Helgoland, la fisica e l’Internet quantistico

Helgoland, la fisica e l’Internet quantistico

HACKER’S DICTIONARY. L’applicazione della teoria dei quanti sta rivoluzionando le tecnologie dell’informazione con i computer quantistici, la crittografia quantistica e il Quantum Internet. Per questo il 14 Aprile si celebra nel mondo la Giornata mondiale dei quanti, in riferimento al 4,14, le prime cifre arrotondate della costante di Planck. In Italia il Cnr coordina l’Italian Quantum Weeks

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 14 Aprile 2022

A Helgoland, brulla isola del Mare del Nord, nel giugno del 1925 il ventitreenne Werner Heisenberg ha avviato la rivoluzione quantistica. Oggi la fisica quantistica è la teoria più fondamentale che abbiamo per descrivere la Natura, a livello delle particelle elementari e delle forze che costituiscono l’Universo.

Questa rivoluzione però è anche all’origine degli sviluppi tecnologici che hanno contribuito a plasmare la società contemporanea, come il transistor, il laser, l’imaging medico. Negli ultimi decenni la scienza quantistica si è espansa oltre la fisica, ha trasformato la nostra comprensione dell’Informazione e aperto la prospettiva a nuove e rivoluzionarie tecnologie dell’informazione, come i computer quantistici e un Internet quantistico.

Tre ricercatori italiani hanno scoperto come neutralizzare l’autenticazione a due fattori

Tre ricercatori italiani hanno scoperto come neutralizzare l’autenticazione a due fattori

All’università del Salento dimostrano un metodo efficace per aggirare la sicurezza delle transazioni online e avvisano Google, Apple & Co., che però non hanno soluzioni

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 12 Aprile 2022

E se l’autenticazione a due fattori non fosse così sicura come pensiamo? Fino a ieri la possibilità di usare un altro pin, una seconda password, ricevute via app o sms ci sembrava il modo migliore per proteggere il tesoretto digitale della nostra vita onlife, ma adesso le nostre certezze vacillano: tre ricercatori italiani hanno dimostrato che anche questo secondo livello di sicurezza può essere neutralizzato e, per un hacker malevolo, in maniera relativamente semplice.

“Siamo sotto attacco degli hacker”. Il Mite spegne tutti i computer

“Siamo sotto attacco degli hacker”. Il Mite spegne tutti i computer

L’allarme al ministero della Transizione ecologica

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 Aprile 2022

Alla fine il ministero per la Transizione ecologica (Mite) ha dovuto ammetterlo: è stato un attacco informatico a motivare la scelta di spegnere tutti i server e oscurare il sito web del dicastero, ormai al terzo giorno di inattività.

Il problema era stato annunciato dallo stesso ministro Roberto Cingolani, durante una trasmissione radiofonica in cui aveva detto che erano state rilevate minacce al perimetro esterno del Mite. La formula usata per giustificare l’oscuramento della propria vetrina pubblica e il blocco dei suoi servizi aveva suggerito subito due spiegazioni: la scelta era il risultato di una eccessiva cautela del ministero o la consapevolezza mal dissimulata di avere un malware in pancia.

Intervista Di Corinto a Ticino notizie TV

Intervista ad Arturo di Corinto: tra identità digitale e cyber attacchi

7 Aprile 2022

Arturo di Corinto e’ giornalista e docente di identita’ digitale, privacy e cybersecurity all’Universita’ Sapienza di Roma. In Rai ha presentato Codice: la vita e’ digitale e pillole di Inclusione Digitale su RaiPlay. Ci svela la portata dei recenti attacchi cyber al nostro governo, ad aziende pubbliche e privati. Ci insegna i principi della cybersecurity, come difenderci e come raggiungere una consapevolezza digitale.

Almeno oggi, fai il backup dei tuoi dati. Ti diciamo come e perché

Almeno oggi, fai il backup dei tuoi dati. Ti diciamo come e perché

Il 31 marzo di ogni anno si celebra la “copia dei dati” da usare in caso di guasto, furto o smarrimento e che, secondo Verizon, rimane la difesa più efficace in caso di attacchi ransomware

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 31 Marzo 2022

“Giuro solennemente che il 31 marzo farò il backup dei miei documenti e ricordi preziosi.”

La scritta che campeggia sul sito del World Backup Day ci ricorda che questa di oggi è una delle tre date internazionali per ricordare alcuni concetti di base della sicurezza informatica, gli altri due sono infatti l’Anti-Ransomware Day che si celebra il 12 Maggio di ogni anno e il World Password Day, la Giornata mondiale della password, che si celebra ogni primo giovedì dello stesso mese.

