Propaganda. Come manipolare l’opinione pubblica

Se sei in grado di influenzare i leader, anche senza la loro collaborazione consapevole, puoi influenzare in automatico il gruppo che essi dirigono. Ma per essere un collettivo, e quindi soggette alla psicologia delle folle, le persone non devono per forza formare materialmente un’assemblea o una turba di insorti, perché l’uomo è gregario per natura anche quando è solo soletto nella sua stanza, con le tende tirate. La sua mente conserva gli schemi e i modelli che vi sono stati impressi dall’influenza del gruppo”.

Questo è solo uno dei passaggi più significativi del libro di Edward L. Bernays, Propaganda. Come manipolare l’opinione pubblica (ristampa Shake Edizioni, 2020, a cura di Raf Valvola Scelsi), un testo che, pubblicato nel 1928, mantiene ancora la sua attualità.

Due volte nipote di Freud, dai cui scritti fu fortemente influenzato, e di cui decretò il successo in America, scrisse “il” manuale definitivo su come orientare l’opinione pubblica con il titolo Propaganda: era il 1928. Un testo fatto per vendere idee, cose e persone e che considera la politica al pari di una merce qualsiasi, mostrando il modo di influenzare i risultati elettorali e quindi i meccanismi decisionali che stanno alla base della democrazia. Si narra che il propagandista capo di Hitler, Joseph Goebbels, tenesse questo libro sul comodino.

Per la sua straordinaria capacità di penetrare i mezzi di comunicazione modificando i comportamenti del popolo con un sapiente uso di simboli, metafore e archetipi, il giovane Edward diventerà lo spin doctor dei consumi moderni e uno stratega ricercatissimo per lanciare le mode e influenzare la politica. Lavorerà da consulente contro il New Deal di Roosevelt, per la American Tobacco Company, la General Motors, e la United Fruit, longa manus dietro il colpo di stato in Guatemala. Celebre la sua marcia delle “Torce della Libertà” per indurre le donne a fumare offrendo l’esempio due decine di giovani modelle in corteo con le sigarette in mano, azione all’epoca disdicevole da compiere in strada per una donna.

Net-War. Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra

Net-War. Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra è l’ultimo libro di Michele Mezza per Donzelli Editore (2023). La Net War è per l’autore una guerra ibrida combattuta a colpi di informazione; una guerra in cui saperi e abilità tecnologiche hanno sostituito i sistemi d’arma; una guerra che rovescia le gerarchie e sposta il campo di battaglia. In questa guerra secondo Michele Mezza i cittadini hanno dato forma a una specie di open source del combattimento visto che ognuno, collegandosi con i sistemi e i dispositivi che la rete offre, ha potuto opporsi alle forze convenzionali sul campo. Quindi per l’autore, giornalista, già ideatore di Rainews24 quando era dirigente in Rai, poi docente universitario incaricato, la Net war non è tanto una digitalizzazione dell’informazione nel conflitto ma il modo in cui si combatte il conflitto, usando l’informazione. La Rete in questa guerra ibrida è luogo, strumento e logistica della guerra.

Per parlare di questa evoluzione della guerra l’autore chiama quindi in causa il giornalismo che la guerra la racconta, ma anche come professione investita dalla stessa, per rispondere a una domanda: che cosa sono l’informazione e la conoscenza al tempo della Rete e dell’Intelligenza artificiale? Come si trasforma la professione del giornalista quando si riduce il suo ruolo di divulgatore e quando smette di essere l’unico ed il primo ad accedere alle fonti informative? E come l’informazione, che è sempre anche intelligence, viene arruolata nella guerra? Insomma, come si trasforma l’informazione?

