Cybersecurity: Dieci dritte per proteggere la tua privacy se possiedi un iPhone (e vuoi evitare pubblicità indesiderata)

Dieci dritte per proteggere la tua privacy se possiedi un iPhone (e vuoi evitare pubblicità indesiderata)

Perché dare accesso ai nostri spostamenti anche alle app che non lo necessitano? E come si fa a proteggersi dagli spioni nel proprio ufficio? Vuoi sapere come evitare pubblicità indesiderata? Ecco come si fa.

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 12 marzo 2017

Dopo le rivelazioni di Wikileaks sulla sorveglianza di massa della Cia ci sentiamo tutti un po’ più vulnerabili nella nostra privacy, anche se riteniamo di non avere niente da nascondere. In realtà questo è un pensiero abbastanza ingenuo, se realizziamo che pur non essendo oggetti del controllo dei servizi segreti americani siamo vulnerabili ad altri impiccioni.

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Cybersecurity: Dalle donne, per le donne, la guida definitiva all’autodifesa digitale

Dalle donne, per le donne, la guida definitiva all’autodifesa digitale

Dall’idea di una ragazza pakistana, il tutorial di Chayn che spiega l’uso delle tecnologie per l’empowerment delle donne in Internet
Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 31 gennaio 2017

Da qualche tempo il tema della cybersecurity riesce a ottenere qualche spazio d’attenzione da parte dei media a causa del proliferare di virus e malware che bloccano computer, svuotano i conti e impallano i telefonini.

Digital personal security

La sicurezza informatica ha poi smesso di essere una questione di spioni e servizi segreti quando abbiamo scoperto che, forse, anche le elezioni di un paese come gli Stati Uniti possono essere state condizionate da intrusioni informatiche e divulgazione non autorizzata di dati e informazioni digitali. Ed è diventata una preoccupazione da quando si sono moltiplicate le richieste di riscatto da parte di criminali che con i loro virus prendono in ostaggio cartelle sanitarie o bloccano le serrature elettroniche di stanze d’albergo ai danni di ignari turisti.

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La Repubblica: “Con i big data le nostre democrazie appaiono più deboli”

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Con i big data le nostre democrazie appaiono più deboli

L’allarme del Garante italiano per la privacy di fronte alla bulimia dei dati delle grandi piattaforme web e all’analisi automatizzata dei comportamenti in rete
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 30 Gennaio 2017

QUANDO non paghi qualcosa il prodotto sei tu. È questo l’avvertimento che viene dal garante della Privacy Antonello Soro che ha parlato stamattina a Roma alla Camera dei Deputati nel convegno Big Data e Privacy, la nuova geografia dei poteri. L’intervento, a due giorni dalla celebrazione della giornata europea della privacy, non poteva essere più chiaro. Soro ha infatti incentrato la sua relazione sullo strapotere delle aziende multinazionali che raccolgono e usano i nostri dati sia per indirizzare i comportamenti di consumo, che per influenzare le scelte che ogni giorno compiamo come cittadini. Per questo ha sottolinenato che il possesso dei dati personali ricavati dagli utenti del Web da parte dei colossi della Rete fa sì che “le nostre democrazie appaiono più deboli”. Continua a leggere La Repubblica: “Con i big data le nostre democrazie appaiono più deboli”

Cybersecurity: A Natale non abbassare la guardia, ecco i consigli da seguire per difenderti dai cybercriminali

cyber_securityA Natale non abbassare la guardia, ecco i consigli da seguire per difenderti dai cybercriminali

Password complesse, doppia autenticazione, backup dei dati e un occhio su pc, tablet e telefonino: il buon senso è la prima linea di difesa dai ladri informatici

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 18 dicembre 2016

A Natale i ladri non vanno in ferie, anzi, durante le vacanze approfittano della distrazione e dell’euforia portata dalle feste per sottrarci dati e dispositivi, password e documenti e farci passare un brutto momento. Sono molti gli utenti che proprio durante le vacanze scoprono di avere il computer bloccato e il conto svuotato, mentre il telefonino non funziona più e persino lo smartwatch non risponde ai nostri comandi. Continua a leggere Cybersecurity: A Natale non abbassare la guardia, ecco i consigli da seguire per difenderti dai cybercriminali

Cybersecurity: Come bloccare le telefonate indesiderate dal tuo iPhone (e non solo)

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Come bloccare le telefonate indesiderate dal tuo iPhone (e non solo)

Quando non basta il Registro delle opposizioni per fermare chi ci molesta al telefono è possibile farlo con due colpi di click sul melafonino, anche con una app dedicata (pure per Windows e Android)

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 17 dicembre 2016

Tutti i giorni siamo bersagliati da telefonate indesiderate. Le peggiori sono quelle commerciali in cui persone che a stento parlano l’italiano ci offrono di cambiare operatore telefonico.