Ormai tutti probabilmente sanno cos’è un backup ma a chi non lo sapesse ricordiamo che il backup è una seconda copia di tutti i tuoi file importanti, dalle foto di famiglia alla tesi di laurea fino alla rubrica dei clienti e all’archivio delle email.

La Corte dei conti bacchetta la cybersecurity europea

La Corte dei conti bacchetta la cybersecurity europea

HACKER’S DICTIONARY. Gli attacchi gravi sono decuplicati tra il 2018 e il 2021, ma le paghe basse, la scarsa condivisione delle informazioni e il mancato rispetto dei controlli essenziali rendono l’Unione Europea vulnerabile agli attacchi informatici

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 31 Marzo 2022

Stavolta lo schiaffo arriva direttamente dalla Corte dei Conti Europea, che in una relazione speciale lamenta l’impreparazione degli organismi europei di cybersicurezza di fronte alle minacce informatiche.
Affermazione grave, se consideriamo che molte ricerche indicano l’Europa come bersaglio privilegiato dei criminali e che, secondo Check Point Software, nella scorsa settimana la media degli attacchi in Europa è stata del 18% più alta rispetto a prima dell’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.

Secondo i magistrati di Bruxelles, infatti, il numero di incidenti significativi registrati dagli organismi dell’Ue è più che decuplicato tra il 2018 e il 2021 e il telelavoro ha aumentato considerevolmente i potenziali punti di accesso per gli aggressori.
Tali incidenti sono generalmente causati da attacchi informatici sofisticati, che includono l’uso di nuovi metodi o tecnologie, per cui le indagini su tali incidenti e il ripristino del normale funzionamento possono richiedere settimane, a volte mesi.
Un esempio è stato il cyberattacco sferrato nei confronti dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che ha portato alla divulgazione di dati sensibili, poi manipolati per minare la fiducia nei vaccini.


La corte, che ha analizzato attraverso un audit dettagliato la capacità di cyber-resilienza di 65 organizzazioni dei paesi membri UE, raccomanda pertanto l’introduzione di norme vincolanti in materia di cybersicurezza e un aumento delle risorse della squadra di pronto intervento informatico (Cert-Ue), una maggiore cooperazione tra gli organismi dell’Ue e un maggiore sostegno agli organismi europei, che hanno minore esperienza nella gestione della cybersicurezza.
«Le istituzioni, organi e agenzie dell’Ue sono obiettivi interessanti per potenziali aggressori, in particolare per i gruppi in grado di attuare attacchi altamente sofisticati ed invisibili a fini di cyberspionaggio o altre finalità illecite» ha dichiarato Bettina Jakobsen, il membro della Corte responsabile dell’audit.
«Tali attacchi possono comportare significative implicazioni politiche, nuocere alla reputazione generale dell’Ue e minare la fiducia nelle sue istituzioni. L’Ue deve fare di più per proteggere i propri organismi».

La principale constatazione della Corte è che istituzioni, organi e agenzie dell’Ue non sono sempre adeguatamente protetti dalle minacce informatiche. E i motivi sono piuttosto gravi: «Non adottano un approccio uniforme alla cybersicurezza, non sempre applicano i controlli essenziali e le buone pratiche in materia e non forniscono formazione sistematica a tale riguardo, inoltre le risorse e le spese destinate alla cybersicurezza variano notevolmente tra enti omologhi di dimensioni analoghe».

Un altro difetto è l’assenza di una condivisione tempestiva delle comunicazioni sulle vulnerabilità e sugli incidenti significativi di cybersicurezza di cui gli enti europei sono stati vittime e che possono avere ripercussioni su altri organismi.

La Corte sottolinea infatti che le carenze della cybersicurezza in un organismo dell’Ue possono esporre numerose altre organizzazioni a minacce informatiche.
Perfino il Cert-Ue e l’Agenzia dell’Unione europea per la cybersicurezza (Enisa) a causa delle risorse limitate e della priorità attribuita ad altri ambiti, non sono state in grado di fornire tutto il sostegno di cui gli organismi dell’Ue necessitano.
Uno dei motivi è che oltre due terzi del personale esperto della Cert-Ue ha contratti temporanei con retribuzioni poco competitive sul mercato e non riescono a evitare che vadano a lavorare altrove. Parole sante.cybersecurity

Trenitalia assaltata dagli hacker di Hive Group: timori per i dati personali dei viaggiatori

Trenitalia assaltata dagli hacker di Hive Group: timori per i dati personali dei viaggiatori

Il gruppo russo-bulgaro attacca le Ferrovie dello Stato e fa temere l’inizio di una cyberguerra tra Russia e Italia. Ma i criminali vogliono solo soldi

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 24 Marzo 2022

Un attacco informatico paralizza Trenitalia e subito si grida alla guerra cibernetica: per tutta la mattinata di ieri, un rincorrersi di informazioni rabberciate attribuisce il blocco improvviso della bigliettazione nelle stazioni ferroviarie a un gruppo di hacker russi.

