamo a cosa succederebbe con un guasto diffuso alla rete elettrica: non funzionerebbero illuminazione, ospedali e fabbriche, con effetti di panico e di blocco delle attività produttive capaci anche di influenzare la risposta a un attacco militare tradizionale. È già successo il 23 dicembre 2015 in Ucraina ad opera del gruppo Sandworm. Per questo l’escalation della tensione tra Russia e Usa si sta configurando come una situazione da guerra fredda. La cyberwar è diventata un’opzione. Ma non da ieri.
Continua a leggere La Repubblica: Virus, botnet, attacchi Ddos: le armi segrete della cyberwar Usa-Russia