CONNESSI A MORTE

Connessi a morte. Guerra, media e democrazia nella società della cybersecurity

Connessi a morte: arrivato in libreria il nuovo libro di Michele Mezza con prefazione di Barbara Carfagna e postfazione di Arturo Di Corinto.

Connessi a morte. Guerra, media e democrazia nella società della cybersecurity (Donzelli, 2024) di Michele Mezza è un’opera che esplora l’impatto profondo e multiforme della tecnologia, in particolare della connettività digitale e dell’intelligenzaartificiale, sulla guerra, la politica e la società nel suo complesso. Mezza dipinge un quadro del mondo contemporaneo in cui la linea di demarcazione tra guerra e pace, tra reale e virtuale, diventa sempre più sfocata, e dove la cybersecurity si trasforma in un elemento cardine non solo per la sicurezza nazionale, ma anche per la vita quotidiana di ogni individuo.

L’autore introduce il concetto di “mobile war”, una guerra in cui la connettività mobile è l’arma principale e i confini tra combattenti e civili sono labili. L’emblema di questa nuova era è l’immagine di Yahya Sinwar, leader di Hamas, individuato e poi ucciso da un drone israeliano mentre brandiva un bastone in segno di sfida. Questa scena, diffusa globalmente, incarna la vulnerabilità di chiunque nell’era digitale, dove la localizzazione e l’eliminazione mirata sono diventate realtà.

Mezza sottolinea come la guerra si sia evoluta, non limitandosi più all’inflizione di danni fisici, ma puntando al controllo dell’informazione, alla manipolazione della percezione e all’instillazione della paura attraverso la dimostrazione di potere tecnologico.

La cybersecurity, a sua volta, si è trasformata in un elemento cruciale, non solo come strumento di difesa, ma anche come motore di un nuovo sistema di relazioni e interessi geopolitici. Il misterioso affondamento del panfilo Bayesian, con a bordo figure chiave del mondo della cybersecurity, illustra come le informazioni e le tecnologie in questo campo siano diventate asset strategici di enorme valore, in grado di influenzare gli equilibri di potere globali.

CyberCaos: giornalismo, guerre, elezioni e finanza

CyberCaos: giornalismo, guerre, elezioni e finanza

8 novembre 2024

16:30 – 18:30

Sala Campiotti, piazza Montegrappa 5, Varese

La Cybersecurity come logistica del giornalismo al tempo dell’intelligenza generativa. Il caos è solo un ordine che non abbiamo ancora imparato a decifrare.

Partecipano:

Raffaele Angius, giornalista, co-fondatore di Indip, giornale d’inchiesta basato in Sardegna, docente a contratto all’Università di Perugia

Arturo Di Corinto, giornalista, Capo della comunicazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionaler

Pierguido Iezzi, fondatore di Swascan, Marketing manager Tinexta

Michele Mezza, giornalista, creatore di Rainews24 e docente alla Federico II di Napoli

 

ITU CYBER SECURITY INDEX 2024

L’Italia è un Paese modello per la sua postura nella cybersicurezza. A dirlo è l’ITU, l’International Telecommunication Union, agenzia delle Nazioni Unite specializzata in ICT, che promuove a pieni voti (100/100) il nostro Paese nel report Global Cybersecurity Index 2024. Con questa pubblicazione, giunta alla quinta edizione, l’agenzia ONU valuta il livello di maturità della cybersicurezza di oltre 190 Paesi, prendendo come parametro 5 aspetti: legale, tecnico, organizzativo, sviluppo delle capacità e cooperazione. L’ITU suddivide i Paesi in gruppi: dai più virtuosi (Tier 1) a quelli in via di costruzione (Tier 5). Il primo gruppo, a cui si accede con un voto minimo di 95/100, è composto dai 46 Paesi che hanno dimostrato un forte impegno nel settore, coordinando le attività del governo con quelle dei privati e dimostrando solidità in tutti e cinque i parametri.

L’Italia è stata quindi promossa per la normativa nazionale sulla cybersicurezza e sul cybercrime, le sue capacità tecniche come la presenza di un CSIRT nazionale, l’adozione di una strategia nazionale e la presenza di un’agenzia governativa specializzata (l’ACN appunto), gli incentivi per lo sviluppo, il miglioramento delle competenze e della consapevolezza. E, infine, per la collaborazione a livello internazionale e con i privati.

Per la rilevazione, ogni Paese ha compilato un questionario tramite il punto di contatto, che per l’Italia è l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. I dati così raccolti sono stati arricchiti e verificati da fonti indipendenti. Il report 2024 è stato realizzato analizzando 30mila url e più di mille pdf, fa sapere l’ITU.

Nonostante il miglioramento globale nella postura di cybersicurezza, l’ITU invita a non abbassare la guardia. Tra le minacce persistenti segnala: i ransomware, gli attacchi informatici – che toccano industrie chiave causando anche interruzioni di servizi – e le violazioni della privacy che riguardano individui e organizzazioni. 

Giornalismo e AI: profili giuridici e normativi. Le questioni aperte su privacy e cybersecurity

Un conto è vedere un deepfake nel post di instagram, un altro è vederlo in un documentario o in una inchiesta giornalistica, cioè in formati informativi che per definizione devono dare conto di fatti, persone e contesti, reali.

Per capirci, una cosa è riportare in vita i dinosauri in un film, un’altra è creare false invettive di un capo di stato in un servizio giornalistico.
Di complottisti è già pieno il mondo.

Ecco, il primo problema che il giornalismo ha con l’IA è proprio questo. In un mondo in cui è possibile simulare tutto (o quasi) come possiamo trovare e raccontare la verità?

In una dichiarazione di questi giorni un leader dell’AFD, partito di estrema destra tedesca, ha detto: “non credete a quello che c’è nei libri di storia”. Se i codici della simulazione applicati dall’IA vengono usati per riscrivere documenti storici, ci saranno nuovi argomenti e presunte prove per motivare quella affermazione.

Come diceva Stefano Rodotà, non tutto quello che è tecnicamente possibile è eticamente lecito. E neppure legale.

Di questo parleremo io e Guido Scorza martedì prossimo, 24 settembre a Roma, all’Università Sapienza, dove Il Dipartimento CoRiS ha organizzato, nell’ambito delle attività del Rome Technopole, un ciclo di seminari sui rapporti tra il mondo dell’informazione e le innovazioni tecnologiche e sociali introdotte dall’intelligenzaartificiale.