Tecnica e modus operandi sembrano propri delle gang del ransomware che colpiscono server e computer con software capaci di metterli sotto chiave fino al pagamento di un riscatto.

Il timore è che sia questo il grande attacco previsto per il 6 marzo in una comunicazione riservata dell’Agenzia per la Cybersicurezza poi trapelata alla stampa, e che non si è verificato forse proprio per l’allarme poi pubblicato dai giornali, ma che avrebbe dovuto sortire l’effetto di alzare le difese anche dentro Trenitalia.

Hive group blocca Trenitalia e chiede 5 milioni di riscatto

Hive group blocca Trenitalia e chiede 5 milioni di riscatto

Hacker’s Dictionary. Mentre il gruppo Ferrovie dello Stato prende tempo, una serie di elementi conducono al nome dell’attaccante, è un gruppo russo-bulgaro noto per gli attacchi a Mediaworld e altre realtà internazionali

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 24 Marzo 2022

L’attacco ai server di Trenitalia arriva nella mattinata di ieri generando pesanti disservizi nel sistema di emissione dei biglietti e provocando un allarme generalizzato.

Cosa è successo? Una gang criminale russa avrebbe usato un «cryptolocker» per mettere ko la bigliettazione nelle stazioni al punto da indurre le ferrovie ad autorizzare i viaggiatori a salire a bordo e presentarsi al capotreno per acquistare il biglietto senza sovrapprezzo.

La tipologia dell’attacco e il modus operandi dei criminali hanno subito fatto temere un attacco da parte di hacker russi a causa del conflitto in corso in Ucraina.

Lapsus$ ha rubato Cortana e Bing a Microsoft

Lapsus$ ha rubato Cortana e Bing a Microsoft

I criminali di lingua spagnola hanno divulgato su Telegram un archivio compresso di software che pare essere originale. Non ci sono tracce dei codici che fanno girare Windows e Office

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/ La Repubblica del 22 Marzo 2022

Il gruppo criminale Lapsus$ annuncia di avere derubato Microsoft di alcuni gioielli di famiglia come i codici informatici di Bing, Bing Maps e Cortana, rispettivamente il motore di ricerca e l’assistente virtuale. Questo per ricordarci, semmai ce ne fossimo dimenticati, che mentre siamo tutti col fiato sospeso per le sorti della guerra in Ucraina i cybercriminali non dormono mai.

Kaspersky: “Col nostro software non si fa la guerra”

Kaspersky: “Col nostro software non si fa la guerra”

La famosa azienda russa di antivirus prende le distanze dalla guerra e spiega perché i suoi prodotti sono sicuri dopo l’annunciato decreto che li mette fuori dal mercato italiano

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 20 Marzo 2022

Il decreto arriva nella serata di venerdì direttamente dal Consiglio dei ministri e mette fuori gioco Kaspersky per il timore che i suoi software possano essere usati contro gli stessi clienti che serve in Italia. Ovviamente nel provvedimento, in attesa della pubblicazione in Gazzetta ufficiale della versione finale, non si nomina Kaspersky, ma si parla di come la cyber security del Paese potrebbe essere messa a rischio dall’utilizzo di software russi – di cui Kaspersky è produttrice di punta -, perché le aziende di Mosca potrebbero smettere di fornire aggiornamenti e, quindi, esporre i clienti italiani a maggiori rischi, e ne chiede la sostituzione.

Kaspersky nel mirino delle autorità italiane

Kaspersky nel mirino delle autorità italiane

Hacker’s Dictionary. Con l’inasprirsi del conflitto russo-ucraino aumentano i timori che le tecnologie russe come l’antivirus Kaspersky diventino un’arma nelle mani del Cremlino. L’azienda moscovita rassicura: “Analizzate il nostro codice”. Ma in queste ore il governo sta valutando se sostituire d’urgenza tutto il software dalla pubblica amministrazione

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 17 Marzo 2022

Le cose si mettono male per Kaspersky. L’azienda russa, leader nel settore della cybersecurity è finita nel mirino dei governi europei a causa del conflitto in corso per il timore che le sue soluzioni informatiche possano diventare un’arma ulteriore per gli arsenali del Cremlino.

Finora però non c’è nessuna evidenza che questo sia accaduto e non ci sono notizie che possano comprovare questa ipotesi.