Per fermare queste telefonate però non tutti sanno che in Italia si può fare ricorso al Registro delle Opposizioni.

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Cybersecurity: Messenger come Whatsapp: da oggi i messaggi diventano davvero segreti. E si autodistruggono. Ecco come

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Messenger come Whatsapp: da oggi i messaggi diventano davvero segreti. E si autodistruggono. Ecco come

Ecco come funziona sull’omonima app dello smartphone in tre mosse. In seguito la funzione dovrebbe essere implementata anche nella chat all’interno della piattaforma web di Facebook
Arturo Di Corinto per Cybersecurity 6 ottobre 2016

Da adesso i circa 900 milioni di utenti che usano Messenger, l’app di Facebook per le chat, potranno contare su “Secret Conversations”, il sistema di crittografia che rende il servizio a prova di curiosi.
Si può scaricare gratuitamente sia dall’App store che su Google Play. (E se non sai cos’è la crittografia, leggi: “Tutto ciò che devi sapere sulla crittografia dei dati e 3 lezioni lasciate dai cryptoribelli“)

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Cybersecurity: Scordatevi Whatsapp, Telegram e Snapchat, i professionisti usano Confide

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Scordatevi Whatsapp, Telegram e Snapchat, i professionisti usano Confide

L’app di messaggistica non conserva alcuna traccia del suo utilizzo: i messaggi si autodistruggono e non si possono stampare a video
Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 4 settembre 2016

Dopo quattro anni sono cambiati i termini della privacy di Whatsapp: la famosa app di messaggistica comunicherà i dati a Facebook che ne è proprietaria per attivare nuovi servizi o suggerire nuove amicizie. E così i mugugni degli utilizzatori sono diventati vere e proprie lamentele, nonostante l’adozione della crittografia end to end da parte del servizio.

Ma questa novità è già invocata come un nuovo motivo per usare strumenti alternativi da parte di chi vuole garantire per davvero la propria privacy. Un altro motivo per usare Confide.

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Cybersecurity: Ecco perché se Tor sciopera la privacy in rete è a rischio

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Ecco perché se Tor sciopera la privacy in rete è a rischio

Un gruppo di autoconvocati si ribella all’estromissione di Jacob Appelbaum dal progetto TOR e convoca uno sciopero per il 1 settembre
Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 1 settembre 2016

Il 27 luglio, con una mossa senza precedenti, sul blog del progetto Tor è apparso un comunicato in cui il direttore Shari Steele annunciava la fine dell’inchiesta interna sulle molestie sessuali da parte di uno dei più illustri partecipanti al progetto. Ma il suo nome era già sulla bocca di tutti, si trattava di Jacob Appelbaum, noto giornalista, hacker e attivista.

Un mese dopo un comunicato incollato su Pastebin, annunciava lo sciopero di Tor da parte di alcuni operatori del progetto, volontari e pare, interni, che, mettendo in discussione la correttezza di quell’indagine, invitavano a uno sciopero di 24 ore di tutta la rete Tor.

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La Repubblica: Tor sciopera, l’anonimato in rete è a rischio per 24 ore

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Tor sciopera, l’anonimato in rete è a rischio per 24 ore

Un gruppo di autoconvocati ha deciso che il primo settembre spegnerà per un giorno la rete di anonimizzazione del progetto. E in rete scoppia il putiferio

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 25 agosto 2016

SCIOPERO a Tor, il servizio che consente di navigare in modo anonimo in Rete. Lo hanno indetto alcuni lavoratori del progetto per il primo settembre. Le ragioni sono due: la prima è che non condividono la scelta del licenziamento di Jacop Appelbaum, uno dei suoi più noti attivisti, in seguito a un’inchiesta interna per molestie sessuali, il secondo è che non accettano l’idea di assumere un ex-CIA nella gestione del progetto. L’annuncio è arrivato via Pastebin il giorno 22 agosto e da allora ha riscosso più di una dichiarazione di sostegno. Continua a leggere La Repubblica: Tor sciopera, l’anonimato in rete è a rischio per 24 ore

Cybersecurity: Possono scoprire in anticipo la vendita di zero-days nel dark web. I ricercatori cercano fondi

cyber_securityPossono scoprire in anticipo la vendita di zero-days nel dark web. I ricercatori cercano fondi

Data mining e machine learning usati per analizzare i forum del deep web da cui partono le offerte di vendita di exploits e malware, ecco il segreto.