Michele Mezza abbozza delle risposte a partire dalla concettualizzazione della “società civile come arsenale” fino all’apporto che grandi aziende come quelle di Elon Musk hanno dato alla modificazione del concetto di guerra nella dottrina militare occidentale. E finisce con una dissertazione su come il potere dell’algoritmo, che decide il destino dell’informazione in Rete, interferisca sulle psicologie degli eserciti in divisa e no, visto che oggi la guerra è soprattutto interferenza psicologica. E qui forse basterebbe ricordare il grande giornalista e propagandista Walter Lippmann: “Quando tutte le notizie sono di seconda mano e ogni testimonianza si fa incerta, gli uomini cessano di rispondere all’autorità e rispondono solo alle opinioni”, separate dai fatti.

La danza delle ombre

La danza delle ombre. Spie, agenti e molti segreti, è il nuovo libro di Guido Olimpio pubblicato da La nave di Teseo (2023).
Il testo è un tentativo di portare il giornalismo d’inchiesta nella narrativa di genere raccontando storie esemplari di spioni doppiogiochisti. Molte delle storie nel libro riguardano agenti americani e russi che hanno deviato dalla loro missione e sono passati al nemico, altre riguardano la rivalità tra Israele e la Repubblica islamica iraniana a cui l’autore ha dedicato alcune delle sue migliori pagine, altre ancora ritraggono agenti europei “che sbagliano”.
Doppie famiglie, case di lusso, denaro a fiumi e debiti: dentro ogni storia raccontata dal giornalista c’è la vicenda umana del protagonista del tradimento, motivato quasi sempre dal denaro, talvolta da una scelta ideologica, quasi sempre finita male.
Gli addetti del settore intelligence potranno riconoscervi storie già note. Anche italiane. Le ombre sono sempre in agguato.

Codice Breve della Cybersicurezza

Codice Breve della Cybersicurezza. Aggiornato al Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 dicembre 2021 n. 223. Raccolta delle principali normative in materia di sicurezza delle reti e dei sistemi informatici. A cura di Alessio Cicchinelli e Luca D’Agostino, Public Procurement Institute, 2022.

Il testo, alla sua prima edizione, datata 1° gennaio 2022, non può mancare sulla scrivania di chi si occupa di cybercrime, infrastrutture critiche, Incident Response e cyber-resilienza. È solo la prima edizione, e da allora ci sono state alcune novellazioni di cui gli interessati avranno sicuramente tenuto traccia, ma rappresenta comunque un compendio importante per gli specialisti.

Aggiornato al dicembre 2021 ha il grande pregio della portabilità, entra in una tasca, è di facile consultazione per il modo in cui è organizzato e per questo si presenta come una sorta di Bignami utile a orientarsi nel settore.

Dalla quarta di copertina si legge: “Il Codice intende fornire una guida agli addetti ai lavori nell’applicazione delle norme in tema di cybersicurezza. Esso si rivolge, in particolare, al personale coinvolto nei processi di sicurezza di aziende e P.A., con l’obiettivo di offrire una visione d’insieme delle principali normative e degli strumenti necessari per agevolare la delicata attività di compliance in materia di sicurezza informatica. A tal fine, il Codice è accompagnato da un indice analitico contenente un “glossario ragionato” dei principali termini di riferimento della materia, con focus particolare su quelli contenuti nel DPCM 81/2021.”

Come non scrivere

Qualcuno pensa che, finita la scuola, la scrittura non farà più parte della sua vita. Niente di più sbagliato: anche nella società dell’immagine la scrittura è ancora la forma di comunicazione prevalente.

Social network, messaggistica istantanea, studi, rapporti, ci obbligano tutti a misurarci con la nobile arte dello scrivere.
Succede anche a lavoro, con schede, memorandum, presentazioni, interviste e report che però non raggiungono sempre l’obiettivo della comunicazione scritta, che è quello di comunicare, a distanza, con qualcuno che non sempre si conosce, in maniera riflessiva o sull’onda di un accadimento. Però, concordano gli esperti, più scriviamo, meno sappiamo scrivere. E scrivere diventa una tortura, sia per chi scrive che per chi legge.