Il tema del giorno sarà “Giornalismo e AI: profili giuridici e normativi. Le questioni aperte su privacy e cybersecurity”.

PS: il seminario offre crediti formativi per i giornalisti.

Come costruire un essere umano

Ha fatto una giravolta su sé stesso e si è buttato dalle scale. Poi ha smesso di funzionare. Protagonista della vicenda non è infatti una persona, ma un robot. La notizia è quindi che anche i robot possono suicidarsi. O almeno è questo che si ritiene essere accaduto all’inizio di luglio a un robot impiegato come funzionario amministrativo in Corea del Sud, forse “a causa di stress”.

Il fatto ci interroga sui limiti dell’artificiale, sulla computabilità delle emozioni, sull’etica relativa al mondo robotico. È stata una scelta razionale oppure una scelta emotiva? I robot non hanno o non dovrebbero avere, emozioni. In ogni caso la vicenda getta un cono d’ombra sul futuro della convivenza tra uomini e macchine. Se le macchine possano provare emozioni o se gli ingegneri siano così bravi da simulare le emozioni in un essere artificiale è domanda che ci accompagna da sempre. Ma per rispondere servono meno ingegneri e più psicologi. Capire le caratteristiche dell’umano è la vera sfida, che ci riguarda tutti.

Come costruire un essere umano è il grande racconto del dottor Frankenstein del nostro tempo, Ishiguro Hiroshi, lo scienziato che sta disegnando il nostro futuro, che lo fa proprio nel saggio Come costruire un essere umano, recentemente pubblicato da Wudz Edizioni (2024). Per il luminare della robotica umanoide “costruire un androide non significa replicare punto per punto l’umano ma interrogarsi su cosa significhi essere umani”. Sono queste parole pronunciate in esergo da Ishiguro, docente di Intelligenza Artificiale all’Università di Osaka, a rappresentare la base della sua analisi. Ishiguro, più volte ospite della trasmissione di Rai1, Codice, tutta la vita è digitale, ha da poco firmato un accordo di collaborazione scientifica con il nostro Paese e nel libro racconta ai lettori il lungo viaggio in compagnia dei suoi robot umani, e come questi rivoluzioneranno per sempre il nostro modo di vivere.

Per quelli di noi che ancora legittimano la superiorità dell’umano con il possesso della coscienza, per certuni dell’anima, è difficile accettare che un essere artificiale possegga una decisionalità propria. Ma se accettiamo la logica della simulazione, quella dei comportamenti umani riprodotti in maniera artificiale e numerizzati, cioè digitalizzati attraverso sequenze di zeri e di uno, dobbiamo riconoscere in via ipotetica che si possa digitalizzare la coscienza stessa, ammesso che ci si metta d’accordo su cosa sia. In fondo è una questione di convenzioni, da cui discendono le convinzioni.

Se per convenzione, cioè in seguito a un accordo condiviso, riteniamo riproducibile l’output di un comportamento cosciente, possiamo immaginare di poter simulare la coscienza, quel modo di essere presenti a noi stessi come risultato dell’autopercezione di processi interni che, tradotti in unità discrete, possono essere riprodotti artificialmente. Per questo studiare l’umano è importante per chi realizza umanoidi innestati di intelligenza artificiale, ma anche per chi ci dovrà vivere insieme.

Cybermania e gli altri

Cybermania, il libro di Eviatar Matania e Amir Rapaport (Cybertech-Arrowmedia Israel, 2022), racconta di come Israele sia diventata la principale superpotenza nel dominio che sta rivoluzionando il futuro dell’Umanità, cioè il dominio cyber. Il libro descrive in maniera epica, e propagandistica, il Big bang dell’avvento della cybersecurity nel paese, il ruolo dell’ancora primo ministro Benjamin Netanyahu, il contributo dei militari e la capacità di attrazione del marchio Israele. In questo non si discosta molto dal best seller Startup Nation. The story of Israel’s economic miracle, del giornalista Saul Singer, scritto insieme allo studioso di relazioni internazionali Dan Senor, il cui racconto è sempre epico, propagandistico e marketing oriented.

La tesi centrale dei due libri è infatti la stessa: Israele è una grande potenza, economica e cibernetica, per tre motivi principali: l’apporto dato dai giovanissimi militari in servizio di leva che poi fanno nascere le start up, anche cyber; la cultura della complessità a cui è abituato il popolo del libro che fin dall’infanzia abitua i suoi uomini (non le donne), a mettere in discussione perfino la Torah; la capacità attrattiva dei risultati politici, economici e diplomatici che rendono Israele piattaforma perfetta per gli investimenti globali. Però Eviatar e Amir, nel caso di Cybermania, lo fanno attraverso racconti di prima mano e ci portano fin dentro le segrete stanze del potere. Non potrebbe essere altrimenti, visto che Amir Rapaport è il creatore di Cybertech, il maggiore evento mondiale B2B del mercato cyber, mentre Eviatar Matania, oggi professore universitario, è accreditato come l’ispiratore del Cyber Directorate israeliano.

Chi contesta ambedue i racconti è Antony Loewenstein, giornalista d’inchiesta del NYT e del Guardian, ebreo anche lui, d’origine australiana, che ha proprio un’altra tesi: il miracolo economico e cibernetico israeliano è frutto della logica di sopraffazione ai danni del popolo palestinese che, stretto nei territori occupati è il bersaglio perfetto delle sue tecnologie della sorveglianza e di repressione, le cui qualità possono essere appunto osservate, anche dai compratori, sul campo. Molto interessante è la disamina che Loewenstein fa delle cyberarmi israeliane, in particolare degli spyware di NSO come Pegasus e di quelle di Cellebrite e Intellexa. Secondo l’autore queste tecnologie sono state vendute e usate regolarmente da sistemi repressivi, democrature e dittature in tutto il mondo, sempre d’accordo col governo di Gerusalemme e a dispetto dei diritti umani di attivisti, giornalisti e politici regolarmente eletti. La dettagliata inchiesta, fatta sul campo, insieme a Elitay Mack, avvocato israeliano per i diritti civili, che ha portato regolarmente Israele sul banco degli imputati, è diventato un libro: Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, un libro che, al contrario di Cybermania, è stato tradotto in italiano, e pubblicato in Italia da Fazi Editore nel 2024.

