Il libro National Security in The New World Order. Government and the technology of information, scritto a quattro mani da Andrea Monti e Raymond Wacks (Routledge 2022), esplora le preoccupazioni contemporanee sulla protezione della sicurezza nazionale. Il saggio esamina il ruolo, l’influenza e l’impatto di Big Tech sulla politica, sul potere e sui diritti individuali. Il volume considera il modo in cui la tecnologia digitale ei suoi modelli di business hanno plasmato le politiche pubbliche e traccia il suo corso futuro.
A partire dall’analisi di diversi casi di studio i due autori analizzano la natura mutevole della sicurezza nazionale e l’idea tradizionale della sovranità dello Stato. Nello sviluppo del testo gli studiosi sottolineano alcuni dei limiti della comprensione convenzionale dell’ordine pubblico, della sicurezza nazionale e dello stato di diritto per rivelare il ruolo della tecnologia digitale come facilitatore e discriminatore nella governance e nel disordine sociale.
I diversi capitoli del libro esplorano il tenue equilibrio tra libertà individuale e sicurezza nazionale; il ruolo chiave della protezione dei dati nella salvaguardia dei dati digitali; l’appropriazione da parte di Big Tech della politica di sicurezza nazionale; il dibattito relativo alle tecnologie di raccolta dei dati e alla loro cifratura.
Categoria: recensioni
Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo
Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo. Le strutture e le tecniche di nuovissima generazione al servizio della guerre tradizionali, economiche, cognitive, informatiche. Aldo Giannuli, pp. 284 Ponte alle Grazie, 2018
Lo spionaggio è esistito dalle origini della civiltà: c’è sempre stato un apparato di sicurezza, per quanto approssimativo, interessato a sapere chi avrebbe potuto mettere in pericolo, in qualsiasi modo, la sicurezza della comunità, dall’interno o dall’esterno.
Ma oggi siamo a una grande svolta: lo spionaggio si avvia a conquistare il centro della scena, in stretta convergenza con la finanza.
Uno degli aspetti più significativi del processo di globalizzazione è stato il cambiamento dell’intelligence, iniziato a fine anni Cinquanta e poi proseguito, sino a culminare nella teoria della guerra «asimmetrica». Le origini della svolta stanno nel dibattito sulla «guerra rivoluzionaria» e nella dottrina che ne seguì con il concetto di strategia indiretta, quel che ha portato sempre più a pratiche di guerra coperta.
Ovviamente un conflitto del genere deve per forza avere il suo strumento operativo (sia in difesa che in attacco) nei servizi di sicurezza, e pertanto l’intelligence, da attività tattica, collaterale e servente, quale era stata nel confitto aperto, diventava strategica, centrale e dominante nel conflitto coperto. Di qui le pratiche di destabilizzazione monetaria, di influenza politica, di cyberwar, di spionaggio industriale, sempre più ricorrenti, sino a forme di soft power e di appoggio a guerriglie e terrorismi.
La globalizzazione ha cambiato l’intelligence, ma ora l’intelligence sta cambiando il mondo: dalle relazioni internazionali, all’economia, dalla guerra alle scienze cognitive, alle dinamiche sociali, e ai sistemi politici. Capire l’intelligence è la porta stretta da cui dovremo passare per capire il mondo che viene.
Cyber War. La guerra prossima ventura
“Se il nemico non sa di essere attaccato non si difenderà. Provando a costruire un’intera strategia su questa premessa, centinaia di piccole operazioni cibernetiche potrebbero essere inquadrate solo a posteriori in un conflitto di intensità talmente bassa da non essere percepibile come tale e, in caso di successo, l’artefice del piano saprebbe di aver vinto, ma la controparte non si renderebbe conto di aver perso.”
Cyber War. La guerra prossima ventura (Mimesis 2019) il libro di Aldo Giannuli, storico ed esperto di intelligence, scritto a quattro mani con Alessandro Curioni, formatore e giornalista, racconta quello che è taciuto della “terza guerra mondiale a pezzi” condotta con le armi cibernetiche: più economiche, meno individuabili, con grande e vasta possibilità d’impiego, ma facili da negare e difficili da attribuire. Pubblicato prima dell’invasione dell’Ucraina da parte delle Russia, il libro è utile anche a interrogare i fatti del presente, l’arte della guerra che costantemente si trasforma e il ruolo dell’informazione e della tecnologia nei nuovi conflitti.