Esempi? C’è anti-lingua burocratica, quella degli apparati, c’è la lingua della comunicazione veloce, delle chat di gruppo, dei rapporti trimestrali, che a un’analisi anche superficiale si rivelano piene di tic ed errori, come nel gergo giornalistico o nelle liturgie ministeriali. Che fare?
Non basta leggere un libro su come si scrive per imparare a scrivere bene, e non basta un manuale di tuffi per diventare campioni, ma aiuta. È il caso di Come non scrivere. Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano di Claudio Giunta (UTET, 2018).

Gli esempi di “come non scrivere” che l’autore propone sono molti e riguardano l’uso eccessivo della paratassi, la mania di mettere la virgola dopo il soggetto separandolo dal verbo, le frasi rimate, i sostantivi astratti, i verbi all’infinito e il punto escalamativo usato come il prezzemolo. E poi ancora, i puntini di sospensione, l’uso esagerato di perifrasi e metafore fino all’abuso di formule come “le eccellenze del territorio”, per finire con le castronerie scritte in globish o in latino italianizzato.

Per questo Giunta ci ricorda che possiamo scrivere e bene, a partire da alcune leggi:

La legge di #Borg. Alla domanda di un giornalista se fosse più dura giocare contro McEnroe o contro il nonno, il famoso tennista rispose che ci metterebbe lo stesso impegno in tutti e due i casi. Ecco, la scrittura richiede impegno, non conta a chi stai scrivendo.

La legge di Catone: “Rem tene, verba sequentur”, che vuol dire che se hai pronto il concetto è pronta anche la parola e solo allora ti sarà facile comunicare quello che intendi: “Se conosci le cose di cui vuoi scrivere le parole verranno da sole”. Lev Vygotskij, il famoso scienziato russo, e Aleksandr Romanovič Lurija, arriveranno alle stesse conclusioni dopo 2000 anni studiando la mente umana.

National Security in The New World Order. Government and the technology of information

Il libro National Security in The New World Order. Government and the technology of information, scritto a quattro mani da Andrea Monti e Raymond Wacks (Routledge 2022), esplora le preoccupazioni contemporanee sulla protezione della sicurezza nazionale. Il saggio esamina il ruolo, l’influenza e l’impatto di Big Tech sulla politica, sul potere e sui diritti individuali. Il volume considera il modo in cui la tecnologia digitale ei suoi modelli di business hanno plasmato le politiche pubbliche e traccia il suo corso futuro.

A partire dall’analisi di diversi casi di studio i due autori analizzano la natura mutevole della sicurezza nazionale e l’idea tradizionale della sovranità dello Stato. Nello sviluppo del testo gli studiosi sottolineano alcuni dei limiti della comprensione convenzionale dell’ordine pubblico, della sicurezza nazionale e dello stato di diritto per rivelare il ruolo della tecnologia digitale come facilitatore e discriminatore nella governance e nel disordine sociale.

I diversi capitoli del libro esplorano il tenue equilibrio tra libertà individuale e sicurezza nazionale; il ruolo chiave della protezione dei dati nella salvaguardia dei dati digitali; l’appropriazione da parte di Big Tech della politica di sicurezza nazionale; il dibattito relativo alle tecnologie di raccolta dei dati e alla loro cifratura.

Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete

“Chiamiamo regime dell’informazione quella forma di dominio nella quale l’informazione e la sua diffusione determinano in maniera decisiva, attraverso algoritmi e Intelligenza Artificiale, i processi sociali, economici e politici. Diversamente dal regime disciplinare, a essere sfruttati non sono corpi ed energie ma informazioni e dati. Decisivo per la conquista del potere non è il possesso dei mezzi di produzione, bensì l’accesso a informazioni che vengono utilizzate ai fini della sorveglianza psico-politica, del controllo e della previsione dei comportamenti. Il regime dell’informazione si accompagna al capitalismo dell’informazione, che evolve in capitalismo della sorveglianza e declassa gli esseri umani a bestie da dati e consumo”.