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 16 agosto 2016

Un team di dieci ricercatori dell’Università statale dell’Arizona ha appena pubblicato un paper dove spiegano una efficiente metodica per individuare la vendita di exploits nel dark web. La ricerca, pubblicata col nome di “Darknet and Deepnet Mining for Proactive Cybersecurity Threat Intelligence”, illustra l’uso tecniche di data mining e di machine learning per analizzare i forum del deep web da cui partono le offerte di vendita di exploits e malware. Continua a leggere Cybersecurity: Possono scoprire in anticipo la vendita di zero-days nel dark web. I ricercatori cercano fondi

Cybersecurity: Come funziona Qwant, il motore di ricerca che rispetta la privacy, consigliato da Anonymous

cyber_securityCome funziona Qwant, il motore di ricerca che rispetta la privacy, consigliato da Anonymous

Qwant è un motore di ricerca europeo finanziato dalla Banca Europea degli Investimenti. Promette di non tracciare gli utenti e di rispettarne la privacy

Arturo Di Corinto per Cybersecurity 12 agosto 2016

Qwant è il nome di una società francese che fornisce l’omonimo motore di ricerca finanziato con 25 milioni di euro dalla Banca Europea degli inivestimenti. Ed è anche il motore di ricerca consigliato da Anonymous. Il motivo è presto detto: Qwant non traccia gli utenti e rispetta la loro privacy.

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Cybersecurity: Se anche il vibratore diventa smart, può essere crackato

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Se anche il vibratore diventa smart, può essere crackato

Alla Defcon di Las Vegas due hacker neozelandesi hanno dimostrato che è possibile craccare un sex-toy come un vibratore femminile comandato via app aprendo un nuovo fronte per la sicurezza informatica

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 12 agosto 2016

Alla 24esima conferenza hacker di Las Vegas, la Defcon, due ricercatori neozelandesi, @RancidBacon e @g0ldfisk hanno dimostrato che è possibile superare le difese dei vibratori smart.

La notizia, inizialmente pubblicata da The Guardian, ne segue alcune piuttosto preoccupanti che hanno evidenziato le falle di sicurezza nei sistemi keyless delle auto, della ”golden key” di Microsoft Secure Boot  e le vulnerabilità dei driver di Qualcomm che rendono indifesi smartphone e tablet con sistema operativo Marshmallow.

Ma ora la possibilità di craccare un oggetto tanto intimo suscita nuove domande sulla sicurezza delle tecnologie che usiamo quotidianamente. Continua a leggere Cybersecurity: Se anche il vibratore diventa smart, può essere crackato

Cybersecurity: Non è per niente facile comprare armi nel dark web, ecco perché

cyber_securityNon è per niente facile comprare armi nel dark web, ecco perché

I giornalisti della tv tedesca ARD hanno pagato 800 dollari in bitcoin per avere un kalashnikov nel black market, ma non è mai arrivato

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 1 agosto 2016

“Non è per niente facile comprare un fucile d’assalto nel Dark web, neanche se sei stato istruito dall’IS.” La pensa così Pierluigi Paganini, esperto di cybersecurity e consulente del governo italiano che da lungo tempo si occupa della questione. “In rete ci sono parecchi imbroglioni e il dark web non fa differenza, anzi.”