Però, adottando un principio di precauzione l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale – Acn ha dichiarato che sarebbe «opportuno considerare le implicazioni di sicurezza derivanti dall’utilizzo di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Federazione Russa».

Allarme dell’Agenzia per la Cybersicurezza: “Attenzione ai software russi”

Allarme dell’Agenzia per la Cybersicurezza: “Attenzione ai software russi”

Tra i prodotti potenzialmente pericolosi per l’Italia potrebbe esserci anche il noto antivirus Kaspersky, ma l’azienda ribadisce la sua neutralità e correttezza

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 15 Marzo 2022

L’allarme sicurezza lanciato dal sottosegretario Franco Gabrielli sulla presenza di tecnologie russe nel nostro Paese non è rimasto lettera morta: dopo l’audizione del suo direttore al Copasir, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, l’Agenzia italiana per la Cybersicurezza ha diramato una raccomandazione che suggerisce di diversificare le tecnologie in uso in Italia e di fare un’analisi del rischio potenziale proprio di quelle russe, considerato il mutato quadro geopolitico.

Il direttore dell’Acn, il professor Roberto Baldoni, sentito dal Copasir il 9 marzo scorso sul tema dell’impiego di software di origine straniera e su come aumentare la resilienza del nostro Paese, ne aveva già spiegato i problemi potenziali; lo stesso Adolfo Urso, presidente del Copasir, era intervenuto successivamente, affermando che “se si parla di guerra cibernetica, la Russia va considerata la potenza più forte al mondo: si tratta di uno strumento che utilizza sia sotto forma di attacchi hacker in grado di paralizzare ospedali, centrali elettriche e tutta una serie di infrastrutture critiche, sia attraverso la disinformazione via Internet”.

In sintesi la raccomandazione diramata dall’Acn parte dalla constatazione che l’evoluzione della situazione internazionale ci obbliga a ripensare lo scenario di rischio tecnologico e, “in particolare, a considerare le implicazioni di sicurezza derivanti dall’utilizzo di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Russia” pure ribadendo che non ci sono, a oggi, evidenze oggettive dell’abbassamento della qualità dei prodotti e dei servizi tecnologici forniti.

Igiene cibernetica: 5 mosse facili per proteggere la nostra vita digitale

Igiene cibernetica: 5 mosse facili per proteggere la nostra vita digitale

Password complesse, copia dei dati, aggiornamento del software, antivirus e crittografia (e un po’ di buon senso) ci aiutano a proteggere computer e smartphone

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/La Repubblica del 15 Marzo 2022

“Apriti Sesamo”: chi è che non ricorda la famosa frase di Ali Babà e i 40 ladroni? La parola magica per aprire la caverna del tesoro funzionava esattamente come la password di un computer. La parola o chiave d’accesso serve a proteggere non solo i computer, ma tutti i nostri dispositivi digitali, i servizi Web e i profili online che usiamo per lavorare, comunicare e postare sui social. Ma non basta.

Come ci laviamo le mani per evitare un’infezione, così dobbiamo tenere il computer e i dispositivi puliti e al sicuro da ospiti indesiderati come i virus (informatici, in questo caso). Per indicare l’insieme di buone pratiche quotidiane della sicurezza informatica possiamo usare il concetto di Igiene Cibernetica, una serie di princìpi pensati per minimizzare i rischi dovuti a un uso poco accorto dei dispositivi.

Scatta l’allarme: l’Italia sarà colpita da un attacco informatico

Scatta l’allarme: l’Italia sarà colpita da un attacco informatico

La notizia divulgata nei canali riservati diventa pubblica: si teme un’incursione di hacker russi ai danni dei servizi essenziali del nostro Paese

di Arturo Di Corinto per ItalianTech/La Repubblica del 5 marzo 2022

Traffic light protocol white: la notizia prima classificata come riservata diventa pubblica, dal semaforo rosso si passa a quello arancione e poi al bianco, che nel mondo della difesa cibernetica significa che è arrivata all’opinione pubblica, e la notizia è che “domenica 6 marzo potrebbero esserci attacchi cyber in Italia ai danni di enti governativi e industriali non meglio definiti”.

A lanciare l’allarme è stato lo Csirt, il Computer Security Incident Response Team dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale: “Nel ricordare la necessità di adottare tutte le misure di protezione degli asset IT, in particolare quelle oggetto degli alert specifici già diffusi dall’Agenzia per la Cybersicurezza – Csirt Italia, si raccomanda prestare particolare attenzione nel giorno indicato e comunicare eventuali evidenze di attività malevole utilizzando i canali di comunicazione dello Csirt Italia”.