Byung Chul Han autore di Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete (Einaudi, 2023), ci offre così la sua riflessione sulla presunta libertà di cliccare, mettere like e postare.

Byung Chul Han è un filosofo coreano naturalizzato tedesco che al di fuori delle tradizionali correnti di pensiero si erge a critico feroce dell’attuale società dei consumi digitali. Prima edito in Italia da Nottetempo, il lavoro del filosofo adesso compare nei tipi di Einaudi. Divenuto famoso presso il grande pubblico con il testo “Le Non cose”, i suoi primi lavori tradotti in italiano, Nello Sciame, Psicopolitica, Cos’è il Potere, si presentano come lezioni di filosofia per gli umani-cyborg come noi.

Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo

Come i servizi segreti stanno cambiando il mondo. Le strutture e le tecniche di nuovissima generazione al servizio della guerre tradizionali, economiche, cognitive, informatiche. Aldo Giannuli, pp. 284 Ponte alle Grazie, 2018

Lo spionaggio è esistito dalle origini della civiltà: c’è sempre stato un apparato di sicurezza, per quanto approssimativo, interessato a sapere chi avrebbe potuto mettere in pericolo, in qualsiasi modo, la sicurezza della comunità, dall’interno o dall’esterno.

Ma oggi siamo a una grande svolta: lo spionaggio si avvia a conquistare il centro della scena, in stretta convergenza con la finanza.

Uno degli aspetti più significativi del processo di globalizzazione è stato il cambiamento dell’intelligence, iniziato a fine anni Cinquanta e poi proseguito, sino a culminare nella teoria della guerra «asimmetrica». Le origini della svolta stanno nel dibattito sulla «guerra rivoluzionaria» e nella dottrina che ne seguì con il concetto di strategia indiretta, quel che ha portato sempre più a pratiche di guerra coperta.

Ovviamente un conflitto del genere deve per forza avere il suo strumento operativo (sia in difesa che in attacco) nei servizi di sicurezza, e pertanto l’intelligence, da attività tattica, collaterale e servente, quale era stata nel confitto aperto, diventava strategica, centrale e dominante nel conflitto coperto. Di qui le pratiche di destabilizzazione monetaria, di influenza politica, di cyberwar, di spionaggio industriale, sempre più ricorrenti, sino a forme di soft power e di appoggio a guerriglie e terrorismi.

La globalizzazione ha cambiato l’intelligence, ma ora l’intelligence sta cambiando il mondo: dalle relazioni internazionali, all’economia, dalla guerra alle scienze cognitive, alle dinamiche sociali, e ai sistemi politici. Capire l’intelligence è la porta stretta da cui dovremo passare per capire il mondo che viene.

Blue Book. A set of cybersecurity roadmaps and challenges for researchers and policymakers

Il Blue book. A set o cybersecurity roadmaps and challenges for researchers and policymakers curato da Evangelos Markatos e Kai Rannenberg è uno dei deliverable di Cyber Security for Europe, un progetto pilota di ricerca e innovazione del Centro europeo di competenza sulla cybersicurezza di Bucarest e della rete dei centri nazionali di coordinamento.

Il libro esplora le diverse aree relative alla sicurezza informatica con un approccio manualistico: descrizione dell’argomento – privacy, software, machine learning, etc. -, descrizione degli attori coinvolti, previsione degli effetti futuri delle criticità riscontrate e indicazione delle future direzioni di ricerca.

Tra le aree di ricerca più importanti trattate nel libro troviamo: la comunicazione anonima su larga scala e la crittografia dei dati; la costruzione di metaversi affidabili; l’autenticazione senza password; la gestione dei malware; la sicurezza degli ambienti industriali; la resilienza agli attacchi informatici delle infrastrutture critiche; la certificazione “by-design”. Aree e problemi che integrano rilevanti questioni industriali, sociali ed etiche nell’ambito della cybersecurity.