Internet Fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech
All’inizio tutti i bit furono creati uguali, poi, quando i governi capirono l’enorme potenziale della rete Internet cominciò la gara a imporre la propria sovranità digitale. A quel punto emerse il rischio della frammentazione della rete o, detto altrimenti, del pericolo della balcanizzazione di reti e risorse per chiudere gli utenti dentro nuovi recinti, con la scusa della privacy, della tutela della proprietà intellettuale, della sicurezza e dei valori nazionali.
Ogni tentativo di frammentare la rete ha suscitato una forte opposizione e, nonostante i tentativi fatti in seno alle Nazioni Unite, non si è riusciti a fermarli, fino ad oggi. In un testo agile, spiazzante, senza riverenze, i due autori di Internet Fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech (Bollati Boringhieri, 2023), Vittorio Bertola e Stefano Quintarelli, viene ripercorsa la storia dell’invenzione che ha cambiato il mondo e si suggerisce quello che si può ancora fare per mantenerla efficiente, sicura e democratica.
Digital Politics #3 2022
Il discorso pubblico sui dati e sulla sicurezza dei dati si ispira a una vasta varierà di fenomeni. I dati sono spesso associati e confrontati con le attività delle industrie estrattive, dei mercati o con i fenomeni naturali. I dati possono essere estratti (mined), possono essere una risorsa (asset); possono fluire come una corrente (streaming), nei laghi e nelle nuvole; possono essere liquidi, solidi o gassosi.
Oscurare gli attori umani però quando si parla di dati e data breach significa assegnarli a un dominio tecnico e impersonale e produrre reazioni sbagliate dal punto di vista sia tecnico che delle politiche pubbliche.
La cybersecurity è un fatto sociale e non solo tecnico. La rappresentazione che ne facciamo, il linguaggio che usiamo, metafore e narrative incluse, influenzano profondamente la risposta alle crisi generate da eventi e incidenti informatici. Una errata rappresentazione degli accadimenti cibernetici può produrre pertanto risposte inadeguate.
Pensiamoci.
L’ultimo numero di Digital Politics del 2022 è molto bello. La rivista, a vocazione internazionale, edita da Il Mulino, affronta il tema della (in)sicurezza digitale con contributi di autori importanti che parlano di Cyber-resilienza, normazione, data-breach e governance della sicurezza.
Ve lo consiglio
La scorciatoia
[…] Ouando risolvi un problema, non risolvere un problema più generale come passo intermedio (Vapnik). Licenzia il linguista (Telinek). Segui i dati (Halevy et al.). Avere più dati è più importante che avere algoritmi migliori (Eric Brill citato da Jelinek). I modelli semplici con molti dati battono modelli più elaborati basati su meno dati. Usa dati che sono disponibili in natura, invece di sperare in dati annotati che non sono disponibili (Halevy et al.).
Non chiedere agli utenti di dare «feedback esplicito» […] invece semplicemente registra le scelte che fanno (Boyan et al.). Si può usare il feedback implicito degli utenti, come il fatto che qualcuno ha risposto a una mail (Goldberg). […]
Pp 51, La Scorciatoia. Come le maccchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano (di Nello Cristianini, Il mulino, 2023)
Un libro molto chiaro per capire l’Intelligenza Artificiale
Io Servo dello Stato
[…] io sono un alto funzionario dello Stato. Sono partito dalla gavetta. In decenni di duro lavoro, di studi e di sacrifici sono arrivato a ricoprire cariche sempre più alte. Ho avuto una carriera onorata che mi ha dato grandi soddisfazioni. Voi penserete che da niente sono diventato qualcuno. Ma non è vero. Vi sbagliate di grosso. Per essere qualcuno basta somigliare a se stessi.
Solo chi è una nullità pensa di diventare qualcuno grazie alla carriera o ai soldi.