Perché è stupido escludere la Russia da internet

Perché è stupido escludere la Russia da internet

Hacker’s Dictionary. La rubrica settimane sul cyberspazio. A cura di Arturo Di Corinto

di Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 3 Marzo 2022

Il collettivo di hacker attivisti di Anonymous ha hackerato lo yacht di Putin, spento un server Linux dell’agenzia spaziale russa, offerto 5 milioni di rubli per ogni tank abbandonato dai militari e preso in ostaggio il database della borsa di Mosca dopo aver “dossato” (to DDoS) Russia Today e diversi ministeri di Mosca.

Non hanno fatto tutto da soli. Anonymous, lo ricordiamo, è chiunque si riconosca in un’idea di giustizia e partecipi alle sue operazioni come l’attuale #OpRussia in dissenso profondo con l’aggressione russa dell’Ucraina. Quindi dietro il volto di Anonymous ci possono essere, e ci sono, anche le grandi compagnie informatiche occidentali e i servizi segreti di diversi paesi. Entusiasmarsi per i tweet che portano notizie non verificate di ogni colpo contro la Russia può rivelarsi un errore.

Perché la gang ransomware Conti si è schierata con la Russia

Perché la gang ransomware Conti si è schierata con la Russia

I cybercriminali russofoni responsabili di numerosi attacchi informatici verso le piccole e medie aziende italiane, ma anche verso la San Carlo e la Clementoni Giochi, avrebbero stretti legami coi servizi di intelligence del Cremlino

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 1 Marzo 2022

Anche i cybercriminali litigano fra di loro. Ed è solo uno degli effetti che l’aggressione della Russia verso l’Ucraina ha scatenato, trasformandola nel primo conflitto real time sul web combattuto con cyber-katiuscia informatici e propaganda computazionale.

Un membro ucraino del gruppo ransomware Conti, una gang di criminali responsabili del furto dei dati alle aziende italiane San Carlo, Artsana e Clementoni, ha fatto trapelare le chat interne della gang dopo che i leader del gruppo hanno pubblicato un messaggio filo-russo sul loro blog nel Darkweb all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. “Il gruppo Conti annuncia ufficialmente il pieno sostegno al governo russo. Se qualcuno deciderà di organizzare un attacco informatico o qualsiasi attività bellica contro la Russia, utilizzeremo tutte le risorse possibili per contrattaccare le infrastrutture critiche dei nemici” recitava il messaggio.

Anonymous, Hacking, Hacktivism

Anonymous, Hacking, Hacktivism

Anonymous non è una persona o un gruppo, anonymous è chiunque si riconosca in un’idea di giustizia da realizzare in maniera collettiva.
Anonymous è un logo, un meme, un’idea e per questo nessuno lo potrà mai fermare.
Lo ricordo perché dopo il mio pezzo su Repubblica, altri ne stanno parlando in maniera non sempre precisa.
In questa mia intervista del 2016 su hacking, hacker e Anonymous racconto quello che c’è da sapere su Anonymous, anche della sua trasformazione che vediamo oggi.
Con un’avvertenza: siccome tutti possono essere Anonymous, anche le agenzie di #intelligence e gli eserciti possono indossare la sua maschera.
Buona visione

#OpRussia: Anonymous dichiara guerra a Putin nel cyberspazio

#OpRussia: Anonymous dichiara guerra a Putin nel cyberspazio

Il collettivo di hacker attivisti ha mandato offline l’emittente pro-Cremlino Russia Today e rallentato alcuni siti governativi con una serie di attacchi DoS. A dargli manforte ci sono altri gruppi che si ritiene nel passato collegati agli Usa, come GhostSec

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 25 Febbraio 2022

Difendere i deboli, punire gli oppressori e intervenire dove è possibile contro le ingiustizie, il collettivo di hacker attivisti Anonymous si riprende la scena mettendosi contro la Russia di Putin. Con uno scarno tweet gli attivisti che vestono la maschera del rivoluzionario Guy Fawkes hanno annunciato che “Il collettivo Anonymous è ufficialmente in cyber guerra con il governo russo” e successivamente di avere “hackerato” il sito dell’emittente Rt news e in compagnia di altri gruppi, anche i siti del Cremlino, del Governo e del Parlamento russi, della società GazProm, insieme a molti domini militari (mil.ru, eng.mil.ru, fr.mil.ru, ar.mil.ru) come rappresaglia contro l’attacco all’Ucraina.