Probabilmente ha ragione, visto che nella darknet mappata da Intelliag e Darksum e costituita da 30 mila siti nascosti, solo lo 0.3% di essi offre beni, merci e servizi collegati agli armamenti. Nel 2015, Agorà, uno dei black marketplace più famosi dove è possibile fare acquisti illegali, ha addirittura deciso di togliere le armi dalle proprie vetrine virtuali “perché i venditori sono spesso degli imbroglioni” e perché “è molto difficile fare arrivare le armi a destinazione una volta acquistate.” Continua a leggere Cybersecurity: Non è per niente facile comprare armi nel dark web, ecco perché

La Repubblica: Elezioni Usa, hackeraggio: indirizzi Ip e tastiere in cirillico portano agli ex Kgb

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Elezioni Usa, hackeraggio: indirizzi Ip e tastiere in cirillico portano agli ex Kgb

Il dossier. Guccifer 2.0 ha rivendicato la responsabilità delle intrusioni nei sistemi informatici dei democratici. In relatà sono opera di due gruppi legati ai servizi di Mosca. Ecco come hanno fatto e perché

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 31 Luglio 2016

In un’audizione di febbraio al Senato il capo dell’intelligence americana, James Clapper, aveva lanciato l’allarme sul pericolo di attacchi informatici nei confronti dei candidati alla presidenza americana. A giugno, in un’intervista alla National Public Radio, Clapper aveva parlato esplicitamente dell’importanza di preparare i responsabili delle campagne presidenziali a evitare i rischi di una cattiva gestione dei siti attraverso cui i candidati parlano agli elettori, raccolgono dati, ottengono donazioni. Ma, a giudicare dalle ultime vicende, non è stato ascoltato. E i democratici adesso pagano pegno. L’ultimo attacco è di ieri con un sito civetta che ha permesso ai criminali di reindirizzare le donazioni al Comitato elettorale democratico verso un sito fasullo.
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Chefuturo! Dark Web e Isis: perchè non esiste la pallottola d’argento

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Dark Web e Isis: perchè non esiste la pallottola d’argento
Non è per niente facile procurarsi armi nei black market. E i jihadisti non si radicalizzano solo sul web. Cosa è stato fatto e cosa si può fare

ARTURO DI CORINTO per Chefuturo del 31 LUGLIO 2016

La “guerra digitale” del Califfato è stata finora una guerra di propaganda. Attraverso i social network come Twitter i simpatizzanti del sedicente Stato islamico hanno a lungo proposto la propria visione del mondo e fornito riferimenti pseudo religiosi ai simpatizzanti di una malintesa jihad islamica. I messaggi nei social network e neiforum pubblici sono serviti a creare consenso intorno alle azioni dell’Isis e a scambiare informazioni su come contribuire alla guerra santa. È stato attraverso twitter che sono circolati, in chiaro, manuali su come sfruttare i social per la propaganda online e ottenere aiuto dagli esperti del cybercaliffato in caso di rimozione dei propri account.
Solo in pochi e sporadici casi è stato possibile attribuire agli hacker dell’Isis attacchi ai siti web di alcune scuole ed ospedali francesi con attacchi DDOS, ma finora i jihadisti non sembrano avere la capacità di attaccare le infrastrutture critiche e l’Internet of Things. Continua a leggere Chefuturo! Dark Web e Isis: perchè non esiste la pallottola d’argento

Cybersecurity: Freedom of the press finanzierà il telefono anti-intercettazioni di Edward Snowden

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Freedom of the press finanzierà il telefono anti-intercettazioni di Edward Snowden

Introspection engine è un dispositivo che allerta l’utente quando il suo melafonino trasmette segnali a riposo o da spento. Pensato per giornalisti e attivisti, potrebbe andare presto in produzione

Arturo Di Corinto per Cybersecurity del 27 luglio 2016

Durante una conferenza organizzata dal MIT, Edward Snowden, gola profonda del Datagate, ha illustrato un nuovo dispositivo antisorveglianza. Si chiama Introspection Engine, perché va ad ispezionare l’attività radio del telefonino per verificare se sta trasmettendo o ricevendo dati e segnali in stato di riposo.

Introspection engine: i dettagli del progetto

Il progetto di questo mincomputer che analizza l’attività del GPS, del modem e del wi-fi per ora ha la forma di una custodia per iPhone, il telefono scelto per testare il prototipo “perchè è il preferito dai giornalisti”. Infatti Snowden ha spiegato che sono proprio i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani quelli che sono più soggetti alle intercettazioni dei governi che vogliono nascondere le loro malefatte e che spesso non hanno i mezzi e il supporto necessario a tutelare il loro lavoro. Il titolo del paper che lo racconta è “Against the Law: Countering Lawful Abuses of Digital Surveillance

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Chefuturo! Edward Snowden e la tecnologia che rende liberi (metti, per esempio, quel progetto anti intercettazioni…)