Insomma, tre libri da leggere per chiunque si occupi degli aspetti economici, politici e tecnologici del mondo cyber.

Gli algoritmi del potere. Come l’intelligenza artificiale riscriverà la politica e la società

“Il potere è bramato da chi lo conosce, e invidiato o temuto da chi lo subisce. Nessuno, però, riesce a esercitarlo con libero arbitrio, neppure chi ritiene di non dover rendere conto a nessuno.

La vera natura del potere cambia a seconda di chi lo ricerca.

L’ambizioso crede che «potere» sia la facoltà di comandare sugli altri, e dunque mira a conquistare un ruolo che gli permetta d’im-porsi, d’impartire ordini o quantomeno di veicolare la propria importanza attraverso i principali canali di comunicazione. Ama infondere nelle folle uno spirito da tifoseria, favorendo schieramenti e opposizioni forti e garantendosi sempre una parte a proprio sostegno. Il suo fine ultimo è suonare la campanella, accomodarsi sul trono e brandire lo scettro del potere. Eppure, una volta raggiunto il proprio scopo, si ritrova spesso spaesato e privo di obiettivi.

Il conformista, più modestamente, vede il potere come un rifugio sicuro dove trascorrere la vita, al riparo da problemi economici e altri fastidi. Punta al moderatismo per sopire qualunque possibile cambiamento dello status quo, mira allo scambio di favori e nomine per assicurarsi protezione in futuri momenti bui. Il suo obiettivo è procrastinare, mantenere il mondo simile a sé stesso il più a lungo possibile, scongiurare il battito d’ali di farfalla che potrebbe far svanire le sue certezze.

Poi c’è l’idealista, che interpreta il potere come un mezzo per ottenere un cambiamento che ritiene importante per la società in cui vive. Punta a dare l’esempio e a promuovere il cambiamento.

Oggi è il momento di fare i conti con un nuovo elemento che cambierà per sempre il concetto di politica e di potere: l’Intelligenza artificiale. La capacità di comprendere, comunicare e partecipare verrà ulteriormente livellata, permettendo alle comunità di autoregolarsi e vincolando le istituzioni rappresentative tradizionali alla volontà e all’indignazione collettiva”.

Dall’introduzione del libro: Gli algoritmi del potere. Come l’intelligenza artificiale riscriverà la politica e la società, Davide Casaleggio, ChiareLettere, 2024

Il futuro delle smart cities

È stato da poco pubblicato il testo Innovazione e sostenibilità per il futuro delle smart cities per le edizioni Mimesis a cura di Franco Ferrari , professore emerito di diritto costituzionale presso l’Università Bocconi di Milano.

È il quarto testo di una serie di volumi dedicata all’idea di smart city e alla sua evoluzione. Un lavoro, come dice nell ’introduzione al corposo volume, il curatore, “[necessario] per analizzare la trasformazione del quadro giuridico, geopolitico, ambientale, economico che ha messo a dura prova i progetti di molte organizzazioni internazionali e sovranazionali intesi a migliorare i tassi di efficienza, partecipazione, vivibilità e in ultima analisi di intelligenza dei nuclei urbani”.

All’interno del volume segnaliamo la sezione dedicata alla “Persona e diritti digitali nelle smart city”, e in particolare il capitolo riguardante “L’evoluzione del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione all’epoca della digitalizzazione, “I nuovi sistemi cloud first: il polo strategico nazionale e la piattaforma digitale nazionale dati” di Francesco Gaspari; come pure segnaliamo nella sezione curata da Mario Caligiuri , docente e scrittore collaboratore dell’ACN, “L ’Intelligence nella città intelligente”, un pregevole testo di Michele Colajanni, professore ordinario a Bologna dal titolo evocativo: “La Cybersecurity come strategia per mitigare il rischio negli ambienti complessi”.

È nel contesto di questa riflessione che nasce la richiesta di inserire nel volume un contributo del Direttore Generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, che fosse in grado di fornire un excursus dei nuovi rischi delle città digitali e delle strategie che il nostro paese ha introdotto per mitigarli. Un saggio, quello dell’ex prefetto di Roma che comincia con una domanda provocatoria: E se un giorno ci svegliassimo per scoprire che la luce non si accende, il telefono non funziona e il garage elettrico non si apre perché un attacco informatico ha bloccato tutto, cosa faremmo? Penseremmo all ’Apocalisse? In un certo senso sì, e l’Agenzia, spiega Bruno Frattasi, esiste perché non debba mai accadere, pur sapendo che il rischio zero non esiste e che la cybersecurity è un gioco di squadra dove si vince giocando insieme.

DIGITAL ITALY 2023. Costruire la Nazione Digitale

Sintetizzare in uno spazio come questo il volume Digital Italy 2023, Costruire la nazione digitale, è impossibile.

Questa raccolta di saggi, a cura di Arianna Perri, realizzata per The Innovation Group e pubblicata per i tipi di Maggioli Editore, è un volume di 421 pagine con oltre 50 autori che provano a fare il punto sullo stato di digitalizzazione dell’Italia a partire dai passaggi salienti del Digital Decade Report della Commissione Europea. E cioè: che effetti stanno avendo sul nostro paese l’accelerazione delle tendenze tecnologiche, come l’uso dell’Intelligenza Artificiale (AI) generativa, sulla produttività e sull’organizzazione del lavoro; quali sono gli effetti dell’irruzione della geopolitica nelle attività economiche e nella vita quotidiana delle persone tra inflazione, frammentazione delle supply chain e cyberattacchi (tra le principali preoccupazioni dei cittadini europei alla protezione dalla disinformazione e dai contenuti illegali); infine, la competizione tecnologica sempre più intensa, in cui la rapidità e le economie di scala assumono un ruolo chiave nella gara per il primato dell’economia globale.

Lo stesso “Digital Decade Report” rileva che alcuni progressi sono stati realizzati nell’ultimo anno (2022), ma molto rimane ancora da fare. Ad esempio, come dice Roberto Masiero nella sua introduzione al volume, “rispetto agli obiettivi relativi alle infrastrutture digitali, e in particolare alle very high-capacity networks (VHCN), l’Italia ha fatto un salto di dieci punti percentuali tra il 2021 e il 2022, ma rimane ancora al di sotto della media dell’Unione Europea (54% contro il 73% dell’UE)”. Inoltre, solo il 46% del popolazione ha competenza digitali di base e la percentuale di donne fra gli specialisti ICT è solo del 16%. Il livello di “intensità digitale di base” delle PMI italiane è del 70%, pari alla media europea ma riguardo alla digitalizzazione dei servizi pubblici, l’Italia si ferma al 68% nella fornitura di servizi pubblici ai cittadini (contro il 77% dell’UE) e al 75% per quanto riguarda i servizi alle imprese (contro l’84% dell’UE).