Software, a qualcuno piace libero

Software, a qualcuno piace libero

Hacker’s Dictionary. Gli ultimi incidenti informatici hanno riattizzato le polemiche sull’uso dell’open source, ma in maniera strumentale. Il software, oggetto largamente artigianale, non è mai perfetto, e quando è libero è più facilmente migliorabile

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 24 Febbraio 2022

La scoperta della vulnerabilità del software open source Log4J, usato a livello mondiale, anche dalla Nasa, ha fatto temere una catastrofe informatica e sollevato molte critiche sull’uso del software libero. Ma la catastrofe non c’è stata perché la comunità degli sviluppatori ne ha rese disponibili subito le correzioni con gran sollievo di tutti. Certo i rischi ci sono ancora, come accade anche per i bachi del software commerciale e proprietario di Microsoft e di quelli degli altri vendor globali.

Il software libero è la seconda più grande invenzione del secolo scorso, dopo Internet. In realtà le due invenzioni sono legate perché Internet è largamente basata sul software libero e il software libero non esisterebbe senza la gigantesca comunità di appassionati sviluppatori che hanno cooperato su larga scala per farlo funzionare. Lo hanno fatto, proprio tramite a Internet, dal giorno della sua formalizzazione – grazie all’hacker Richard Stallman e all’avvocato Eben Moglen -, per mettere a disposizione di tutti il software che istruisce i nostri computer e che oggi, tanto per dirne una, è alla base di Android.

I cripto-attivisti raccolgono 54 milioni di dollari per la liberazione di Assange

I cripto-attivisti raccolgono 54 milioni di dollari per la liberazione di Assange

Un progetto basato su blockchain è l’esempio di come le cryptovalute possono diventare una leva per l’attivismo politico e una nuova concezione della Rete

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 10 Febbraio 2022

Un collettivo di cripto-attivisti ha lanciato una campagna per raccogliere fondi in favore del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, e impedirne l’estradizione negli Stati Uniti, raccogliendo in pochi giorni – con la partecipazione di 10 mila persone – la cifra di 54 milioni di dollari. A parte l’ammontare della cifra si dirà che non c’è nulla di straordinario. Ma questa campagna potrebbe essere uno spartiacque nella storia dell’impegno politico in rete per diversi motivi. Intanto è stata lanciata via Telegram, “il collettore fognario di Internet”, come lo chiamano i suoi detrattori, ma stavolta l’app di messaggistica è stata usata con uno scopo etico e un intento collaborativo; la seconda è che a lanciarla sono stati dei crypto-attivisti, cioè programmatori e ingegneri, esperti di finanza decentralizzata con un’uguale passione per il mondo delle criptomonete, cioè le valute digitali elettroniche come Bitcoin, Ether, Litecoin, eccetera; la terza è che il progetto è una Dao basata su Blockchain.

Giornalisti e attivisti, difendetevi da Pegasus

Giornalisti e attivisti, difendetevi da Pegasus

Hacker’s Dictionary. Dal 2016 sono stati 30 mila gli avvocati, i difensori dei diritti umani e giornalisti sorvegliati con lo spyware Pegasus. Ma il software israeliano non è l’unico usato per entrare nelle organizzazioni mediatiche. Ecco i consigli per proteggersi

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 10 Febbraio 2022

I giornalisti di Times, Sun, Wall Street Journal e New York Post sono stati hackerati. La casa madre, la NewsCorp di Rupert Murdoch, ritiene che tale attacco sia parte di un’operazione di spionaggio collegata a una nazione estera, presumibilmente la Cina, ed esprime la propria preoccupazione per la sicurezza dei suoi giornalisti. Secondo Toby Lewis, direttore Threat Analysis di Darktrace: “Quando gli attacchi avvengono contro i media, hanno un puro scopo di spionaggio, il vero obiettivo non sono i giornalisti, ma le loro fonti”. 

Software spia, alla fine lo scandalo Pegasus è scoppiato anche in Israele

Software spia, alla fine lo scandalo Pegasus è scoppiato anche in Israele

Il programma di Nso sarebbe stato usato per hackerare alti funzionari del Paese e i testimoni del processo all’ex premier Netanhyau. E sarebbe servito anche a sorvegliare il giornalista Jamal Khashoggi, poi ucciso

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 9 Febbraio 2022

La polizia israeliana avrebbe utilizzato lo spyware Pegasus di Nso per hackerare i telefoni di personaggi pubblici, inclusi giornalisti, dipendenti del governo e collaboratori dell’ex primo ministro Netanyahu, senza un ordine del tribunale: a rivelarlo, una serie di articoli del giornale economico Calcalist a firma di Tomer Ganon.

Pegasus consente di accedere da remoto ai telefoni cellulari infettati dal software spia e sarebbe stato usato, secondo il Citizen Lab di Toronto, per sorvegliare centinaia di giornalisti e attivisti per i diritti civili in 45 Paesi del mondo, un fatto confermato dalle analisi di Amnesty International.