È protagonista di decine di libri, ha ispirato tre film e una statua di bronzo a grandezza naturale. Ha diverse fanpage su Facebook, è seguito da 2 milioni di follower su Twitter e non passa giorno che non si parli di lui. È giovane, romantico e liberal: Edward Snowden è diventato un’icona della democrazia al tempo di Internet. Continua a leggere Chefuturo! Edward Snowden e la tecnologia che rende liberi (metti, per esempio, quel progetto anti intercettazioni…)

Cybersecurity: “La sicurezza informatica è un investimento, e non un costo”. Intervista a Pierluigi Paganini

Pierluigi Paganini è un esperto di cybersecurity, autore di libri e di pubblicazioni sul tema e anche direttore del master in Cybersecurity della Link Campus University di Roma. Il suo blog, Security Affairs rappresenta un punto di riferimento per molti esperti ed appassionati di cybersecurity ed Intelligence. Ingegnere informatico, autodidatta della prima Internet, lavora per l’Enisa ed è consulente del SIPAF. L’abbiamo intervistato per Startupitalia.

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Cybersecurity: Cryptodrop blocca i ransomware di Windows (ma ha imparato da Linux)

Gli attacchi via ransomware potrebbero avere i giorni contati seguendo un approccio diverso da quello degli antivirus classici. Questa è la convinzione di un quartetto di ricercatori dell’Università della Florida e dell’Università cattolica di Villanova in Pennsylvania che ha elaborato, grazie a uno studio parzialmente finanziato dalla National Science Foundation, un sistema matematico in grado di stoppare i ransomware prima della cifratura dei file bersaglio.

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Cybersecurity: Due milioni di dollari all’hacker che sconfiggerà la Darpa

Mancano due settimane alla Cyber Grand Challenge che deciderà se e quali sistemi automatizzati sono in grado di sostituire gli umani nel corso di un attacco informatico.

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Chefuturo! La Cybersecurity non riguarda gli stati ma le persone (7 cose che bisognerebbe fare)

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La Cybersecurity non riguarda gli stati ma le persone (7 cose che bisognerebbe fare)
Cybercrimes, cyberthreats, cyberwar: occorre coinvolgere i cittadini per contrastare le minacce digitali nel rispetto dei diritti umani
ARTURO DI CORINTO per Chefuturo! del 17 LUGLIO 2016

Sotto il cappello della cybersecurity si tende a raggruppare molti fenomeni diversi: lecyberminacce, la guerra cibernetica, i crimini digitali (cyberthreats, cyberwarfare, cybercrimes) e però si continua a confondere la cybersecurity con la sicurezza nazionale. Non si deve infatti dimenticare che i fenomeni citati riguardano le persone e i loro comportamenti, definiscono i livelli di benessere e sicurezza degli individui ma anche i diritti e le opportunità di tutti i cittadini. Continua a leggere Chefuturo! La Cybersecurity non riguarda gli stati ma le persone (7 cose che bisognerebbe fare)

Chefuturo: Privacy, 10 motivi per opporsi alla sorveglianza di massa (che ha capito anche Facebook…)

chefuturo_logoPrivacy, 10 motivi per opporsi alla sorveglianza di massa (che ha capito anche Facebook…)
Ecco 10 ottime ragioni per tutelare la nostra privacy (mentre Facebook sta lanciando la sua Secret Conversation: ecco come funziona)
Arturo Di Corinto per Chefuturo! del 10 luglio 2016

Sulla sorveglianza forse è già stato detto tutto, forse no. Quello che è certo è che più usiamo strumenti digitali per la nostra vita di relazione, più sarà facile registrare e tracciare i nostri comportamenti e più facile sarà la profilazione a cui siamo sottoposti. Possiamo discutere se ciò sia legittimo o meno, e quali strumenti possiamo usare per proteggere la nostra privacy. Tuttavia quello di cui non discutiamo mai è di quel nostro essere sociali di cui ogni strategia di sorveglianza si giova.