Il libro, in inglese, può essere scaricato qui: https://cybersec4europe.eu/wp-content/uploads/2023/02/The-Blue-Book.pdf

Cyber War. La guerra prossima ventura

“Se il nemico non sa di essere attaccato non si difenderà. Provando a costruire un’intera strategia su questa premessa, centinaia di piccole operazioni cibernetiche potrebbero essere inquadrate solo a posteriori in un conflitto di intensità talmente bassa da non essere percepibile come tale e, in caso di successo, l’artefice del piano saprebbe di aver vinto, ma la controparte non si renderebbe conto di aver perso.”

Cyber War. La guerra prossima ventura (Mimesis 2019) il libro di Aldo Giannuli, storico ed esperto di intelligence, scritto a quattro mani con Alessandro Curioni, formatore e giornalista, racconta quello che è taciuto della “terza guerra mondiale a pezzi” condotta con le armi cibernetiche: più economiche, meno individuabili, con grande e vasta possibilità d’impiego, ma facili da negare e difficili da attribuire. Pubblicato prima dell’invasione dell’Ucraina da parte delle Russia, il libro è utile anche a interrogare i fatti del presente, l’arte della guerra che costantemente si trasforma e il ruolo dell’informazione e della tecnologia nei nuovi conflitti.

Internet Fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech

All’inizio tutti i bit furono creati uguali, poi, quando i governi capirono l’enorme potenziale della rete Internet cominciò la gara a imporre la propria sovranità digitale. A quel punto emerse il rischio della frammentazione della rete o, detto altrimenti, del pericolo della balcanizzazione di reti e risorse per chiudere gli utenti dentro nuovi recinti, con la scusa della privacy, della tutela della proprietà intellettuale, della sicurezza e dei valori nazionali.

Ogni tentativo di frammentare la rete ha suscitato una forte opposizione e, nonostante i tentativi fatti in seno alle Nazioni Unite, non si è riusciti a fermarli, fino ad oggi. In un testo agile, spiazzante, senza riverenze, i due autori di Internet Fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech (Bollati Boringhieri, 2023), Vittorio Bertola e Stefano Quintarelli, viene ripercorsa la storia dell’invenzione che ha cambiato il mondo e si suggerisce quello che si può ancora fare per mantenerla efficiente, sicura e democratica.

Solo i più ricchi come i tecnomiliardari scamperanno alla catastrofe lasciandoci qui

Mi piace la domenica perché posso leggere tanto. L’ultimo libro di Douglas Rushkoff è un piccolo capolavoro sull’alienazione della società tecnologica dominata dalle big tech e sul futuro distopico che ci aspetta tra conflitti economici, cyberguerre e catastrofi ambientali. Non ci voleva un massmediologo marxista per capirlo, ma lui lo spiega meglio di tutti. Vi consiglio di leggerlo.

[…] Chi vuole creare un futuro basato sul Mindset in qualche modo si rende conto del male che dovrà fare per conservare i propri privilegi.

Il modello di business di queste persone dipende quasi sempre dallo sfruttamento dei consumatori e dei lavoratori.

Si tratta di aziende che rendono i nostri bambini dipendenti dai social media, riempiono i raccolti di glifosato e spediscono i loro schiavi nelle grotte a estrarre metalli rari e nelle discariche di rifiuti tossici a fare scorta di materiale “rinnovabile”.
E così chi viene sfruttato si può arrabbiare e diventare pericoloso.

Ecco perché i ricchi prepper, quando immaginano i loro bunker da Giorno del giudizio, per prima cosa pensano a come mantenere la fedeltà dei mercenari che li proteggono.