Tutti questi aspetti sono analizzati nel libro(ne), ma a noi forse interessa un pezzo in particolare, quello che parla di IA e cybersecurity. Per la prima sono facilmente condivisibili le parole di Tiziana Catarci e Daniel Raffini che ci ricordano come la rivoluzione digitale è la rivoluzione del nostro tempo e l’IA solo l’ultimo tassello di un cambiamento di lunga durata, che va governato mettendo al centro l’uomo (human centered approach), affinché essa sia al servizio delle persone, senza credere che sia qualcosa di miracoloso, e mettendogli dei paletti, dei guard rail, come li ha chiamati per primo Sam Altman, cominciando dal limitare la raccolta di dati personali senza consenso (Guido Scorza nel suo contributo).

Ma per farci cosa alla fine? Per innovare processi e prodotti, sicuramente, ma anche, come si dice nel libro, favorire i processi decisionali pubblici, la crescita economica e il progresso scientifico, l’istruzione per tutti. E, magari, innalzare la postura cibernetica del paese. Ma per questo, si sa, vogliono regole, cultura tecnologica e finanziamenti. Lo dice pure uno specchietto di Elena Vaciago a pag.334, dove ci ricorda che nei prossimi due anni dovremo fare i conti con nuovi regolamenti europei come DSA, NIS2, Critical Entities Resilience (CER) e il Regolamento DORA. Insieme all’AI Act, il Regolamento sull’Intelligenza artificiale, dovrebbero aiutarci, forse, a governare la trasformazione, fino alla prossima tecnologia dirompente, come il Quantum Computing.

Expo Cyber Security Forum

Ruolo e competenze dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale – 14 maggio, Pescara

Arturo Di Corinto

Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale

Arturo Di Corinto

Il tema: l’equazione della cybersecurity non è fatta solo da cybercrime. La protezione delle infrastrutture critiche, la sicurezza nazionale, l’affidabilità e stabilità del sistema finanziario, l’integrità e la sicurezza dei processi democratici sono solo alcune delle questione che rendono strategico l’argomento.

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale e la democratizzazione della cybersecurity

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale e la democratizzazione della cybersecurity”, organizzato dal Centro Studi Americani in collaborazione con Crowdstrike, in programma il prossimo 18 aprile alle 17:30, si terrà presso la sede del Centro Studi Americani, in via Michelangelo Caetani 32 a Roma.

L’intelligenza artificiale generativa sta progredendo rapidamente e potrebbe rivoluzionare numerosi settori. Nonostante l’IA non sia una novità, il suo utilizzo quotidiano è comune da circa un decennio, con esempi come la ricerca Google, Maps e i servizi di traduzione. Tuttavia, è essenziale che le persone comprendano come e perché viene sviluppata questa tecnologia. La Commissione europea sta lavorando al primo quadro normativo sull’Intelligenza Artificiale, l’AI Act, per garantire che i sistemi AI all’interno dell’UE rispettino i diritti e i valori dell’Unione, come il controllo umano, la privacy e la trasparenza.

La cybersecurity è uno dei settori più promettenti per l’IA, poiché può aiutare a superare sfide come la carenza di talenti, la limitata accessibilità degli strumenti e la necessità di rispondere rapidamente agli attacchi. L’uso dell’IA generativa può fornire inoltre vantaggi operativi e competitivi nel rilevare, investigare e rispondere agli attacchi informatici, rendendo le aziende più efficienti e precise.

Machina Sapiens

Machina Sapiens, l’algoritmo che ci ha rubato il segreto della conoscenza (Il Mulino 2024) è il secondo libro della futura trilogia di Nello Cristianini sull’Intelligenza artificiale ed è un piccolo capolavoro di chiarezza. Il professore italiano, che insegna Intelligenza Artificiale all’Università di Bath, in Inghilterra, prende la mosse dalle visionarie tesi di Alan Turing, il padre dell’informatica moderna, per discettare se, come e quando le macchine artificiali possano pensare. E il risultato delle sua analisi è che, come diceva Turing, la domanda è sbagliata. La vera domanda è se le macchine che abbiamo costruito possano comprendere il mondo e parlarne con noi. La risposta è che oggi ci siamo riusciti, come aveva predetto Turing, che non solo contribuì a decifrare la macchina cifrante nazista Enigma, ma che pose le basi della teoria della computazione generale.
Oggi, dice Cristianini, assistiamo alla straordinaria evoluzione di idee vecchie di 70 anni – l’età dell’IA – perché abbiamo a disposizione qualcosa che prima non avevamo: potenza computazionale, algoritmi di machine learning efficaci e tanti dati. Più dati forniamo alla macchina, più quest’ultima può metterli in relazione, a velocità mai viste prima, sviluppando una sua “visione del mondo”. La logica è facile da comprendere se pensiamo che macchine come ChatGPT sono state pensate proprio per un compito specifico, quello di conversare con noi dandoci risposte plausibili e non di sapere tutto, o di simulare ogni forma di comportamento cognitivo umano. E tuttavia, questo non ci autorizza a pensare che non accadrà nel tempo a venire.
Alcune artificiali hanno già manifestato capacità emergenti sulla base di un mero apprendimento associativo, mostrato di essere capaci di generalizzare concetti, e trasferire conoscenze da un dominio all’altro, dalla linguistica alla matematica. E allora, senza fare fughe in avanti, per adesso basta mettersi d’accordo su cosa intendiamo per intelligenza, pensare, ragionare, tre concetti che ancora dividono filosofi e psicologi e che magari sono utilizzati in maniera impropria, sia per le macchine che per gli umani, diciamo noi. Dunque, restiamo coi piedi per terra: le GenAI, le intelligenze artificiali generative, fanno già meglio di noi in molti campi. Queste macchine sono in grado di superare test di lingua necessari a ottenere un visto o passare di grado a scuola; sono in grado di superare gli esami per l’avvocatura in America; sono in grado di analizzare sterminate quantità di dati e riscrivere sé stesse. Ma non sanno ancora prendere decisioni autonome e, in aggiunta, ogni tanto si sbagliano (“confabulano” e “allucinano”). Basta questo a definirle pappagalli stocastici? La risposta di Cristianini è no.
Poi, certo se vogliamo continuare a pensare di essere l’apice dell’evoluzione e i signori del Creato, possiamo anche farlo. D’altronde prima di Copernico si credeva che il Sole girasse intorno alla Terra, e che l’Uomo fosse al centro dell’Universo; prima di Darwin si credeva che l’Uomo non appartenesse al mondo animale; e prima di Freud si credeva che l’Io fosse padrone a casa propria. Tre ferite narcisistiche che potrebbero farci risparmiare la quarta.