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La Repubblica: L’FBI potrà entrare anche nel tuo computer. Per legge

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L’FBI potrà entrare anche nel tuo computer. Per legge

Le associazioni per la privacy e la crittografia in allarme: la polizia federale americana ha ora il permesso della Corte Suprema per hackerare il computer di chiunque, dovunque si trovi

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 29 Aprile 2016

CON una decisione inaspettata, ieri la Corte suprema americana ha sancito nuove regole per le investigazioni digitali dell’FBI che a breve potrà hackerare più facilmente i computer di chiunque, ovunque si trovi, sia indiziato di un qualsiasi reato. Il cambiamento sarà effettivo dal primo dicembre a meno che il Congresso americano decida in senso opposto nei prossimi mesi: Per questo motivo le associazioni a difesa della privacy si sono mobilitate in massa.

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Chefuturo! Cosa ci dice della nostra privacy l’FBI che cracca l’iPhone senza l’aiuto di Apple

“Il governo è riuscito ad accedere con successo ai dati dell’iPhone di Farook e per questo non ha più bisogno dell’assistenza di Apple”. Lo ha fatto sapere il dipartimento di Giustizia americano ritirando la richiesta rivolta ad Apple di realizzare una backdoor per accedere ai dati dell’iPhone in seguito a un mandato giudiziario.

Sappiamo quindi che l’FBI da oggi è in grado di violare i lucchetti dell’iPhone senza l’aiuto dell’azienda di Cupertino ma “con il contributo di un terzo soggetto” finora sconosciuto. E questo non vale solo per i contenuti dell’iPhone di Syed Farook, l’attentatore che a San Bernardino (CA) aveva fatto strage in una clinica, ma per tutti i 205 iPhone utili alle indagini criminali su cui sta lavorando il procuratore di Manhattan, Cyrus Vance, come lui stesso ha dichiarato in un’audizione al Congresso qualche giorno fa. E forse varrà anche per superare l’opposizione di Apple in altri 14 casi legali in discussione a cavallo tra California, Illinois, Massachusetts e New York.

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La Repubblica: Hacking di Stato, i consigli di Amnesty per difendersi

la-repubblica-it-logoHacking di Stato, i consigli di Amnesty per difendersi

Dall’organizzazione internazionale che si batte per i diritti umani nel mondo gli strumenti per proteggere la propria privacy online (e difendersi contro la sorveglianza di massa)

a cura di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 15 febbraio 2016

Amnesty International, nell’ambito della campagna di denuncia sull’hacking di stato ai danni di oppositori e dissidenti, ha realizzato questa breve miniguida per le comunicazioni online sicure. Toll e app per telefonare, chattare, spedire email, file e video in sicurezza. I cinque tool indicati da Amnesty sono stati progettati per la comunicazione sicura e sono un’alternativa semplice e gratuita a quelli che si usano regolarmente. Con un’avvertenza importante: “Nessuno strumento di comunicazione è sicuro al 100% ed esiste un’infinità di modi per intercettare o registrate ogni forma di comunicazione da parte di governi ed agenzie spionistiche. Se sei un giornalista o un attivista, dovresti considerare che questi tool sono solo parte di un piano di sicurezza personale e organizzativa più ampio. Inoltre non sono gli unici strumenti è possibile imaprare di più dal Tactical Technology Collective e dal vademecum della Electronic Frontier Foundation.
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La Repubblica: Amnesty: “Basta con l’hacking di Stato, denunciamolo”

la-repubblica-it-logoAmnesty: “Basta con l’hacking di Stato, denunciamolo”

Una nuova campagna per la sicurezza di attivisti e giornalisti che usano smartphone e pc, sempre più spesso obiettivo di mercenari e hacker di regime

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 15 Febbraio 2016

INTRUFOLARSI nei computer degli attivisti per i diritti umani è una pratica comune degli Stati canaglia. A dirlo è uno studio di Amnesty international che dopo aver elencato numerosi casi di hacking di stato, avverte che tenere nascoste queste intrusioni è peggio che subirle. Molte Ong infatti, per evitare il panico tra gli stessi attivisti tengono le intrusioni nascoste e quel che è peggio non si preparano a evitarle per il futuro.

I CONSIGLI DI AMNESTY PER DIFENDERSI

L’hacking di stato colpisce invariabilmente giornalisti, cooperanti, attivisti, avvocati impegnati nella difesa dei diritti umani. Prove e denunce di intrusioni verso obiettivi civili da parte del governo cinese sono venute da Google, Adobe, Yahoo e Symantec. Molte sono state dirette specificamente verso Ong impegnate in Tibet e così via. Non si contano poi i casi riportati in Russia sopratutto dagli attivisti per i diritti gay e la difficile situazione in Egitto dove molti attivisti sono spariti proprio prima dell’anniversario delle manifestazioni di piazza Tahrir nel 2011, oggi tornata alla ribalta per la scomparsa del nostro connazionale Giulio Regeni.