La cybersecurity è l’altra faccia della privacy

La cybersecurity è l’altra faccia della privacy

Hacker’s Dictionary. Il Garante per la protezione dei dati personali e l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale hanno siglato un protocollo per garantire il necessario equilibrio tra libertà e sicurezza nel cybermondo

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 3 Febbraio 2022

Il Garante della protezione dei dati personali e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) hanno firmato un Protocollo d’intesa che avvia la cooperazione tra le due istituzioni. L’obbiettivo è di promuovere iniziative congiunte nel campo della cybersicurezza nazionale e della protezione dei dati personali.

La notizia è benvenuta. Noi a il manifesto abbiamo sempre sostenuto che la cybersecurity è l’altra faccia della privacy.

Il motivo è semplice da capire: in un mondo “datificato” dove i nostri comportamenti sono tradotti in informazioni digitali, se questi dati non sono protetti nella loro integrità, disponibilità e confidenzialità, anche i nostri comportamenti non lo sono. E possono esporci a un potere incontrollabile, al ricatto sociale, alla persuasione commerciale e alla sorveglianza statuale.

Pechino abbiamo un problema, olimpico

Pechino abbiamo un problema, olimpico

Hacker’s Dictionary. Il Citizen Lab di Toronto, un privacy watchdog, denuncia pesanti falle di sicurezza nell’app cinese obbligatorio per atleti e giornalisti in viaggio per le Olimpiadi invernali di Pechino

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 27 Gennaio 2022

Atleti e giornalisti in partenza per le Olimpiadi di Pechino del 4 Febbraio hanno dovuto scaricare sul proprio telefonino l’app My2022 e inviare tramite l’app informazioni sanitarie e di viaggio, inclusi i risultati dei test Covid-19 e i certificati di vaccinazione. Fin qui tutto “normale”.

Però l’app, nata per monitorare la salute dei partecipanti, include funzionalità che consentono agli utenti di segnalare contenuti “politicamente sensibili” e contiene al suo interno un elenco di 2.442 parole chiave proibite, illegalwords.txt, che include un’ampia varietà di argomenti politici sensibili come lo Xinjiang e il Corano, il Tibet e il Dalai Lama, Xi Jinping e i Falun Gong. Oltre alle raccomandazioni turistiche, le mappe e il monitoraggio anti-covid, l’app raccoglie una lista molto ampia di dati sensibili come le informazioni mediche e il monitoraggio giornaliero dello stato di salute dell’utente.

Però non convalida i certificati di sicurezza crittografica e questo potrebbe consentire a dei malintenzionati di intercettare le comunicazioni via smartphone e rubare dati personali inducendo l’app a connettersi con un host dannoso.

A scoprire che l’app ha una vulnerabilità che, se sfruttata, consente l’accesso a terze parti è stato il Citizen Lab di Toronto, un Internet watchdog secondo cui la falla di sicurezza renderebbe i dati personali, inclusi file audio, stato di salute, informazioni sul passaporto, storia medica e di viaggio, facilmente accessibili a “terze parti”.

Pubblicato il 18 gennaio, il rapporto del Citizen Lab che lo afferma, ha anche rilevato che alcuni dati sensibili vengono trasmessi tramite l’app a un host senza alcuna protezione e, di conseguenza, i dati «possono essere letti da qualsiasi intercettatore passivo, come qualcuno nel raggio di accesso Wi-Fi non protetto».
L’app, obbligatoria, non è stata compromessa o manipolata da ignoti hacker ma è un prodotto realizzato da una compagnia di stato cinese, la Beijing Financial Holdings Group.

Lo stesso giorno l’azienda di cybersecurity Internet 2.0 ha pubblicato un documento che mostra come la legislazione cinese sulla sicurezza nazionale favorisca la sorveglianza statale attraverso la progettazione di applicazioni mobili e ha avvertito che «tutti gli atleti e i visitatori in Cina per le Olimpiadi saranno esposti a tali leggi».

Per questo, dopo aver stilato una lista di pratiche di sorveglianza assai diffuse in Cina ha suggerito ai partecipanti alle Olimpiadi di Pechino che arrivano dall’estero di lasciare i telefoni a casa e di utilizzare all’interno della Cina solo dei burner phone per impedire che i dati privati del loro account cloud vengano raccolti dalle app mobili degli operatori cinesi.

Un burner phone è un telefono cellulare prepagato, piuttosto economico, pensato per un utilizzo a breve termine. Acquistato in contanti, il suo utilizzo è spesso associato a una scheda Sim prepagata non collegata alla propria identità. I media governativi cinesi si sono affrettati a liquidare il rapporto del Citizen Lab come propaganda e anche il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ne ha respinto le accuse.