The Eye of the Master

The Eye of the Master. A social history of Artificial Intelligence

L’intelligenza artificiale non è neutrale. Come ogni tecnologia, risente della temperie culturale e dei modelli socioeconomici all’interno dei quali è stata ideata e sviluppata, ma l’IA, più di tutte, riproduce il comando capitalista dell’occhio del padrone, sottraendo all’umano, riproducendole, le sue qualità più intime, con il fine di sostituirlo nel processo produttivo. È questa la tesi di Matteo Pasquinelli nel libro The Eye of the Master. A social history of Artificial Intelligence, di recente pubblicato da Verso Books (2023) e appena arrivato in alcune librerie italiane.

La tesi, non proprio originale, ma molto documentata e rigorosamente descritta nel libro, è che l’IA rappresenti solo un altro passaggio dell’automazione del lavoro umano che porta inevitabilmente all’alienazione del lavoratore separandolo dal prodotto della sua fatica. Prima accadeva con l’operaio specializzato, oggi accade ai turchi meccanici che annotano i dati di addestramento dell’IA e si occupano dell’allineamento di ChatGPT.

Portando ad esempio il Principio di Babbage e pescando a piene mani nella storia della cibernetica, l’autore argomenta come l’IA sia quindi il culmine dell’espropriazione delle capacità cognitive dei colletti bianchi, secondo lo stesso processo industriale che, cominciato con l’espropriazione delle terre, le enclosures, trasformerà agricoltori, artigiani e piccoli proprietari in sottoproletari urbani a caccia di lavoro nelle fabbriche col telaio meccanico.

Per dirla col linguaggio dell’autore, l’IA che nasce dalla segmentazione industriale dei compiti lavorativi, passa per la raccolta di dati prodotti nei circuiti del loisir culmina inevitabilmente nella pratica estrattivista dell’attuale capitalismo della sorveglianza come l’ha chiamato Shoshana Zuboff Perché, sempre secondo l’autore, l’essenza dell’IA non è replicare la cognizione umana, ma codificare e automatizzare le pratiche sociali e i rapporti di potere che derivano dalla divisione del lavoro. Pasquinelli la chiama the labour theory of automation.

The Eye of the Master

ITASEC24

L’ottava edizione di ITASEC (https://itasec.it/), l’annuale conferenza italiana sulla cybersicurezza organizzata dal Cybersecurity National Lab. del CINI in collaborazione con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), si terrà a Salerno dall’8 all’11 aprile 2024, presso il Grand Hotel Salerno.

Alla Conferenza, in presenza, parteciperanno ricercatori e professionisti impegnati nei vari campi della cybersicurezza, provenienti dal settore privato e da quello pubblico, dall’università, dall’industria, dagli enti di ricerca e dal settore governativo.

Tramite il sito https://itasec.it/registration-partecipants/ è possibile iscriversi alla conferenza e ai workshop scientifici di lunedì 8 aprile.

Nella speranza di incontrarci a Salerno, porgiamo i più cordiali saluti.

Il Team del Cybersecurity National Lab – CINI

Charting digital sovereignity. A survival playbook.

T alvolta chi parla di rischio cibernetico lo fa guardando dal buco della serratura. Il rischio cyber, infatti, viene spesso concettualizzato come un rischio tecnico affrontabile con strumenti repressivi e di polizia, quando invece, essendo un rischio industriale, tecnologico e geopolitico, richiede altri strumenti di contrasto e lo sviluppo di politiche adeguate che mettano in relazione il rischio a molteplici dimensioni.

Una è quella dell’evoluzione tecnologica. Si pensi al Quantum computing, che sarà in grado di rompere le chiavi crittografiche basate sulla Rsa, e che sono a presidio delle transazioni commerciali in rete. Un rischio cibernetico che va affrontato attraverso un programma di sviluppo tecnologico e industriale di quella che chiamiamo Crittografia post quantum.
Ancora, il rischio cibernetico va individuato come rischio legato allo sviluppo e all’accesso pubblico di modelli generativi di intelligenza artificiale in grado di produrre deepfake così convincenti da farci credere di tutto. Un pericolo serio soprattutto in un anno, il 2024, che vede alle elezioni la metà della popolazione mondiale.
E che dire dei supercomputer e della filiera tecnologica globale? È noto che la strategia americana per rallentare lo sviluppo tecnologico ed economico della Cina, punta a escludere il paese del Dragone dalla filiera dei microprocessori. Altrimenti che armi potrebbe sviluppar la Cina se ne avesse l’accesso?
Ai problemi geopolitici vanno affiancati quelli regolamentari. Ad esempio: che effetto avranno tutte le leggi, i regolamenti europei, per garantire la protezione delle infrastrutture critiche e la catena di approvvigionamento delle nostre industrie prese costantemente di mira dalle canaglie statuali che hanno già hackerato SolarWinds e Kaseya?
Riusciranno le imprese Europee di Intelligenza Artificiale a rimanere agganciate alle aziende di punta americane e cinesi?

Per Roberto Baldoni, autore del libro Charting digital sovereignity: a survival playbook. How to assess and to improve the level of digital sovereignty of a country (Self published, 2024), trovare risposte a queste domande è essenziale per sfruttare in modo sicuro le opportunità economiche e i progressi offerti dalla tecnologia dell’informazione. Ma l’autore va anche oltre e affronta il tema della compliance aziendale rispetto alle normative sempre più complesse a cui devono sottostare e quello, centrale, della formazione di nuove competenze cyber, il vero tallone d’Achille di ogni organizzazione che voglia per proteggere una superficie digitale sempre più espansa e interconnessa.