Una rivolta di massa non è una paura ipotetica. Ma anche nel caso non ci sia alcuna rivoluzione, non è comunque facile rivolgere lo sguardo o pensare a chi soffre. Per quanto siano bravi a reprimere certe emozioni, i signori della tecnologia rischiano comunque di avvertire delle scosse di empatia. La tecnologia digitale ci offre la finestra perfetta per osservare gli oppressi senza lasciare spiraglio alla misericordia.

Sotto la maschera di una maggiore connettività, i social media ci propongono un modo di connetterci sempre meno partecipe. Poter dare gli ordini via messaggi di testo, senza guardare negli occhi l’essere umano dall’altro lato, è una forma di alienazione molto gradevole. […]

Solo i più ricchi come i tecnomiliardari scamperanno ho alla catastrofe lasciandoci qui. Douglas Rushkoff, Luiss university press 2023

Digital Politics #3 2022

Il discorso pubblico sui dati e sulla sicurezza dei dati si ispira a una vasta varierà di fenomeni. I dati sono spesso associati e confrontati con le attività delle industrie estrattive, dei mercati o con i fenomeni naturali. I dati possono essere estratti (mined), possono essere una risorsa (asset); possono fluire come una corrente (streaming), nei laghi e nelle nuvole; possono essere liquidi, solidi o gassosi.
Oscurare gli attori umani però quando si parla di dati e data breach significa assegnarli a un dominio tecnico e impersonale e produrre reazioni sbagliate dal punto di vista sia tecnico che delle politiche pubbliche.

La cybersecurity è un fatto sociale e non solo tecnico. La rappresentazione che ne facciamo, il linguaggio che usiamo, metafore e narrative incluse, influenzano profondamente la risposta alle crisi generate da eventi e incidenti informatici. Una errata rappresentazione degli accadimenti cibernetici può produrre pertanto risposte inadeguate.
Pensiamoci.

L’ultimo numero di Digital Politics del 2022 è molto bello. La rivista, a vocazione internazionale, edita da Il Mulino, affronta il tema della (in)sicurezza digitale con contributi di autori importanti che parlano di Cyber-resilienza, normazione, data-breach e governance della sicurezza.

Ve lo consiglio

La scorciatoia

[…] Ouando risolvi un problema, non risolvere un problema più generale come passo intermedio (Vapnik). Licenzia il linguista (Telinek). Segui i dati (Halevy et al.). Avere più dati è più importante che avere algoritmi migliori (Eric Brill citato da Jelinek). I modelli semplici con molti dati battono modelli più elaborati basati su meno dati. Usa dati che sono disponibili in natura, invece di sperare in dati annotati che non sono disponibili (Halevy et al.).
Non chiedere agli utenti di dare «feedback esplicito» […] invece semplicemente registra le scelte che fanno (Boyan et al.). Si può usare il feedback implicito degli utenti, come il fatto che qualcuno ha risposto a una mail (Goldberg). […]

Pp 51, La Scorciatoia. Come le maccchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano (di Nello Cristianini, Il mulino, 2023)

Un libro molto chiaro per capire l’Intelligenza Artificiale

Io Servo dello Stato

[…] io sono un alto funzionario dello Stato. Sono partito dalla gavetta. In decenni di duro lavoro, di studi e di sacrifici sono arrivato a ricoprire cariche sempre più alte. Ho avuto una carriera onorata che mi ha dato grandi soddisfazioni. Voi penserete che da niente sono diventato qualcuno. Ma non è vero. Vi sbagliate di grosso. Per essere qualcuno basta somigliare a se stessi.

Solo chi è una nullità pensa di diventare qualcuno grazie alla carriera o ai soldi.

Chi invece è già qualcuno, nella sua vita aspira solo a non divenire una nullità. Divenire una nullità per me significa essere corrotti, farsi corrompere, sporcarsi con le mille miserie che ogni giorno ti pongono le nullità della società: quelle che cercano favori per andare avanti, quelle che fan finta di farteli i favori per asservirti, quelle che sono pronte a fare di tutto pur di apparire.