Eppure è stato lo stesso Comitato Olimpico degli Stati Uniti a suggerire ai suoi atleti di portare un burner phone a Pechino poiché bisogna «supporre che ogni dispositivo e ogni comunicazione, transazione e attività online saranno monitorati». E il gruppo di atleti tedeschi, Athleten Deutschland, ha dichiarato che «è inspiegabile e irresponsabile da parte del Cio richiedere ai partecipanti di utilizzare un’app con vulnerabilità di sicurezza così evidenti». Pechino, su privacy e sicurezza abbiamo un problema: olimpico.

In Svezia la prima agenzia per la difesa psicologica contro la disinformazione

In Svezia la prima agenzia per la difesa psicologica contro la disinformazione

Cattiva informazione e manipolazione delle percezioni inducono ansia, paura e rabbia, perciò per difendere i valori della democrazia bisogna stimolare gli anticorpi della conoscenza e combattere la propaganda computazionale

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 24 Gennaio 2022

Si chiama Agenzia per la difesa Psicologica ed è la prima autorità governativa al mondo creata per proteggere il suo paese, la Svezia, dalla disinformazione. Nata il primo gennaio, con sede a Karlstad, diretta da un ex ambasciatore, Henrik Landerholm, è un’agenzia di intelligence statale “per la difesa proattiva delle informazioni” intese come risorsa di interesse nazionale ed ha l’obbiettivo di “salvaguardare la società aperta e democratica, la libera formazione dell’opinione pubblica, la libertà e l’indipendenza della Svezia”.

Come? Attraverso la difesa psicologica dei suoi cittadini appunto, e usando tutti gli strumenti conosciuti per identificare, analizzare e prevenire la disinformazione volta a influenzare indebitamente le percezioni, i comportamenti e il processo decisionale dei cittadini. Attenzione però a non confondere la cattiva informazione con la disinformazione.

“Urgente proteggere le organizzazioni umanitarie dagli attacchi cibernetici”

“Urgente proteggere le organizzazioni umanitarie dagli attacchi cibernetici”

Dopo il furto dei dati dei rifugiati il presidente della Federazione della Croce Rossa lancia l’appello

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 21 Gennaio 2022

L’attacco al movimento della Croce Rossa Internazionale ha una gravità non ancora colta appieno dalla politica e dai governi. Oltre mezzo milione di dati personali comprensivi di nome, località e informazioni di contatto di individui in fuga, dispersi da guerre e persecuzioni, migranti e prigionieri, sono stati rubati da ignoti rapinatori digitali. Ma l’attacco informatico non sarebbe originato dalla compromissione di un fornitore della Croce Rossa. Il Comitato Internazionale per la Croce Rossa ci ha svelato che si tratta di un attacco mirato ai server del Comitato stesso che raccoglie tutti i dati delle persone che loro aiutano a ritrovarsi e dialogare, anche in condizioni di detenzione. Hacker

Croce Rossa vittima di un attacco informatico: a rischio i dati di oltre 515mila “persone altamente vulnerabili”

Croce Rossa vittima di un attacco informatico: a rischio i dati di oltre 515mila “persone altamente vulnerabili”

L’attacco avrebbe avuto origine dalla compromissione di un’azienda tecnologica con sede in Svizzera, un appaltatore della Croce Rossa

di ARTURO DI CORINTO Per ItalianTech/LaRepubblica del 20 Gennaio 2022

Senza pudore e senza pietà. Ignoti attaccanti hanno avuto il coraggio di bersagliare perfino i server del Comitato internazionale della Croce Rossa rubando le informazioni riservate di oltre 500mila persone in condizioni vulnerabili, tra cui migranti, vittime di calamità naturali, parenti di persone scomparse e prigionieri di tutto il mondo, con un impatto su almeno 60 divisioni dell’organizzazione internazionale.

Quel gran casino dei social

Quel gran casino dei social

Hacker’s Dictionary. I social sono ingegnerizzati per creare dipendenza e impattano sulla reputazione e le prospettive di lavoro, ma ce ne accorgiamo quando è troppo tardi. Una ricerca di Kaspersky

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 20 Gennaio 2022

Entrare in un social network è come entrare in un casinò. Sai quando entri e non sai quando esci. Il motivo è semplice: i social sono progettati per creare attaccamento e dipendenza, dandoti poco e togliendoti molto attraverso l’illusione del controllo e della partecipazione.

Nei social, come nei casinò, non sei padrone di quello che fai, le regole cambiano continuamente e il banco vince sempre. Però ti puoi giocare la reputazione anziché i soldi.