Il libro di Roberto Baldoni approfondisce questi temi alla confluenza tra geopolitica, sicurezza nazionale e globalizzazione, con l’auspicio di offrire, come dice l’autore, una guida per affrontare queste sfide in modo efficace, attraverso l’adozione di un nuovo concetto di sovranità digitale offrendo una metodologia strategica per attuarlo.

Attraverso casi di studio che analizzano i livelli di sovranità digitale negli Stati Uniti, in Cina, nell’UE e in Italia, il libro offre approfondimenti importanti per politici, leader del settore, esperti di sicurezza, studenti e appassionati di tecnologia.

Roberto Baldoni è stato il primo direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale italiana dal 2021 al 2023. In precedenza, è stato vicedirettore generale dell’intelligence italiana per quattro anni. Con oltre vent’anni di esperienza come professore di informatica presso l’Università La Sapienza di Roma, e i suoi contributi chiave includono la progettazione della nuova architettura italiana di sicurezza informatica, la legge sul “perimetro di sicurezza nazionale per il cyber” e la strategia italiana di sicurezza informatica per il periodo 2022-2026.

L’uomo che vuole risolvere il futuro

L ’uomo che vuole risolvere il futuro. Critica ideologica di Elon Musk (Bollati Boringhieri, 2023) è l’ultimo libro di Fabio Chiusi. Il giornalista italiano, che ha lavorato a lungo per l’Espresso intervistando i protagonisti di decenni di scoperte tecnologiche, è oggi in prestito ad Algorithm Watch, no profit di Berlino che si occupa di tracciare e decodificare l’uso di algoritmi di Intelligenza Artificiale nella vita quotidiana.

Sulla base di questa esperienza ha dunque scritto una critica ideologica di Musk, innamorato di macchine e IA, riconoscendone il genio imprenditoriale, il carattere visionario e l’idolatria da cui è circondato, per analizzare i presupposti culturali del grande innovatore e metterci in guardia: “Il Futuro è troppo importante per essere lasciato nelle man di futuristi come Musk. Specie se le loro radici culturali, ideologiche e filosofiche possono condurre logicamente a esiti che con la democrazia e l’uguaglianza hanno poco o nulla a che vedere”.

Musk è infatti quello delle auto elettriche Tesla; Musk è quello degli Shuttle che portano i turisti nello spazio; Musk è quello dei satelliti Starlink che offrono Internet agli Ucraini sotto assedio degli hacker russi, Musk è un “pallone gonfiato”. Uomo più ricco del mondo, innamorato della Religione dei dati (il dataismo), crede che ogni cosa sia computabile e quindi “risolvibile” come un’equazione. Convinto di produrre il massimo bene, per il massimo numero di persone, è un utilitarista classico che ha sposato la filosofia del Longtermismo (il futuro a lungo termine), con la credenza che dai drammi di oggi – vedi licenziamenti e discriminazioni etniche, disuguaglianze economiche, inquinamento ambientale, l’estinzione umana -, ci salveremo un giorno colonizzando Marte. Nel frattempo, è un sostenitore della libera vendita di armi, crede nel complotto della sostituzione etnica, spalleggia i QAnon, si è arruolato coi NoVax.

Sudafricano con cittadinanza canadese e poi naturalizzato americano, con 2 mogli e 11 figli, ha spiegato la sua filosofia in diretta televisiva fumando spinelli, a dimostrazione del suo anticonformismo. Salito alla ribalta per aver lanciato Open AI, condizionato i mercati del Bitcoin, per aver sostenuto Trump e acquistato Twitter per cambiargli nome in ‘X’ (facendo rientrare dalla finestra la disinformazione cacciata dalla porta), il suo progetto di vita è chiaro: “salvare l’umanità”. Dice lui.

Membro della Paypal Mafia, i 12 ragazzi delle Università di Stanford e Urbana Champaign che hanno fondato alcune tra le maggiori società tecnologiche del pianeta (LinkedIn, Palantir, YouTube, eccetera), Musk è un sognatore irredimibile. Col progetto Neuralink pensa di innestare l’intelligenza artificiale direttamente nel cervello umano e trasformare l’umanità in esseri cyborg, esseri potenziati, transumani adatti a vivere nello spazio. Ci riuscirà? Studiare i presupposti culturali da cui muove il suo grande progetto di salvataggio dell’Umanità può aiutarci a tentare una risposta.

Blue Book. A set of cybersecurity roadmaps and challenges for researchers and policymakers

Il Blue book. A set o cybersecurity roadmaps and challenges for researchers and policymakers curato da Evangelos Markatos e Kai Rannenberg è uno dei deliverable di Cyber Security for Europe, un progetto pilota di ricerca e innovazione del Centro europeo di competenza sulla cybersicurezza di Bucarest e della rete dei centri nazionali di coordinamento.

Il libro esplora le diverse aree relative alla sicurezza informatica con un approccio manualistico: descrizione dell’argomento – privacy, software, machine learning, etc. -, descrizione degli attori coinvolti, previsione degli effetti futuri delle criticità riscontrate e indicazione delle future direzioni di ricerca.

Tra le aree di ricerca più importanti trattate nel libro troviamo: la comunicazione anonima su larga scala e la crittografia dei dati; la costruzione di metaversi affidabili; l’autenticazione senza password; la gestione dei malware; la sicurezza degli ambienti industriali; la resilienza agli attacchi informatici delle infrastrutture critiche; la certificazione “by-design”. Aree e problemi che integrano rilevanti questioni industriali, sociali ed etiche nell’ambito della cybersecurity.