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Chefuturo! Il tuo iPhone conserva le tracce delle tue bugie. Ecco come si cancellano

chefuturo_logoIl tuo iPhone conserva le tracce delle tue bugie. Ecco come si cancellano

Non leggiamo mai i termini di servizio dei social, e non guardiamo i privacy settings dei nostri telefonini. A nostro rischio

di ARTURO DI CORINTO per Chefuturo! del 21 Gennaio 2016

Google sa tutto di noi, Facebook anche. E che dire di Instagram e di Twitter? Il modello di business di questi servizi gratuiti del web 2.0 è basato sulla raccolta e la vendita di dati personali. In fondo lo fanno tutti i siti web, anche quelli dei giornali che cedono a terze parti i dati delle nostre navigazioni: cosa cerchiamo, cosa leggiamo, come ci arriviamo e quali keyword digitiamo.

“Chi se ne importa” portemmo dire, lo sappiamo e lo facciamo volontariamente, non abbiamo niente da nascondere. Eppure, come hanno scoperto a proprie spese i manifestanti delle piazze arabe, quei dati, compresa la geolocalizzazione dell’uso dei social, sono stati stati usati per individuare quelli che in un primo momento erano pacifici manifestanti e dopo sono stati considerati pericolosi sovvervisi da spedire in galera.

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Chefuturo! #ParisAttacks | Chi c’è dietro Anonymous

Arturo Di Corinto per Chefuturo! del 8 Dicembre 2015

Anonymous combatte una guerra senza quartiere contro l’ISIS da oltre un anno, prima ancora dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. In diverse operazioni contro l’ISIS, ha dato un importante contributo a denunciare simpatizzanti, affiliati, militanti e reclutatori del network del terrore autoproclamatosi Stato Islamico. È cronaca di questi giorni che anonymous ha sferrato un attacco alla galassia jihadista dopo i terribili attentati di Parigi del 13 novembre in cui sono morte centinaia di persone. Grazie ad un software da loro realizzato sono stati capaci di inibire 11mila account twitter pro-ISIS, e annunciano nuove ed eclatanti azioni. Nessuno sa con certezza chi veste i panni di Anonymous, eppure la loro origine e le prime azioni dicono molto di più di quello che si può pensare.

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La Repubblica: “Dall’Fbi un milione di dollari a un’università americana per scoprire chi usa Tor”

la-repubblica-it-logo“Dall’Fbi un milione di dollari a un’università americana per scoprire chi usa Tor”

I responsabili del software che garantisce la privacy accusano. I federali non commentano ma non smentiscono. In Italia sono 100 i nodi Tor a rischio

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 14 Novembre 2015

L’FBI non commenta ma non nega di avere dato un milione di dollari a un gruppo di ricercaTori per svelare i nomi degli utenti di Tor, il progetto di anonimato online dell’omonima fondazione. Tutto è cominciato con una dichiarazione del diretTore del Progetto, Roger Dingledine, secondo il quale la Carnegie Mellon University avrebbe ricevuto questa quantità di denaro per de-anonimizzare gli indirizzi Tor facenti capo ad alcuni utenti all’interno di una più vasta operazione di polizia.
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Revolution Open Source II: un libro e un film

Revolution OS II
Software libero, proprietà intellettuale, cultura e politica
di Arturo Di Corinto

Prezzo: Euro 29,00

Questo libro e questo film sono idealmente il seguito di Revolution OS, che abbiamo pubblicato nel 2003. Quel film era stato realizzato negli Stati Uniti, questo è stato girato in Italia sotto la direzione di Arturo Di Corinto. Vi si possono vedere i protagonisti del mondo del software libero e dell´open source ripercorrere le tappe della “rivoluzione” negli ultimi anni, raccontare le esperienze internazionali, in Sudamerica e in Europa, le pressioni del mercato e le iniziative di valore sociale, il ruolo del software libero nella pubblica amministrazione e nell´istruzione. Accanto al film, il libro raccoglie un gruppo di saggi che approfondiscono gli stessi temi, del curatore Arturo Di Corinto, di Raffaele Meo, Richard Stallman.

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