Chi invece è già qualcuno, nella sua vita aspira solo a non divenire una nullità. Divenire una nullità per me significa essere corrotti, farsi corrompere, sporcarsi con le mille miserie che ogni giorno ti pongono le nullità della società: quelle che cercano favori per andare avanti, quelle che fan finta di farteli i favori per asservirti, quelle che sono pronte a fare di tutto pur di apparire.
E fanno bene; la loro volontà di apparire è esattamente proporzionale alla loro miseria. Più sono niente e più vogliono diventare qualcuno. E più diventano e più nulla sono.
Io non appartengo a questa specie di uomini. Mi fanno schifo, questi uomini. Non ho mai pensato che la mia funzione dovesse rendermi onorabile. Al contrario, ho sempre pensato che la mia funzione dovesse essere onorata come la mia persona. Ho onorato la mia funzione perché onoro l’uomo che c’è in me.
Quell’uomo mi dice che l’onore di un uomo non dipende dagli incari chi, dai gradi, dalla ricchezza.
Quell’uomo mi dice che l’onore è un uomo che onora gli altri uomini, che fa della sua vita un dono alla vita. Alla vita di ogni uomo.
Quell’uomo che dona la propria vita alla vita degli uomini, quello è un uomo onorato.
Quello che dona il proprio onore all’onore di tutti affinché tutti siano onorati, quello è un uomo onorato. Quello è un uomo di Stato. Io ho offerto il mio onore per l’onore dello Stato. Lo Stato mi ha onorato come io ho onorato lo Stato.
Lo Stato non viene sempre onorato come meriterebbe. Questo è il cruccio della mia vita. Che lo Stato sia onorato. Questo è l’obiettivo della mia vita. Rendere rispettabile e onorabile la mia funzione; attraverso la mia persona salvaguardare la dignità della mia funzione. Desidererei che il rispetto per me implicasse il rispetto per la mia funzione e per lo Stato. Uomini che si rispettano come fanno a non rispettare lo Stato? Cosa me ne faccio del rispetto per me se non viene rispettato lo Stato? […]
Io servo dello Stato. Diario di un funzionario incorruttibile (DeriveApprodi 2002)
Tra Mazzarino e uno sconosciuto capo di gabinetto, questo libro, di venti anni fa, ci aiuta a vedere il servizio allo Stato in un’ottica peculiare, quella di un servitore (servo) dello Stato che agisce come non ti aspetti.
La tecnologia è religione
L’ultimo libro della matematica Chiara Valerio, edito da Einaudi, ha un titolo evocativo, La tecnologia è religione (Einaudi, 128 pp, 2023) e affronta uno dei grandi temi dei nostri tempi, gli effetti della tecnologia sul nostro modo di pensare il mondo. Dalla quarta di copertina “Che differenza c’è tra danzare per far piovere, e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo?
In entrambi i casi, un movimento del nostro corpo fa accadere qualcosa. Nel primo caso, la danza della pioggia si rivolge a una qualche divinità e il dispositivo che ne attiva l’intervento è il nostro corpo. Nel secondo caso il dispositivo è un prolungamento del corpo. Norbert Wiener, matematico, sottolineava, già negli anni Cinquanta del Novecento, la pericolosa e facile identità tra religione e tecnologia. È dunque ragionevole domandarsi oggi quanto politiche culturali prive di immaginazione abbiano allontanato la tecnologia dalla scienza, trasformandola in una fede che ha i propri sacerdoti, i black fridays di festa, gli eretici, gli atei e i martiri da social network”.
Tecnologie Intelligenti. Rischi e regole
Le tecnologie intelligenti sono ormai una realtà in tutti settori. Ci aiutano e diventano semore più indispensabili, ma ad esse associamo il timore che possano diventare incontrollabili e nocive. Siamo davvero in grado di capire e poi di definire bene i rischi e le soglie accettabili di rischio in una società digitale globale nella quale le decisioni automatiche avranno un peso economico e sociale sempre più consistente?
Ringraziando il mio vecchio amico Giuseppe Corasaniti per avermene fatto omaggio, vi segnalo il suo ultimo libro: Tecnologie Intelligenti. Rischi e regole (2023, Mondadori)