Il libro, in inglese, può essere scaricato qui: https://cybersec4europe.eu/wp-content/uploads/2023/02/The-Blue-Book.pdf

La scorciatoia

[…] Ouando risolvi un problema, non risolvere un problema più generale come passo intermedio (Vapnik). Licenzia il linguista (Telinek). Segui i dati (Halevy et al.). Avere più dati è più importante che avere algoritmi migliori (Eric Brill citato da Jelinek). I modelli semplici con molti dati battono modelli più elaborati basati su meno dati. Usa dati che sono disponibili in natura, invece di sperare in dati annotati che non sono disponibili (Halevy et al.).
Non chiedere agli utenti di dare «feedback esplicito» […] invece semplicemente registra le scelte che fanno (Boyan et al.). Si può usare il feedback implicito degli utenti, come il fatto che qualcuno ha risposto a una mail (Goldberg). […]

Pp 51, La Scorciatoia. Come le maccchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano (di Nello Cristianini, Il mulino, 2023)

Un libro molto chiaro per capire l’Intelligenza Artificiale

Cybersecurity: cosa spaventa gli addetti ai lavori

Cybersecurity: cosa spaventa gli addetti ai lavori

Hacker’s Dictionary. Un rapporto pubblicato da Federprivacy rivela che la maggioranza dei DPO teme principalmente le minacce ransomware e gli hacker, insieme alla possibile diffusione di informazioni sensibili successivi un data breach

di Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 13 Ottobre 2022

I passeggeri neanche se ne sono accorti, ma nel corso della settimana il gruppo di hacktivisti filorusso Killnet ha rivendicato l’interruzione del funzionamento di mezza dozzina di siti web di aeroporti statunitensi. In effetti alcuni attacchi DDoS (Denial of Service) hanno reso inaccessibili per qualche ora i siti di aeroporti come LaGuardia di New York, il Los Angeles International e il Midway di Chicago.

Questi attacchi, a parere degli analisti, non sono rilevanti, ma servono a creare paura e sconcerto negli utenti lasciando presagire altri attacchi più pericolosi. Però si tratta soprattutto di un attacco alla reputazione delle compagnie coinvolte, un tentativo di screditarle agli occhi del pubblico. É già successo con l’infrastruttura informatica di JPMorgan Chase & Co. e con la Coca Cola: entrambe hanno chiarito di non aver sofferto conseguenze dagli attacchi, veri o presunti che fossero. 

Anche per John Hultquist di Mandiant gli attacchi DDoS raramente influiscono sulle operazioni di un’azienda e non hanno conseguenze sui dati sensibili, però gli hacker in questo modo ricevono l’attenzione del pubblico. E ottengono altri effetti spesso sottovalutati. 

In un rapporto pubblicato da Federprivacy a seguito di un sondaggio condotto su 1.123 professionisti italiani che ricoprono il ruolo di Data Protection Officer (DPO) in imprese private e PA, è emerso che il 76,7% degli intervistati ritiene molto probabile che prima o poi dovrà affrontare un’emergenza. Il 70,4% di loro tuttavia teme principalmente le minacce dei ransomware e gli attacchi hacker, mentre il 79,3% è preoccupato per la possibile diffusione di informazioni sensibili che potrebbe verificarsi a seguito di un data breach.

Per il 70% dei Responsabili della protezione dei dati, l’emergenza potrebbe scattare a causa della sottovalutazione dei rischi, per misure di sicurezza insufficienti, per l’impreparazione o l’incompetenza del personale che tratta i dati personali (64%), oppure per un errore umano (56,5%). 

Inoltre, il 77,6% degli stessi intervistati ammette di temere che a seguito di una situazione critica gestita male il management potrebbe dargli la colpa.

Un terzo degli intervistati (30,7%), infine, vede il pericolo nei malfunzionamenti di strumenti informatici o nei sistemi di intelligenza artificiale che comportano decisioni automatizzate, e teme gli errori di un fornitore esterno (29,7%) a cui sono stati affidati i dati dell’azienda. É probabilmente questo il motivo per cui più della metà (55,3%) dei professionisti intervistati ritiene necessario acquisire specifiche conoscenze nel campo della cybersecurity.

Un modo per ridurre questi timori c’è. Fare investimenti mirati nella sicurezza informatica aziendale. Ma come?

Partendo dall’assunto che nessuna singola società di servizi, nessun gestore di infrastrutture, ha risorse sufficienti per proteggere l’intera rete di interconnessioni su cui si basa, i ricercatori della Purdue University, hanno sviluppato un algoritmo per creare la mappa dei rischi, minizzare l’errore umano, decidere quali aree proteggere prima e meglio, e quando fare i backup necessari a ripristinare i servizi compromessi dopo un attacco ransomware.

I ricercatori hanno testato l’algoritmo simulando attacchi realmente avvenuti contro una smart grid, un sistema di controllo industriale, una piattaforma di e-commerce e una rete di telecomunicazioni basata sul web: in tutti i casi l’algoritmo si è rivelato capace di allocare in maniera efficiente gli investimenti di sicurezza per ridurre l’impatto di un attacco informatico.

PyTorch, Mark Zuckerberg apre al mondo del software libero

PyTorch, Mark Zuckerberg apre al mondo del software libero

Meta lancia una fondazione per accelerare i progressi nella ricerca nell’Intelligenza artificiale e provare a competere con Google

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 15 Settembre 2022

L’intelligenza artificiale è tra di noi per restarci. Dopo una cavalcata lunga 70 anni, la disciplina nata dagli studi di Marvin Minsky, Claude Shannon e John McCarthy – che le diede il nome nel 1956 -, si è ora tradotta in ricerca applicata, prodotti e mercato. L’ultimo esempio di questa lunga cavalcata viene dal lancio della PyTorch Foundation da parte di Zuckerberg “per accelerare i progressi nella ricerca nell’Intelligenza artificiale (AI)”. La fondazione, voluta dal board di Meta-Facebook però avrà un consiglio direttivo allargato ai rappresentanti sia di Meta che di AMD, di Amazon Web Services, come di Google Cloud, Microsoft Azure e Nvidia. Il progetto farà parte della Linux Foundation, organizzazione no-profit che sostiene lo sviluppo del software libero.

CODICE 2022 – LA VITA DIGITALE

Dal 1 luglio 2022 ogni venerdì in seconda serata su RaiUno, conduce Barbara Carfagna

Codice, tutta la vita è digitale

Spegnete i telefoni e accendete il televisore, da stasera torna in onda il nostro programma su #RaiUno, Codice.

Vi accompagneremo ogni venerdì sera alla scoperta delle meraviglie della tecnica, parleremo di scienza e dei limiti dell’uomo, incontreremo robot e programmatori, faremo incursioni nel Metaverso, scambieremo Bitcoin e cryptomonete, avremo il punto di vista dei filosofi che ci parleranno di dati sintetici e intelligenze artificiali, anche con un frate francescano.

E poi ci saranno le donne hacker, i militari che difendono il nostro cyberspace, le aziende italiane che producono i #droni, il capo dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale e i maggiori esperti di antiterrorismo e guerra cognitiva. Sì, parleremo anche di disinformazione.