E fanno bene; la loro volontà di apparire è esattamente proporzionale alla loro miseria. Più sono niente e più vogliono diventare qualcuno. E più diventano e più nulla sono.

Io non appartengo a questa specie di uomini. Mi fanno schifo, questi uomini. Non ho mai pensato che la mia funzione dovesse rendermi onorabile. Al contrario, ho sempre pensato che la mia funzione dovesse essere onorata come la mia persona. Ho onorato la mia funzione perché onoro l’uomo che c’è in me.

Quell’uomo mi dice che l’onore di un uomo non dipende dagli incari chi, dai gradi, dalla ricchezza.
Quell’uomo mi dice che l’onore è un uomo che onora gli altri uomini, che fa della sua vita un dono alla vita. Alla vita di ogni uomo.

Quell’uomo che dona la propria vita alla vita degli uomini, quello è un uomo onorato.
Quello che dona il proprio onore all’onore di tutti affinché tutti siano onorati, quello è un uomo onorato. Quello è un uomo di Stato. Io ho offerto il mio onore per l’onore dello Stato. Lo Stato mi ha onorato come io ho onorato lo Stato.
Lo Stato non viene sempre onorato come meriterebbe. Questo è il cruccio della mia vita. Che lo Stato sia onorato. Questo è l’obiettivo della mia vita. Rendere rispettabile e onorabile la mia funzione; attraverso la mia persona salvaguardare la dignità della mia funzione. Desidererei che il rispetto per me implicasse il rispetto per la mia funzione e per lo Stato. Uomini che si rispettano come fanno a non rispettare lo Stato? Cosa me ne faccio del rispetto per me se non viene rispettato lo Stato? […]

Io servo dello Stato. Diario di un funzionario incorruttibile (DeriveApprodi 2002)

Tra Mazzarino e uno sconosciuto capo di gabinetto, questo libro, di venti anni fa, ci aiuta a vedere il servizio allo Stato in un’ottica peculiare, quella di un servitore (servo) dello Stato che agisce come non ti aspetti.

La tecnologia è religione

L’ultimo libro della matematica Chiara Valerio, edito da Einaudi, ha un titolo evocativo, La tecnologia è religione (Einaudi, 128 pp, 2023) e affronta uno dei grandi temi dei nostri tempi, gli effetti della tecnologia sul nostro modo di pensare il mondo. Dalla quarta di copertina “Che differenza c’è tra danzare per far piovere, e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo?
In entrambi i casi, un movimento del nostro corpo fa accadere qualcosa. Nel primo caso, la danza della pioggia si rivolge a una qualche divinità e il dispositivo che ne attiva l’intervento è il nostro corpo. Nel secondo caso il dispositivo è un prolungamento del corpo. Norbert Wiener, matematico, sottolineava, già negli anni Cinquanta del Novecento, la pericolosa e facile identità tra religione e tecnologia. È dunque ragionevole domandarsi oggi quanto politiche culturali prive di immaginazione abbiano allontanato la tecnologia dalla scienza, trasformandola in una fede che ha i propri sacerdoti, i black fridays di festa, gli eretici, gli atei e i martiri da social network”.

Tecnologie Intelligenti. Rischi e regole

Le tecnologie intelligenti sono ormai una realtà in tutti settori. Ci aiutano e diventano semore più indispensabili, ma ad esse associamo il timore che possano diventare incontrollabili e nocive. Siamo davvero in grado di capire e poi di definire bene i rischi e le soglie accettabili di rischio in una società digitale globale nella quale le decisioni automatiche avranno un peso economico e sociale sempre più consistente?

Ringraziando il mio vecchio amico Giuseppe Corasaniti per avermene fatto omaggio, vi segnalo il suo ultimo libro: Tecnologie Intelligenti. Rischi e regole (2023, Mondadori)