Dalla Silicon Valley alla Corea del Sud passando per la Francia, i nostri inviati ci parleranno di cibo, di persone, di innovazione.

staytuned

Venerdì sera ore 23:45

Talento e creatività non bastano: contro il crimine arriva la cybersecurity automation

Talento e creatività non bastano: contro il crimine arriva la cibersecurity automation

Skill shortage, digital first e aumento dei dispositivi connessi obbligano ad automatizzare la sicurezza di dati e applicazioni. Secondo Reply, intelligenza artificiale e machine learning faranno la differenza in un mercato da 300 miliardi di euro nel 2026

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 14 Giugno 2022

Quattro milioni di esperti di sicurezza non bastano. Ce ne vorrebbero subito altrettanti per proteggere un mondo sempre più digitale. Il tempo necessario a preparare questi esperti sarà però sempre troppo lungo rispetto alle necessità di un mercato in crescita esponenziale e per questo si stanno esplorando nuove strategie di cybersecurity automation da aggiungere a quelle esistenti. Hacker

Il Mondo Nuovo digitale è infatti più fragile di quanto pensiamo: non è stato pensato per essere abitato in sicurezza. Attacchi informatici, databreach e malware mettono ogni giorno a rischio banche e telecomunicazioni, l’affidabilità della casa connessa, dell’auto che si guida da sola, perfino la buona riuscita di un intervento chirurgico. Gli hacker criminali si moltiplicano e si organizzano in sindacati professionali, pronti a colpire dovunque ci sia un profitto da fare.

Libri: Viaggio nel futuro

Viaggio nel futuro

A cura di: Angelo Alù (autore)

Prefazione di Arturo Di Corinto e postfazione di Stefano Trumpy.

ISBN9788862722636

Ritorneremo alla normalità “pre-Covid” o stiamo per essere proiettati verso una nuova inedita era? Quale sarà l’impatto delle tecnologie sulla vita delle persone?

Nonostante un significativo incremento degli utenti di Internet ormai prossimo a raggiungere la soglia di 5 miliardi, resta critica la percentuale di “analfabetismo digitale” destinato a provocare nuove forme di povertà e discriminazione sociale. Il mercato digitale offrirà nuove opportunità occupazionali o aumenterà il tasso di disoccupazione? L’era tecnologica determinerà il definitivo crollo degli attuali sistemi democratici? L’Intelligenza Artificiale stravolgerà il progresso umano con l’avvento di Cyborg, robot e algoritmi predittivi in apprendimento automatico?

Poiché le (presunte) certezze di oggi potrebbero diventare i problemi di domani, sarà necessario applicare soluzioni totalmente diverse rispetto a quelle attuali per prepararsi al cambiamento nel modo più flessibile possibile cavalcando l’onda dell’innovazione digitale che farà comunque il suo corso. Soprattutto in un periodo di crisi, occorre fare tesoro di alcune indispensabili lezioni per l’immediato futuro.

© Copyright 2021 Bonfirraro Editore Via Viale Signore Ritrovato, 5 94012,  Barrafranca (EN). ISBN 9788862722636

ReWriters fest

ReWriters fest: Realtà aumentata, intelligenza artificiale, onlife: tra limiti e possibilità, ripensiamo il rapporto tra umanità e macchina, social media compresi

16, ottobre 2021
Roma, WEGIL, Largo Ascianghi 5
Con il Patrocinio della Regione Lazio e di Roma Municipio I Centro

L’ingresso è permesso solo con Green Pass

-Ore 17.00-19.00, Androne, Tavola rotonda
Prenota qui

Realtà aumentata, intelligenza artificiale, onlife: tra limiti e possibilità, ripensiamo il rapporto tra umanità e macchina, social media compresi”, a cura della giornalista di Online News Association (ONA) Rosa Maria Di Natale, Premio Ilaria Alpi 2007, founder di Data Journalism Crew, per il quale ha vinto il Premio Donnaèweb 2012, e del team EmPress media e News, sul Social Journalism

Intervengono:
Arturo Di Corinto, professore di Identità digitale, privacy e cybersecurity presso la Sapienza di Roma, associato senior presso il Center for Cybersecurity and International Relations Studies dell’Università di Firenze;
Alberto Del Bimbo, professore ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni all’Università di Firenze, già direttore del Centro di Eccellenza MICC (Media Integration and Communication);
Tiziana Catarci, direttrice del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale dell’università La Sapienza e Editor-in-Chief dell’ACM Journal of Data and Information Quality (JDIQ);
Maria Chiara Parmiggiani, avvocata esperta di cyberbullismo;
Stefano Zordan, co-founder di Adriano Olivetti Leadership Institute;
Davide Bennato, professore all’Università di Catania in Sociologia digitale, co-founder diSTS-Italia Società Italiana di Studi su Scienza e Tecnologia;
Marco Scialdone, PhD, docente Università Europea, esperto di diritto dell’informatica e fellow IAIC (Accademia Italiana del Codice Internet), autore del recente “Vivere con l’intelligenza artificiale”;
Federico Badaloni, giornalista, architetto dell’informazione, responsabile Area progettazione della divisione digitale di Gedi;
Alessio Jacona, curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale ANSA;
Cristiano Boscato, direttore didattico alla Bologna Business School di AI per il business e founder di Injenia, top leader italiana in machine learning e intelligenza artificiale.

Il lavoro impossibile dei moderatori di contenuti

Il lavoro impossibile dei moderatori di contenuti

Hacker’s Dictionary. Il 30 giugno si è celebrato il Social Media Day per ricordare l’importanza delle piattaforme social nella comunicazione. Ma andrebbe dedicato ai moderatori, spesso sfruttati e malpagati, che li fanno funzionare

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 1 Luglio 2021

Democrazia Futura. Alle Radici dell’odio in rete. Polarizzazione disinformazione vanità e infelicità

Democrazia Futura. Alle Radici dell’odio in rete. Polarizzazione disinformazione vanità e infelicità

Comportamenti e consumi nelle reti di persuasione sociale. Nell’era del capitalismo della sorveglianza ogni azione che intraprendiamo online viene raccolta per uno scopo: modellare noi e il nostro comportamento, per prevedere meglio cosa faremo. Queste previsioni sono il petrolio dell’era digitale.

di Arturo Di Corinto per Democrazia Futura n.2/2021